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Capitolo 29

GRACE


Mancavano sette giorni alla partenza per Bruce Moud ed io non ero minimamente pronta psicologicamente. Melanie e Amber non facevano altro che dire quanto ci saremmo divertite tutti insieme, in mezzo alla neve... io non facevo altro che pensare a come avrei gestito la situazione con Caleb. Un rapido punto della situazione: mio fratello era convinto che Caleb ed io stessimo insieme, di conseguenza cominciarono a pensarlo anche molte altre persone nella nostra scuola. La barbie mi odiava per questo. Il rapporto tra me e il biondino sembrava abbastanza precario. La mia testa mi diceva una cosa ma il mio corpo, quando lui era nei paraggi, ne faceva tutt'altra.
Bella situazione, insomma.

Stavo camminando con le mani in tasca per raggiungere Mel e Amber al nostro solito bar dato che avremmo passato la giornata insieme. Ero ferma al semaforo, guardavo le macchine sfrecciarmi davanti quando sentii qualcuno spingermi alle spalle facendomi sbilanciare in avanti e finendo in strada.

Un claxon, un sussulto del mio cuore, chiusi gli occhi.

«Ehi!» una ragazza mi afferrò per il giubbotto e mi rimise sul marciapiede. Riuscii a stento a riaprire gli occhi. Tutte le persone mi stavano guardando preoccupate, le rassicurai con un gesto della mano.

«Grazie mille.» dissi alla ragazza.

Lei scosse la testa «Mi sono presa un colpo quando ti ho vista lì. È tutto okay? Ho visto che ti hanno spinta.»

Annuii «Sto bene, grazie.»

Il semaforo divenne verde, così attraversai «Grazie ancora!» dissi alla ragazza.

Lei mi salutò e ognuno proseguì per la sua strada. Avevo ancora il battito cardiaco leggermente alterato quando raggiunsi il bar, le mie amiche erano già sedute all'interno e avevano le loro tazze piene. Ordinai un caffè anche io e mi sedetti sospirando accanto a loro.

«Ragazze, stasera ho una gara, volete venire?» chiese Amber a bassa voce.

Melanie ridacchiò ironica «In mezzo a tutti quei delinquenti? Non vedo l'ora, guarda.»

«Io ci sarò.» dissi.

Entrambe mi guardarono «Davvero?»

Annuii. E che diamine, ero appena quasi morta «Tanto cosa potrebbe succedermi? Me ne starò in disparte a guardare e prometto che non minaccerò di picchiare nessuno.»

Amber mi diede una pacca sulla spalla «Così ti voglio! Più tardi vi scriverò per farvi sapere dove si terrà la gara e a che ora. Non vedo l'ora!»

Cominciai a sorseggiare il mio caffè e cercai di rilassarmi sulla sedia: ero davvero elettrizzata per quella sera.

«Per Bruce Moud avete già cominciato a fare la valigia?»

Quando ripresero quella conversazione staccai la spina e mi accasciai contro lo schienale della sedia.

Finimmo la nostra merenda che ormai era quasi ora di cena, quando uscimmo dal bar era già buio e l'aria si era raffreddata parecchio. Nascosi il naso sotto la sciarpa e rabbrividii quando una folata di vento mi colpì in pieno.

«Cazzo! Ho dimenticato a scuola il libro di chimica!» esclamò Melanie colpendosi la fronte con la mano.

Alzai gli occhi al cielo «Se non avessi la testa attaccata al collo ti dimenticheresti anche quella.» commentai.

Lei fece finta di ridere e mi prese a braccetto «Dai, ti prego, accompagnami! Non voglio andare da sola.»

Guardai Amber, lei scosse la testa «Io non posso venire, scusatemi. Devo vedermi con Jace.»

Ridacchiai «Divertitevi piccioncini.»

Lei mi mostrò la linguaccia e si allontanò dopo averci salutate.

Accompagnai Melanie a scuola e, quando arrivammo, lei corse dentro dicendomi di aspettarla al cancello e che ci avrebbe messo un minuto. Acconsentii alla richiesta e mi appoggiai con la schiena al piccolo muretto che delineava i confini dell'edificio. Poco distante, sentii le urla del coach contro i ragazzi che si allenavano. Tra di essi c'erano, ovviamente, anche mio fratello e Caleb. Li intravidi tra la calca di ragazzi che affollavano il campo.

Misi le cuffiette e feci partire la riproduzione casuale, partì Invincible dei Muse, la mia canzone preferita. Cominciai a picchiettare le dita contro le cosce a ritmo e chiusi gli occhi per godermi meglio la canzone.

«Ma guarda chi c'è... ciao bambolina.»

Rimasi ad occhi chiusi e alzai il volume della musica per ignorare il ragazzo che avevo davanti. Una cuffia cadde.

Spalancai gli occhi e alzai lo sguardo giusto quel tanto da vedere lo smiley bianco.

Trattieniti, Grace. Non alzare un vespaio con questa gente.

«È da maleducati ignorare le persone, lo sai?»

Strinsi le labbra per evitare di parlare, ma non ci riuscii davanti a quello sguardo da sbruffone che si ritrovava «La tua opinione al momento mi interessa quanto il ciclo di vita di un moscerino della frutta.»

Il ragazzo inarcò un sopracciglio e indietreggiò di un passo «Wow, sei sempre così aggressiva, bambolina? Dobbiamo rimediare.»

Lo guardai in cagnesco «Provaci e sarà l'ultima cosa che farai.»

Lui rise e con gesto fulmineo mi afferrò per il polso. Lo strinse talmente forte che rimasi senza fiato. Cominciò a salirmi leggermente il panico.

«Lasciami.»

Inclinò la testa di lato «Dov'è finita tutta la tua arroganza, ora? Dai, bambolina, fammi vedere la tigre che è in te.»

«Ehi, tu. Non hai il diritto di chiamarla così.»

Sospirai nel sentire quella voce.

Il ragazzo davanti a me guardò verso destra, proprio dove Caleb stava fermo con le braccia incrociate a guardarlo.

«Non c'è niente da vedere qui, amico.»

A quel punto Caleb si avvicinò e il ragazzo davanti a me lasciò la presa sul mio polso.

«Oh, lo so. Perché tu ora te ne vai, amico

I due si guardarono minacciosamente, ma fu il ragazzo dallo smiley bianco a cedere.

Sbuffò e si allontanò con le mani in tasca.

Mi concessi un lungo sospiro e mi tolsi la cuffia restante dall'orecchio.

Caleb mi guardò con aria divertita «Sei sempre nei guai tu, eh?»

Alzai gli occhi al cielo «La situazione era totalmente sotto controllo.»

Ridacchiò «Certo, come no. Ad ogni modo, come mai sei qui? Non riesci a stare un giorno senza vedermi?»

Lo guardai con sufficienza «Senti... coso: vola basso perché là in alto dove sei tu volano ceffoni.»

Ammiccò «Va bene, tigre. Allora? Perché sei qui se non per me?»

Indicai l'entrata della scuola «Melanie aveva dimenticato il libro di chimica e l'ho accompagnata a riprenderlo. La sto aspettando.»

«Mh... quindi non avresti voglia di farmi compagnia stasera? Devo portare i cani dei miei zii a fare un giro.»

Certo che ne avevo voglia.

«Uhm, okay... avverto Mel.»

Lui scosse la testa «Non serve, è già a casa a quest'ora, o comunque è con Robert.» lo guardai accigliata, non capivo.

«No, è dentro a prendere il suo-»

«Le ho detto io di usare una scusa per portarti qui. Non ha scordato alcun libro a scuola.» il suo sorrisetto mi fece rimanere a bocca aperta: non stava dicendo sul serio.

«Tu sei fuori di testa.» affermai scuotendo la testa.

Lui ridacchiò e mi mise un braccio sulle spalle, che tentai subito di scrollare. Scrissi rapidamente a Melanie chiedendole se fosse tutto vero e la sua risposta fu un "mi ringrazierai domani, baci" con tanto di emoticon del cuore.

L'avrei strozzata.

«Andiamo? Fa freddo qui fuori.»

CALEB

Quando arrivammo al parco, lasciai liberi i cani e mi sedetti su una panchina mettendo le mani nelle tasche del giubbotto.

Grace tirò fuori dal suo zaino la macchina fotografica e cominciò a fare foto al paesaggio, ai cani e alle persone che passavano di lì. La lasciai fare per qualche minuto, poi mi alzai per andare a reclamare un po' della sua attenzione.

Le presi la macchina fotografica dalle mani e la sentii imprecare quando si mise in punta di piedi per riprenderla.

«La smetti di fare l'asociale?» le chiesi.

Il suo broncio mi fece capire che non l'avrei avuta vinta tanto facilmente.

«No. Ridammi la mia Canon.»

Scossi la testa e continuai a stare con il braccio teso verso l'alto per impedirle di prenderla.

«Smetti di fare l'asociale.» ripetei.

«Mai.»

«Ottimo.»

Lei saltò, si aggrappò e tentò di arrampicarsi, ma ogni cosa fu inutile e quando lo capì smise di provarci.

Sbuffò e incrociò le braccia al petto.

«Ultima possibilità: ridammi la Canon.»

Inarcai un sopracciglio «Dovrei aver paura di un ultimatum

Grace fece un passo verso di me, il suo sguardo era furbo: stava tramando qualcosa. Mise le mani attorno al mio collo e si mise nuovamente in punta di piedi, mi strattonò leggermente e premette le labbra contro le mie. Perché doveva essere ogni volta così dannatamente fantastico?

Quando si allontanò aveva un sorrisetto beffardo stampato sul volto e mi accorsi solo quando mi sventolò davanti alla faccia la sua macchina fotografica che me l'avesse rubata dalle mani.

Mi avrebbe fatto impazzire, ma dovevo ammetterlo: ormai aveva intuito quali punti toccare per farmi cedere.

«Okay, sei scaltra, tigre. Ma non te la caverai tanto facilmente.»




||Eccomi! Più tardi metterò un altro capitolo dato che questo era cortino.

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