I GEMELLI
Tornammo nella mia stanza.
Avevo conosciuto Minato Namikaze in persona e l'avevo visto combattere con Naruto. Che esperienza meravigliosa!
Guardai l'orologio sul mio polso erano le due di mattina.
Vedendomi assonnata, Naruto e Sasuke mi salutarono e scomparvero. Io mi buttai sul letto e mi addormentai subito.
Un giorno di pace era andato. Ne avevo ancora due.
La mattina seguente mi preparai per andare a scuola. Non vidi né Naruto né Sasuke e la cosa mi rattristiva un po'. Mi sentivo sola. Non mi era mai capitato di sentire un'emozione così particolare come la solitudine.
Uscii di casa e mi avviai verso scuola.
Arrivata in classe mi sedetti al mio banco, sempre immezzo all'intelligente e lo stupido.
La professoressa fece entrare due ragazzi nella classe: tutti e due mori, mischiato al rossiccio, con occhi luminosi, quasi dorati...
<Signorina Yuri !> mi urló la professoressa. Io scattai in piedi.
<Posizionati lì> mi disse, indicando il banco davanti a me. Ci andai e mi sedetti.
La professoressa fece posizionare i due ragazzi, praticamente identici,uno alla mia sinistra e uno alla mia destra.
<Vi presento Akyo e Ichiyo Sotaku. Non so chi sia Akyo e non so chi sia Ichiyo. Ora sedetevi tutti e iniziamo la lezione> disse la professoressa con tono frettoloso. Era evidente che non voleva che ci mettessimo a chiacchierare con i nuovi arrivati.
Io non rivolsi la parola a nessuno dei due, ma notai una cosa: uno alzava sempre la mano per rispondere alle domande della professoressa e sembrava facesse a gara con me. L'altro continuava a ritrarre la professoressa mischiata ad ogni animale esistente.
Suonó la campanella.
Era ora di tornare a casa.
Mi incamminai sulla strada quando qualcuno mi chiama.
Saranno Naruto e Sasuke. Mi giro.
Vedo i due nuovi arrivati che corrono verso me. Mi sento strana. Nessun ragazzo è mai corso verso di me. Li aspetto indietreggiando di poco.
<Ehi, a quanto pare sei la nostra nuova vicina di banco> disse Akyo o Ichiyo. Non sapevo chi era uno o chi era l'altro.
<Ah si ,scusa. Io sono Akyo > disse con un sorriso uno dei due porgendomi la mano. Io gliela strinsi.
<Io so Ichiyo> disse l'altro con voce seccata e con le braccia conserte.
Mi piaceva quel tono strafottente, quel tono impassibile e indiscutibile...
Mi accompagnarono a casa e durante il tragitto parlai con loro.
È strano che qualcuno mi accompagni a casa. Non è mai successo. Mi sento strana, come "desiderata" .
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