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"91°: Una speranza per Michele [parte 1]"

Bruno
Controllo per l'ultima volta lo stato di salute di Salvatore e sembra che i suoi valori adesso siano tornati normali.
"Salvatore... devo dirti qualcosa che non ti piacerà per niente" gli dico chinando la testa.
"Di che si tratta, Bruno?"
"Temo che denunciare quel disgraziato non basterà perché ottenga la punizione che merita!" dico portando le mani al petto. Ho paura di quello che sto per dire a Serramanico, ma devo farlo per mia sorella.
E non solo... anche Angela merita giustizia e temo che la polizia non gliela darà poi così facilmente.
"Che vuoi fare, dottore?" chiede Salvatore.
"Voglio che lui stia qui... che non possa uscire. Voglio che lui viva lo stato di prigionia di mia sorella e del povero Michele. Lui ha fatto di tutto perché lei non si sentisse in trappola, ma lei lo era e questo è successo solo per colpa di quel maledetto!"
"Sei diventato matto, per caso? Se lo facessimo ci finiremmo noi dietro le sbarre e Mattia avrebbe la possibilità di fare quello che diavolo gli pare alle persone che amiamo. Potrebbe agire indisturbato e sarebbe soltanto colpa nostra!" esclama furente.
"E quindi lui la passa liscia anche stavolta!"
"Cosa credi, che a me non piacerebbe riempirlo di botte fino a sentirlo implorare pietà? Ma non possiamo, perché questa maledetta giustizia ha preso la persona sbagliata e nessuno ci crederà se diremo che questo maledetto è un animale, e i mostri diventeremo noi. Io non voglio finire dietro le sbarre... non prima che Mattia vi entri e che Michele ne venga fuori!"
Lo guardo negli occhi. Quegli occhi che sembrano sempre lanciare fiamme.
"Devi esserti affezionato un bel po' a Michele per dire questo." gli dico.
"Non avrei potuto fare diversamente dopo averlo visto difendere a spada tratta tua sorella... dopo aver visto quanto lei si sia legata a lui durante il periodo in cui è rimasta insieme a lui per sfuggire a Mattia. Lei aveva molta paura di me ed io gliene davo altre ragioni... le parlavo in codice, le dicevo delle cose che a qualsiasi ragazza farebbero paura, e lui riusciva a tranquillizzarla tutte le volte, standole vicino e proteggendola da chiunque osasse toccarla, persino da me."
"Capisco... e ti dirò: non hai tutti i torti!"
"Bruno, fidati: è meglio che di lui si occupi chi di dovere e che noi ci occupiamo soltanto delle persone che ci stanno a cuore."
"Lo so... ma se penso a quello che ha fatto ad Angela... e a quello che voleva fare a Dora, mi viene voglia di prenderlo per il collo come una gallina e strangolarlo in questo momento!"
Salvatore si schiarisce la voce per coprire le mie ultime parole, come se avesse paura che qualcuno di sconveniente potesse sentirmi dire quelle cose di Mattia.
"Lo farei anch'io... ma non è bene dirlo ad alta voce, te l'assicuro! Chi ti dice che la polizia non mi controlli, che Mattia non abbia fatto anche il mio nome?" dice, stavolta con un tono più pacato.
"Lo capisco." dico passandomi una mano sulla fronte. Perché dev'essere tutto così difficile?
"Senti, vai al commissariato... però prima dirò a delle persone di accompagnarti con le armi alla mano. Mattia potrebbe essersi svegliato e potrebbe aver scoperto che qualcuno ha preso quelle cose dal casale. Se le portassi al commissariato senza precauzioni lui potrebbe coglierti di sorpresa, togliertele con la forza o peggio. Ormai è chiaro che Mattia è capace di qualsiasi cosa per i suoi sporchi fini..."
Annuisco. In genere non farei una cosa del genere, ma la polizia non mi tutelerebbe e gli unici su cui posso contare sono i membri della banda di Salvatore, che, per quanto mi ha detto lui, saranno armati per proteggermi.
Serramanico si mette in contatto con delle persone, mi affida le prove della colpevolezza di Mattia e io resto in attesa.
Dopo circa mezz'ora una strana scampanellata mi riscuote dai miei pensieri e chi entra sono cinque ragazzi con addosso delle cinture tipo quelle dei bravi di don Rodrigo e degli enormi foderi in pugno. Mi vengono quasi i brividi a guardarli, ma so che non mi faranno nulla di male visto che il loro capo li ha assoldati semplicemente per proteggermi.
"Stamme ccà! Ch'avimma fà?" ["Siamo qui. Cosa dobbiamo fare?"] chiede uno dei ragazzi.
"'O verite a 'stu giovane? È 'o dottore De Luca e adda purtà cierti ccose 'o commissariato pe dà 'na mano a 'nu cumpagno ca è juto carcerato senza colpa. Vuje l'avita accumpagnà e difendere si chillu disgraziato ca c'ha purtato a chesto se permette 'e s'avvicinà a isso. Avite capito?" ["Lo vedete questo ragazzo? Lui è il futuro dottor De Luca. Voi dovete accompagnarlo al commissariato, perché lui deve portare delle cose che aiuteranno molto un nostro compagno che è finito in galera senza colpa e proteggerlo se quel disgraziato che ci ha portati a questo punto dovesse anche solo avvicinarsi. Avete capito?"]
Tutti si limitano a fare un gesto con la mano, come per dare una risposta affermativa, e mi si posizionano intorno, in modo che Mattia non possa farmi niente. Mi dirigo verso l'uscita con quel piccolo drappello, usciamo, ovviamente non passando inosservati, e dopo un po' arriviamo di fronte al commissariato. Loro là dentro non possono entrarci, quindi a quel punto faccio un gesto che indica il fatto che è meglio che aspettino fuori.
Suono il campanello e per fortuna chi mi apre è proprio il commissario di ieri sera, quello al quale ho chiesto un permesso perché mia sorella possa accedere alla cella in cui si trova il povero Michele.
"Signor commissario, devo parlare con lei. È molto importante." gli dico, sentendo il cuore che batte a duemila.
"Si tratta della richiesta che mi ha fatto ieri?" mi chiede lui. "Per quella le novità non si ottengono in quattro e quattr'otto, anche se, trattandosi di Michele, vorrei aiutarla con tutto il cuore."
"No, signor commissario. Non si tratta di questo, ma ha comunque a che vedere con lui."
"Allora mi segua. Vediamo se questo può aiutarci a tirarlo fuori da quel posto che gli sta fin troppo stretto!"

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