"80°: Tra sogno e realtà"
Angela
Sono risultata compatibile con Salvatore e questo dettaglio mi porta a pormi mille e più domande. Io ho un rapporto particolare con Salvatore. Gli voglio bene, ma non capisco in che modo. Non come un innamorato. Questo è un bene che credevo di nutrire per Juan all'epoca, o forse il bene che nutro nei confronti di Bruno, il fratello di Dora. Il bene che voglio a Salvatore... è un po' come quello che voglio a Michele. È come se qualcosa ci legasse da sempre. Come se ci fossimo ritrovati dopo parecchio tempo.
"Angela, sei pronta?" chiede gentilmente l'infermiera che è accanto a me.
Io annuisco, anche se ho una tremenda paura degli aghi. Non li sopporto, soprattutto dopo quello che è successo con Mattia, che una volta, per non farmi urlare, mi aveva iniettato un sonnifero. Devo farcela. Lo sto facendo per Salvatore. Devo farlo per lui, anche perché mi ha salvato la vita.
Respiro profondamente e chiudo gli occhi. Non devo guardare l'ago.
Chiudere gli occhi mi aiuta. Tendo la mano destra e immagino la mano di Michele che stringe la mia.
"Michele, io ho paura!" dico in un sussurro, proprio come se lui fosse presente.
"Tesoro, non ti accadrà niente! Fidati di me!"
Lo so, è la mia immaginazione a dar voce a mio fratello, a farmi sentire il suo calore avvolgere la mia mano, ma mi va bene, anche perché non posso chiedere altro.
L'ago entra nel mio braccio. I brividi percorrono il mio corpo mentre una siringa estrae un po' del mio sangue dal mio braccio.
"Va tutto bene, Angela. Va tutto bene."
Voci concitate.
La voce di Michele, che è la più vicina. La voce di Bruno, che produce un'eco. La voce di Tommaso, che ha voluto accompagnarmi. La voce di Teresa, che è alle mie spalle.
Ma soprattutto: la voce di Salvatore. Un po' roca, forse, ma molto bella, molto profonda.
"Grazie piccola mia. So quanto ti costa farlo" continua proprio lui, come se sentisse tutto dal posto in cui si trova adesso, qualunque esso sia... come se potessi sentirla davvero, la sua voce un po' roca, ma bella e tanto profonda.
Riapro gli occhi. L'infermiera mi applica un cerotto sul braccio e alcune lacrime abbandonano i miei occhi, bruciando sulle mie guance come farebbe l'acido.
Le lacrime si trasformano in singhiozzi e nemmeno io so perché sto piangendo, ma so che lo faccio e ne ho bisogno. Troppo bisogno.
Improvvisamente un capogiro mi scuote. Sono in piedi ed inizio a barcollare. Mi appoggio alla sedia e inizio a vedere tutto appannato, come uno specchio ricoperto dai vapori di una doccia bollente.
Sento di nuovo delle voci. Sono esattamente tre voci. Tommaso, l'infermiera e Teresa mi chiamano, ma sembrano lontani anni luce da me e questa sensazione mi terrorizza. È come quando Mattia mi ha colpita in testa dopo aver fatto i suoi comodi, sempre per la stessa ragione: per impedirmi di chiedere aiuto.
Qualche secondo dopo mi ritrovo priva di sensi.
Dove sono? Che posto è questo?
Una radura immensa, uccellini che cinguettano, e poi... una voce.
Un'altra voce, tanto familiare!
"Angela! Angela, siamo qui!"
Siamo? Lui e chi? E poi... perché non riesco a vederlo in modo nitido?
"Bruno! Bruno, sei tu?" chiedo agitata, non capendoci nulla.
"Sì, sono io. Dammi la mano!"
Io tendo la mano e Bruno me l'afferra saldamente, come forse fa anche con sua sorella.
"Dove andiamo?"
"Tu fidati e seguimi. Vedrai che dopo starai bene, Angela!"
Respiro forte, lasciandomi guidare e godendomi il vento fresco di questo giardino.
"Sorellina, vieni!" Un'altra voce.
"Michele... mio Dio, Michele! Sei qui! Sei qui!" dico lasciando di scatto la mano di Bruno per correre incontro a mio fratello.
Le braccia di mio fratello stringono il mio corpo esile, le sue mani scorrono su e giù per la mia schiena, per tranquillizzarmi. Ha sempre agito in questo modo. Per consolare chi ama non ha mai detto niente. Si è limitato a proteggerlo, proprio come sta facendo con me.
"Siamo qui, piccola! Siamo qui e stiamo bene!" interviene ancora un'altra voce che, come le due precedenti, riconosco istantaneamente.
"Santo cielo, Salvatore!" esclamo, portando lo sguardo nel punto in cui sento la sua voce... ma non lo vedo e non ne capisco il motivo. Giuro che non capisco, non lo capisco.
Prendo un altro profondo respiro, poi mi decido a fare la domanda che mi sta tormentando.
"Perché siamo qui? Che cos'è questo posto? L'altro mondo?"
"No, Angela. Non è il nostro mondo, ma nemmeno l'altro. Qui ci si sta quando si perde conoscenza. Noi siamo qui perché ci è successo questo. Sei stata coraggiosa, Angela... molto coraggiosa, ed è per questo che abbiamo potuto parlare con te."
"Tornerete, non è vero?"
È sempre Bruno a parlare, come ha appena fatto, ma con voce più sottile e tremante. È come... come se avesse paura. Come se temesse di non conoscere la risposta giusta.
"Non lo sappiamo, Angela. Non possiamo sapere cosa succederà."
"Non potete lasciarci soli."
"Tesoro, ascoltami" mi dice Michele, senza sciogliere la presa dalla mia vita. "Comunque vada sappi che saremo sempre con te."
"Angela... ora il destino di alcuni di noi è nelle tue mani."
Sento Salvatore sfiorarmi una spalla, con delicatezza. Lo sento e tremo, perché ho paura.
"Chi devo aiutare e come posso farlo?"
"Scontrandoti con il tuo passato, potrai salvare la vita a Dora." mi sussurra Michele. "Ti chiedo solo questo. Denuncia quello che hai vissuto, fai in modo che Mattia finisca dentro, altrimenti lei non sarà mai al sicuro e nemmeno tu lo sarai. Ti prego, piccola mia... fallo per me..."
Sento il corpo di Michele dissolversi tra le mie braccia e inizio ad urlare con tutta la disperazione di cui sono capace.
"NON ANDATEVENE, VI PREGO! NON FATELO!"
Le voci di Bruno, Michele e Salvatore si allontanano progressivamente e al loro posto sento la voce del dottor Riccardo che mi sta chiamando. Probabilmente mi sto riprendendo da uno svenimento o non so cosa, ma torno a sentire il mio corpo, i suoi dolori, la sua debolezza... sento tutto e fa male, veramente male. Vorrei gridare, ma la mia gola è completamente secca. Ma che cosa mi succede?
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