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"82°: Terribile verità"

Angela
Mi dispero, batto i pugni contro il pavimento e urlo con tutta la forza che ho, perché tutto questo è colpa mia. Avrei dovuto denunc,re subito Mattia, perché se l'avessi fatto a quest'ora Michele non ne starebbe pagando le conseguenze.
"È colpa mia! È soltanto colpa mia!" singhferite dagli impatti con il pavimento ai capelli e tirandoli forte.
"Angela, che cosa stai facendo? FERMATI!" mi urla Christian.
Io non lo ascolto. Continuo a urlare, colpire, tirare, senza fermarmi un istante. Mi sto quasi punendo. Anzi: mi sto punendo e basta!
"Accidenti Angela, basta!"
"STAMMI LONTANO, MI HAI SENTITA?" gli urlo contro come una belva inferocita, neanche lui stesse per aggredirmi o non so cos'altro. So solo che ho paura e sono arrabbiatissima.
"SMETTILA!" mi grida lui. Io stringo forte la sedia che ha spostato verso di me, mi ci aggrappo e mi alzo. Mi lascio cadere su quella sedia, porto le mani al viso e continuo a singhiozzare.
"Angela, togli le mani dagli occhi!" mi dice.
Mi si avvicina.
Percepisco la sua presenza di fronte a me e grido ancora più forte di prima.
"Angela, guardami!" dice.
Io mi decido a spostare le mani e guardo il suo viso. È leggermente contratto, ma la sua espressione è dolce, tranquilla per quanto possibile dopo quello che gli ho raccontato. Christian non mi farà del male. Devo convincermi del fatto che lui non è Mattia. Mattia mi farebbe del male senza pensarci, non Christian.
"Andrà tutto bene, te lo prometto!" dice.
Lo so che è una promessa di circostanza, ma lui non la fa come tale. La fa con il cuore.
Michele
La mia cella è proprio sottostante all'ufficio in cui vengono fatte le denunce, quindi praticamente si sente tutto quello che succede là dentro, ed è per questo che sento tutto quello che si dicono Christian e Angela. Lei sta soffrendo tantissimo ed io mi sento male, non solo fisicamente, ma anche a livello morale. Io speravo che Angela denunciasse quello che aveva subito, ma non che si sentisse in colpa per il fatto che Mattia, per cercare di rifare la stessa cosa con Dora, avesse mentito agli agenti per farmi arrestare.
Cerco di tirarmi su, perché non è da me restare inerme di fronte al dolore di una persona alla quale tengo, ma le forze mi vengono a mancare, facendomi cadere miseramente sul pavimento gelido e sporco.
Mi sento inutile e sto iniziando a pensare che, in fin dei conti, se mi accadesse qualcosa adesso, non cambierebbe proprio niente.
Vorrei fare qualcosa per mia sorella, che si sta riempiendo di colpe che non le appartengono affatto, ma non posso fare niente in queste condizioni e questo stato di assoluta impotenza mi fa soffrire, perché non mi è mai successo di non riuscire nemmeno a stare in piedi per qualche secondo.
La porta della mia cella viene spalancata e chi entra è il poliziotto che non mi sopporta.
Sono abbastanza vigile da notare che ha un secchio in mano e aspetto che me lo rovesci addosso. Si tratta di acqua, ne sono sicuro.
Quando il getto freddo mi si rovescia addosso, nonostante me lo aspettassi, sussulto per il contatto di qualcosa di freddo con il mio corpo caldo.
"Il detenuto preso per sbaglio striscia nella polvere!"
Non gli rispondo, perché non ho la forza sufficiente per fare niente, se non osservarlo.
"Povero Michele! Sai, gli eroi non sono ben accetti a questo mondo. È per questo che tu hai fatto questa fine. Ma tanto la febbre non ti ucciderà, perché dobbiamo essere noi a togliere di mezzo un pazzo criminale come te! Tu hai cercato di fare qualcosa di orribile ad una ragazzina ingenua, per giunta cieca, e dovrai pagarne le conseguenze!"
Di lei non deve parlare! Lei non c'entra niente, non deve metterla in mezzo! Cerco di reagire con le poche forze che la febbre non mi ha tolto, ma non mi sono sufficienti e quell'uomo ride.
Certo, è logico che lo faccia. In fondo a lui fa piacere che io sia qui, inerme, con la febbre alta e una condanna che mi pende sulla testa come una spada di Damocle. A lui fa piacere, perché è peggio di mio fratello!
"Lo sai? Mi sembri un'altra persona. Uno che, guardacaso, si chiama proprio come te. Il tuo nome è nato sotto una cattiva stella!"
Porto le mani alle tempie. Ho capito perfettamente di chi parla e ora come ora non posso ribattere, perché purtroppo non ha tutti i torti e perché io stesso mi ricollego sempre a questa persona... quel Michele che l'unico sbaglio che ha fatto è stato credere in qualcosa che dei potenti gli avevano dato per tenerlo dalla loro parte, fregandosene del resto. Il resto. Le conseguenze. La corda al collo.
"Facendo gli eroi è questa la fine che si fa, ragazzo! Tu te la sei cercata! Avresti dovuto lasciare che quella ragazzina finisse nelle mani di Mattia. Lui ci avrebbe guadagnato e tu non saresti qui dentro, malato e in attesa della data in cui la tua vita dovrà concludersi nel modo più giusto per un criminale come te!" continua quell'uomo, facendomi innervosire ancora di più. Ma perché non ho abbastanza forze per tirargli un pugno in faccia?
"E... per cosa? Per permettere che lui le facesse del male per la mia bella faccia?" riesco a dire e solo se ci penso il respiro mi viene a mancare.
Mi sento malissimo e il poliziotto se ne accorge e continua a ridere come un matto... proprio come se si fosse ubriacato.
"Sai... un po' mi dispiace metterti la corda al collo."
Non è vero che gli dispiace. Ci sta provando gusto nel torturarmi, nel portarmi a perdere la testa come Mattia voleva fare con la mia piccola, per impedire a qualsiasi giudice di prendere in considerazione quello che dice.
"In fondo uccidere un eroe non è esattamente piacevole, caro Michele, ma gli accordi si fanno perché devono essere rispettati, ed io devo rispettare l'accordo con tuo fratello..."
L'accordo con mio fratello? Ma che intende?
"Vedi, il fatto è che chi ha denaro può fare molte cose... anche corrompere un agente senza il becco di un quattrino." sussurra ed io capisco che vuole che io sia il solo a sentire questa sua rivelazione.
"Di... di che... stai... parlando?" chiedo, portando una mano vicino al petto, che in questo momento mi brucia da matti.
"Vedi, caro, il fatto è che Mattia si è assicurato la mia collaborazione."
"Collaborazione... per fare che cosa?" chiedo a fior di labbra.
"Collaborazione per fornire le prove della sua innocenza di quella notte, per quello che ha subito la povera ragazzina. Gliele ho fornite io. Le tue mani sporche del suo sangue, ad esempio. La botta in testa di cui Mattia aveva parlato in commissariato."
Non capisco. O forse non voglio capire. Lui ha davvero aiutato Mattia?
"E... e lo dici... così tranquillamente? Ma non capisci che... che quella ragazza è in pericolo con... con Mattia... che può andare in giro liberamente? Ma non lo capisci? Come... com'è possibile?" dico respirando a fatica. "Non posso crederci!"

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