Capitolo 2.6
Avevo una tale rabbia in corpo che quasi mi dispiaceva per Leif, che avrebbe dovuto farne le spese.
Dopo la mia quasi trasformazione sugli spalti, il Maestro Ike mi aveva accompagnata in una stanzetta tranquilla per darmi il tempo di riprendere il controllo.
La piccola stanza consisteva in un salottino, arredato con molto gusto con un divanetto scuro che accolse il mio corpo esausto, donandomi un po' di quiete. Il Maestro aprì un mobiletto in legno chiaro, prese due bicchieri e versò del liquido ambrato, per poi tornare al mio fianco.
《Bevi...》m'invitò lui, sorseggiando la bevanda dall'odore forte.
Ero troppo stanca per discutere quindi feci come mi aveva detto e me ne pentii amaramente.
《Bleah! Ma cosa.. ?》sputacchiai il liquido di nuovo nel bicchiere, con una smorfia disgustata in volto.
《Brandy》mi rispose il Maestro, ridacchiando apertamente e posando il bicchiere sul tavolino rotondo di fronte a noi.
《Maestro! Lo sa che non posso bere alcolici!》lo ripresi, appoggiando il mio bicchiere accanto al suo, quasi vuoto.
《Lo so meglio di te. Però è servito, no?》
Anche questo era uno degli aspetti del Maestro che mi piaceva: vedeva sempre il lato positivo delle cose, riuscendo a sdrammatizzare le situazioni critiche.
《Sì... Certo...》mormorai, esasperata, ma grata del suo strano aiuto.《Secondo lei, che faranno ora? Sono riusciti nel loro intento: Lee e Nadja sono fuorigioco...》
《Ho qualche idea in merito,
ma... Non posso di certo accusarli di qualcosa...》mi rispose lui, incrociando le braccia al petto, pensieroso.《Piuttosto... Ho una cosa per te...》continuò, mettendosi una mano nella tasca sulla coscia sinistra e tirando fuori una scatoletta lunga e sottile di colore nero.
Lo guardai perplessa; credevo che si arrabbiasse con me, per lo sfogo sugli spalti oppure che mi facesse mille raccomandazioni come durante le missioni, ma sicuramente non mi aspettavo un regalo.
Il primo regalo della mia vita.
《Maestro... Io...》
Non sapevo neppure come rispondergli: accettare e ringraziarlo oppure dirgli che non potevo prenderlo?
Come sempre fu il Maestro a risolvere il mio conflitto interiore prendendomi una mano, aprendola delicatamente e posando sopra la scatoletta.
《Avrei voluto dartelo quando hai passato l'esame da Sentinella, ma non era ancora finito
quindi...》mi raccontò il Maestro, aspettando con ansia quasi palpabile che io aprissi il dono.
《Io... Non so che dire...
Davvero...》balbettai, imbarazzata.
《Allora non dire nulla! Aprilo e basta!》commentò esasperato lui.
Arrendendomi, alzai piano il coperchio della scatoletta, col cuore gonfio di aspettative: poteva essere di tutto, da uno stiletto ad un bracciale.
《Wow... È semplicemente stupendo...》mormorai con voce resa roca dall'emozione.
Il regalo del Maestro non era né un'arma né un gioiello, ma qualcosa di ancora più unico.
Distese su un panno di seta nera c'erano due bacchette per fermare i capelli, avevano le tonalità del tramonto, la punta rossa sfumava in un caldo giallo per poi terminare con un grazioso monile in argento.
Guardai meglio e notai che rappresentava un piccolo lupo col pelo ritto e le zanne snudate.
《Io... Non posso accettarlo... È troppo prezioso... Io...》farfugliai parole sconnesse mentre continuavo a divorare con lo sguardo quelle magnifiche opere d'arte.
Dalla squisita fattura dedussi che erano state prodotte dal Clan del Vetro, l'unico capace di produrre manufatti così belli.
《Non dire sciocchezze! Certo che lo puoi accettare!》commentò il Maestro con un sorriso.《Perché non li provi?》domandò con sguardo vivace.
Lentamente, per non rovinarli o farli cadere, li presi in mano, rigirandomeli indecisa.
《Li ha fabbricati un mio amico del Clan del Vetro, ma l'anima è in metallo, un gentile omaggio del Clan del Ferro》mi raccontò il Maestro, orgoglioso del suo regalo.《Mi ricordano te: bellissima fuori, indistruttibile dentro.》
Furono quelle parole a farmi decidere: appoggiai le bacchette sul divano mentre mi raccoglievo i lunghi capelli in uno chignon. Con un movimento deciso, le conficcai tra le onde scure e poi mi rivolsi al Maestro.
《La ringrazio infinitamente, Maestro Ike.. Spero di rendere onore al suo magnifico dono ed alle sue parole...》dissi col cuore gonfio d'affetto, una sensazione strana per me.
《Lo stai già facendo, Kira!》mi assicurò lui con un sorriso orgoglioso.《Adesso, però, dobbiamo andare...》aggiunse, alzandosi.
Di colpo mi ricordai dove ci trovavamo: toccava a me battermi e non potevo perdere.
Era anche per questo che mi dispiaceva per Leif, avrebbe fatto le spese delle mia insofferenza.
Consegnai il mio pugnale al Maestro che, appena l'ebbe in mano, balzo' fuori dalla recinzione, lasciandomi sola col mio avversario.
《Mi dispiace per i tuoi amici》esordì Leif, mettendosi in posizione di guardia.《Ma ho tutte le intenzioni di vincere!》aggiunse prima di scattare verso di me.
Mentre lo guardavo venirmi incontro, esclusi tutto dalla mia mente: non esisteva più l'arena né il Festival né la gente sugli spalti che fissava ogni mia mossa.
C'eravamo solo io e Leif.
Parai il suo colpo con l'avambraccio, caricando l'altro braccio per sferrargli un pugno allo stomaco, ma lui saltò lontano, fuori portata.
《Ottimi riflessi》si complimento' con me prima di evocare un turbine di sabbia.
Era uno spettacolo magnifico: Leif, con espressione concentrata, i capelli chiarissimi che s'innalzavano col vento, mentre, alle sue spalle, un turbine di sabbia dorata prendeva forma, maestoso e minaccioso.
Per un attimo infinito mi fermai ad ammirarlo, ma poi mi riscossi, concentrandomi a mia volta.
Chiusi gli occhi, stesi le mani davanti a me, i palmi rivolti verso Leif, ed evocai una muraglia di vento per proteggermi.
La potenza con cui il turbine di sabbia colpì il mio muro difensivo mi fece vacillare per un secondo, ma non arretrai di un centimetro, nonostante il mio corpo protestasse a gran voce.
In men che non si dica mi ritrovai avvolta da sabbia, era ovunque, oscurandomi la visuale sul mio avversario, e mi resi conto che Leif aveva raggiunto il suo proposito.
Mi aveva resa cieca.
Stai calma e rifletti...
Se io non riuscivo a vederlo, non poteva vedermi neppure lui, dato che avevamo invaso l'arena di sabbia e vento.
Peccato che, inconsapevolmente, avevamo creato le condizioni ideali per un attacco a sorpresa.
D'un tratto, infatti, avvertii una presenza alle mie spalle, ma non feci in tempo a girarmi che subito un braccio sconosciuto si avvolse al mio collo.
D'istinto annullai il muro di vento e mi aggrappai al braccio nemico, ma lui -o lei- era davvero forte e non riuscii a liberarmi.
Stupida...
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