Cap 8
Oggi!
Afrodite
Non potevo ancora crederci che due giorni fa, è stato il nostro terzo anniversario di matrimonio.
Il 25 Giugno.
Sembra ieri che mi sono diplomata e due settimane dopo mi sono sposata.
Mi trovo a camminare per il salone, dove un grandissimo quadro sopra al divano, ritrae la nostra foto in formato maxi, del giorno più bello della nostra vita.
Tre anni, che la mia vita era cambiata completamente, diventando a tutti gli effetti moglie dell'uomo più sexy per me, del mondo.
Ero la donna più fortunata del pianeta, amata, venerata come una regina e soprattutto con una splendida famiglia intorno a me.
E ora spero che il nostro duo al più presto diventerà un trio.
Ho smesso la pillola in comune accordo con mio marito, un mese fa.
Ho voluto aspettare prima di uscire incinta, anche se lui avrebbe voluto tutto e subito.
Si se fosse per il mio uomo, dovrebbe essere tutto e subito, quando e come lo dice lui.
Ma volevo che ci godessimo qualche anno da sposini e io che diventassi un po' più matura per diventare madre.
Perché voglio diventare mamma, lo sempre desiderato.
E non una volta sola, ma più e più volte.
Desideravo una famiglia numerosa, piena d'amore, felicità e serenità.
Eros qualche anno prima, era riuscito ad aprirsi il "Casinò", anche se sapevo che, non era proprio un vero casinò.
Era un casinò un po' particolare che non volevo sapere precisamente cosa facevano lì.
"L'essenza" è così che aveva chiamato il locale che si era aperto, che forniva diverse alee, con diversi servizi.
Quella parola mi aveva incuriosita molto, mi aveva detto che si era ispirato a me, come se io fossi la sua essenza per vivere oltre al potere e al dominio che lo circonda.
Ero rimasta sbalordita, non mi sarei mai aspettata che desse un significato così importante al casinò.
Eros è sempre stato un uomo che ottiene tutto ciò che vuole e se qualcosa non può averla, lui se la prende lo stesso e con la forza.
Eros è così, con un carattere così forte e dominante che alle volte, mi sorprendeva ancora ora, anche se lo conoscevo, si può dire da quando sono nata, non proprio nata, ma avevo due anni quando ero entrata nella famiglia Mendoza.
E crescendo con lui, avevo imparato a conoscere il suo carattere in tutte le sue sfumature crescendo, fino a che non è diventato l'uomo che è ora, con un carattere forte e dominante e oscuro.
Un degno erede della casata mafiosa dei Mendoza.
Questo nome che portavo anch'io, era sbalorditivo quanto spaventoso.
Sapevo come veniva chiamato mio marito "l'esecutore."
L'avevo sentito una volta, a un ballo con i componenti "della familia" che si teneva a casa dei miei genitori.
Non volevo immaginare del perché gli affibbiassero quel nome, ma potevo solo immaginare che non fosse poi così una brava persona come lo era con me a casa.
So di aver sposato un boss della mafia, so che le sue mani saranno sempre sporche di sangue e non smetteranno mai di esserlo.
E anche se questa cosa mi ha sempre tormentata in fondo al mio cuore, io amavo quel ragazzo, che era con me nelle mura di casa nostra.
Si, amavo un mostro lo so, ma si sa al cuore non si comanda e il mio cuore e la mia anima avevano scelto lui.
Sospirai, uscendo fuori in giardino, dove era circondato come sempre dai suoi uomini armati, andandomi a sedere verso l'altalena, ammirando il tramonto che stava scendendo nel cielo, dando una vista quasi magica intorno a me.
Non avrei mai pensato d'innamorarmi di Eros, ma credo che il mio cuore e la mia anima, lo avevano già scelto da tempo, prima ancora che me ne rendessi conto io stessa.
Non ci siamo mai sentiti come fratello e sorella, anche se siamo cresciuti insieme.
No, il nostro sentimento è sempre stato speciale e più profondo che andava al di là di un rapporto tra un fratello e una sorella.
E infatti si è visto pochi anni dopo, cosa è successo.
Ci siamo innamorati e ora erano già passati tre anni, dal nostro matrimonio.
Ero felice?
Si moltissimo.
Non potrei chiedere di meglio dalla mia vita, ho almeno ce qualcosa che vorrei di più oltre a noi, ma quello ci vorrà solamente il tempo e la pazienza, che prima o poi arriverà.
E la nostra famiglia potrà essere completa.
Mi persi nei miei pensieri, che scorrevano come cascate d'acqua su una montagna, travolgendomi tutta, mentre mi perdevo nella magnificenza di quella enorme villa e l'enorme e bellissimo panorama che faceva da sfondo con tanto di tramonto, facendoti mozzare il fiato.
Eros
Mi trovavo a "l'essenza", il mio casinò, che avevo aperto anni prima, con solo le mie forze, non avevo voluto l'aiuto di nessuno, nemmeno di mio padre, tutto questo era opera mia.
L'essenza era, un castello a cinque piani, che forniva, l'ultimo piano dedicato solamente alla mia ala privata, dove si ergeva su tutto il piano, il mio ufficio.
L'ascensore che avevo istallato nel mio casinò, aveva due codici di cui uno lo avevo solo io, che mi conduceva nel mio ufficio, e che solo tramite telecomando potevano aprire le porte.
Praticamente, loro bussavano da dentro le porte dell'ascensore e io li aprivo.
Poi c'era l'altro codice che ti conduceva al piano non visto, in vista.
Il primo piano, quel codice lo avevo solo io e i miei uomini fidati che lavoravano per me ovviamente.
Il piano sotto di me era una ala completamente piena di camere private dove i clienti potevano divertirsi con le prostitute del nostro locale.
Il terzo piano era bar, e sale relax con tanto di prostitute, alcool e droga.
Il secondo piano invece c'era il casinò che poteva risultare il primo piano, li potevano venire sia uomini che donne, per divertirsi e sperperare i loro soldi, come più gli aggradava.
Ma non venivano solo loro.
Oh no..
C'erano anche quelli che si indebitavano fino alle ossa, i giocatori incalliti.
Poi c'era il piano non in vista, il primo piano, dove avveniva tutto ciò che io l'esecutore compievo a chi osava tradirmi, derubarmi ho disobbedirmi.
Li punivo e creavamo la miglior droga in circolazione, "el infierno".
L'inferno, così l'avevo voluta chiamare quella droga.
Quella droga era stata ideata completamente da me, una droga con un mix di diverse droghe diverse, che sapute dosare, creavi un'unica e sola droga, per l'appunto l'inferno.
L'inferno, era una droga che ti sballava completamente, e ti faceva vedere cose sia piacevoli che non, e ti saresti indebitato fino al collo, oppure venderesti la tua stessa anima al diavolo, per averne solo una dose.
Da qui l'inferno.
Perché i miei clienti, si indebitavano fino a l'osso, vendendosi la loro stessa anima per averne una piccola dose.
Avevo ideato l'affare giusto.
Persino mio padre, era rimasto sbalordito della mia stessa creazione.
Fruttavo soldi sia dalla mia droga richiesta su piazza e non solo me la richiedevano perfino dall'estero.
I miei affari andavano oltre oceano.
Il casinò era un altro affare che era andato in porto, il mio grande orgoglio, mi ero ingrandito molto di più e con le sole mie forze.
La corona mi era stata ceduta anni fa, ma il potere che avevo adesso era stato conquistato piano, piano da solo, con solo le mie forze.
Ero temuto e rispettato da tutti, e questo mi rendeva ineguagliabile.
Avevo perfino superato il nome di mio padre, nessuno avrebbe mai fermato l'esecutore, il mio potere, e il mio dominio si sarebbero ingranditi sempre di più, senza mai avere una fine.
Mi riscossi dai miei pensieri, mentre mi alzavo dalla poltrona di fronte alla mia scrivania, notando l'orario su l'orologio appeso al muro, era decisamente tardi.
Il locale era aperto già da qualche ora, non ero riuscito a tornare a casa prima, perché avevo delle questioni da risolvere e dovevo rimanere qui, ma sicuramente la mia piccola rondinella mi stava aspettando sveglia.
Afferrai il cellulare da sopra alla scrivania insieme alla pistola, sistemandola nel retro dei miei pantaloni e il cellulare nella mia tasca, mentre mi avviavo verso le porte del mio ascensore privato, dove mi avrebbero condotto fuori da lì.
Avevo bisogno di rilassarmi, gli albanesi si stavano prendendo troppo del mio territorio e non potevo permetterlo.
Arbor Sula il capo mafioso albanese, stava cercando in tutti i modi d'impadronirsi del mio territorio, era una bella gatta da pelare.
Dovevo stare costantemente in allerta, su le sue mosse, non potevo permettergli d'impadronirsi del nostro potere e della nostra città, che ci apparteneva da secoli e avevamo sudato per conquistarcelo.
Il Messico apparteneva a noi, e no a un essere inferiore e infido come lui.
Il fottuto bastardo ci stava provando, cercava di fotterci, l'altra notte aveva cercato di rubarci la merce di armi al porto, così da farci cadere, cosa che gli era riuscita male, avevamo risposto immediatamente al suo attacco, andandogli male.
Quel fottuto bastardo, non si impossesserà del mio trono, col cazzo che glielo cedo, più tosto affondo e lui insieme a me.
Nessuno può abbattere l'esecutore.
Prima lo riesce a comprendere in quella sua merdosa testa di cazzo che si ritrova e prima, la finirà di creare inutili casini che poi devo sistemare per colpa sua.
Ho altro a cui pensare e occuparmi e una di quelle, è la mia splendida donna, che mi sta aspettando a casa, ignara di ciò che stavo per fargli una volta rientrato a casa.
Ghignai maliziosamente, uscendo dalle porte del mio ascensore avviandomi verso l'uscita dell'essenza, andando verso il parcheggiatore, consegnandogli le chiavi, in modo da portarmi la macchina, pronto a tornare finalmente a casa.
Continua
Cuoricini💛
grazie Immensamente di cuore sia per questa storia che per l'altra che state seguendo.💛
Grazie per l'elenco lettura, le stelline, i bellissimi commenti e le visualizzazioni.💛
Grazie di cuore💓 per tutto!🤗
Vi adoro
💛💛💛💛💛
Buonanotte⭐🌙 cuoricini belli💛, al prossimo aggiornamento!💛
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