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"9°: Giro turistico, complimenti e conversazioni"

Dora
Sto iniziando a pensare di aver stabilito una specie di legame telepatico con Michele, perché ci svegliamo quasi contemporaneamente. Lui non sposta subito il braccio dal mio corpo, ma lo sento muoversi.
"Buongiorno" mi dice con il suo solito tono pacato.
"Buongiorno" lo ricambio con lo stesso tono di voce.
"Stai meglio?" mi chiede.
"Sì, mi sento molto meglio. E tu?" gli chiedo con esitazione.
"Che vuoi dire, Dora?" chiede.
"Ecco... ieri mi è sembrato che qualcosa ti turbasse. Stai meglio?" chiedo.
Per una frazione di secondo lo sento irrigidirsi, ma subito dopo mi risponde in modo affermativo, in modo talmente naturale da farmi credere che la rigidità che ho percepito in lui sia solo una cosa che io ho immaginato.
"Piccola, ricordi che ti ho promesso di farti vedere la casa?" mi chiede Michele.
Questo mi permette di distrarmi ed il mio sorriso si allarga.
"Iniziamo dalla stanza?" chiede gentilmente.
Io annuisco, lui si tira su e io lo imito per poi scendere dal letto.
"Vieni, appoggiati qui."
Porta la mia mano dietro la sua spalla e lo sento muoversi. Lo seguo e fatta in questo modo è tutto abbastanza semplice... ma ora viene il bello: come faccio da sola?
"Tu riesci a capire dove si trovano le persone che hai intorno?" mi chiede ed io annuisco nuovamente, troppo imbarazzata da quel contatto fisico per rispondere a parole.
"Okay. Facciamo una prova" dice.
Torniamo allo stesso punto di prima, poi lui mi dice: "Aspetta che io mi fermi, poi prova a raggiungermi. Nel caso in cui non riuscissi a capire dove sono dimmelo: mi farò notare, va bene?"
Provo a rispondergli verbalmente, ma la mia gola è secca e m'impedisce di farlo e mi tocca rispondergli sempre con un cenno d'assenso.
Lo sento spostarsi per la stanza, poi si ferma e per confermarmelo batte le mani un paio di volte. Mi alzo, cammino dritta per un tratto, sfioro l'armadio e giro a sinistra per poi trovarmi a fare una virata a semicerchio e raggiungere un comodino. Credo che lui sia fermo qui, ma sono in dubbio, quindi alzo leggermente la mano destra.
"Sono qui" mi dice prendendomi la mano.
Finalmente riesco a recuperare un filo di voce e gli dico: "Grazie."
"La camera è piccola, dovresti farcela" mi dice con dolcezza. Mi sento un po' insicura, quindi lui mi stringe la mano e dice: "Tranquilla, andremo con calma. Anche la memoria più allenata non può immagazzinare tutte le informazioni che riguardano una casa in una sola giornata, quindi ci andremo piano, sta tranquilla!"
Lo ringrazio di nuovo, mi volto di spalle e cerco di tornare al posto di prima, verso l'altro comodino, ma senza andare verso l'armadio, solo che inciampo in un piede del letto.
Sento due braccia avvolgermi la vita ed ovviamente capisco chi mi sta sostenendo.
"Vieni... torna indietro." dice tenendo le mani intorno alla mia vita e facendomi voltare. Si sposta nuovamente dietro di me e mi riconduce verso il comodino alla sinistra del letto.
"Prova a ripercorrere questo tratto sfiorando il letto e laddove serve cerca di restare in linea retta... io non me ne intendo e potrebbe essere una stupidaggine, ma forse ti servirà a capire come muoverti."
Ripercorro quel tratto sfiorando con un ginocchio il letto e dato che sto camminando piano, a differenza di prima, non cado.
Ripercorro quella strada varie volte e man mano prendo una sorta di confidenza con l'intera stanza.
"Però! Lo sai che sei veloce?"
"Mi stavi cronometrando?"
"Ci ho provato. Una decina di minuti è stata necessaria, ma io ci metto molto di più..."
"E tu gli occhi ce li hai!" gli dico.
"Precisamente!"
Lo sento riprendere la mia mano, poi mi dice: "Ti andrebbe di prendere qualcosa al bar qui di fronte?"
"Va bene... ma dato che ho dei soldi in quello zaino pago io!" rispondo. Lui tenta di ribattere, ma io non voglio che lui debba pagare per me e alla fine, in un modo che non mi è chiaro, la spunto.
Cerco di ricordare dove si trova il bagno e dopo aver preso degli abiti cerco di andarci, ma sbaglio porta e mi ritrovo nel ripostiglio.
"Non questa, ma la porta che si trova accanto a questa, dal lato destro." mi dice Michele per poi farmela sfiorare con due dita.
Entro, appoggio gli abiti sulla lavasrice, che anche lui, come me, ha proprio im quella stanza, e mi butto sotto il getto d'acqua. In genere ci metto tempo, ma non trovandomi a casa mia sono molto rapida.
Dopo essermi vestita esco velocemente e mi sento sfiorare il viso, che viene tirato su, ma con delicatezza.
"Lo sai che sei bellissima?" mi dice.
"Ma non ho fatto grandi preparativi... io li detesto i preparativi tipici del mio genere!"
"E chi ha detto che una donna è bella soltanto quando passa ore davanti ad uno stupido specchio?" mi chiede. "La vera bellezza è nella semplicità delle persone."
Mi sciolgo completamente, recupero dallo zaino il bastone bianco e seguo il ragazzo che mi sta stravolgendo la vita fuori dalla casa.
Camminiamo per un breve tratto, poi sento il rumore di tazze sfregate le une contro le altre.
"È questo?" chiedo.
"Esatto! In realtà è solo la seconda volta che ci vengo, ma è un posto carino, quindi volevo portarci una ragazza carina!"
È la seconda volta in cinque minuti scarsi che mi dice che sono carina.
Entriamo in quel bar e mentre lui sceglie un caffè per tirare avanti durante la giornata, io prendo una cioccolata calda perché ho molto bisogno di scaldarmi data la temperatura di gennaio.
"Cosa ti piace fare?" mi chiede all'improvviso.
"Beh, mi piace sia recitare che cantare, ma non riesco a fare né l'una né l'altra cosa..."
"Perché non ci riesci?"
"Perché mi vergogno molto."
"Ho notato che sei molto timida."
"Certo... come non notarlo?" dico girando nervosamente il cucchiaino nella tazza.
"Beh, credo che tu abbia notato che io non..." dice, ma di colpo si blocca.
Michele
Mentre parlo con lei volto un attimo lo sguardo e vedo Mattia che la guarda intensamente, come se la stesse studiando.
E adesso che faccio?

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