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"84°: Voglio tornare ad aver cura di me"

Angela
Ritorno all'ospedale, con le parole di mio fratello in testa, che si ripetono senza un'interruzione.
"Vivi anche per me." ha detto. Ma come faccio?
Le lacrime scorrono velocissime sulle mie guance e le mani tremano. Ne passo una sulla guancia colpita da quel poliziotto. Mi fa malissimo e ho visto negli occhi di Michele il desiderio di sfiorarla con delicatezza per farmi passare almeno il dolore fisico. Non so come faccia, ma quando qualcuno mi fa del male lui lo fa sempre e questo gesto mi fa passare il dolore, anche se non proprio istantaneamente.
Forse sarà per il modo in cui mi sono sempre rapportata con lui che il suo modo di fare agisce su di me, facendomi passare anche un dolore fisico. Ma per il dolore che ho dentro c'è solo una cura e sarebbe vederlo uscire da quella dannata cella, nella quale è stato sbattuto senza colpa. La cosa peggiore è che io ho sentito tutto... ho sentito quel poliziotto dire che si era lasciato corrompere da quel mostro che mi ha distrutta.
Arrivo in ospedale e sento una mano afferrare subito la mia. Mi volto e vedo Tommaso.
"Angela, vieni! Ci sono buone notizie, finalmente!" mi dice portandomi con sé attraverso un lungo corridoio.
"Buone notizie..." riesco a dire con un soffio di voce.
Lui si sofferma sul mio viso ed io divento di ghiaccio.
"Chi è stato a farti questo?" chiede.
"Lascia stare."
"Angela, dimmelo! Dimmi chi è stato, ti prego!" mi dice.
Scuoto la testa. Non voglio parlarne.
"Piccola, non aver paura. Io e te siamo amici. Sono un collega di Michele, mi conosci, non potrei mai farti nulla di male!"
"Non chiedermelo, per favore! Non me lo chiedere" lo supplico. Mi sento una stupida. Non faccio altro che piangere negli ultimi giorni, ma per fortuna lui non è uno di quelli che ridono di queste reazioni. Tommaso mi lascia la mano e mi attira a sé.
"Tranquilla, va tutto bene." mi dice. "Se non vuoi parlarmi di questo non te lo chiederò più, ma calmati, ti prego, calmati!"
"Non sai come l'hanno ridotto, quei due maledetti! Michele è malato, ha la febbre altissima, e non si degnano nemmeno di chiamare un medico! Lo lasciano semplicemente là e lui sta male, ha bisogno di cure mediche, Tommaso! E poi... la cella era aperta. Io sono entrata perché la sua cella era aperta e uno di quei poliziotti voleva cacciarmi con la forza... quell'uomo odia mio fratello, lo odia! Lui mi ha difesa e per parlare da solo con me... per calmarmi... mio Dio, povero Michele! Lui si è fatto persino legare!"
"Angela! Santo cielo, calmati! Se continui in questo modo ti sentirai male."
"Se io mi sentissi male potrei venire qui, farmi aiutare da un medico. Michele non ha più neanche questo!"
"Ascoltami... vieni con me. Io lo so che Michele sta male... ma forse ti farà bene parlare con Bruno, oppure con Salvatore."
"Ma loro non... non possono..."
"Certo che possono! Si sono svegliati!"
"Che? Quando?"
"Bruno due ore fa... Salvatore da circa cinque minuti. Avanti, vieni!"
Tommaso mi porta con sé e mi fa fermare davanti a una delle tante porte bianche, che per me ha assunto un vero significato soltanto perché dietro di essa ci sono delle persone che amo.
Appena la porta viene aperta vedo due lettini coperti da lenzuola bianche come la maggior parte delle cose che sono in questo maledetto posto.
"Ciao Angela!"
La voce di Bruno mi fa battere forte il cuore. Lui è vivo e sta bene.
O almeno è questo quello che mi sembra di capire... Bruno sta bene!
"Bruno..." dico in un sussurro.
Mi volto verso l'altro letto. Non riesco a vedere bene il volto del ragazzo su quel letto, ma so perfettamente di chi si tratta. Sto imparando a riconoscere le voci, proprio come Dora, che sta soffrendo quanto Michele.
"Angela! Sono qui!" dice Salvatore, ed è da questo che lo riconosco. "Sto bene, vedi? Sto bene, e questo è solo merito tuo, perché mi hai donato un po' di te per salvarmi la vita."
"Io... io te lo dovevo..." sussurro.
"Non mi dovevi proprio niente!"
"E invece te lo dovevo... tu mi hai salvata da Mattia e questo per me è tanto. Anzi! Tutto!"
Vedo che Salvatore cerca di liberarsi da quella maschera in ferro che ha sul viso, ma io gli faccio segno di lasciar perdere. So che lui mi vede, infatti si ferma e torna a sdraiarsi più comodamente sul suo letto, coperto da quel lenzuolo bianco.
Io mi avvicino a quel letto e Salvatore mi afferra la mano.
"Sono contento che tu abbia deciso di denunciare quello che quel mostro ti ha fatto passare." dice togliendo la sua mano dalla mia e sollevando leggermente la mia maglia per poi rimetterla immediatamente giù poiché sa che mi vergogno.
"Questa pelle è troppo delicata e candida per un insulto come questo" mi dice.
Mi ritorna in mente quella maledetta notte.
Mattia che incide sulla mia schiena quella parola cattiva con un coltello.
Ricordo il giorno in cui mi guardai allo specchio, durante la degenza in ospedale, e quel giorno ebbi una tremenda crisi.
Fu proprio Michele ad accorgersene.
Avevo deciso di alzarmi, perché volevo vedere in che condizioni era il mio corpo. Non sapevo perché, ma volevo farlo e avevo anche bisogno di togliermi di dosso quel senso di impuro, di sporco, che Mattia mi aveva lasciato e che non mi avrebbe più abbandonata.
Andai nel bagno dell'ospedale e tolsi il camice bianco di non so che tessuto. Mi avvicinai allo specchio e per qualche istante esitai, ma poi decisi di guardarmi. La vidi completa, la mia immagine.
E lessi. Lessi quella parola. Quell'orribile parola incisa sulla mia pelle.
"NOOOO!" urlai con tutto il fiato che avevo in gola, fino a sentirmi quasi mancare. Scarto. Sarei stata soltanto questo d'ora in poi... nient'altro che questo.
"Angela!" La porta del bagno si aprì all'improvviso alle mie spalle.
"No! Non mi guardare, Michele! Sono uno scarto... io sono orribile!"
"Non è vero, Angela!" mi disse lui, avvicinandosi a me. Sentivo il suo sguardo sulla mia pelle, ma quello sguardo sembrava accarezzarmi. Non voleva scavarmi dentro.
"Amore mio, non piangere! È chi ti ha fatto questo segno sulla schiena lo scarto, non tu! Tu sei bella!"
Le sue braccia erano allargate, ma lui non si muoveva. Non voleva avvicinarsi a me perché forse sapeva che se l'avesse fatto mi sarei spaventata, pensando che anche lui volesse farmi del male. Lui non sapeva chi mi avesse fatto del male, ma sapeva che qualcosa era successo quella notte... che qualcuno mi aveva aggredita.
Allora mi decisi: mi voltai verso di lui e mi gettai tra le sue braccia, lasciandomi cullare dai suoi movimenti ritmici e delicati sulla mia schiena. Era particolarmente delicato quando sfiorava il punto in cui era scritta quella parola orribile.
"Sfogati, tesoro mio. Tira fuori tutte le lacrime che devono uscire dai tuoi occhi. Io sarò qui, accanto a te... ma solo se tu lo vorrai, te lo prometto!"
Mi lasciai andare ad un pianto liberatorio, con lui che mi cullava come fossi una bambina che aveva bisogno d'affetto. E in quel momento la verità era proprio quella. Io ero solo una bambina spaventata dalla vita in quel momento... soltanto quello.
"Angela! Angela!" Salvatore mi scuote forte per una spalla, facendomi tornare alla realtà.
"Me lo ammazzano, Salvatore! Tu, Bruno e Michele mi avete convinta a denunciare Mattia, ma l'ultima persona che dovrebbe finire alla corda sta per perdere la vita per colpa di quel mostro... e per colpa mia!"
"Angela, questo non è vero! La colpa non è tua!" dice Bruno. "Parli come mia sorella. Anche lei dice questo. Sta malissimo, ha la febbre, e continua a dire che se Michele è in carcere è solo colpa sua!"
Dora
Il dottor Riccardo continua a dirmi che andrà tutto bene, che Michele sta bene, ma dalle poche parole che lui e Tommaso si scambiano, e che purtroppo io sento sempre, so che non è vero. So che il dottore non può più accedere alla cella, che Michele è divorato dalla febbre e l'unico che può fare qualcosa per lui è Christian. So che il commissario va a trovarlo, ma il giudice, per il suo ricovero, non vuole sentire ragioni.
"Perché non lo liberano? Non ha fatto niente di male, davvero! Non mi ha mai messo un dito addosso se non per consolarmi, per farmi star bene! Lui mi ha salvato la vita, dottore! Perché non mi credono? Perché credono che il fatto che io sia cieca significa che io non possa riconoscere chi mi ha fatto del male? PERCHÉ?"
"Piccola, non è possibile, purtroppo. Il povero Michele è capitato nelle mani di un giudice che non sente nulla, non capisce nulla!"
"È colpa mia... solo colpa mia! Dovevo andare con lui! Non dovevo farmi tanti scrupoli e finire nelle mani di Mattia! Sarei risultata invadente, ma almeno lui non sarebbe finito in prigione... non sarebbe finito là dentro, dottore, perché io sarei stata con lui e lui non mi avrebbe fatto del male, come non me ne ha mai fatto!" dico tra le lacrime. Ormai solo quelle mi rinfrescano. Anch'io sto bruciando di febbre, proprio come il mio povero Michele.
"Non è vero, tesoro! Mattia sarebbe arrivato a te in un modo diverso e la colpa sarebbe ricaduta comunque su quel povero ragazzo. Purtroppo Bruno mi ha detto che Mattia ha sempre avuto scontri con Michele, perché lui si è sempre fatto in quattro per la sua famiglia e ha sempre contestato il suo modo di portare il denaro a casa... estorcerlo agli altri, anche con la violenza, se necessario."
"Io e Mattia da piccoli eravamo amici... poi lui è cambiato. È diventato cattivo... davvero cattivo. Io sono scappata da lui, sono scappata!"
"Certo, perché lui ti ha delusa e spaventata. Chiunque avrebbe fatto lo stesso, tesoro. Tu devi stare tranquilla, perché la colpa non è tua, e te lo direbbe anche Michele se non fosse chiuso là dentro."
"Dottore... io voglio guarire!"
"Cosa?"
"Voglio guarire, dottore. Voglio guarire per lui! Ho sfiorato la perdita del senno... ho confuso mio fratello con lui... me l'hanno detto, ma io lo devo a Michele e voglio guarire!"
"Allora guarirai, piccola! Faremo di tutto per aiutarti, te lo prometto... ma anche tu dovrai impegnarti tanto per rimetterti in forze. E, magari, chissà... per andare a trovare il tuo amico Michele, che ha bisogno di te."
"Michele ha bisogno di cure, non certo di una ragazzina spaventata come la sottoscritta! Solo di questo... perché non gli vengono accordate?"
"Anche una ragazzina spaventata, per le persone alle quali vuole bene, può diventare una fiera. Tu lo sei diventata per lui. L'hai difeso fino all'ultimo, rischiando anche di farti male e lui te ne sarà per sempre grato... ma il suo più grande desiderio è che tu sia felice e che ti rimetta."

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