Capitolo 38:
"Tengo vicini amici e persone care
Perché senza radici l'albero cade"
Marracash, "Prova a prendermi"
...
L'essere umano non era perfetto, era pieno di difetti e problemi. Ogni volta che conoscevo un po' di più Harry, ogni volta che lo vedevo sorridere, ogni volta che lo vedevo triste; mi rendevo conto di quanto lui fosse l'eccezione al tutto.
Avevo sempre pensato che dipendere da una persona fosse uno sbaglio, credevo di diventare come un cane al guinzaglio incapace di poter decidere cosa fosse meglio per me. Quella considerazione mi aveva sempre fatto allontanare, ora invece, mi rendevo conto di dipendere dal suo sorriso e dalla sua voglia di vivere, non mi sentivo in gabbia, anzi mi sentivo più libero che mai.
La mattina seguente mia sorella mi chiese di accompagnarla all'università per firmare i documenti necessari al trasferimento del corso di studio e bisognava capire anche se servissero dei libri diversi da acquistare. Così mi feci coprire al lavoro da Niall e Stan.
«Louis?», mi chiamò qualcuno facendomi spaventare. Mi girai lasciando mia sorella davanti alla segreteria. Un ragazzo con i capelli castani tirati su con il gel e gli occhi scuri sventolò la mano attirando la mia attenzione.
Corrugai la fronte cercando di ricordarmi dove l'avessi visto.
«Il video», mi aiutò lui porgendo la mano.
«Jacob, giusto?»
«Esatto! Come mai qui?»
«Di passaggio». Portai le mani nelle tasche dei jeans imbarazzato.
«Va bene Lou, possiamo andare». Arrivò Char toccandomi la spalla.
«Lei è mia sorella». La indicai.
«Sono Jacob», si presentò allungando la mano verso di lei che la prese pronunciando: «Io Charlotte», per poi arrossire.
«Molto probabilmente passerò dal bar nel pomeriggio, ci vediamo Louis», concluse facendomi l'occhiolino.
C'è qualcosa che non va in lui.
«Chi era quello?»
«Una persona dal quale è meglio stare lontana, non mi fido di lui».
Mi scrutò attentamente per poi annuire.
«Non mi hai mai fatto vedere dove lavori, dici che potrei aiutare o altro?», chiese lei prendendomi la mano e trascinandomi fuori da quell'istituto.
«Senti Char, io preferirei evitare di stare troppo attaccati. Semplicemente perché non vorrei trovarmi discussioni al lavoro».Non volevo vederla ventiquattro ore al giorno, averla a casa andava anche bene ma al lavoro volevo la mia libertà di dire o fare qualunque cosa.
«Posso chiedere agli altri se da loro stanno cercando», aggiunsi subito vedendo la sua faccia intristissi, «Zay per esempio lavora in una bellissima pasticceria!», continuai camminando verso la macchina.
Effettivamente era strano pensare che quel ragazzo facesse le torte.
«Ora meglio pensare agli studi, poi mi organizzerò», ribatté lei aprendo la portiera. «Hai mai fatto un regalo ad Harry?», chiese poi appoggiando la mano sulla mia.
Scossi la testa, perché avrei dovuto fargliene uno?
«Venendo qui in pullman ieri, ho notato un negozio di gioielli davvero carino»
«Così con la scusa mi chiedi di comprarti qualcosa?»
«Potresti ovviamente ma non è quello il mio intento».
L'idea di un piccolo pensierino non era male, non ci avevo semplicemente pensato.
«D'accordo, fammi vedere», cedetti facendomi guidare fino a una piccola gioielleria di argento poco lontana dal nostro bar.
«Questa qui!». Appoggiò il dito sul vetro lasciando la sua impronta, seguii l'indicazione notando una collana molto fine e semplice con un ciondolo a forma di aereo.
«Costa poco ed è carina», continuò lei convincendomi sempre di più ad ascoltarla. «Tu quale vuoi invece?»
«Speravo me lo chiedessi! Quella lì». Ne puntò una a forma di cuore colorata di nero.
La tirai per il polso entrando nel negozio e ne uscii con due piccoli sacchetti azzurri.
«Vedilo come il mio regalo di benvenuto», dissi fiero di aver regalato qualcosa a due delle persone più importanti della mia vita.
«Grazie!». Le sue labbra umide toccarono la mia guancia scoccandomi un sonoro bacio.
Subito dopo la riportai a casa mia, lasciandole anche le chiavi di casa di Niall, in modo che potesse decidere dove sistemarsi.
In realtà, preferivo che si trasferisse da me. Non avrei voluto che a Niall pesasse avere per casa troppe persone. D'altronde c'ero già io lì a creare disagio, poi c'era Harry che, spesso e volentieri, dormiva e mangiava da noi; avere anche Charlotte avrebbe potuto farlo impazzire. Era meglio anticipare le mosse del biondo prima di ritrovarmi sbattuto fuori.
Parcheggiai davanti al bar notando Stan intento a fumarsi una sigaretta.
«Ehi!», salutò allungando la mano.
«Come sta andando?», chiesi fermandomi davanti a lui notandolo infastidito.
«C'è il tuo amico dell'altra volta, quello del video che parla con Niall. Io non lo sopporto». Sbuffò via il fumo e fece cadere la cenere sull'asfalto.
«Lo so l'ho incontrato prima e me l'ha detto, non possiamo mica mandarlo via», abbassai la voce sporgendomi per controllare a che punto fosse quel ragazzo e incrociai lo sguardo di Niall che mi supplicò di aiutarlo.
«Il biondo mi sta chiedendo aiuto». Gli sfilai la sigaretta dalle dita facendo un tiro per poi ridargliela.
«Dove scappi! Con Harry come sta andando?»
«Penso bene, è tutto nuovo per me», spiegai sentendomi a disagio a parlarne con lui. Fino a poco tempo prima commentavamo le ragazze e ora mi ritrovavo a commentare...Harry.
«Ci sei andato a letto?», chiese ridendo e io inizia a tossire strozzandomi con la saliva.
«I-Io...no! Cioè S-Stan che domande!», quasi urlai con voce stridula. Il mio imbarazzo era alle stelle.
«Tomlinson!», urlò Niall attirando la mia attenzione e salvandomi da quel momento con Stan, alzai il braccio in aria correndo subito verso di lui senza farmelo ripetere due volte, «Mi prendi quelle ordinazioni», ordinò indicandomi dei ragazzi appena seduti.
Feci una corsa verso il ripostiglio appendendo il cappotto e mettendomi il grembiule, tirai fuori carta e penna e presi le ordinazioni del tavolo in questione.
«Stanley si decide a rientrare o cosa?», mi sussurrò Niall appena lo raggiunsi al bancone. «Finché c'è lui no», spiegai indicando il ragazzo davanti a noi girato di spalle.
«Com'è andata con Char?». Andò a consegnare un caffè al tavolo.
«Ha firmato dei documenti e mi ha convinto a comprare una collana ad Harry», spiegai lavando le tazzine di caffè lasciate nel lavandino.
«E ha usato la scusa per farsi comprare qualcosa, giusto?».
Come conosciamo bene mia sorella.
Annuii ridacchiando.
«Ragazzi, buona giornata», salutò Jacob alzandosi e facendo l'occhiolino, mi voltai verso il mio amico pensando fosse rivolto a lui invece non c'era.
Deglutii sventolando la mano.
Era per me?
«Bentornato eh». Alzò le braccia al cielo Nì vedendo rientrare Stan appena uscì l'altro.
«Ma l'hai visto?», domandai confuso al biondo che scosse la testa non sapendo di cosa parlassi.
«Lasciamo stare, lo avrò immaginato», mormorai tornando a concentrarmi su altro, «E Nì, mi dispiace aver preso casa tua come un albergo», ammisi realmente dispiaciuto.
«Se mi avesse dato fastidio te lo avrei detto, Harry è simpatico e Char anche», rispose lasciandomi un foglietto con delle richieste.
«Cercherò di dormire anche da Harry, almeno ti lasciamo un po' di privacy», proseguii iniziando a fare dei cappuccini.
«Ma quale privacy devi lasciarmi? Sono solo come un cane», disse facendo un sorriso e sapevo non stesse scherzando.
Sentii il telefono vibrare nella tasca dei miei jeans, lo tirai fuori notando un messaggio del mio riccio: «Appuntamento questa sera?».
...
Finito di lavorare tornammo a casa, mangiammo e mi preparai per uscire con Harry. Ero agitato all'idea di dargli il regalo, non sapevo nemmeno se potesse essere di suo gusto.
Presi il sacchettino e, dopo aver salutato tutti, mi incamminai verso casa sua.
La strada era buia. Solamente qualche lampione illuminava la zona e se non fosse stata per qualche voce in lontananza, si poteva credere che quel paese fosse abbandonato.
Arrivai davanti la sua porta e bussai.
L'adrenalina mischiata all'agitazione mi faceva tremare le gambe.
«Ehi», salutò lui uscendo, gli feci un sorriso lasciandogli un bacio sulle labbra.
«Dove vuoi andare?».
Si chiuse la porta dietro di sé, «Ti porto in un posto». Mi prese la mano.
Annuii seguendo ogni suo passo.
Camminammo davvero tanto addentrandoci addirittura in una piccola strada buia e isolata che non avevo mai notato.
«Non mi vuoi stuprare in un vicolo vero?».
Intorno a noi c'erano solo palazzi diroccati.
«Certo che sì ma non credo ci sia bisogno di un vicolo buio per questo». Sollevò gli angoli della bocca tirandomi il braccio per farmi camminare più veloce.
Iniziammo a salire lungo una scalinata che ci portò in una parte rialzata della collina.
«Benvenuto nel mio posto preferito!», urlò spostandosi e lasciandomi ammirare quel panorama.
Era una piccola elevazione di terra, abbastanza alta, da permettere la vista del nostro piccolo paese illuminato da migliaia di luci.
Spalancai la bocca avvicinandomi alla sporgenza intorno alla quale c'era una staccionata in legno. Appoggiai le mani godendomi quella vista speciale.
«Lo so, fa lo stesso effetto anche a me ogni volta che vengo qui», disse lui circondandomi la vita con le braccia.
«Non sapevo neanche della sua esistenza», mormorai osservando attentamente tutti qui colori.
«Vieni qui». Mi tirò indietro senza lasciarmi andare e lo assecondai trovandomi poi seduto in braccio a lui su una panchina di legno marrone, si chinò prendendo qualcosa da sotto.
«Ti sei organizzato quindi», dissi notando una bottiglia di vino rosso e due bicchieri di plastica tra le sue mani.
«Volevo fosse perfetto», spiegò versandone un po' e mi spostai da lui rimanendogli però vicino.
«Ti ho fatto un regalo». Gli mostrai il sacchetto evitando di pensarci troppo. Lui sgranò gli occhi e lo aprì.
«Ma è bellissima», osservò attentamente la collana sul palpo della mano. «Me l'ha consigliata Char», ammisi non volendo prendermi il merito.
«Ha buon gusto la ragazza», scherzò girandosi di schiena, sollevò alcuni suoi capelli dal collo e aspettò che gliela allacciassi.
«Grazie Lou». Mi strinse le mani sorridendo come un bambino. «Avevo paura non ti piacesse». Mi avvicinai a lui e portai un braccio intorno alla sua vita attirandolo di più a me.
«Tranquillo, è davvero bella».
Sempre da sotto la panchina prese una coperta di pile, appoggiò la testa sulla mia spalla e lasciò a me il compito di sistemarla.
La sensazione di pace che si percepiva nell'aria era così naturale e perfetta.
Prese un bicchiere di plastica, con all'interno del vino, e me lo passò.
«Come conosci questo posto?»
«Uno dei primi giorni dopo essermi trasferito qui ho voluto esplorare, scoprire cosa ci fosse vicino e l'ho trovato. Me ne sono completamente innamorato, la sera soprattutto è uno spettacolo»
«Davvero bellissimo».
Una domanda prese a ronzarmi nella testa e la pronunciai senza nemmeno accorgermene: «Quando hai capito di essere gay?».
...
Angolo autrice
Penso che pubblicherò due volte a settimana, quindi, se i miei calcoli sono esatti, verso gli inizi di maggio sarà completata.
Vi invito a seguirmi su Instagram e Twitter @Gaia_Casciaro e di far leggere la storia alle vostre amiche!
G.
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