Capitolo 4:
"Who's that shadow holding me hostage?
I've been here for days
Who's this whisper telling me that I'm never gonna get away?"
One Direction, "Stockholm Syndrome"
...
Altri giorni passarono e complessivamente riuscii ad accumulare un paio d'ore di sonno.
«Ma questo Harry, fa di cognome Styles?», chiese Niall lasciandomi perplesso. Annuii debolmente, non mi ricordavo di averglielo mai detto. «È lui?», chiese poi indicando un ragazzo dai capelli ricci impegnato in una conversazione con due suoi amici a un tavolo fuori dal nostro bar; mi nascosi dietro il mio migliore amico e indietreggiai fino al bancone dove poi mi lanciai.
«Come fa a essere qui?», esclamai allarmato tirandomi su abbastanza da osservarlo di nascosto.
«Viene spesso qui Louis».
Come avevo fatto a non averci mai fatto caso?
Mi lasciai cadere in ginocchio. «Non me ne libererò mai». Strinsi i pugni sul pavimento.
«Lou che ti sta succedendo?», chiese precipitandosi su di me.
«S-sto avendo una crisi», mormorai appoggiandomi al tubo del lavandino. «Vado io a servirlo, non preoccuparti», si preoccupò subito allungando verso di me la mano per aiutarmi ad alzarmi.
«Tirati su Lou, io vado a prendere l'ordinazione prima che entra qui»
«Lou, che succede?», chiese subito Ele affacciandosi al bancone, corse da me e si accovacciò prendendomi il viso tra le mani.
«Ho avuto un mancamento», mentii guardandola nei suoi occhi marroni.
«Aspetta ti do un bicchiere di acqua e zucchero». Si alzò e riempì un bicchiere di plastica con l'acqua del rubinetto, poi versò all'interno una bustina di dolcificante e me lo diede.
«Bevilo su». Me lo spinse contro le labbra e feci quello che disse mandando giù il liquido.
«Fuori c'è Harry, sai quello di...Nick». Anche lei lo conosceva, perché ero l'unico a non averlo mai visto?
«Come fai a conoscerlo?», domandai curioso. «Conosco un suo amico», ammise tirandosi su appena una persona si porse verso di noi per ordinare qualcosa. Io rimasi lì per terra, immobile a domandarmi come avessi fatto a non averlo mai notato prima.
Non lo avevo mai neanche sentito nominare.
Harry Styles.
Non mi diceva nulla quel nome se non collegato all'omicidio.
«Dopo il lavoro porto te e Niall al giro pizza», aggiunse abbassando lo sguardo su di me fiera di ciò che aveva appena detto.
«Perché?»
«Perché ti vedo dimagrito e non penso tu stia mangiando quanto dovresti»
«Non c'è bisogno Ele»
«Sì invece e pago io»
«No Ele». Mi appoggiai al lavandino tirandomi in piedi.
«Ho detto che si farà così, non si discute», rispose subito servendo un cappuccino e un bicchiere d'acqua a una ragazza bionda che mi fece l'occhiolino.
«Grazie torni presto a trovarci!», esclamò lei sorridendo.
«Io non voglio uscire», scandii guardandola attentamente. «So che non vuoi la mia pietà ma sono tua amica e so cos'è meglio per te»
«Infatti voglio solo dormire».
Lei sbuffò buttando nella spazzatura dei fazzoletti, «Ci divertiremo, porto anche Grace».
Roteai gli occhi al cielo scocciato, odiavo quella ragazza, era un'oca che non sapeva fare un discorso senza parlare di cazzi.
«Non esco con gli sconosciuti», continuai alzando la mano per zittire un potenziale cliente che stava per chiederci qualcosa. «Ma se tu la conosci!». Si mise a ridere lasciandomi una pacca sul sedere. Poi mi abbassò la mano parlando con quel cliente che, contrariato, mi lanciò un'occhiataccia.
Aspettai che il mio amico rientrasse per fargli segno di seguirmi, «È simpatico», disse subito lui indicando fuori.
«Abbiamo un problema», mi tremò la voce.
«In che senso? Cos'hai detto? Ti hanno scoperto? Oh cazzo ora cosa facciamo? Cosa sarà di noi?».
Gli tappai la bocca con il palmo della mano.
«Niall, calmo. Non è...quello». Mi guardai intorno per poi tirarlo nel ripostiglio e chiudere la porta.
«Eleanor vuole portarci a mangiare fuori»
«E questo è un problema?». Alzò il sopracciglio trattenendo una risata. «Sì perché faccio fatica a mangiare e non mi va di uscire!»
«Non mollerà lo sai»
«Sì infatti ha insistito, parlaci tu». Gli scaricai la responsabilità di litigare con quella donna, lui scosse la testa spalancando i suoi occhi azzurri, «Non ci penso proprio Lou», aggiunse aprendo la porta.
«Io non voglio uscire», ribattei incrociando le braccia al petto. «Io invece voglio la pizza», continuò lui sbuffando, «Va bene, vedrò cosa riesco a fare ma mi devi un favore!», terminò andando verso la mora.
Con me era una battaglia persa in partenza, non mi ascoltava. D'altronde non l'aveva mai fatto ma, con Niall, era una persona diversa.
Credevo nel suo buon senso.
Mentre pulii dei tavoli arrivò il biondo alle mie spalle con sguardo mortificato, «Non ce l'ho fatta», disse tristemente, «Andiamo... è pizza gratis, non è giusto rifiutarla», aggiunse convinto e io mi misi a ridere. Per quella volta, poteva aver ragione.
«A che ora?», domandai poi sconfitto stringendomi più forte il grembiule in vita.
«Per le otto»
«Possibile che la pizza ti faccia questo effetto?»
«Sai che l'adoro!».
Terminato il nostro turno tornammo entrambi a casa di Niall, mi preparai psicologicamente e infine ci cambiammo.
Qualche giorno prima avevo portato a casa sua alcuni miei vestiti in modo che non dovessi indossare i suoi troppo stretti.
«Tranquillo, andrà tutto bene. Quando vuoi scappiamo», mi assistette Niall dandomi una pacca sulla spalla.
«Vedremo», mi rassegnai.
Passammo a prendere Eleanor e la sua amica svampita. La sua voce era pungente e irritante.
Entrambe indossavano una gonna nera e una maglia a maniche lunghe bianca.
Niall guidò fino alla pizzeria indicata dalla nostra amica ed entrammo prendendo posto a capo di un lungo tavolo in plastica trasparente.
Due cameriere molto carine ci prepararono la tavola dandoci delle tovagliette di carta e delle posate. «Passeranno dei camerieri con diversi tranci di pizza e potrete scegliere se li volete o meno. In qualsiasi caso il prezzo rimane lo stesso», spiegò quella mora lasciandoci quattro birre e se ne andò con l'altra.
Presi una fetta di margherita e una con tonno e ananas. Era insolita sì, però davvero buona.
Forzandomi più del previsto riuscii a mandarle giù, Niall ne aveva mangiate il doppio e anche le altre due.
«Guarda chi c'è!», esclamò Eleanor sorridendo e alzandosi, mi girai in tempo per notare il mio peggior incubo: Harry.
Per poco non svenni.
Non avevo più risposto al suo ultimo messaggio e ora mi ritrovavo lì davanti l'ultima persona sulla faccia della terra che avrei mai voluto incontrare.
Se solo avessi potuto sarei scappato a gambe levate.
Non volevo avere a che fare con lui. Non volevo pensare a rivedere i suoi occhi ancora una volta.
Mi rigirai velocemente sperando che non ci vedessero.
Se Eleanor fosse stata ferma e zitta, senza attirare la loro attenzione, probabilmente non ci avrebbero visto, invece vennero proprio davanti a noi.
Avevo sentito un presentimento dentro di me che aveva cercato di non farmi andare a quella pizzata.
Tra l'altro, era anche la notte di Halloween e, pensandoci, era un bellissimo scherzo quello.
Com'è possibile tutto ciò? Non lo avevo mai visto in cinque anni che abitavo lì, mai nemmeno una volta a fare la spesa in uno dei due supermercati di quel piccolo paese o in qualunque altro posto; ora, invece, lo avevo già incontrato tre volte in meno di una settimana. Se questa non è fortuna...
«Ciao Ele», la salutò un ragazzo alto con i capelli castano corto abbracciandola. «Ciao Liam! Cosa ci fate qui?», domandò lei ricambiando il saluto.
«Pizzata per tirargli su il morale», spiegò indicando Harry e così fui costretto a girarmi per salutarlo.
Anche Niall e Grace fecero lo stesso, «Loro sono Zayn Malik e Liam Payne», presentò Eleanor togliendoci dall'imbarazzo. Il come facesse a conoscerlo non mi era chiaro visto che non me ne aveva mai parlato.
Ci scambiammo una stretta di mano e rimanemmo tutti fermi non avendo idea di come comportarci.
«Volete unirvi a noi?», chiese sorridente la mia ex ragazza, loro tre si guardarono e annuirono convinti.
Purtroppo per noi, il tavolo era abbastanza lungo per farci stare anche loro e Harry prese posto vicino a Eleanor quasi davanti a me.
La solita sfiga.
Poco dopo arrivò una cameriera che preparò il tavolo e iniziarono a passare ulteriori pizze. Lo stomaco mi si era completamente chiuso. Se prima non avevo fame, ora avevo addirittura la nausea.
Nelle mie orecchie sentivo il ticchettio dell'orologio, ogni secondo sembrava passare lento, sempre più lento.
«Allora voi siete fidanzati?», domandò quel ragazzo che si chiamava Zayn indicando noi quattro. I suoi occhi erano scuri, come del resto lo erano anche i suoi capelli di media lunghezza, dai lineamenti si poteva intuire non fosse inglese. «Oh no, solo amici!», esclamò Grace appoggiandosi con i gomiti e sporgendosi nella sua direzione sistemando il décolleté.
«Io e Louis stavamo insieme», corresse Ele indicandoci e io annuii.
Per tutto il resto della serata tenni lo sguardo fisso sul mio piatto evitando caldamente di incrociare quegli occhi.
«Io ragazzi dovrei andare, ho un esame domani», si intromise Grace fermando la conversazione. «Ti accompagno», proposi scattando immediatamente in piedi.
«Allora andiamo tutti Lou», mi appoggiò Niall alzandosi. «A questo punto vado anche io così mi accompagnate a casa», concluse Eleanor mandando giù ciò che rimaneva della sua birra.
Muoviti. Muoviti. Muoviti!
«Ci becchiamo in giro!», salutò Liam muovendo la mano da destra a sinistra.
Poco dopo accompagnammo le ragazze e guidai fino a casa del biondo.
Mi sentivo come una nave alla deriva ma il mio migliore amico era l'ancora che mi tratteneva ancorato a quella terra e non potevo fare altro che essergli riconoscente.
Mi cambiai e, qualche minuto dopo, mi seguii Niall sedendosi sul divano e accese Sky selezionando il primo film che gli capitò a tiro.
«Stai bene?».
Benissimo Niall, davvero benissimo!
«Mi sentivo in imbarazzo lì», risposi afferrando una coperta di pile morbida che appoggiai sulle gambe. «C'è da ammettere che sono simpatici», disse sbadigliando per poi sistemare un cuscino dietro la testa.
«Non ho seguito neanche un discorso, mi sono ripreso appena Grace ha detto di andare»
«Lo avevo notato»
«Non voglio pensarci. Cambiamo argomento»
«Allora parliamo di cose serie, hai visto quanto era bella Eleanor?»
«Sì Ele è sempre bella»
«Potresti farmi da spalla appoggiandomi con Grace?».
Lo guardai attentamente ed entrambi scoppiammo a ridere, «No Nì, provaci e basta!», esclamai tirandogli un cuscino dritto in faccia.
Afferrò il suo cellulare e si avvicinò a me per farmi vedere delle foto, «A me darebbe fastidio se lei stesse con un altro», disse risoluto indicandomi una sua foto. «Siamo rimasti ottimi amici e non mi dà fastidio»
«Ne sei convinto?»
«Assolutamente, vi vedo bene insieme»
«Allora le chiederò di uscire», concluse sorridendo bloccando lo schermo del suo IPhone. «Perfetto», aggiunsi sistemandomi meglio sul divano fino a trovare una posizione comoda.
Dovevo rilassarmi.
Dovevo trovare il mio piccolo angolo di silenzio nel quale perdermi.
D'altronde perdersi, era il modo migliore per trovare sé stessi.
Non mi ero mai preso del tempo per pensare a me, avevo sempre dato tutto per scontato lasciandolo scorrere e ora sentivo di aver lasciato indietro dei pezzi, di aver perso dei momenti preziosi.
Chiusi gli occhi lasciandomi cullare dalle mie angosce finché non mi addormentai.
Per la prima volta riuscii a dormire un'intera notte senza nemmeno svegliarmi un secondo.
Il giorno seguente era finalmente sabato, non dovevamo lavorare e non dovevamo fare altro che riposarci, mangiare e riposarci ancora.
«Spesa?», domandai indicandogli il frigo completamente vuoto. «Davvero non c'è nulla?». Corse a controllare e roteò gli occhi chiudendo l'anta.
«Macchina almeno?», propose indossando il suo cappotto beige.
«Ora?»
«Certo, quando vorresti andare? È quasi l'una e io inizio ad avere fame». Si toccò la pancia aprendo la porta di casa.
«Dammi cinque minuti che vado in bagno».
Qualche minuto dopo parcheggiammo davanti al piccolo supermercato poco distante da casa.
Andai a prendere il carrello e varcammo la porta trovandoci di fronte un mare di gente, come se dovesse esserci l'apocalisse.
«Ma cosa sta succedendo...», sussurrò Niall spostandosi per lasciar passare delle persone. «È sabato», ricordai appoggiando entrambe le braccia sul metallo del carrello e lo spinsi avanti facendomi spazio fino ad arrivare al reparto "frutta e verdura".
«Tu sei l'addetto qui», lo incitai passandogli un sacchetto di plastica e dei guanti da indossare. «Vado, dimmi buona fortuna», scherzò indossandoli e addentrandosi nel reparto.
Quel posto non era molto grande ma trovavamo sempre tutto. Passai al reparto freschi prendendo degli hamburger di carne, delle bistecche e delle cotolette già pronte.
Poco dopo vidi il biondo correre verso di me, lanciò due sacchetti con della verdura nel carrello e scomparve nuovamente. Continuai ad andare alla ricerca di altro cibo finché non lo riempii e arrivai alla cassa aspettando il mio amico che, nel frattempo, era scomparso.
Possibile che riusciva a perdersi anche facendo la spesa?
Digitai il suo nome sul cellulare e aspettai che mi raggiungesse davanti alla cassa quattro.
«Ho litigato con un vecchietto. Voleva rubarmi l'ultima pizza surgelata ma ho vinto io», disse subito appoggiandola sul nastro.
«Nì?»
«Che c'è? Mai più la spesa il sabato!».
Scossi la testa e pagammo. Uno dei lati positivi di vivere insieme a un amico era il risparmiare. Un lato negativo, invece, era vivere con un amico che terminava tutte le dispense ancor prima che riuscissi ad avvicinarmi.
Tornati a casa la giornata passò nel pieno del relax, alcuni nostri amici ci chiesero di uscire ma preferii evitarli ancora per un po'. Non me la sentivo di passare una serata a divertirmi come se nulla fosse successo.
I pensieri mi tormentarono per tutta la notte così pensai bene di uscire di casa per tornare a quel parco.
Il silenzio di quel posto mi aveva permesso di calmarmi la scorsa volta forse riuscivo a trovare la quiete anche oggi.
Camminai stringendomi nel mio giubbotto e cercai la stessa panchina .
Mi sedetti stringendomi le gambe al petto e chiusi gli occhi lasciandomi cullare da quel vuoto.
Perché la polizia non stava indagando? C'era stato un omicidio, come era possibile che non fossero ancora arrivati a me? Io l'avevo ucciso. Le mie tracce di DNA erano sicuramente sul suo corpo. Perché allora ero ancora qua? Perché non ero in una cella? Perché non mi avevano ancora interrogato?
Perché io ero ancora vivo e lui invece no?
Dei passi riecheggiarono in quel silenzio, non alzai nemmeno lo sguardo avendo la certezza che fossero solo nella mia testa.
«Louis?», chiese una voce che purtroppo riuscii a riconoscere in un millesimo di secondo. Mi bloccai all'istante sollevando la testa sperando di sbagliarmi.
«Harry?», domandai confuso vedendolo lì davanti a me con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni neri.
«Bisogno di stare da solo?». Prese posto sulla panchina accanto a me.
No, Harry sono qua a divertirmi, non vedi?
Non risposi. Semplicemente restai fermo a guardare davanti a me.
«Tu perché sei qua?», ribattei guardandolo con la coda dell'occhio sperando che se ne andasse.
Avevo bisogno di ritrovare la mia pace interiore e con lui lì, invece, avrei trovato solo il mio rimorso. Quello era sempre pronto a uscire.
«Non riesco a dormire la notte. Passeggiare mi rilassa», spiegò appoggiando la schiena, «Vuoi che me ne vada?» aggiunse.
Mi girai a guardarlo e incrociai, per errore, i suoi occhi. Erano lucidi e fu come ricevere una pugnalata dritta al cuore.
Alzai le spalle, volevo che se ne andasse ma non potevo essere io a mandarlo via.
«È rilassante questo silenzio», ammisi allungando le gambe davanti a me e mettendomi le mani nelle tasche del giubbotto.
«Peccato che fa anche freddo»
«Prossima volta ricordati la coperta Styles, potrebbe essere utile». Pensandoci, sarebbe potuto essere davvero un'ottima idea il portarmela dietro e magari dormire sulla panchina; d'altronde lo facevano i barboni e se loro riuscivano a prendere sonno in quelle condizioni sarei potuto riuscirci anche io.
«Me ne ricorderò». Rise stringendosi nel suo cappotto, «Pensavo di essere io l'unico strano che passeggia nella notte, potrebbero tranquillamente arrestarci scambiandoci per maniaci», continuò la conversazione come se avesse il bisogno di sentire delle parole.
«Vero, potrebbero». Sollevai le spalle facendo un sorriso.
Bisognava ammettere che era un ragazzo simpatico. In un'altra vita saremmo potuti diventare ottimi amici, peccato non fosse quello il caso.
«Io vado verso casa Harry, ci vediamo in giro», salutai alzandomi lentamente e mi allontanai lasciando dietro il suo saluto.
Appena arrivato davanti casa di Niall mi ricordai di non aver portato con me le chiavi.
Cazzo.
Decisi di non svegliarlo e di andare verso la mia, solo per quella notte. Una buona scusa per prendere altri vestiti da portare dal mio migliore amico il giorno seguente.
In lontananza notai qualcosa di insolito.
Più mi avvicinavo al mio appartamento, più scorgevo una luce blu lampeggiare nella notte.
Erano lì. Le ultime persone che avrei voluto vedere ma che, inconsciamente, continuavo a sperare di incontrare erano lì davanti alla mia porta.
Era finita.
...
Angolo autrice
Il prossimo aggiornamento sarà, indicativamente, tra 2/3 giorni quindi continuate a seguirla per sapere cosa succederà!
Fatemi sapere cosa ne pensate e per qualsiasi dubbio o domanda scrivetemi qui su Wattpad o su Twitter @Gaia_Casciaro o utilizzando #LMMO
Vi ricordo, inoltre, che potete trovare la playlist della storia su Spotify cercando "LMMO".
Buona lettura!
G.
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