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Capitolo 3.1

《Kira...》

Lo Sciamano pronunciò il mio nome quasi come un sospiro. Non pareva arrabbiato dalla mia insubordinazione, tuttalpiù appariva indulgente come un padre che stava per spiegare al figlio qualcosa di ovvio, che dovrebbe capire da solo.

《Se Aya perdesse il controllo sarebbe la fine per il Clan della Sabbia e morirebbero molte persone innocenti. Tu non vuoi questo... Vero?》chiese con tono ragionevole, scrutandomi a lungo.

《Certo che no!》sbottai, esasperata perché non capiva il mio punto di vista.《Ma uccidere una ragazza non mi pare la soluzione ideale!》

《Aya non è una ragazza qualunque! Porta dentro di sé la Furia del Fennec del Deserto, una energia instabile e potente come la sabbia che ricopre la sua terra natia...》mi spiegò lo Sciamano, appoggiando il mento sulle mani giunte.

《Ma...》tentai di ribattere, ma il Maestro Ike mi lanciò una strana occhiata che mi fece desistere.

Strinsi i pugni, furiosa perché, dopotutto, non avevo vie d'uscita.

《Ora...》Lo Sciamano riprese la parola, apparentemente ignaro del comportamento del Maestro.《Accetti la Missione oppure no?》mi domando' impassibile, come se non gl'interessasse veramente la mia risposta perché tanto lui aveva già deciso.

《E cosa dovrei dire al mio team? Ragazzi si va a commettere un omicidio?》chiesi sarcastica al capo del mio Clan.

Non riuscivo a parlare con rispetto e cortesia: lo Sciamano stava tirando fuori il peggio di me.

《No, dovrai dire nulla. Nadja e Lee non ti accompagneranno...》sentenzio' lo Sciamano.

Dovevo infiltrarmi da sola in un altro Clan per...

《Perché?》chiesi in maniera abbastanza pacata mentre il mio cervello elaborava teorie su teorie.

《Perché non sei tu che decidi》mi freddo' lo Sciamano, lanciandomi un'occhiata in tralice, come se volesse inchiodarmi al suolo.《Andrai con Ike》aggiunse convinto.

Il Maestro non ebbe alcuna reazione e questo voleva dire che già sapeva, era a conoscenza delle macchinazioni dello Sciamano e mi aveva tenuto allo scuro di tutto.

Mi sentivo tradita.

Strinsi le mani a pugno tanto da conficcarmi le unghie nei palmi ed accettai con gioia quel dolore perché, altrimenti, avrei preso il collo sia il Maestro che lo Sciamano.

E quella non sarebbe stata una mossa molto saggia da parte mia.

《Ho scelta?》sussurrai in tono stanco.

Non vedevo l'ora di uscire da lì, volevo fare a pezzi qualcosa.

Qualsiasi cosa.

《Certo che sì!》mi sorprese lo Sciamano.《Se tu rifiuti manderò un team e...》

Non sentii il resto del suo piano B; non potevo permettere che Aya morisse per qualcosa di cui non aveva colpa, non potevo lasciare che fosse un altro team a recarsi al Clan per...

Dannazione!

《Accetto!》esclamai sicura, interrompendo lo Sciamano che mi guardò negli occhi per un lungo momento prima di annuire lievemente con la testa.

《Partirete tra un'ora》mi liquido' quell'uomo enigmatico con capelli viola cupo ed un paio di occhi impossibili ed insondabili.

Chinai la testa leggermente, scoccai una veloce occhiata al Maestro e poi uscii rapidamente dalla sala, chiudendomi il grande portone alle spalle.

In pochi minuti raggiunsi l'entrata principale e accolsi felice l'aria fredda della notte: pareva essere passato un secolo da quando avevo messo piede a Palazzo, ma invece erano trascorse solo un paio d'ore.

Le due guardie mi salutarono con un cenno del capo, a cui io non risposi, mentre camminavo velocemente, allontanandomi da quel maledetto edificio bianco.

Perché il Maestro non mi aveva avvertito?

E perché dovrei uccidere la sorella di Leif?

Queste erano le domande che mi opprimevano, ma erano solo un granello di sabbia nel deserto della mia mente.

In pratica, lo Sciamano non mi aveva detto nulla, né un motivo valido né un piano a cui attenermi: sembrava quasi una Missione dell'ultima ora, assemblata in fretta e furia.

《Eccì!》starnutii forte, rompendo la quiete della notte.

Ancora?!

Non posso essermi ammalata...

Non ho mai preso nulla in vita mia...

Decisi di rimandare tutte le domande ad un altro momento. Balzai di tetto in tetto e ritornai a casa: dovevo preparare uno zaino.

Mi feci una veloce doccia bollente, indossai la divisa nera da Sentinella e poi andai in camera per riempire lo zaino scuro che avevo recuperato dal fondo dell'armadio. Presi un paio di vestiti di ricambio, i coltelli da lancio, una garrota ed un paio di pugnali, oltre ad una borraccia ed a un mantello che indossai immediatamente.

Guardai casa mia con una strana sensazione nel cuore, avevo un brutto presentimento riguardo quella Missione, non credevo che sarei tornata al Clan.

Ero indecisa se lasciare un biglietto per i miei amici, ma lo Sciamano mi aveva proibito di parlare con loro del mio incarico quindi non scrissi nulla. Speravo che qualcuno li avvertisse e che non si preoccupassero troppo per me.

《Sei pronta?》Sentii la voce familiare del Maestro Ike alle mie spalle.

Chiusi la porta di casa e mi girai: era vestito totalmente di nero, avvolto in un pesante mantello, pareva non avesse bagagli, ma la cosa non mi sorprese.

Il Maestro viaggiava sempre leggero: era una cosa che avevo imparato durante le nostre Missioni.

《Ho scelta?》Al posto di rispondere, gli feci la stessa domanda che avevo fatto allo Sciamano.

Il Maestro Ike mi guardò ed i suoi occhi erano gli stessi, caldi ed amorevoli di sempre, ma ero io ad essere cambiata: lui aveva tradito la mia fiducia non parlandomi dei progetti che lo Sciamano aveva su di me.

Dopo tutto quello che avevamo condiviso sia durante le Missioni che nella vita al villaggio, ero arrivata a considerarlo come un padre, quella figura che non avevo mai conosciuto.

《Ti fidi di me, Kira?》domandò lui, la voce assordante nel silenzio notturno.

Lo fissai, studiandolo e ripensando a tutti gli anni passati in sua compagnia, i suoi consigli durante le Missioni, la sua pazienza infinita verso di me ed i miei scatti d'ira.

《Sì, io... Mi fido di lei, Maestro》gli riposi in tono sicuro, anche se in realtà ero quasi convinta di mentire.

Nei suoi occhi passò un lampo di sofferenza o rimpianto, qualcosa che non seppi identificare subito, ma che rividi più tardi, durante il nostro soggiorno al Clan della Sabbia.

C'incamminammo lentamente, avvolti nel silenzio di una notte senza luna, con la neve che, scendendo, nascondeva i nostri passi sotto la sua candida e fredda coltre.

Non sapevo cos'avrei trovato una volta arrivata da Leif ed Aya, ma ero certa che stesse accadendo qualcosa di brutto e mi tornò in mente l'ultimo Festival del mio Clan quando due sconosciuti mi avevano rapita perché volevano scatenare la Bestia.

Non capivo in che maniera c'entrasse quel ricordo in tutta la storia, ma il mio istinto mi avviso' di non abbassare la guardia.

Mai.

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