"7°: Emozioni e parole ambigue"
Dora
Le lacrime scivolano lungo il mio viso, ma stavolta non sono silenziose.
Non riesco a non piangere a dirotto. Forse passerà molto tempo prima che io possa sentire di nuovo le voci dei miei familiari e l'ultimo suono che ho sentito è stato quello di un pugno tirato da mio padre contro il muro.
"Piccola, mi dispiace! Mi dispiace..."
Ho la sensazione che lui mi stia guardando.
"Non... non è..." balbetto. Vorrei che i singhiozzi non m'impedissero di dirgli che non posso dargli la colpa di quello che mi sta succedendo, perché lui mi ha soltanto fatto del bene, e anche parecchio.
Non riuscendo a parlare gli vado incontro e, senza riuscire a controllarmi, lo abbraccio.
"Ti giuro che farò avere ai tuoi notizie su come stai."
"Come potresti farlo?"
"Lascia che ti procuri qualcosa per scrivere... possiamo comunicare solo tramite lettere, ma mi serve qualche giorno... okay?"
"E come potresti procurarmi qualcosa per scrivere?"
"Tu fidati, in qualche modo ci riuscirò."
"Io non ce la faccio, Michele! Non ce la faccio..."
"Dora, ascoltami: se questo ti fa stare tanto male io proverò a parlare a quella persona e le chiederò di agire in un altro modo se proprio vuole farlo... in modo meno doloroso!"
Sapessi quanto vorrei guardarti in quest'istante, Michele! Quanto vorrei vedere la tua espressione, il tuo sguardo, tutto, perché stavolta dalla tua voce non capisco quello che provi...
Istintivamente allungo le mani, cerco il suo viso e lo trovo.
Ha la mascella contratta e quando salgo su, verso la fronte, noto che è aggrottata. Sotto il mio tocco, però, per qualche assurdo motivo, sembra rilassarsi ed il mio cuore batte velocemente.
"Ti prego, di' qualcosa!" mi dice. "Se vuoi che io faccia questo lo farò!"
Ci penso. Lui è un ragazzo onesto, ha un lavoro onesto, e non mi ha mai fatto provare dolore quando mi ha portata via.
In più mio fratello si fida di lui e Bruno è molto più diffidente di me, quindi è un motivo in più per pensare che lui non avrebbe mai sequestrato nessuno... quindi questa persona magari lo ha minacciato e dato che a quanto pare lui prova affetto per chiunque sia e sa che questa persona ha tendenze violente ha deciso di tenermi con sé. E se quella persona gli facesse del male per questo mio desiderio sfrenato di ritornare a casa mia? E se avesse delle armi da scagliare contro di lui? No, non posso permetterglielo!
"No... potrebbe farti del male" sussurro.
"Non m'importa! Preferisco questo piuttosto che vederti piangere!"
"No..."
Abbasso le mani spostandole dal suo volto e lo abbraccio forte.
Lui ricambia il mio abbraccio ed io sento il suo battito accelerato, proprio come il mio. Le lacrime smettono di scendere, improvvisamente.
Non so come sia po_ssibile, ma stare tra le sue braccia mi fa stare meravigliosamente... come se lui rappresentasse il mio rifugio.
"M-Michele..."
Dico il suo nome con un soffio di voce.
"Cosa c'è, Dora?" mi chiede lui, con lo stesso tono.
"No... nulla... è solo che io..."
"Che tu...?" mi chiede lui.
"Io non so cosa mi succede." dico.
"Come sarebbe?"
"Ecco... il fatto è... è che non riesco a capire cosa mi succede con te."
Mi accorgo del fatto che il suo corpo è terribilmente rigido. Sento i suoi nervi tesi al massimo, come se avesse qualcosa da dire e non riuscisse a trovare le parole giuste per farlo. Non dice nulla. Si limita a farmi /postare all'indietro, lentamente, verso un divano.
Capisco cos'è non appena mi ci siedo, ovviamente. Quando lui è sicuro che io mi sia accomodata lascia delicatamente le mie mani, lo sento chinarsi alla mia altezza e subito dopo percepisco un lieve contatto tra le sue labbra e la mia fronte. È un contatto di poco meno di un secondo, ma mi porta una serie di brividi lungo la spina dorsale. Brividi strani, diversi, che non ho mai conosciuto prima d'ora. Non capisco per quale motivo, ma lui si allontana, cercando di non fare rumore. Quando capisco che lui non è più qui porto una mano nel punto in cui ho avuto il contatto con le sue labbra, ma la ritraggo un istante dopo, come se quel punto della mia pelle fosse bollente... solo che non lo è, e poi io non ho caldo... sento solo dei brividi un po' meno intensi di prima, ma non per questo meno importanti. Ho il respiro ansante ed il cuore che sembra un treno in ritardo, anzi: terribilmente in ritardo.
Michele
Ma che cosa mi prende con quella ragazza? Perché ogni volta che sono con lei provo un senso di protezione che va oltre la tenerezza che mi trasmette anche solo attraverso quella voce delicata che si ritrova? Perché mi sono spinto fino a giurarle di parlare con Mattia in modo che si decida a liberarla andare, e al contempo vorrei che non lo facesse perché sento che mi costerebbe troppo separarmi da lei, perché?
Mi appoggio alla porta della stanza in cui lei dorme, ma la lascio chiusa. Non ho neanche il coraggio di entrarci, non riesco ad affrontare un semplice letto, uno zaino e una coperta... cose che lei ha toccato. Perché mi sento così male?
Mi ritorna in mente quello che è successo ieri sera. La sua paura, i miei vani tentativi di calmarla, le sue grida e poi le lacrime che le scorrevano lungo quelle guance delicate.
""LASCIAMI! LASCIAMI IN PACE"!"
Non so neanche perché, ma in questo momento trovo il pavimento molto interessante... come se da quel punto potesse venir fuori la risposta a tutte le mie domande.
Poi un pensiero mi fulmina: lei non conosce ancora la casa e so per certo che non vorrebbe disturbarmi e non mi cercherebbe per farsi aiutare. Mi allontano velocemente dalla porta e la vedo: è là, dove l'ho lasciata, con le mani sul volto.
"Piccola, tutto bene?" chiedo.
Lei annuisce debolmente, come se fosse troppo scossa per rispondere.
"Se vuoi ti accompagno nella tua stanza e domani ti mostro la casa, okay?"
La vedo annuire nuovamente, poi si alza e tende la mano destra.
Prendo quella mano piccola e delicata e conduco la ragazza nella sua stanza per poi aprirle la porta e farla accomodare sul letto.
"Sembri tesa... sei sicura di stare bene?" le chiedo.
Lei risponde sempre allo stesso modo. Forse non vuole parlare di quello che prova adesso... forse soffre perché è stata strappata dalla sua casa, portata via dai suoi familiari.
Mi allontano da quella porta e la chiudo. Decido di chiuderla a chiave, ma non perché voglio imprigionarla... ho paura che qualcuno possa entrare e farle del male, specie se si tratta di mio fratello o di uno della sua banda, ma ora ho tanto bisogno di uscire e di schiarirmi un po' le idee e per farlo mi devo allontanare da questo posto per un po'.
Che diavolo mi prende con quella ragazza? Io sono pur sempre il suo sequestratore... la tratto bene, ma l'ho portata via dalla sua vita di sempre e lei all'inizio aveva molta paura di me.
Forse mi sto allontanando troppo, perché una voce mi fa trasalire.
"Ma guarda chi si rivede! Caro fratellino!" mi saluta Mattia.
"Che altro vuoi adesso?" chiedo mettendomi immediatamente sulla difensiva.
"Ehi, tranquillo, non ho fatto niente! Come sta il nostro gioiello, Michele?"
Vedo una luce nei suoi occhi che non mi piace per niente e mi posiziono davanti a lui stringendo forte i pugni.
"Che intenzioni hai con Dora?"
"Ah! La chiami anche per nome, adesso? Spero non ti dispiaccia se vado a casa tua a giocare un po' con lei!"
"A fare che cosa?"
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