Cap 10
Afrodite
Quel pomeriggio avevo preso la macchina e mi ero diretta a casa dei miei, Eros sicuramente era al casinò ho in qualsiasi altro posto a fare chi sa cosa, che io non ci tenevo a sapere, mentre io avevo deciso di andare a trovare i miei.
Nel nostro mondo, alle volte lo consideravo più il loro mondo, anche se ne facevo parte e ci ero cresciuta, le donne stavano a casa trattate come delle regine mentre gli uomini, mandavano avanti tutto il resto.
La regola era l'uomo faceva l'uomo e la donna doveva fare la donna con le sue cose da fare.
Ovviamente avevano una mente da troglodita, ma una volta che cresci in questo ambiente ti ci abitui.
Io devo ringraziare mia madre e mio padre, si anche lui, che eravamo riusciti a convincere Eros di farmi almeno finire la scuola e non sposarci subito.
La sua intenzione era di farmi lasciare la scuola e sposarci che io avevo solamente sedici anni, ma lo avevamo fatto ragionare, che non sarei andata da nessuna parte, se mi avrebbe fatta diplomare.
Amavo la scuola, perché dovevo mollare quando mi mancava poco al diploma, era una stupidaggine.
Mia madre si è sposata a sedici anni e ha avuto Eros a diciassette, già qui, fa capire come ragionano nel loro mondo arcaico.
E Rhianna, è una donna estremamente intelligente che, anche se si era sposata presto, non aveva mai smesso d'imparare cose nuove, anche non andando a scuola.
Non ho mai capito perché hanno la mente come se fossimo nel medioevo.
Ma crescendoci, ti abituavi a questa vita, credo sarebbe stato più difficile, se ci saresti capitata di botta come mia madre, dovendo imparare tutte quelle stupide regole arcaiche.
Sospirai, mentre parcheggiavo la macchina fuori dal cancello dell'immensa villa dei miei genitori, mentre cercavo di sgomberare la mente da quegli assurdi pensieri.
Era inutile che ancora ora, mi infastidiva in un certo modo, il loro modo stupido di pensare, ma era il loro mondo e anche il mio, e non potevi di certo cambiarlo tu, dopo due secoli che in questo ambiente ragionavano in questo modo.
Dovevi solamente imparare a conviverci come avevo fatto io.
Chiusi la macchina, incamminandomi verso l'entrata del cancello, vedendo uno degli uomini di mio padre sorridermi, mentre mi apriva.
Ricambiai il sorriso, salutando timidamente anche gli altri uomini "della sicurezza"e mi incamminai verso la porta principale.
Mi ricordo che quando ero più piccola e volevo fare anche una stupida passeggiata qui nelle strade intorno era un fottuto casino.
Eri costantemente seguita da gli uomini di mio padre e ora sapevo che a distanza ero seguita da gli uomini di mio marito.
Era sempre stato così e sempre lo sarebbe stato.
Infastidiva come cosa, ma alla fine imparavi a conviverci crescendo, e non ci facevi più caso.
Ho meglio, facevi finta che non ci fossero.
Però un po' li comprendevo, insomma la mia famiglia è quello che è, sei sempre costantemente sotto il mirino, quindi potevo capire la loro paura, ma quando ero più piccola, molto spesso ci rimanevo male, perché non mi sentivo come una persona normale.
Ora con gli occhi di una donna, ripensando a me bambina, mi verrebbe di abbracciarla e dirle, piano, piano capirai.
Certo, come no.
I miei figli non sarebbero cresciuti così, no cavolo almeno quello no!
Si certo come no, come se comandassi qualcosa, specialmente se verrebbe femmina, sarebbe stata video sorvegliata H24 se voleva uscire.
Ma almeno speravo che per lei, gli amici sarebbero andati oltre lo status della famiglia, anche se io ci sarei sempre stata per lei, e per tutti i miei figli.
Sbuffai per i miei pensieri.
"-Che cavolo mi stava prendendo oggi!?-"
Ero già in versione mamma chioccia e non ero ancora incinta, assurdo!
La verità era che, non vedevo l ora che accadesse.
Però è vero anche, che avevo voluto aspettare per avere un bambino, ma solo perché era troppo presto, ma li ho sempre desiderati.
E ora che avevo staccato la pillola, so che la dottoressa aveva detto di non avere fretta, che il corpo doveva smaltirla, ma io non vedevo l ora che mi saltava il mese del ciclo confermandomi finalmente che lui o lei c'era.
Desideravo troppo diventare mamma.
Anche se non lo dicevo ad alta voce, ero convinta che Eros l'avesse capito.
Tempo al tempo e arriverà.
Spero presto però.
Sospirai mentre mi avvicinavo alla porta di casa, vedendola aprire da Teresa, la capo governante che mi aveva vista crescere.
-Ciao Teresa.-
-Ciao tesoro, sei passata a trovare i tuoi genitori?-
-Si.-
Sorrisi abbracciandola, mentre la donna sulla sessantina ricambiava l'abbraccio con una stretta materna, le voglio molto bene.
Mi allontanai alla ricerca dei miei, dirigendomi verso il salone di quella immensa e bellissima casa.
-Ciao mamma.- Sussurrai sorridendole, mentre entravo nel salone avvicinandomi a lei, per salutarla.
-Ciao bambina mia.-
Sorrisi, dandole un bacio sulla guancia, per poi avvicinarmi al bellissimo uomo seduto sulla poltrona con un bicchiere di qualche liquore costoso in mano.
-Ciao papà.-
-Ciao princesa.- Mi sentii attirare in un grande e dolce abbraccio, prima di sentire le labbra di mio padre premere affettuosamente sulla mia testa.
-Sei venuta da sola?-
-Si papà, e si Eros lo sa.-
Sospirai ridacchiando, loro e la loro apprensione.
-Vieni qui tesoro, vieni vicino a me.-
Disse mia madre, sorridendomi con quel meraviglioso sorriso dolce, avvicinandomi a lei, mettendomi seduta al suo fianco, mentre la vedevo alzare gli occhi al cielo, versò papà per quello che aveva detto.
-Mi amor?-
-Si?-
-Non ho mica appena visto che hai alzato gli occhi al cielo vero?-
-Naah, sicuramente è stata una tua impressione mi amor, avrai visto sicuramente male.-
Disse, girandosi verso di me, mentre cercavo di trattenermi dallo scoppiare a ridere.
"-Che coppia!-"
Scossi la testa, per non ridere, mentre mio padre, mi strizzava l'occhio, notando il mio stato da non scoppiare a ridere in faccia a loro.
-Mamma, dobbiamo organizzare una bella giornata sole io e te.-
-Quando vuoi tesoro mio, sono tutta tua.-
-Le mie due donne della mia vita, devono organizzarsi una giornata fuori? Allora dovrò chiamare i rinforzi per tenervi d'occhio.-
Disse mio padre con fare ironico, per prenderci in giro, anche se non del tutto.
-Non esagerare papà, non partiamo mica per andare oltre oceano.-
-In effetti amor, stai un tantino esagerando.-
-Non esagero mai, quando si tratta di voi e della vostra sicurezza mi vida.-
Sospirammo rassegnate, mentre lo vedevamo alzarsi in piedi, per lasciarci un po' sole.
-Fate le brave voi due.-
Disse, prima di baciare mia madre con amore e poi posare un bacio sulla mia testa con fare affettuoso.
Erano una coppia meravigliosa, nonostante stessero da molti anni insieme, sembravano innamorati come alle prime armi, quell'amore fresco e genuino, di quando sei appena fidanzato o da poco sposati, ecco loro erano sempre così.
E spero che anche io ed Eros, saremmo stati esattamente come loro, fra trent'anni.
Eros
Mi trovavo nel primo piano, quello non in vista.
Praticamente ero un piano sotterraneo, che potevi arrivarci solamente con l'ascensore e un codice, se non conoscevi quella numerazione, non potevi sapere della sua esistenza.
Mi trovavo seduto, di fronte al tavolo, dove controllavo, come i miei ragazzi, stavano procedendo con la mia creazione.
Doveva essere perfetta, il mix giusto, per creare el enfierno.
Non potevo essere sempre con loro, per questo stavo controllando scrupolosamente, come se la cavavano a creare la mia droga, ideata personalmente da me.
-Signore?-
Mi voltai verso Miguel che mi stava passando la droga appena creata per farmela assaggiare.
Appoggiai la punta del mignolo sulla sostanza bianca e purissima, così fine che poteva sembrare dello zuccherò per dolci.
Premetti la punta del mio dito sulla lingua, mentre assaporavo l'essenza e la miscela esatta che aveva ricreato.
-Perfetta, potete anche crearla senza la mia super visione.-
Non mi drogavo, ma dovevo saper riconoscere se era roba buona oppure no.
La mia droga è sempre stato solo una cosa, il sesso.
E la mia droga essenziale è sempre stata solo lei, la mia donna, quella era mia dose di eroina migliore e pura per me.
Non avevo bisogno di questa merda.
La mia famiglia l'aveva sempre creata ma non l'aveva mai usata per noi stessi, anzi era completamente proibito.
T'imparavano già da piccolo, che questa roba era merda, e che non ti dovevi nemmeno accostare.
Ma se imparavi quest'arte la dovevi saper riconoscere le dosi giuste e la roba buona, ma non farti mai.
-Eros?-
Alzai lo sguardo verso la porta del sotterraneo trovando il mio migliore amico che mi stava facendo segno di uscire da lì.
Mi alzai mentre il mio sguardo passava in rassegna i miei uomini, intimandogli di procedere con il lavoro.
-Mi raccomando, non accetto errori.-
Dissi con il mio solito tono duro e dominante, uscendo da lì.
Mi appoggiai al muro in roccia, mentre afferravo una sigaretta dalla tasca dei pantaloni della mia tuta, accendendola.
-Andiamo di là.-
Dissi, indicandogli l'altra sala dove mi divertivo a punire.
Entrammo, mentre mi andavo a sedere sul divano in pelle nera, ispirando il fumo dalla mia amata sigaretta, rilassando tutti i miei muscoli intensione.
Avevo un fottuto bisogno di scopare.
Sentivo proprio quella necessità di rilassarmi.
Ero sempre stato un tipo più tosto voglioso, sapevo di essere un uomo con desideri oscuri, e non parlavo solo del divertimento di uccidere e punire chi osava tradirmi ho disubbidire, no parlavo di possedere quel corpo sinuoso della mia donna, seppellendomi ancora e ancora, nelle sue profondità, sentendo la mia anima oscura cantare, facendomi perdere completamente me stesso, nelle profondità pure di mia moglie.
Lo so, sono sempre stato un tipo un po' strano, particolare, psicopatico forse, ma ero così.
Questo è il modo in cui sono stato cresciuto, e sicuramente non mi vergogno di ciò che sono e di ciò che amo fare.
-Allora, di cosa volevi parlarmi Manuel?-
-Non immaginerai mai, chi hanno avvistato fuori dal casinò.-
Alzai un sopracciglio con fare curioso, mentre tiravo un'altra boccata di sigaretta, mentre lo vedevo sedersi di fianco a me.
-Chi?-
-Sula.-
-Arbor?-
-Oh no.. Il fratello minore, il coglione di Kadim.-
Sogghignai divertito dalla cosa, quel coglione aveva avuto il coraggio di farsi vedere nella mia zona, di fronte al mio casinò, pieno dei miei uomini, coraggioso, ho semplicemente stupido.
Più la seconda.
-Scommetto che suo fratello non lo sa. Lui non ama provocare ho scatenare una guerra se non la ritiene giusta. E sa che non gli conviene. Sta cercando d'impadronirsi nel mio impero, ma non fa nessuna mossa azzardata, perché sono inferiori di numero.-
Dissi, continuando a fumare tranquillamente, non era un problema per me Kadim, lo sarebbe diventato se iniziava a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, ma non inizierò un inutile guerra, solo per il gusto di farlo.
-Comunque di hai ragazzi di tenerlo d'occhio. Se crea problemi sai come procedere, non voglio casini nel mio casinò.-
Dissi, spegnendo la sigaretta nel posacenere poggiato sul bracciolo del divano.
-Non preoccuparti, ciò già pensato io.-
-Bene.-
Estrassi il mio cellulare dalla tasca della tuta, trovando un messaggio di mio padre.
-Figliolo, stasera rimarrete qui a cena, la macchina di Afrodite l'ho fatta già riportare a casa.-
-Grazie.-
Non ero mai stato di molte parole con mio padre, anche perché io e lui ci capivamo anche solo con uno sguardo.
-Come sta Afrodite?-
Mi voltai di nuovo verso Manuel, mentre posavo il telefono nella tasca dei pantaloni –Bene, credo che non veda l ora di uscire incinta, anche se non lo dice. Ma la conosco molto bene mi pequeña golondrina.-
(la mia piccola rondinella)
-A proposito, perché avete aspettato così tanto, nel nostro mondo, non funziona così.-
-Perché è stato un suo desiderio e l'ho accontenta. Quell'incredibile donna, non mi chiede mai niente, è giusto accontentarla su qualcosa di così semplice. D'accordo le tradizioni, ma fino a un certo punto, gli eredi verranno.-
-Non ci credo, il grande Eros, si sta aprendo di mentalità?-
Lo sentii dire con fare ironico, prendendomi per il culo.
-Che fai mi prendi per il culo?-
-No mai fratello, sono solo orgoglioso che finalmente hai iniziato a capire e aprire un po' quella tua mente chiusa da troglodita.-
-Parli così, perché non hai ancora trovato la donna che sceglierai per tutta la vita.
Voglio vederti dopo, se non farai il troglodita del cazzo anche tu.-
-Forse lo farò, ma non troppo, la donna deve essere libera, ovviamente fino a dove glielo permetto.-
-Eccolo qui, vedi, ti sei appena incastrato da solo.-
Dissi alzandomi in piedi, odiavo queste conversazioni, ognuno con la propria donna fa quello che vuole e so io come debbo comportarmi con lei, non ho bisogno di prese di culo per vedere se la mia mente si sia aperta oppure e rimasta completamente chiusa.
Sbuffai completamente infastidito, sotto il sorrisetto da stronzo del mio migliore amico, che si stava alzando a sua volta, amava provocarmi, era alle volte il suo passatempo del cazzo.
Qualche giorno lo seppellisco vivo!
No non potrei mai e il bastardo lo sa.
-Vaffanculo Manuel.-
Dissi, prima di uscire dalla stanza, dirigendomi verso il corridoio sotterraneo dove mi avrebbe condotto alle porte dell'ascensore, pronto ad andarmene da lì.
Avevo bisogno di vedere la mia donna, era un esigenza che io stesso alle volte, temevo.
Temevo si ma che amavo e agognavo.
Ve lo detto, sono strano.
Arrivai alle porte seguito da Manuel, con ancora quell'odioso sorrisino sulle labbra, come a confermare che adorava infastidirmi.
-Finiscila. Comunque, domani dovrò vedermi con un cliente, sicuramente per qualche prestito in denaro, se non potrò andarci, ci penserai tu, coglione.-
Dissi, entrando dentro, emettendo il codice, mentre lo vedevo scuotere la testa divertivo, mentre l'ascensore ci avrebbe condotti verso l'uscita, pronti ognuno per andare alle proprie macchina.
-Va bene coglione.-
-Ci vediamo stronzo.-
Dissi, ghignando divertito, mentre facevo segno all'addetto delle macchine, di portarmi immediatamente la mia, così che finalmente potevo raggiungere la mia piccola rondinella.
Continua
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