Capitolo 14
GRACE
La mattina lasciai che la sveglia suonasse per - credo - cinque minuti buoni prima di avere le forze di spegnerla; mi alzai con la sola forza delle gambe e strisciai fino all'armadio. Aprii un occhio pigramente e presi le prime cose che trovai, tolsi il pigiama e le indossai. Mi chiusi in bagno e mi lavai il viso con l'acqua gelida sperando di riuscire a svegliarmi, ma non servì a molto. Mi truccai e mi lavai i denti, poi scesi per prendere qualcosa per fare una colazione al volo mentre Alan ed io ci avviammo per andare a scuola.
Per tutto il tragitto mi tenni aggrappata al braccio di Alan e lasciai che mi guidasse fino ai cancelli della scuola.
Quella mattina il tragitto casa-scuola mi sembrò non finire mai.
«Sorellina, mi stai ascoltando?» ridacchiò mio fratello dandomi un buffetto sul naso. Aprii gli occhi solo per guardarlo male, poi li richiusi e mi riappoggiai al suo braccio «Certo che ti stavo ascoltando... stavi parlando di...» no, non lo stavo ascoltando.
Non lo stavo guardando, ma potei giurare che stesse alzando gli occhi al cielo «Stavo dicendo che zia Kath stamattina mi ha detto che a breve rimanderanno lo zio a casa.»
Mi bloccai in mezzo al marciapiede «Stai scherzando?»
Alan scosse la testa «Non sappiamo quando, in realtà.»
Mi bastava sapere che sarebbe tornato.
«Ah! Un'ultima cosa: ho gli allenamenti dopo scuola, quindi dovrai tornare a casa da sola.» disse quando varcammo il cancello.
Annuii e lo salutai, poi raggiunsi Mel e gli altri al nostro solito posto.
«Buongiorno... splendore...» scherzò la mia amica guardandomi e trattenendosi dal ridere.
Sbuffai «Odio dormire poco la notte.»
Amber ci raggiunse superando la calca di studenti con un sorriso sornione sul volto.
«Buongiorno, ragazzi!» esclamò affiancandomi.
Mi crucciai «Non ti ho vista uscire di casa stamattina, ho pensato di aspettarti ma si stava facendo troppo tardi.»
Lei divenne rossa quasi immediatamente «Già... non ho dormito a casa questa notte.» Melanie gridò, costringendomi a tapparmi le orecchie «Non mi dire! Sei stata con Jace?»
Lei ci mise qualche secondo a rispondere, ma poi annuì.
«Vogliamo i dettagli!» urlò ancora, battendo le mani.
I ragazzi la guardarono sconcertati «No che non li vogliamo.» dissero in coro.
Io mi sentii combattuta: per certi versi avrei voluto che Amber raccontasse tutto, ma la stanchezza e le poche ore di sonno alle spalle avrebbero reso difficoltoso quel momento di gossip.
Ci avviammo verso l'entrata quando Amber prese me e Melanie da parte e ci sussurrò: «Credo di essermi innamorata di lui, secondo voi è un casino?»
«Assolutamente no!» dissi io proprio mentre Mel diceva: «Assolutamente sì!»
La guardai corrucciata.
Amber incrociò le braccia al petto «Decidetevi però.»
Le presi una mano «Ho avuto modo di conoscere un po' Jace, ma quel poco che ho visto mi è piaciuto molto. È davvero una gran brava persona. È gentile, buono, solare e divertente. E poi appena ti ha vista ieri sera per poco non saltava il bancone mettendo a rischio tutti gli alcolici solo per poterti abbracciare.» dissi sicura facendola sorridere.
Mel le prese l'altra mano «Ma ricordati che è un Walker.»
Proprio in quel momento sbucò alle nostre spalle il biondino che ci fece sussultare tutte e tre.
«State parlando di me?» chiese ammiccando.
Mel si zittì e lo fissò quasi sciupandolo, mentre Amber arrossì leggermente.
Sbuffai e mi allontanai da lui «La campanella sta suonando, non dovresti andare in classe?»
Lui mi sorrise «Non mi priverei mai del tuo buongiorno, tigre, piuttosto mi faccio mettere in punizione per essere arrivato tardi.»
Lo guardai sprezzante e mi avviai al mio armadietto «Hai lezione di storia, giusto?» conoscevo le lezioni di Alan, e dato che le avevano insieme sapevo di conseguenza anche le sue.
«Esattamente, perché?»
Presi l'occorrente per la mia prima lezione e parlai senza guardarlo «Prendi esempio dai dinosauri ed estinguiti.»
Chiusi l'armadietto e me ne andai lasciandolo lì imbambolato. Quanto mi faceva sentire potente riuscire a zittirlo con così poco...
Seguii le mie lezioni cercando di stare il più attenta possibile, specialmente alla lezione del professor-Patrick-Dempsey. Con lui non avevo bisogno di concentrarmi troppo per stare attenta.
Alla pausa pranzo raggiunsi i miei amici alla mensa e mi sedetti al nostro solito tavolo.
Mel mi lanciò un pezzo di mollica di pane, richiamando la mia attenzione «Con il ragazzo di ieri sera, poi?» chiese a bassa voce per evitare di farsi sentire.
Spezzettai il cibo sul mio piatto e bevvi un sorso d'acqua «Si chiama Davon. Ha un sorriso che... wow. Poi hai visto che occhi? Sono tipo... wow. E ha le fossette! Sai quanto io ami le fossette?»
Okay, dovevo darmi una calmata.
«Già, era un figo da paura. Ma vi rivedrete?»
Io alzai le spalle «Mi ha chiesto il numero prima che andassi a casa... quindi se dovesse aver voglia di rivedermi può farlo.»
Lei annuì e mangiò un po' della sua pasta.
«Tu, invece? Hai fatto conquiste ieri sera? Ad un certo punto ti ho persa di vista.» dissi ripensando alla serata precedente.
Lei strinse le labbra «Diciamo di sì...»
«Amore, dopo scuola vieni da me? Studiamo insieme e magari dopo guardiamo un film.» le chiese Robert baciandola, lei annuì ricambiando.
Amber e io rimanemmo a bocca aperta finché non realizzammo.
«Be', avete capito, no?» balbettò.
Scossi la testa «Brutta stronza, quando pensavi di dircelo?»
Lei rise buttando la testa all'indietro «A questo punto, ora.»
La campanella suonò segnando la fine della pausa pranzo.
Puntai un dito contro Mel e la guardai male «Non esiste che te la cavi con così poco: appena usciamo da qui vogliamo i dettagli.»
Amber annuì dandomi manforte.
Mel sorrise «D'accordo. Andiamo a fare un giro dopo scuola? Così vi racconto tutto.» Ci separammo e andammo a seguire ognuna le proprie lezioni.
All'uscita, Mel non riuscì ad aspettare e ci raccontò tutto, cosa che mi fece ridere.
«... E alla fine ha detto che in realtà è da mesi che prova qualcosa per me, ma non ha mai avuto il coraggio di dirmelo. Fino a ieri sera, ovviamente.»
Amber sospirò «Che romantico!» Già... era davvero stato romantico.
«Ehi, Grace... ma quello laggiù, fuori dal cancello, non è Davon?» chiese Melanie indicandomi con un cenno del capo il ragazzo in questione.
Lo guardai e strinsi gli occhi per metterlo a fuoco «Sì, è lui. Ma che ci fa qui?»
«Be', scopriamolo.» disse Amber avvicinandosi.
La seguii quasi correndo, cercando di farla rallentare per evitare l'ennesima figuraccia davanti a lui.
Quando lo raggiungemmo, mi fermai poco distante da lui, non sapendo bene cosa dire. Lui ancora non mi aveva vista: stava scrivendo qualcosa al telefono e aveva le cuffie alle orecchie.
Mi voltai verso le mie amiche e chiesi loro consiglio con uno sguardo.
Mel mi disse di salutarlo, ma mi sembrava troppo banale e scossi la testa. Amber alzò gli occhi al cielo e mi spinse addosso a lui.
Goffa com'ero, inciampai sui miei stessi piedi e gli piombai letteralmente addosso, ma lui mi afferrò.
Ma aveva i riflessi da lupo quel ragazzo?
Quando mi sorrise mi sentii le ginocchia molli e lo stomaco fece una capriola «È già la seconda volta che mi salti addosso, o sbaglio?»
Rimasi imbambolata a guardare le sue fossette e i suoi occhi che si stringevano a causa del sorriso spettacolare che mi stava regalando.
Mi sembrava una scena da film: lui mi teneva stretta per la vita, io piegata leggermente all'indietro, il suo petto vicino al mio ma non troppo, i suoi occhi che imprigionavano i miei...
«Grace...» borbottò Mel alle mie spalle, mascherando il mio nome tra un colpo di tosse e un altro.
Mi rimisi dritta e sistemai lo zaino sulla spalla «Ciao, Davon.» dissi una volta ripreso il controllo delle mie facoltà mentali.
Guardai di sottecchi Mel, la ringraziai con lo sguardo e la scoprii a ridere sotto i baffi per quella piccola figuraccia imbarazzante.
«Piacere, noi siamo le sue amiche. Lei è Amber, io sono Melanie, ma puoi chiamarmi quando vuoi.» disse Mel energicamente.
La guardai con gli occhi strabuzzati mentre Amber scoppiava a ridere. Davon si limitò a prenderla come una battuta e le strinse la mano «Il piacere è mio, sono-»
«Davon, lo sappiamo. Grace ci ha parlato molto di te.»
Aspetta, che? Non è assolutamente vero!
Arrossii e chinai il capo per impedire che si vedesse, stringendo forte la bretella dello zaino fingendo che fosse il collo della mia amica.
«Davvero? Spero abbia detto solo cose belle.»
Amber gli sorrise «Non preoccuparti, solo cose belle.»
Davon tornò a guardarmi, le sue mani erano ancora attorno ai miei fianchi.
«Comunque, ero venuto per chiederti se ti andasse di fare un giro con me, ora. A meno che tu non abbia altri impegni, ovviamente.»
Stavo per acconsentire quando mi ricordai che sarei dovuta andare a fare un giro con le ragazze, così mi preparai a declinare il suo invito ma fui anticipata da Melanie: «Non ha alcun impegno, divertitevi!» prese a braccetto Amber e corse verso il parcheggio della scuola.
Ero abbastanza perplessa.
«Simpatiche le tue amiche.» ridacchiò lui.
Sospirai «Sì, dipende come le prendi.»
Quando si allontanò da me sentii freddo nel punto in cui prima stavano le sue mani.
«Ti va di andare a fare un giro al lago? Mi piace quel posto, specialmente quando arriva l'inverno.» affermò allungandomi la mano.
La presi e mi incamminai con lui verso il parcheggio «Ho la moto qui dietro.» disse entusiasta.
CALEB
Quel giorno gli allenamenti sembravano non finire più. Volevo solo andarmene a casa, buttarmi sul letto e magari chiamare Grace per infastidirla. Dopo l'ennesima serie di flessioni, per caso il mio sguardo vagò fuori dal campo e notai due persone che si tenevano per mano.
Che cosa patetica, pensai subito.
L'allenatore gridò qualcosa, ma non riuscii a concentrarmi e a starlo a sentire: ero troppo coinvolto da ciò che stavo guardando. Mi feci ombra con le mani per vedere meglio e riconobbi una delle due persone: Grace.
«Porca...» mormorai stupito.
Guardai il ragazzo – che non poteva essere Alan dato che si stava allenando con me – e cercai di riconoscerlo. Biondo, sorrisetto da finto bravo ragazzo...
«Porca puttana!» esclamai.
Erano Grace e Davon.
«Walker! Torna tra noi, maledizione. Abbiamo una partita sabato!» il coach soffiò nel fischietto proprio accanto al mio orecchio e fui costretto a girarmi verso di lui.
«Scusi, coach.» dissi quasi ringhiando.
Lui mi guardò male, poi tornò dagli altri.
Mi girai di nuovo e vidi Davon aiutare Grace a salire sulla sua moto; quando salì anche lui, la ragazza lo strinse e si appoggiò alla sua spalla.
Strinsi i pungi quasi in automatico ai lati dei fianchi: se quel coglione l'avesse toccata ancora una volta l'avrei polverizzato.
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