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Capitolo 2.4

L'arena consisteva in un enorme spiazzo pianeggiante con uno sparuto gruppo di alberi a lato; era totalmente circondata da un'alta recinzione in metallo e gli spalti erano gremiti di autorità del nostro villaggio, oltre che da Maestri e ragazzi dei Clan ospitati.

《Buona fortuna!》Augurai a Lee dagli spogliatoi dove mi ero seduta insieme a Nadja ed altri ragazzi.

Potevamo seguire l'incontro dal maxi schermo che occupava l'intera parete ed in contemporanea riscaldarci in vista del nostro turno.

《Lee è forte. Vincerà》ribatte' Nadja al mio augurio, gli occhi fissi sullo schermo, le mani strette a pugno.

《Lo so...》mormorai, inquieta riguardo all'esito dell'incontro.

Nessuno dei ragazzi si stava allenando, anzi, avevano tutti gli occhi puntati su Lee e Fisk; probabilmente perché poche persone avevano assistito ad un combattimento contro il Clan delle Ombre e ne erano usciti vivi.

Sotto il nostro sguardo attento vedemmo il nostro amico prendere posto e consegnare al Maestro Ike le armi; infatti, gli incontri amichevoli si basavano solamente sul corpo a corpo e l'utilizzo delle arti magiche.

Qualsiasi arma era bandiva per regolamento.

Quando il Maestro si rivolse all'avversario, lui scosse la testa per indicare che non aveva alcun tipo di arma: il nostro Maestro lo guardò a lungo prima di allontanarsi.

《È davvero disarmato?》domandò Nadja con voce apprensiva.

《Se ha mentito sarà bandito dai Clan quindi... Credo che dica la verità anche se...》le rispose in tono titubante.

Non mi fidavo di Fisk, nemmeno se si presentava disarmato; probabilmente ero ingiusta, dopotutto non conoscevo nessun del Clan delle Ombre, ma non m'importava.

Quello che m'interessava era che Lee uscisse sano e salvo dall'incontro.

《Sst! Cominciano!》Ci zittì uno dei nostri ospiti; non mi curai né di girarmi né di rispondergli.

Lee e Fisk si trovarono uno di fronte all'altro: il nostro amico aveva un'espressione concentrata mentre il rappresentante del Clan delle Ombre non si era tolto la maschera bianca quindi non sapevamo neppure se era maschio o femmina.

Non che avesse importanza, la cosa veramente importante era il comportamento di Fisk e le sue tecniche di combattimento, tutto il resto era secondario.

Il Maestro Ike abbassò il braccio, per poi balzare fuori dall'arena, e l'incontro ebbe iniziò.

Il primo ad attaccare fu Lee con il suo destro micidiale, ma Fisk lo schivo', seppur di pochi millimetri. Il nostro amico, allora, non gli lasciò spazio di manovra e continuò l'attacco alternando pugni e calci; il rappresentante del Clan delle Ombre mantenne le braccia rilassate lungo i fianchi senza difendersi mai.

Visto che gli attacchi fisici sembravano non aver alcun effetto, Lee passò alla magia, evocando un dragone di fulmini, tecnica che avevamo appreso dal nostro Maestro.

Percepii un'ondata di terrore prima che un muro d'oscurità s'innalzasse a difesa di Fisk, infrangendo in mille frammenti lucenti il dragone di Lee.

Quando il buio si dissolse, il nostro amico fece un sorrisetto strafottente e mormorò qualcosa che non capii prima di attaccare nuovamente. Il discorso di Lee parve aver avuto successo dato che, finalmente, Fisk iniziò a lottare con una grinta che non gli avrei mai attribuito.

Il combattimento continuò per svariati, intensi minuti e sembrava che nessuno dei due riuscisse a prevalere sull'altro almeno finché Fisk non fece l'ultima mossa, prendendo Lee in contropiede.

Dall'ombra del mio amico scaturirono diversi viticci neri e melmosi che gli si aggraparono agli arti, bloccandogli le gambe al suolo e le braccia dolorosamente spalancate.

《Oh... no...》mormorò qualcuno, forse ero stata io, forse era stata Nadja, non lo sapevo, ma quelle due paroline riassumevano benissimo il mio stato d'animo.

Forza, Lee!

Sotto i nostri occhi sgranati ed attoniti, Fisk del Clan delle Ombre scatenò tutta la furia che aveva trattenuto sin dall'inizio dell'incontro: i suoi pugni si muovevano ad una velocità spaventosa, qualche volta nemmeno li riuscivo a vedere, ma andavano tutti a segno.

Ben presto il mio amico si ricoprì di lividi e graffi, il volto era una maschera di sangue: le labbra spaccate, una guancia violacea ed un occhio nero fu tutto ciò che vidi prima di scattare in piedi e correre fuori dallo spogliatoio, diretta all'arena.

《Aspetta! Kira!》mi chiamò una voce familiare.

Leif.

Mi voltai con la furia in viso, tanto da farlo arretrare di un paio di passi.

《Si è liberato... Il tuo amico...》balbetto', a disagio sotto il mio sguardo rovente.

Non lo feci finire e tornai in spogliatoio per controllare coi miei occhi, dovevo sincerarmi che Lee stesse bene, che fosse vivo.

《L'incontro è finito in parità》mi disse Nadja, la voce scossa d'angoscia e rabbia.

Sullo schermo vidi il nostro amico in piedi, ansante, con il braccio destro penzolante sul fianco, forse era rotto; il volto era tumefatto, quasi irriconoscibile, ma Lee era vivo seppur barcollante e ferito.

《Come ha fatto?》chiesi agli altri ragazzi che avevano assistito al massacro; non era stato un incontro amichevole, ma un pestaggio in piena regola.

《Ha usato la Fiamma Infernale》mi rispose Leif, che mi aveva seguito ed ora si trovava al mio fianco.

《Vado da lui》comunicai a Nadja; lei doveva prepararsi al prossimo incontro e non poteva accompagnarmi.

《Voglio venire anch'io》si aggrego' lei, in preda alla preoccupazione più profonda.

La guardai: rabbia ed angoscia le distorcevano i lineamenti.

《Ti capisco, ma non puoi. Il prossimo incontro è il tuo. Devi preparati e massacrarlo!》le raccomandai, abbracciandola velocemente.

Lei annuì con sguardo glaciale mentre iniziava il suo riscaldamento.

Io uscii dallo spogliatoio come una furia e mi diressi a grandi passi verso l'infermieria, poco distante dallo spogliatoio, certa di trovarci il mio amico.

Riuscii a vederlo per due minuti prima che scomparisse dietro le porte bianche ed asettiche.

Era disteso su una barella, sorretta da due guaritori, uomini di mezz'età che dedicavano la loro vita alla medicina, ed era stranamente cosciente.

《Lee...》mormorai affiancandomi alla lettiga e prendendogli una mano fra le mie.

《Kira...》La sua voce era fioca, quasi non l'udii, ma il suo occhio, l'unico sano, vibrava di vita e determinazione.《Stai attenta. Non fidarti... Sensi...》sussurro' pezzi di frasi prima che la sua coscienza scivolasse nell'oblio.

《Ci lasci andare, signorina》disse uno dei guaritori.

《Ha varie lesioni interne, oltre ad un braccio rotto ed il volto tumefatto》rincaro' la dose il secondo guaritore dato che io non volevo abbandonare Lee.

《Sì... Io...》farfugliai, lasciando la mano del mio amico e permettendo ai due uomini di portarlo in infermeria.

Rimasi interminabili minuti a fissare quella porta bianca che mi divideva da Lee e, lentamente, il dolore lasciò il posto alla furia.

Io...

Li uccidero'!!

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