"78°: Ci stiamo distruggendo..."
Michele
Dopo le poche parole che riesco a pronunciare noto lo stupore di Tommaso, che mi guarda come se non mi stesse vedendo davvero.
"Che ti prende, amico?" gli chiedo, notando le lacrime che sgorgano copiose dai suoi occhi.
"Mi hai fatto prendere un colpo, Michele" risponde lui, portandosi entrambe le mani al petto come chi si è fermato dopo una corsa.
"Non ho intenzione di andarmene... non prima che mi mettano la corda intorno al collo. Ho ancora alcune cose da fare, ad esempio essere sicuro che le persone che amo stiano bene" gli dico con calma.
Ormai ai miracoli non ci credo più, ma non voglio che il mio tempo sia anticipato dalla mia malattia. Prima devo accertarmi del fatto che i miei amici, mia sorella e la mia piccola non ne soffriranno eccessivamente e per farlo devo rimanere qui, anche se dietro queste sbarre... fino alla fine.
Tommaso
Una fitta al petto. Lui si è già rassegnato.
Lui ad una salvezza non ci crede più. Si vede già con quella specie di camice nero che indossano tutti i criminali condannati alla pena massima, con quel cerchio applicato sulla testa, al quale è applicato un cartellino con un nome... il nome del poveretto che ha sbagliato ed è stato condannato a quel finale. Lui già si vede in questo modo.
"Tu non farai questa fine, Michele! Non deve succedere!"
"Io alle favole non ci credo più, purtroppo."
"Michele, ti prego..."
"Tommaso, vai in ospedale, ti prego! Io starò bene... vai!" dice dandomi un colpetto sulla spalla. Il suo gesto, però, è debole, perché è il suo corpo ad essere debole, purtroppo.
Mi alzo da terra e mi dirigo velocemente verso l'uscita, per poi correre all'ospedale.
Michele
Il mio amico va via ed io resto con il commissario, in quella cella che sembra fatta di ghiaccio per quanto è fredda.
"Come ti senti, Michele?" chiede gentilmente l'uomo, aiutandomi a tirarmi su.
"Fa ancora male... ma non me ne voglio andare... almeno non ancora" gli rispondo, barcollando e aggrappandomi a lui per raggiungere la branda, dal lato opposto della cella.
"Hai gli occhi lucidi, Michele." dice.
Sento il calore tipico della febbre sul viso, ma non lo dico.
"Sto meglio, davvero." dico. In fondo quest'uomo non mi ha fatto niente. Non merita di essere in pena per me.
Lui scuote la testa e continua a guardarmi, ma non dice nulla.
"Ora quello che m'interessa sono i miei cari. Due dei miei amici sono in ospedale ed è là anche la ragazza che..."
Mi fermo di colpo. Che cosa stavo per dire?
"La ragazza che ami, Michele!"
Porto le mani agli occhi e cerco di reprimere le innumerevoli lacrime che mi stanno spezzando il respiro.
"Solo una cosa mi dispiace dello stare qua dentro... il motivo per cui ci sono finito."
Lui afferra le mie mani e mi costringe a scoprirmi gli occhi per poi guardarvi dentro, come se fosse alla ricerca di qualcosa che neanche io so.
"Mi dispiace perché non è vero. Io non le avrei mai fatto questo! Non le avrei mai messo un dito addosso a meno che non l'avesse voluto. È vero che l'ho toccata, ma solo per consolarla, per stringerla... o per portarla per mano in quel maledetto posto in cui è stata aggredita! E poi lei non difenderebbe a spada tratta la bestia che stava per portarle via i suoi sogni di una prima volta diversa... il primo bacio, il primo tutto! Non sono stato io. Non avrei mai potuto farle questo... mai!"
"Tutto questo io lo so, Michele! Lei non difenderebbe a spada tratta un mostro, e nemmeno Teresa! Appena ha saputo che saresti stato portato qui mi ha supplicato di aiutarti, perché ti conosce bene, sa come sei, e sa perché hai sequestrato quella ragazza!"
Prendo un respiro profondo per cercare di calmarmi, ma ripenso a lei e automaticamente anche a Bruno e Salvatore, che stanno lottando per salvarsi la vita, proprio come ho fatto io fino a poco fa.
"E adesso anche i miei amici sono in quest'inferno... cos'altro ci deve succedere?"
"Cerca di calmarti. Non è ancora detta l'ultima parola, né per loro, né per te, Michele!"
Vorrei tanto crederci, ma proprio non riesco... è più forte di me.
Angela
Sono seduta qui da ore. Bruno e Salvatore sono stati portati in una stanza dallo stesso tempo e nessuno esce per spiegarci cosa stia succedendo.
È tutto un inferno, un dannato inferno.
Dora non riconosce più le persone e sembra anche che stanotte la sua temperatura corporea sia salita vertiginosamente. Nel delirio non fa altro che chiamare Michele. Lui, dal canto suo, è ingiustamente finito in galera e non può fare assolutamente niente, anche se so per certo che se sapesse tutto questo non sopporterebbe l'idea di non poter agire in nessuna maniera.
Mio fratello è proprio come quel Michele di quell'epoca, quello di cui parlava spesso la mamma. Non sopporterebbe l'idea di restare a guardare mentre la vita delle persone alle quali tiene viene distrutta.
La mia piccola Serena è a casa con i genitori di Dora. Non era prudente che rimanesse dai miei, perché c'è anche Mattia e so quanto quel mostro che dovrebbe almeno rispettarmi come persona che è cresciuta praticamente insieme a lui, sia pericoloso. Mia madre, poverina, da quando Michele è stato accusato di tentata violenza contro una donna, sta sempre peggio, e subito dopo il suo arresto è crollata definitivamente.
Io sono tornata agli incubi, quelli sulla violenza che mi ha fatto Mattia. Quella violenza che non avrò mai più la possibilità di cancellare. Per fortuna mia figlia non somiglia neanche un po' a lui... un giorno dovrò dirle la verità e ho paura che, se scoprisse di avere anche una sola caratteristica in comune con lui, finirebbe per crollare. Spero di essere abbastanza forte, quando sarà necessario, da riuscire a dirle la verità.
E poi... la ciliegina sulla torta. Bruno e Salvatore sono finiti in ospedale perché la macchina di quest'ultimo è andata a fuoco, anche se non riesco a spiegarmi come questo sia potuto succedere.
Mi agito quando sento due mani appoggiarsi sulle mie spalle. Sussulto e mi volto di scatto.
"Tommaso! Cosa ti è successo?"
Lo guardo e noto che il palmo della sua mano è un po' arrossato, forse a causa di un colpo.
"Ho rischiato di finire in galera" risponde lui. "Ho parlato con Michele. Dovevo per forza parlargli. Dovevo farlo!"
"E lui?"
"Lui... ecco... ha avuto un malessere. Io ora devo parlare con Riccardo."
"Riccardo?"
"Nonostante il malessere quel dannato giudice non ne vuole sapere di farlo trasportare in ospedale. Lui è vigile, adesso, ma non so per quanto lo sarà."
Stringo forte le mani tra loro per poi alzarmi e mettermi ad urlare contro il vento caldo di questo posto che ormai è diventato la mia seconda casa... non riesco a calmarmi, voglio solo piangere.
"Angela!" esclama un'altra voce. Mi volto e vedo un'altra dottoressa, che a quanto pare si è occupata di Bruno e Salvatore. La stessa che si è occupata di me quando Mattia ha fatto quello che ha fatto. "Santo cielo, Angela! Ehi!"
"Neanche il medico faranno entrare quei maledetti! Neanche il medico! Michele non se lo merita, Bruno e Salvatore non se lo meritano!"
Dora
Da quando mi sono svegliata non capisco più niente. Michele entra sempre in camera mia, ma l'ultima volta il suo modo di parlare e di camminare era diverso... e ora ho un'orribile sensazione. Tutto il mio corpo brucia e sento un tremendo dolore al petto, il punto che di solito fa male a lui. Il dottore che si è occupato di lui è qui, accanto a me. Mi controlla la temperatura e la pressione e il suo silenzio mi fa troppa paura.
"Dottore... Michele! Michele sta male!" singhiozzo agitandomi. Fa caldo e tutto il mio corpo si muove come se non ci fosse un domani, ma forse non è questa la cosa peggiore. Lui sta male ed io me lo sento!
Entra qualcun'altro, ma anche nel momento in cui parla non riesco a capire chi è.
"Riccardo, sbrigati! Michele ha avuto un attacco cardiaco e non permettono che sia trasportato in ospedale!"
"Dottore, lo aiuti... lo salvi... per favore! Michele... il mio Michele..."
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro