"98°: L'incubo di un prigioniero"
Mattia
È ormai calata la notte. Nonostante siamo in estate in questo posto si gela, anche se forse la cosa non è poi tanto strana poiché si tratta comunque di una cantina. Il gelo entra nelle ossa e la mia voce riecheggia tra le pareti, ma nessuno la sente. Forse solo Bruno e Salvatore, che dovrebbero essere di sopra, ma loro non mi faranno uscire presto da qui. Afferro il foglio che Serramanico mi ha dato e lo guardo per qualche secondo.
Certo, per loro è importantissimo che Michele esca di prigione. Michele: il Paladino della Giustizia, il Robin Hood più povero dei poveri che difende, l'idealista che va contro i soprusi rischiando la sua stessa vita!
Il mio caro fratellino avrà mandato quei due affinché mi tenessero segregato qui dentro. In fondo lui è più intelligente di quanto non sembri. Dovrei aspettarmi una sua vendetta dal carcere nel quale lo tengono, giusto?
Mi dispiace, ma io non lo farò uscire! Lo detesto con tutto me stesso!
Lo detesto, perché è maledettamente perfetto nell'anima, anche se resta indietro in denaro e si spezza la schiena per lavorare. O meglio: era quello che faceva prima dell'arresto. È davvero insopportabile quel suo essere tanto protettivo con la gente... e soprattutto: con lui in mezzo non potrò mai riavere Angela!
Quella stupida mi ha denunciato ed io la voglio di nuovo... e insieme a lei voglio quell'altra ragazzina che impazzisce per mio fratello, non capendo che lui non fa altro che prendersi gioco di lei. A chi piacerebbe una ragazza come quella? Forse solo a un pazzo!
Però c'è da dire che quella ragazzina ha il suo nonsocché fisicamente... candida, delicata... un tenero scricciolo che mi piacerebbe utilizzare per poterci giocare.
Nonostante il pavimento scomodo riesco ad addormentarmi...
Riesco a vedere un volto, ma non lo distinguo bene, perché sono in penombra. Mi tiro leggermente su e cerco di guardarlo meglio, ma c'è qualcosa che, per qualche assurdo motivo, me lo impedisce.
"Chi sei?" chiedo con un filo di voce, come se avessi paura della risposta che potrebbe darmi quel volto senza un nome.
"È inutile che io te lo dica... tu preferiresti vedermi all'altro mondo" mi risponde quella persona e i brividi percorrono tutta la mia schiena.
"T-tu... Mi-Michele..."
Vedo una catena legata attorno alle sue braccia e vedo che se ne trascina dietro un'altra.
"Proprio io! Michele! Cosa c'è? Ti sorprende vedermi... nello scantinato in cui sei, vero?" mi chiede lui, con un tono che non gli ho mai sentito utilizzare prima d'ora. Un tono di superiorità.
"Ti... ti hanno già..." provo a chiedere, ma la risposta mi arriva come un secchio d'acqua gelida che mi viene gettato in pieno viso.
"Ti sarebbe piaciuto vedermi soffrire, non è vero? Ma no... non sono stato eliminato dalla faccia della Terra. Non ancora, almeno!"
Mi accascio a terra e sento il rumore di quelle due catene che vengono trascinate verso di me. Vedo degli occhi che sembrano vuoti, ma continuano ad osservarmi... poi, alle spalle di mio fratello che adesso vedo abbastanza nitidamente, compare una piccola figura completamente bianca, tranne che per i capelli ricci e due occhi marroni completamente spalancati e... completamente spenti, privi di qualsiasi luce.
"Perché mi hai fatto questo, Mattia?" mi chiede una nuova voce, che appartiene a quella figuretta bianca.
"Dora..." sussurro sentendo il mio cuore battere all'impazzata.
Prendo un foglio che è al mio fianco, sul quale sono scritti i loro nomi e lo faccio in mille pezzi.
Michele stringe forte i denti e Dora lancia un urlo disperato.
"PERCHÉ MI FAI QUESTO?"
Mi copro le orecchie con le mani, ma mi sento strattonare da due mani femminili. Sono fredde: gelide!
"Eh no! Devi ascoltare tutto, disgraziato! È chiaro? Devi sentire tutto il dolore che abbiamo provato noi tre! Tutto il dolore che ho dovuto provare io a causa tua!"
"Angela... ti prego, lasciami! Lasciami andare, ti prego!" dico, ma lei, con una mano ghiacciata, stringe le mie braccia e con l'altra mi chiude la bocca.
"Neanche per sogno! Stavolta quello che dovrà patire le pene dell'Inferno sarai tu, per tutto il male che hai riversato su di noi!" grida lei.
Apro la bocca e mordo con forza la sua mano, ma lei sembra non avvertire nessun tipo di dolore.
"Io sono il tuo incubo. Non puoi farmi alcun male, Mattia!"
"Noi siamo il tuo incubo, Mattia! Non puoi farci nulla di male, perché il male lo farai a te stesso!" mi sussurra Dora, dall'altra parte dello scantinato. La sua voce è dolce come al solito, come se quella figurina completamente pallida non fosse un incubo.
Le lacrime rigano le mie guance. Un altro gelido contatto le spazza via, provocandomi un tremendo dolore.
Angela vuole farmi male, lo sento. Vuole farmi male perché dice che io gliene ho fatto quando era praticamente una ragazzina innocente. Le lacrime continuano a scendere e più ne scendono, più quel contatto freddissimo diventa intenso, come il dolore.
"Se continui a piangere avvertirai più dolore, Mattia" mi dice Dora a bassa voce. Lei sembra quasi provare pena per me. Lo fa perché sono un essere umano.
"È questo che abbiamo provato noi, Mattia! È questo!" mi dice Michele serrando i pugni lungo i fianchi ed io piango più forte, perché voglio che questa maledetta ragazzina lasci la presa sulle mie braccia e che se ne vada al diavolo una volta per tutte.
Lei sembra avvertire i miei pensieri, perché stringe ulteriormente la presa sui miei polsi, facendomi urlare dal dolore. La sua mano torna sulla mia bocca e la chiude di nuovo.
Dora e Michele restano immobili... non mi aiutano. Non fanno nulla per salvarmi. Mi lasciano cadere.
"Noi siamo il tuo peggiore incubo, Mattia! Non potrai farci del male!"
"Noi siamo il tuo peggiore incubo, Mattia! Non potrai farci del male!"
"Noi siamo il tuo peggiore incubo, Mattia! Non potrai farci del male!"
"NOOOOOOOOOO!"
Mi sveglio di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore, e scopro che tutto quello che è successo è stato solo un incubo.
Mi alzo, inizio a colpire la porta di legno e a gridare: "FATEMI USCIRE DA QUI! APRITE QUESTA PORTA!"
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