"8°: Timori e strani desideri"
Michele
"Fare che cosa?" chiedo. I brividi mi scuotono tutto il corpo e cerco di restare calmo, ma ho già una mezza idea di quello che vuole fare a quella ragazza che ora è sotto la mia custodia.
"Stai calmo Michele, voglio solo giocare." mi risponde lui.
"Giocare... e in che modo?" gli chiedo.
"Lo vedrai, Michele! Lo vedrai!" dice lui, per poi correre in mezzo all'erba.
Lo rincorro e lo blocco per un braccio.
"Te lo dico per l'ultima volta: non provare ad avvicinarti a lei, perché tutto quello che non hai scontato te lo farò scontare io, hai capito?"
"Dovrai autodenunciarti, Michele! Come la prenderebbe la polizia... se tu dicessi che sei il rapitore di quella ragazza?"
"Non m'importa" gli rispondo, "anche perché io non l'ho toccata!"
"Avrai una bellissima sorpresa, fratellino, vedrai!" mi dice Mattia e stavolta non riesco a raggiungerlo. Mi limito a tornare indietro il più in fretta possibile, con gli occhi che mi bruciano e il cuore oppresso da un peso: quello della preoccupazione per quello che potrebbe toccare a Dora se dovesse trovarsi faccia a faccia con quel mostro che potrebbe farle qualsiasi cosa.
Arrivo a casa, entro ed apro la porta della sua stanza. Lei è sul letto, avvolta dalla coperta che le ho dato, e dorme serena. Nessuno è venuto qui. Nessuno l'ha infastidita e questo mi fa provare un enorme sollievo.
M'inginocchio accanto al letto e per qualche istante la guardo: è bella, ha i lineamenti delicati di un angelo e... e poi è lei stessa ad essere delicata.
Ma perché ci sto pensando? Resto sempre il suo rapitore.
Questo letto è enorme e forse è proprio questo a farmi pensare di potermi sdraiare là anch'io. Mi metto dal lato opposto al suo, non voglio che si spaventi, per questo non la tocco. Stringo forte le braccia al petto e cerco di pensare che mio fratello non può cadere tanto in basso da comportarsi come una bestia con una ragazza che, tra l'altro, nemmeno conosce.
Dora
Credo sia notte inoltrata quando mi sveglio di colpo a causa di un incubo. Un uomo mi sovrastava e in un modo che non mi è neanche chiaro cercava di fare qualcosa che non mi sarebbe piaciuto affatto. Ero molto spaventata, per questo mi sono svegliata di colpo... solo che nell'agitarmi sono andata a sbattere con la fronte contro il petto di qualcuno che non riconosco. Mi auguro che si tratti di lui: di Michele, perché se non fosse lui penserei che quell'incubo non era affatto tale. Mi sento avvolgere da due braccia che mi tengono stretta, poi una voce mi sussurra: "Dio mio, Dora. Ti senti male?"
Scuoto la testa cercando di calmarmi e ricambio quell'abbraccio.
"È... è stato solo un incubo."
"Ti va di dirmi cos'hai sognato?"
"C'era un uomo. Non so perché, ma troneggiava su di me e stava cercando di farmi del male."
Lo sento accarezzarmi la guancia. Sono rilassata sotto il suo tocco... è tanto delicato!
"Va meglio?" mi chiede.
"Credo... credo che..." balbetto, ma se ripenso a quell'incubo mi viene una gran voglia di piangere.
Lo sento stringere i denti come se si stesse trattenendo dal dirmi qualcosa... ma cosa? Che cosa è successo?
"E tu?" chiedo.
"Io che cosa, Dora?" chiede di rimando.
"Tu stai bene?"
"Diciamo che ho avuto giorni migliori." mi risponde.
"È perché ci sono io?" gli chiedo, sentendomi in colpa, anche se non so perché provo questa sensazione orribile.
"Ma no, tesoro! Ti sembrerà la classica frase romantica da film, ma tu sei la cosa più bella che potesse capitarmi! Ho detto di aver avuto giorni migliori perché chi mi fa dannare è qualcuno a cui voglio molto bene, ma che sembra non voler bene a nessuno, segue i suoi interessi, il suo egoismo, e non pensa ad altri che a se stesso..."
"È la stessa persona che ti ha detto di portarmi via, non è vero?" gli chiedo.
Lui mi sposta una ciocca di capelli dal viso, ma sembra teso, non riesce a rispondermi. Si tratta di quella persona. Se solo sapessi chi è cercherei di aiutare Michele. Non oso dirglielo, perché non sarebbe d'accordo.
"Va bene, stai tranquillo. Non sei costretto a rispondermi, sul serio... va bene così." gli dico sorridendo.
Prendo un respiro profondo, perché la richiesta che sto per fare mi mette agitazione, poi continuo: "Solo... vorrei chiederti un piccolo favore."
"Di che cosa si tratta, Dora?"
"Potresti... r-restare qui con me?" gli chiedo con un soffio di voce, sentendomi imbarazzata a livelli stratosferici.
"Certo che posso, piccola!"
Lui resta al suo posto, forse perché non sa se a me fa piacere che lui mi abbracci o meno, quindi mi avvicino a lui e appoggio la testa al suo petto. È questione di un attimo, poi lui avvolge le sue braccia intorno alla mia vita e mi stringe a sé.
Non ho mai dormito con un ragazzo che non fosse mio fraäello e ammetto di sentirmi davvero strana in questo momento, ma non è una stranezza che m'infastidisce. Al contrario: è una sensazione molto piacevole.
Lascio che quei brividi percorrano tutto il mio corpo e me li godo a fondo.
Sento la sua mano destra scorrere su e giù per il mio corpo, delicatamente, ma sembra che lui sappia perfettamente dove fermarsi. Non è un tocco invadente: al contrario, è delicatissimo e rilassante in un modo che non ho mai sperimentato.
Mi sono chiesta molte volte, nell'arco di questa giornata, se la situazione in cui mi trovo si possa oggettivamente chiamare sequestro. Insomma: se qualcuno rapisce un'altra persona non le chiede scusa per averlo fatto, non cerca di renderle il periodo il più sopportabile possibile, non scoppia in lacrime per il gesto compiuto, non si scusa con la sua famiglia per il fatto che non può fartici parlare e, soprattutto, non si sdraia accanto a te per abbracciarti e dormire tranquillamente.
Se questa situazione si può definire un sequestro vorrei che durasse per sempre, per restare accanto al meraviglioso ragazzo che è accanto a me e mi sta accarezzando, facendomi sentire protetta da tutto e tutti... se Michele è un sequestratore io desidero che sia il mio sequestratore... e questo desiderio, che visto dall'esterno sarebbe malsano, mi fa sentire, se possibile, ancora più scombussolata di quanto non lo sia già.
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