Capitolo 30
GRACE
La serata al parco stava procedendo tutto sommato tranquillamente. Ora che Caleb ed io riuscivamo a stare insieme da soli per più di dieci minuti senza scannarci era anche diventato piacevole passare del tempo con lui.
Mentre mi raccontava di una partita che lui e mio fratello avrebbero avuto a breve, il telefono vibrò nella tasca del giubbotto. Lo tirai fuori e lessi il messaggio di Amber tentando di nasconderlo a Caleb.
Passo a prenderti alle 23.30 con la moto, Mel viene con Rob.
Perché Robert?
Perché dovrebbe venire anche lui?
«Tigre, so che stai tramando qualcosa. Dimmelo altrimenti ti torturerò finché non me lo dirai.»
Lo guardai con un sorrisetto sarcastico «Già la tua presenza è una tortura quindi non vedo come possa andarmi peggio.»
La sua espressione maliziosa mi fece venire i brividi «Non tentarmi.»
«Guarda che non mi fai paura- oh, mio Dio... no.» feci una smorfia quando in lontananza vidi la barbie.
«Fantastico.» sospirai.
Caleb mi diede una gomitata scherzosa «So di essere fantastico, ma non mi aspettavo fossi così esplicita, così mi lusinghi.»
Gli diedi uno schiaffo «Taci. Parlo della barbie: sta arrivando.»
Lui guardò nel punto in cui indicai con il dito e contrasse i muscoli della guancia. Non mi sembrò più tanto propenso ad avvinghiarsi a lei... interessante.
Lei ci si parò davanti e mi ignorò bellamente, salutando solo Caleb.
«Scusa, Jenny, ma ora sono occupato.»
Fu a quel punto che mi squadrò da capo a piedi «Con questa sfigata? Cosa fai, beneficenza?»
Ah-ah... mettiamo in pausa un secondo che devo ridere.
«Mia nonna mi diceva sempre di guardare le cose sempre da più prospettive diverse. Con te ci ho provato ma resti sempre la solita gallina.»
Lei batté il piede a terra «Sei solo invidiosa perché sai che non avrai mai alcuna speranza con Cal.»
Alzai gli occhi al cielo «Vuoi sapere cosa ne penso di questa storia?»
Lei sghignazzò «Ah, quindi tu pensi?»
Di nuovo, fermiamoci tutti un istante che devo ridere.
«Io penso che tu sia così arrogante nei miei confronti semplicemente perché hai a che fare tutti i giorni con un complesso d'inferiorità che ti porta a provare repulsione per la persona che sei. Mi vedi come una minaccia? Non ti devi preoccupare. Ciò che è tuo è tuo e ciò che è mio è mio.»
La barbie non ribatté, rimase semplicemente ferma a fissarmi probabilmente cercando di recepire il messaggio.
«È il momento in cui te ne vai, non so se ti è chiaro, Penny.»
Lei strinse gli occhi «Jenny.»
Alzai le spalle «Stessa cosa.»
Quando si allontanò sospirai accasciandomi contro lo schienale della panchina. Caleb, vicino a me, mi fissò insistentemente finché non gli chiesi cos'avesse.
«Riesci a stupirmi di continuo. Un giorno penso di averle viste tutte, e invece bam! Te ne esci con qualcosa di nuovo. Però non capisco perché tu la odi tanto.»
Ci pensai un po' su «Io non la odio... odiare è davvero una brutta parola. Diciamo che non la sopporto. Mi dà sui nervi perché compare sempre e ovunque, specialmente quando sono da sola con te. Ti ha impiantato una sorta di GPS da qualche parte, per caso?» gli chiesi studiandolo.
Lui rise «Sei gelosa?»
Fu il mio turno di ridere «Ma ti pare?»
Una volta lasciati i cani a casa degli zii di Caleb, mi strinsi nel giubbotto quando tornai fuori e mi avvicinai alla sua auto.
«Qualsiasi cosa tu stia tramando sappi che la scoprirò.» disse il ragazzo osservandomi con circospezione.
Sbuffai «La smetti di fare il detective? Non sto tramando niente.»
Il telefono si illuminò, lessi il messaggio di Amber.
Perché Melanie non sa tenere la bocca chiusa e gliel'ha detto.
La cosa non mi sorprendeva affatto.
Il tragitto per arrivare a casa mia fu abbastanza rapido: a quell'ora della sera c'era poco traffico e, fortunatamente, trovammo tutti i semafori verdi. Caleb parcheggiò proprio davanti al cancello, così quando aprii la portiera e scesi, in pochi passi ero già nel vialetto verso la porta principale.
«Grazie per la serata eccetera, eccetera...» dissi quasi correndo in casa.
Sì, avrei potuto abbracciarlo o stringergli la mano, ma non mi sembrava il caso. Non appena varcai la soglia appesi il giubbotto all'appendiabiti e mi avviai verso la mia stanza ma proprio davanti alla porta della cucina mia zia mi bloccò «Tesoro, com'è andata la serata con il tuo ragazzo?»
Quasi inciampai, dovetti reggermi allo stipite per non capitombolare a terra «Non è il mio ragazzo, zia.»
Alan ridacchiò «Guarda che non c'è mica nulla di male ad ammetterlo...»
Lo fulminai con lo sguardo: era fortunato che nel mondo babbano era vietata la magia, perché altrimenti me l'avrebbe pagata cara.
Salii in camera e mi gettai sul letto, sospirando. Il cellulare si illuminò: era un messaggio di Caleb.
Corrugai la fronte chiedendomi che diavolo volesse a quell'ora.
Alle 23.30 passo a prenderti con la moto, vedi di non farmi aspettare troppo.
Sudai freddo. Okay, non poteva essere vero, sicuramente c'era una qualche altra spiegazione.
Di che diamine parli?
Mordicchiai un'unghia mentre aspettavo la sua risposta. La scritta "sta scrivendo..." mi metteva troppa ansia addosso e cominciai a sentire caldo, così levai la maglia e la gettai a terra.
So della vostra sconsiderata scappatella di stasera. Non mi piacciono le persone che ci sono, ti accompagno.
Doveva essere per forza uno scherzo. Ripercorsi tutta la serata per notare se mi fossi fatta scappare anche il più piccolo dei dettagli, ma non era così.
E tu che ne sai di quello che faccio questa sera?
L'ironia nella sua risposta mi fece sbuffare.
Perché, a differenza tua, quando ho chiesto ad Amber cosa stessi tramando mi ha risposto subito.
Quella traditrice... e poi diceva tanto di Melanie? Aveva lanciato il sasso e nascosto la mano, quella stronza. Mi appuntai mentalmente di farle un discorsetto quella sera dopo la gara.
Scordati che salirò di nuovo con te: mi accompagna Amber.
Digitata la risposta, spensi il telefono e lo gettai sul cuscino, poi mi alzai e andai all'armadio per scegliere quali abiti mettere. Amber aveva specificato di vestirsi in modo da attirare meno l'attenzione possibile, allora optai per un paio di skinny neri a vita alta, una t-shirt a maniche lunghe del medesimo colore, la giacca in pelle imbottita e degli stivaletti neri. Lasciai i capelli sciolti e misi su un trucco leggero.
Aspettai sotto alle coperte finché non furono le undici e venticinque, uscii dalla mia stanza e mi curai che tutti fossero a dormire. La tv in salotto era spenta, quindi avevo il campo libero. Chiusi la porta della mia stanza a chiave e la misi nel mazzo insieme a tutte le altre. Ora che Alan si era sistemato la sua camera nella stanza dove prima tenevamo il suo pianoforte era più facile per me sgattaiolare fuori.
Chiusi il più silenziosamente possibile la porta d'ingresso e mi fermai al marciapiede, guardando nel cortile di Amber per vedere se fosse ancora in casa o meno.
Il faro di una moto mi investì in pieno e dovetti coprirmi gli occhi per non rimanerne accecata. Quando si fermò proprio davanti a me abbassai la mano, i capelli mossi dal vento mi finirono davanti al viso e dovetti scostarli.
«Mi pare di averti detto che sarei andata con Amber...» bofonchiai quando Caleb si tolse il casco e mi guardò serio.
«Non mi piace l'idea che vi è saltata in testa. Per niente. Partecipare a queste gare clandestine non è cosa per voi, ragazze.»
Assottigliai lo sguardo «È un commento molto offensivo da fare a una ragazza che crede nella parità dei sessi.»
Lui sbuffò «Non stare a cercare sempre il pelo nell'uovo. Sono serio: sono davvero preoccupato per te.»
Rilassai lo sguardo e rimasi immobile a fissarlo: era davvero serio ed era realmente preoccupato che potesse accadermi qualcosa.
«Non mi accadrà niente.»
Caleb contrasse il muscolo della guancia «Allora cosa ti costa? Salta su.» mi porse il casco e lo afferrai con riluttanza. In quel momento uscì Amber dal cancello accanto e si avvicinò a noi, ci fece cenno di seguirla e aspettò che salissi sulla moto di Caleb prima di partire.
Il luogo dove si tenne la gara era abbastanza lontano dal centro della città, percorremmo a piedi una strada lunga e sterrata prima di raggiungere un cerchio di persone che bevevano e fumavano ascoltando la musica che proveniva dallo stereo modificato di un'auto. Tutte le ragazze presenti erano vestite abbastanza succinte e giravano su tacchi vertiginosi e stravaganti. I ragazzi, con delle facce non troppo amichevoli, commentavano le moto e le ragazze presenti.
Notai con la coda dell'occhio che Caleb passò lo sguardo da una ragazza all'altra e gli diedi una gomitata sul fianco «Puoi sbavare se vuoi, non ti giudicherò.»
Lui mi lanciò un'occhiataccia «Tutto questo non mi fa né caldo né freddo.»
Gli misi la mano sulla fronte «Hai la febbre, per caso?» chiesi trattenendo una risata.
Lui afferrò la mia mano e la strinse «Non è divertente.»
Feci un sorrisetto «Lo è, e molto anche.»
«Andiamo.» ci interruppe Amber.
La seguimmo fino a un mucchietto di macerie dove trovammo anche Mel e Robert. Li salutammo e mi sistemai vicino alla mia amica, elettrizzata per quell'esperienza.
Rob sospirò: «Sono l'unico che pensa che quella di venire qui sia stata una pessima idea?»
Il biondino accanto a lui strinse i denti prima di scuotere la testa dandogli manforte.
«Vorrei ricordarvi che nessuno vi ha obbligati a venire, e ora silenzio: voglio capire cosa succede.» bisbigliai con la curiosità alle stelle.
Dall'altoparlante tuonò una voce maschile che richiamava i corridori a posizionarsi sulla linea di partenza improvvisata sul terreno. Illustrò le regole e il percorso, poi disse che la gara sarebbe cominciata a minuti.
Mi avvicinai ad Amber e l'abbracciai «In bocca al lupo.»
Lei mi sorrise «Mi raccomando: non dare confidenza a nessuno. Resta vicino a Mel e ai ragazzi e aspettatemi. Batto questi incapables e torno da voi.» ammiccò e si infilò il casco.
«Sì, bambolina. Gira brutta gente qui, non è il posto adatto a te.» il ragazzo dello smiley comparve alle mie spalle, con il casco sottobraccio e una bandana nera a coprirgli i capelli.
Mi schiarii la voce «Se non dovessi cadere in moto e spaccarti in due da solo ci penserò io quando ritornerai qui a farti venire un bel trauma cranico.»
Lui rise di gola «Mi piaci, bambolina.»
CALEB
Continuavo ad alternare lo sguardo da Grace ai ragazzi che le giravano attorno. Era stata una pessima idea andare lì, ma preferivo esserci piuttosto che lasciare Grace da sola.
La gara terminò circa venti minuti dopo e Amber aveva stravinto. Robert ed io stavamo discutendo da un po' di sport, ignorando le ragazze dagli abiti succinti che tentavano di attirare la nostra attenzione.
Amber si avvicinò a noi con il casco sottobraccio e i capelli raccolti in una coda bassa.
Ci sorrise «Ragazzi, prendo la vincita e possiamo tornare a casa. Dove sono Melanie e Grace?»
Sbiancai e mi girai. Le ragazze non c'erano.
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