Capitolo 41:
"Se tu mi ami
Avvicinati a me
E fammi sentire i tuoi battiti che
Che riescono a farmi sentire importante
Sì veramente
Io voglio fermar le tue lacrime lente
Per poi asciugarle
Sai io voglio portarti dove non ci son nuvole
E riaccendere il sole che hai dentro di te"
Modà, "Dimmi che non hai paura"
...
Lasciai la presa sui vestiti che avevo tra le mani e alzai lo sguardo, incrociando i suoi occhi.
«I-Io...non so è uscito così», cercai di dire gesticolando. Non lo avevo mai chiamato con quell'appellativo.
Lui gattonò sul letto fino ad arrivare davanti a me e si tirò sulle ginocchia per raggiungere la mia altezza.
«Mi hai chiamato amore», mormorò, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Io credo...». Mi fermai un secondo per pensare alle parole da usare, «No, anzi, io sono sicuro che quello che provo per te sia amore».
Era come se i miei pensieri si fossero concretizzati in quell'istante esatto, facendomi vedere ciò che ancora non avevo capito.
Io provavo qualcosa per lui, qualcosa che andava ben oltre il semplice piacere.
I suoi occhi divennero lucidi.
«Non l'ho mai provato in tutta la mia vita, eppure so che è un sentimento diverso dal normale affetto».
Tutti noi dovevamo solo trovare chi era disposto a credere nell'amore per lasciargli aprire la serratura del nostro cuore. Harry ci era riuscito, aveva smosso in me tutti quegli ingranaggi, aveva allontanato le paure, le insicurezze e se n'era preso cura, non lasciando che mi divorassero.
«Ci frequentiamo da pochi mesi...»
«Quanto basta per capire quanto io sia fortunato ad aver trovato te».
Rimanemmo qualche minuto a guardarci negli occhi, sentivo il suo cuore battere veloce quanto il mio in quel silenzio che ci avvolgeva.
Quel sentimento che avevo appena ammesso era reale. Ci conoscevamo da cinque mesi, era vero, ma ogni singolo giorno il pensiero di allontanarlo da me si era fatto sempre più flebile fino a sparire.
Sapevo fosse sbagliato. Cazzo io lo sapevo, ma non potevo permettermi di perderlo. Non adesso che tenevo a lui in quel modo così profondo.
«Lou, io provo la stessa cosa».
A quelle parole appena sussurrate i miei occhi si appannarono e poco dopo calde lacrime percorsero le mie guance. Ci ritrovammo entrambi a singhiozzare stretti l'uno nelle braccia dell'altro. Mi sentivo protetto e amato come non lo ero mai stato.
Quando riuscimmo a ricomporci, trovammo la forza per vestirci e scendere al ristorante; per tutta la durata della cena rimanemmo mano nella mano a sorriderci e non c'era nulla di più bello dei suoi occhi brillare per la felicità.
Appena tornati in camera Harry chiuse la porta sbattendomi con forza contro e cominciò a baciarmi. Le sue labbra umide lasciarono leggeri baci lungo la mia mascella, portandomi a chiudere gli occhi.
Con il tempo lo stare con lui era diventato un crescendo di emozioni incontrollabili.
Per la prima volta da quando avevamo iniziato a frequentarci facemmo l'amore e non solo del sesso. Forse era la certezza di sapere che lui provasse gli stessi miei sentimenti a farmi vivere quell'esperienza diversamente.
Quella notte ci addormentammo abbracciati l'uno all'altro. I nostri corpi così vicini si completavano a vicenda come un puzzle. Lui adorava girarsi su un lato lasciando che io lo abbracciassi da dietro, io invece adoravo lasciargli dei piccoli baci tra i capelli mentre dormiva.
La mattina seguente mi svegliai con la luce del sole che filtrava dalle tende, sollevai la testa dal suo petto e lo osservai passando le dita lungo il contorno del suo viso.
Sei così perfetto.
Il suo corpo muscoloso mi faceva eccitare.
Il solo pensiero che tutto questo fosse mio mi mandava su di giri.
Mi appoggiai con il gomito sul cuscino e rimasi lì, intento, a godermi quella visuale.
Allungai il braccio libero verso il piccolo comodino, oltre Harry, prendendo il mio cellulare e controllai le notifiche trovando un messaggio di Jacob su WhatsApp.
Senza neanche guardarlo, lo eliminai.
Quel ragazzo mi scriveva in continuazione e io, puntualmente, lo visualizzavo o eliminavo i messaggi perché non volevo avere niente a che fare con lui.
Aprii la fotocamera del cellulare e scattai due foto, la prima solo con Harry che dormiva beatamente; la seconda mentre gli lasciavo un bacio sulle labbra. A quel movimento le sue si mossero verso le mie, gli accarezzai i capelli e sorrisi sentendo le lacrime agli occhi.
Lui si strinse nelle coperte, rannicchiandosi ancora di più.
Sentendo il bisogno di fumare, presi le mutande dal pavimento e tenni stretto il cellulare tra le mani per poi alzarmi, cercando di fare il minor rumore possibile. Presi il pacco di Marlboro e uscii sul balcone.
Mi chiusi la vetrata alle spalle e accesi la sigaretta, digitai il nome "Biondo" sulla rubrica e lo lasciai squillare.
«Lou?», domandò con voce impastata dal sonno dopo il terzo squillo.
«Ti ho svegliato?», chiesi confuso.
«Sono le cinque di mattina». Sbadigliò e lo sentii girarsi.
«Che sarà mai! Tieni svegli i tuoi muscoli, no?»
«Louis, sono le cinque ed è domenica»
«Ho detto ad Harry che sono innamorato di lui». Aspirai nervosamente il fumo per poi lasciarlo uscire dalle labbra.
«Cosa? È fantastico!», si riprese completamente con voce entusiasta.
«È stato così strano che... mi sono messo a piangere. È questo che fa l'amore, ti rende debole?»
«Non è debolezza, Lou, è mettere al centro dei tuoi pensieri una persona diversa da te stesso, una per cui faresti di tutto pur di vederla sorridere»
«Io farei qualunque cosa per Harry»
«Benvenuto nel club dei romantici, devi mandare la disdetta all'altro»
«Quale altro?». Mi accigliai, camminando avanti e indietro per il balcone.
«Quello dei puttanieri di cui fai parte con Stan!», esclamò ridendo e lo seguii a ruota.
«Quanto sei stupido...». Mi trovai inevitabilmente a trattenere le risate, portando una mano premuta sulla bocca per non svegliare il riccio.
D'altro lato della cornetta sentii una porta aprirsi e un urlo poco virile di Niall.
«Stronzetto che chiami Niall e non me!», gridò mia sorella, togliendo con buone probabilità il telefono dalle mani del mio amico.
«Possibile che in questa casa non si possa avere della privacy?», sentii dire da Niall in lontananza.
«Tu non mi avvisi. È colpa tua!», continuò l'altra facendo una pernacchia con la bocca, «Come stai, fratellino mio?»
«È rilassante stare qui, dopo ti mando delle foto che ti faranno venire voglia di mare», risposi, notando Harry girarsi lentamente nel letto e cercando, con il braccio, il mio corpo.
«Voglio anche io essere lì ad abbronzarmi». Sbuffò rumorosamente.
«Faremo un bel viaggio un giorno»
«Certo, torno nella mia camera, salutami Harry e lascia dormire il povero Niall che ha bisogno di privacy!». Riattaccò.
«Buongiorno», sentii la voce assonnata del riccio alle mie spalle, mi voltai vedendolo portare una mano a pugno contro l'occhio, lo strofinò un po' prima di allungare le braccia verso di me stringendomi in un abbraccio.
«Buongiorno», ricambiai il saluto, allacciando le mani dietro al suo collo.
Appena le nostre labbra si incontrarono e i nostri corpi si incollarono sentii la sua pelle nuda a differenza del tessuto che avrei dovuto sentire sulle parti basse.
Abbassai lo sguardo trovandolo come mamma lo aveva fatto.
«Non puoi uscire sul balcone così! Ti possono vedere». Portai immediatamente il corpo più vicino al suo. Lasciai cadere la sigaretta dalle mie dita e lo feci retrocedere fino a essere lontano da occhi indiscreti.
Lui si mise a ridere, stringendomi forte.
«Con chi parlavi?», chiese, respirando vicino al mio orecchio e dovetti trattenermi con più autocontrollo possibile per non buttarlo sul materasso per poi farlo mio.
«Nì e Char», risposi subito provando a concentrarmi sulla conversazione piuttosto che sul suo corpo.
«Quindi li hai svegliati»
«Certo. Ma erano contenti di sentirmi»
«Immagino». Trattenere una risata e in quel momento realizzai che giorno fosse.
«Auguri, ricciolino! Pensavi me ne fossi dimenticato?». Risi vedendolo diventare paonazzo.
«Grazie, Lou»
«Quindi tu sei più piccolo», mi schernì.
Harry aveva esattamente un anno più di me.
Gli feci la linguaccia. «Oggi facciamo una gita in barca?», chiese poi sedendosi sul letto e trascinandomi sopra le sue gambe.
«È il tuo compleanno. Decidi tutto tu oggi»
«Tutto tutto?»
«Se ti comporti bene sì, anche se non devi approfittarne».
Inutile dire che sul suo viso si formò un sorrisetto malizioso e io lo ignorai decidendo di vestirmi, dandogli le spalle.
La mattinata passò tra il divertimento in spiaggia e i baci scambiati davanti alle altre persone.
Ormai gli unici ancora all'oscuro della nostra relazione erano Calvin, Josh, Zayn e Liam. Ero pronto a dirglielo e forse una volta tornati lo avrei anche fatto. Avevo iniziato a vivere e accettare pienamente lo stare con un uomo. Per me Harry sarebbe potuto essere qualsiasi persona e non avrebbe mai cambiato ciò che provavo per lui.
Durante la gita in barca cercai di superare la paura dell'oceano aperto, ci portarono in mezzo a una laguna cristallina nella quale potevamo vedere i pesci muoversi liberamente e, purtroppo per noi, potevamo scorgere anche delle piccole meduse rosa.
Ci tuffammo più volte dalla barca, ma, ogni volta, nuotavo il più veloce possibile verso la scaletta per mettermi al sicuro.
Sì, la paura degli squali era più forte di tutto il resto.
«Ti sei bruciato le spalle», mi ammonì il riccio, spalmandomi della crema doposole, mentre mi lamentavo per il bruciore.
«Potevi mettermi quella protettiva prima», borbottai, stringendo i denti.
«Io me la sono messa, tu hai fatto lo sbruffone dicendo che tanto non ti saresti bruciato. Lo vedo, infatti»
«Come potevo saperlo?»
«Bastava ascoltare me, Tomlinson»
«Prossima volta ti ascolterò»
«Visto che dovresti evitare di toccare il letto... tocca te stare sopra», buttò lì pulendo le mani con una salvietta.
«Non mi sembra corretto». Scossi la testa, girandomi a guardarlo.
«Non avevi detto che potevo decidere tutto io oggi?», mi ricordò, mettendo all'infuori il labbro inferiore.
Come posso non darti tutto ciò che vuoi se mi guardi così?
Sbuffando annuii e sorridendo si sdraiò, portandomi sopra di lui.
«Ti è piaciuto come compleanno? Nel senso... non ci sono i tuoi amici», iniziai a dire sentendomi un po' in colpa per averlo portato via da loro.
«Contentissimo perché preferisco cento volte lo stare con te»
«L'importante è che con me stai bene»
«Io con te ho tutto quello di cui ho bisogno».
Gli lasciai un bacio sulla punta del naso e guardai i suoi smeraldi che mi chiedevano di baciarlo. Ogni singola volta mi ipnotizzavano.
Stavo così bene ora, che la realtà sembrava ben lontana, nonostante fosse più vicina. Se solo avessi visto i segnali, tutto sarebbe andato diversamente.
...
Angolo autrice
Ebbene sì, il prossimo è il penultimo e sarà più lunghino rispetto ai precedenti.
G.
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