Cap 19
Eros
Mi trovavo a l'essenza nel mio ufficio, mentre aspettavo l'arrivo di un cliente.
Presi a controllare le varie entrate e uscite del mio locale, notando l'entrata di molti migliaia di euro e le poche uscite.
Ghignai divertito immaginando, le perdite di quei poveri idioti nel gioco e nelle spese del terzo piano.
Oh si..
Amavo il mio mondo.
Il mondo in cui io dominavo e offrivo alla mia clientela gioco, piacere e puro divertimento in modo che spendessero i loro amati soldi da me.
Ero un uomo d'affari e ci sapevo fare, giocavo d'astuzia e d'intelligenza, gli affari che avevo fatto aprendo l'essenza era stato un ottimo affare.
Facevo soldi ha palate e ora con la mia nuova invenzione, le mie entrate erano triplicate, per non parlare della vendita delle mie armi e nel prestare e fare soldi.
In fondo tutti erano bravi a comandare e a bramare una pistola in mano.
Il vero dominio, era saper usare la testa prima di tutto, su tutto.
E poi la forza, ed era ciò che mio padre mi aveva insegnato fin da piccolo.
Usare testa e poi la forza.
Ovviamente quando non rispettavano le mie regole amavo punire con le mie mani, non mandavo quasi mai nessuno al mio posto, amavo occuparmene personalmente io, ero l'esecutore dopo tutto.
Mi ricordo ancora come fosse ieri il mio primo omicidio, freddo e distaccato, mi aveva fatto sentire fottutamente bene e potente, come se potessi avere il mondo nel palmo della mia mano.
Ero un re.
E amavo un sacco la mia vita.
Anche se immaginavo che la mia piccola rondinella, avrebbe desiderato tutt'altra vita che questa, ma non era così.
Questa era la mia vita e lei era la mia amata regina, che anche se involontariamente dominava al mio fianco, dato che io detenevo il potere nella mia amata città.
Mi risvegliai dai miei pensieri, sentendo le porte dell'ascensore fermarsi al mio piano, rimanendo chiuse, sentendo un bussare secco.
Presi il telecomando d'apertura delle porte dal mio cassetto e l' aprii.
Vidi entrare Guglielmo uno dei miei tanti fedeli ragazzi, che lavoravano per me, insieme al mio cliente Francisco Sanchez.
-Puoi andare Guglielmo, te lo rimando giù fra poco.-
Dissi, con un tono autoritario, mentre il ragazzo, lasciava entrare Sanchez, per poi premere il pulsante sulla pulsantiera dell'ascensore facendo chiudere le porte subito dopo, andandosene.
-Prego Fernando, accomodati pure.-
Dissi, chiudendo la cartella degli incassi del mese, mentre volgevo il mio sguardo attento e dominante verso l'uomo sulla cinquantina, che si stava sedendo di fronte a me.
-Signor Mendoza salve, grazie per avermi ricevuto.
Volevo parlare di una cosa.-
Mi misi comodo sulla mia poltrona mentre lo incitavo a proseguire.
-Vorrei affittare un paio di camere al terzo piano per un intera serata se è possibile e una sala privata.-
Sorrisi da stronzo, mentre osservavo l'uomo, contorcersi le mani strette fra loro, la mia presenza lo intimidiva, come a chiunque.
Questo fottuto bastardo, amava le prostitute e la droga più della sua famiglia stessa, faceva schifo a parere mio, ma io non ero nessuno per giudicare, finché pagavano per me potevano fare quello che cazzo gli pareva.
-Per quando?-
-Per la settimana prossima, abbiamo una riunione io e miei due soci e vorremo venire qui da voi a festeggiare .-
-Bene, parla con Manuel, mettiti d'accordo con lui, mi raccomando metà pagamento prima e l'altra metà il giorno dopo che ve ne andate.-
Dissi, alzandomi in piedi seguito da Francisco, che mi stava allungando la mano per aver concluso il suo affare personale, salutandomi con rispetto.
-Certamente signore.-
-Bene, se non ce altro puoi andare, mi raccomando, sai come funzione nel mio locale, se uno dei tuoi soci sfioreranno le ragazze in modo errato, ne risponderete a me.-
-Non si preoccupi Signore.-
Disse inchinandosi, per poi avvicinarsi alle porte dell'ascensore pronto ad andarsene.
Gli aprii le porte con il telecomando, vedendolo scomparire due secondi dopo.
Mi avvicinai al mobile bar, per versarmi della tequila, per poi andarmi a sedere sul divano in pelle, dall'altra parte della stanza, per rilassarmi.
Mi accesi una della mie amate sigarette, godendomi cinque minuti di pace, dato che era stata una mattinata piena per me.
Due ragazze si erano dimesse.
E ora ne stavamo cercando un altro paio per sostituirle, il bastardo di Perez aveva saltato un pagamento un paio di giorni fa, e avevo mandato due dei miei ragazzi a prenderlo, stavo aspettando il loro arrivo, ero sceso al primo piano, dicendo ad alcuni dei miei ragazzi che stasera avrebbero dovuto fare una consegna a uno dei miei alleati, che già a l'epoca era un alleato di mio padre, gli servivano delle armi.
Poi ero andata nell'altra stanza per vedere i miei ragazzi come procedevano con la produzione di droga per lo smercio dei miei ragazzi nelle strade e nel mio locale, per non parlare con dei clienti che avevano pagato in anticipo per avere una consegna a casa loro.
Quindi si, non avevo avuto un solo attimo per me.
Sarei sicuramente rientrato dopo cena, se non riuscivo a sistemare le altre cose che avevo in programma oggi.
La mia vita era questa e non che me ne lamenti, anzi amo il mio potere e i miei soldi ma più di tutti amo la donna che è a casa e che aspetta che rientri ogni tanto a un orario decente.
Ma purtroppo sapeva anche che essere un boss, che aveva dei doveri.
E di certo non potevo accantonarli a mio piacimento.
Bevvi l'ultimo sorso dal mio bicchiere di cristallo, poggiandolo sul tavolino di fronte a me, per poi tirare una boccata di fumo dalla mia sigaretta, fino a che non sentii il mio cellulare squillare.
Lo afferrai dalla tasca dei miei pantaloni leggendo il nome di Pedro, uno dei miei ragazzi, che avevo mandato a prelevare Perez.
-Ce lo avete?-
-Si signore, la stiamo aspettando al primo piano.-
-Bene, arrivo.-
Staccai la chiamata, tirando un ultima boccata dalla mia sigaretta, per poi spegnerla nel posacenere, alzandomi, dirigendomi nel sotterraneo dove avvenivano le mie punizioni.
Scesi al primo piano, incamminandomi lungo il corridoio illuminato dai fari al muro in pietra, passando lungo le varie porte, fino ad arrivare alla stanza dove, io l'esecutore, eseguiva le mie punizioni che finivano tutte in un solo modo, con la morte del povero bastardo traditore, malcapitato.
Entrai con passo sicuro e dominante dentro la stanza, trovando il povero bastardo, che aveva cercato di fottermi, non pagando i soldi che mi deve questo mese, del pagamento da me accreditato qualche tempo fa, trovandolo seduto su una sedia, completamente legato, ma con la bocca libera, per poter parlare.
Diciamo che amavo sentire le loro urla sofferenti, quando mi adoperavo sulla loro fine, era una come una musica di trionfo per me.
Io ero ciò che ero, e loro lo sapevano, che non dovevano provare a fottermi in nessun modo.
Non ero io a cercarli, erano loro che cercavano me, sapendo che poi una volta accordato un patto con l'esecutore non c'era più via di scampo.
Ho pagavi oppure morivi.
Ed era ciò che stava per accadere in quel momento.
-Che si aprano le danze Perez.-
Dissi con voce canzonatoria, avvicinandomi al povero bastardo tremante che stava per trovare la sua fine.
Continua
Buon fine settimana
cuoricini belli!💛
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