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Capitolo 31:

"I don't care what people say when we're together
You know I wanna be the one to hold you when you sleep
I just want it to be you and I fover
I know you wanna leave
So c'mon baby be with me
So happily"

One Direction, "Happily"

...

Non riuscii a stare attento neanche per un secondo alle conversazioni e alla storia, la sola presenza di quel ragazzo al mio fianco non mi permetteva di concentrarmi. Lui era lì, che sorrideva, che rideva, che mangiava manciate di pop e ogni tanto si girava per accarezzarmi la guancia con le dita ricoperte di sale.

Seguendo il mio istinto gli presi la mano attirando la sua attenzione verso di me e si sporse lasciandomi un bacio sulle labbra per poi fermarsi davanti al mio volto.

«Guarda il film», mi ammonì ridendo a bassa voce continuando a non distogliere lo sguardo. «Certo», mentii girandomi verso il film notando con la coda dell'occhio che, ora, quello distratto era lui.

Intrecciò le sue dita alle mie facendomi rigirare verso di lui. «Non guardavi il film?», sussurrai avvicinandomi al suo orecchio.

«Certo, infatti lo sto guardando».

Portò un dito sotto il mio mento avvicinandomi a lui in modo da baciarmi, chiusi gli occhi ricambiando quel bacio così delicato da farmi rabbrividire.

Può un solo ragazzo provocarmi tutto ciò?

Non mi ero mai sentito in quel modo, non avevo mai provato quelle sensazioni con nessuno e non mi ero mai concentrato su quanto importante fosse il sapere di aver qualcuno che pensava a te.

Mi staccai da lui senza aprire gli occhi mentre sentii la sua mano calda sulla guancia, «Sei più bello di qualsiasi film», mi sussurrò lasciandomi un bacio sul naso che, ormai, non aveva più quell'orrenda fasciatura.

Le mie guance andarono a fuoco completamente e un milione di farfalle cominciarono a svolazzare nel mio stomaco.

Avevo bisogno di sentirmi amato.

Avevo bisogno di tornare a sorridere.

Avevo bisogno di vivere, vivere la mia vita senza guardarmi dietro.

Avevo bisogno di voltare pagina e, forse, con lui sarei potuto riuscirci.

Io avevo bisogno di Harry, avevo bisogno di sentirlo vicino. E quella nuova considerazione mi faceva paura.

Poteva un assassino aver bisogno dell'unica persona a cui sapeva di aver fatto del male?

Era scioccante quanto stava realmente accadendo. Mai avrei pensato di poter anche solo pensare ad Harry in quel modo.

Il film andò avanti per un'altra ora e quando terminò entrambi non sapevamo cosa avessimo guardato.

Tornammo a casa di Niall in modo da stare ancora insieme; il biondo si era abituato ad averlo in giro per casa, anche se per poche ore.

Bussai con forza facendomi aprire dal mio migliore amico. «Ben tornati», borbottò lui stiracchiandosi per poi portarsi una mano sugli occhi lasciandoci entrare, «Ciao Harry», aggiunse appena gli passò vicino.

«Ciao Nì», salutò il riccio accennando un sorriso. «Dove siete stati di bello?», chiese subito curioso di avere informazioni.

«Ho mangiato il sushi!», esclamai contento.

Niall aprì la bocca sconvolto, «Io ho cercato più volte di portarti! Non è giusto che lui ci sia riuscito!»

«Io sono Harry Styles! Se non ce la faccio io chi ci riesce?», si gonfiò passandomi una mano tra i capelli per scompigliarli mentre fuggii verso la cucina per prendere qualcosa da bere.

«Nì», lo chiamai guardando il frigo completamente vuoto, «La spesa, di nuovo!»

«Vero. Andiamo domani sera dopo il lavoro?»

«Assolutamente», continuai frugando nei cassetti per trovare qualcosa da bere.

«Mi sembra di avere una confezione d'acqua nel ripostiglio, Harry puoi andare a controllare?».

«Dopo mi racconti!», esclamò il biondo cercando del cibo, Harry tornò con una cassa d'acqua tra le braccia mostrando i suoi muscoli, davvero ben definiti.

Rimasi come ipnotizzato a guardarlo, il suo fisico era muscoloso ma non avevo visto attrezzi a casa sua, probabilmente andava in palestra a mia insaputa.

«Hai sentito Calvin?», chiesi abbastanza convinto che avesse chiamato anche lui.
«Mi ha chiamato questa mattina, perché?», rimase confuso.

«Ti ha chiesto di aiutarlo?»

«Sì, ma gli ho detto che non voglio prendermi un pugno da Zayn»

«Mi ha chiesto di esserci quando parlerà con Zayn, forse con noi lì non farà nulla».
Era troppo ottimistico da parte mia pensare a un comportamento sensato, d'altronde era la sua ex ragazza e ogni sua mossa era dettata da un istinto di gelosia.

Niall alzò le spalle sbadigliando, «Che organizzassero a casa loro, casa nostra è sempre uno schifo», si lamentò sedendosi sul divano e mi soffermai sulla parola Nostra. Non era più casa solo di Niall Horan ma era diventata anche la mia.

Il biondo andò in camera sua per mettersi il pigiama mentre io rimasi seduto al tavolo della cucina con Harry, «Non tornerai più a vivere a casa tua?». Una domanda a cui tentavo di rispondere da tempo senza riuscire a farlo.

«Sto bene con Niall», risposi semplicemente, pensare di tornare a vivere da solo mi faceva venire i brividi.
Non potevo e non volevo.

Lui annuì e la sera la passammo tutti e tre a chiacchierare scoprendo come Harry fosse stato uno studente universitario prima di iniziare a lavorare al negozio di vestiti.

Era interessante sapere di più sulla sua vita e sulle piccole cose che lo avevo portato a essere la persona stupenda che era.

Aveva svolto i primi due anni alla facoltà di economia, troppo impegnativa per portarla a termine e poi si era innamorato di quel nostro piccolo paese volendo rimanere qua. Effettivamente c'era tutto l'essenziale: negozi di abbigliamento, bar, pub, discoteche, l'università e, in più, era un luogo sereno dove poter portare i bambini lontani da una grande metropoli.
Inoltre, Londra era a poche ore di distanza e durante i weekend poteva essere una meta molto divertente e bella da visitare, soprattutto per i turisti.

Avendo abitato lì per anni, non ci trovavo niente di eclatante. Per me era solo una città come tante altre.

Niall invece raccontò di cosa lo aveva portato lì, di come aveva provato a farsi una nuova vita lontano da tutti, un po' come me, senza però riuscirci per i primi anni essendo troppo giovane per badare da solo a sé stesso.

«E tu Louis?», chiese infine il mio ragazzo.

Arrossendo lo guardai catapultandomi in ricordi lontani di cui mi ero quasi scordato.

E raccontai. Raccontai un pezzo importante del mio passato che, al solo pensiero, mi procurava tristezza.

«Il rapporto con i miei genitori è sempre stato tormentato, ero il ragazzo ribelle che voleva andare sempre e solo a ballare, il tipico giovane che voleva solo divertirsi senza studiare, godendosi a pieno la sua immaturità. Uscivo in continuazione non dicendo niente a nessuno», presi parola fermandomi un secondo per inumidirmi le labbra, «In realtà, uscivo solo per ubriacarmi con quelli che consideravo i miei amici, con loro pensavo di avere un rapporto speciale destinato a durare nel tempo ma, purtroppo, capii tardi quanto non fosse realmente così».

Guardai Niall rendendomi conto che quella storia non l'aveva mai sentita nemmeno lui, difatti si appoggiò allo schienale del divano toccandomi la gamba.

«Un giorno i miei genitori mi misero davanti ad una scelta: loro o i miei amici. Non ci pensai due volte a scegliere quest'ultimi. Mio padre il giorno stesso mi portò davanti la porta di casa due valige con i miei vestiti all'interno, dicendomi di andarmene». Abbassai lo sguardo sorridendo amaramente.

Feci un respiro profondo e continuai: «Così ho preso tutto e sono andato a bussare alle porte dei miei amici». Risi, «Tutte porte in faccia dando la colpa alle proprie famiglie che non volevano estranei a casa, così fui costretto a tornare dai miei con la coda fra le gambe», terminai alzando le spalle sentendomi solo ridicolo.

«Poi ho conosciuto il mio biondo!», esclamai abbracciando Niall e scompigliandogli i capelli. «Si può dire che ci siamo salvati a vicenda», ammise lui ridendo fragorosamente.

«Come siete arrivati qua?», continuò Harry non capendo il nesso nella mia storia. «Un giorno decisi di cambiare tutto. Me ne andai da casa dei miei, con i pochi soldi che avevo e presi una camera in affitto. Trovai lavoretti in giro racimolando un po' di soldi e mi iscrissi al primo anno dell'università che noi di Londra chiamiamo College, quello proprio qua dietro e nella mia classe c'era il signorino». Lo indicai compiaciuto.

«Cinque anni fa», ricordò l'altro.

«Il college lo lasciammo esattamente un anno dopo, nessuno dei due aveva intenzione realmente di laurearsi, era solo un modo per passare il tempo».
Ricordarlo era così strano perché sembrava passato davvero troppo tempo.

«Ho dovuto fare due lavori per mettere via abbastanza soldi per andare prima in affitto e poi per comprare la casa dove vivo, i miei non si sono mai interessati sul come facessi a rimanere a galla, venivano e vengono tutt'ora solo a controllare ogni tanto se sono vivo. Qualche anno dopo abbiamo iniziato a lavorare al bar stringendo amicizia con il nostro tossico Stanley». Risi compiaciuto.

Pensandoci ricevere quella batosta dai vecchi amici era servita per arrivare a conoscere i miei migliori amici e poi il nostro gruppo.

Anche se una cosa poteva sembrare negativa in un preciso momento, non voleva dire che dopo qualche anno non si potesse trasformare in una grossa opportunità per cambiare la propria vita.

Pensandoci lucidamente, mi rendevo conto di quanto importante sia stato il mio passato per avere riflessi sul mio futuro.

Di problemi il mondo ne era pieno. Ma la vita era quello, era rischiare, era trovarsi di fronte ad una scelta e prendere quella che più ci faceva paura. Solamente giocando tutte le nostre carte si poteva dire di aver vissuto veramente.

...

Angolo autrice

Piccola precisazione visto che me l'avete chiesta in tanti: Margie è la ragazza di Zayn che fa la cheerleader e Cal, un loro amico, che era innamorato di lei da anni.

Il prossimo quando lo volete: giovedì sera o venerdì?

Se avete altre domande o dubbi sono qui!

G.

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