FLASHBACK
Mentre il vento si trasfornava in vortice, Naruto e Sasuke si trasformarono. Mi vennero in mente alcuni ricordi di non troppo tempo fa.
*
Quando mi sentivo sola e non c'era nessuno per me, mi bastava abbracciare il piccolo peluche di Kurama per sentirmi meglio. Ora, invece, le mie emozioni erano condividibili con persone che mi capivano.
Quando mi sembrava di non avere mai avuto una famiglia, Naruto mi si avvicinò.
Io ero in lacrime.
<Io...non ho mai avuto una famiglia da amare, ma ho avuto il ricordo della loro morte gloriosa> disse.
<I miei genitori non si sacriferebbero mai per me, non sono neanche la loro vera figlia> dissi, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano.
<È già tanto che una famiglia la hai> disse.
<Sasuke, forse, saprebbe consigliati meglio di me. Lui una famiglia la ha avuta, ma non la ha potuta amare abbastanza>.
Guardai il pavimento.
<Già, forse hai ragione. Ma a me servirebbe qualcuno che mi capisca al volo. Odio spiegare le cose più di due volte e poi farmi dare della pazza> dissi.
<Non sei pazza, sei umana>.
Mi sorrise e porse un pugno. Pensavo che mi volesse picchiare, ma non lo avrebbe mai fatto.
Invece, girandomi, vidi ancora il suo sorriso stampato sulla faccia e il pugno steso. Porsi anche il mio pugno, in modo da toccare il suo.
Poi tornai a guardare il pavimento.
Poco dopo sentii le sue calde mani sul mio collo. Guardai il mio collo e vidi un ciondolo azzurro luminescente, che pendeva. Guardai Naruto.
<Tienila tu> mi disse <Così ti ricorderai le mie parole. Tu dubiti del tuo valore: non scappare da te stessa> mi sorrise e scomparve, prima che mia mamma entrasse in camera.
Naruto Uzumaki mi aveva donato la collana datagli da Tsunade.
<Kristal potresti...dove l'hai presa quella collana ?> mi chiese
<Un amico...me l'ha regalata> risposi.
<Ah ok. Vai a dare da mangiare al gatto per favore>.
Mi alzai e andai, stringendo la collana tra le mani.
*
Quando non mi sentivo apprezzata e ogni volta avrei voluto avere qualcuno che mi abbracciasse e consolasse.
<Odio piangere quando sono arrabbiata, mi fa sentire debole...> dissi, mentre Sasuke si stava avvicinando a me.
Si sedette sul letto vicino a me.
<Io cerco di fare come te. Cerco di non piangere, ma non ci riesco> confessai.
<Come me ?> chiese confuso.
<Tu piangi raramente e quando sei arrabbiato ti alleni, non piangi> .
Rise.
<Piangere non significa essere deboli, ma avere il coraggio di saper fare uscire le proprie emozioni> disse.
Lo guardai confusa. Non riuscivano a capirci.
<Io, non piangendo, ho accumulato il mio odio e ho ucciso mio fratello, senza pensare alle conseguenze> disse.
Ero ancora più confusa.
Avevo visto Itachi e non era morto. Quindi Sasuke era a conoscenza della verità...
Non me la sentii di chiederglielo.
Ero in silenzio da cinque minuti e non me ne ero neanche resa conto.
Ero in piedi, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Sasuke si avvicinò e mi abbracciò.
Io spalancai gli occhi e arrossii.
Il mio idolo, mi stava abbracciando. Stavo per svenire.
Avevo il viso contro il suo petto caldo e le sue braccia mi incutevano protezione. Tra le sue braccia mi sentii al sicuro. Era una sensazione piacevole, ma mi staccai subito per l'imbarazzo.
Lui mi sorrise e scomparve. Kurama aveva iniziato a girare per la stanza e lo inseguii per fermarlo.
*
Avevo tra le mani la collana che Naruto mi diede quella volta e ad un certo punto mi sentii strana.
<Kristal hai gli occhi rossi...> mi disse Akyo preoccupato.
<Che significa tutto questo ? >mi chiese.
Ancora non sapevo cosa rispondergli. Quello che vedevo io, ovvero un Naruto e un Sasuke che stavano per attaccarci, lui non poteva vederlo. Lui sentiva solo l'aria forte e vedeva Kurama, quel piccolo e dolce pupazzo, che mi aveva accompagnata tutta l'infanzia.
<So che sembra impossibile, ma io ora sto vedendo Naruto e Sasuke e ci stanno per attaccare. Io ho un'ossessione per questo anime e questi due ninja mi hanno perseguitando e devo sconfiggerli da sola. Non credermi, non importa, ci sono abituata, ma sappi che io ti proteggeró, qualunque- > iniziai ad urlare per farmi sentire da Akyo, ma lui mi interruppe dicendomi <Ti credo>.
Me lo disse con uno sguardo serio, nonostante la sua ingenuità. Di solito non comprendevo quel genere di sguardi, ma ora quelle parole mi aprirono il cuore. Allora esisteva una persona che mi credeva, nonostante tutto, una persona importante per me, per la quale mi sacrificherei, una persona speciale...
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