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"68°: È tutto inutile"

Dora
"Cosa volete da quel ragazzo?" chiede Bruno. Volete? C'è qualcun'altro?
"Dobbiamo interrogarlo! È accusato di tentata violenza contro una ragazza e aggressione ad un suo familiare! Avrebbe potuto ammazzarli con quella pistola!"
"Una ragazza che è qui, vicino a Michele!" salto su, correndo verso il poliziotto.
"Dora, calmati" mi dice Bruno.
Mi prende la mano e sussurra: "Ci penso io."
Subito dopo si rivolge nuovamente a quel poliziotto.
"Michele Genovesi si è ripreso da pochi giorni: non può essere sottoposto a un interrogatorio."
"Bruno, lascia perdere." dice Michele dall'altra parte della stanza.
"No, ti prego!"
"Dora, ormai Mattia mi ha incastrato. Lascia che parli con loro."
"No! Per favore, Michele! Saremo in ospedale, ma non voglio rischiare di perderti un'altra volta!"
"Ma tu ancora lo difendi? Lui ha cercato di prenderti con la forza!" mi dice il poliziotto, afferrandomi con forza per le braccia.
"LASCIALA!" grida Michele. Si muove troppo velocemente, infatti è colto da un colpo di vertigini e finisce a terra.
"Non la toccare!" esclama mio fratello, strattonando il poliziotto. "Michele non ha fatto niente a mia sorella, altrimenti lei non lo difenderebbe in questo modo! Potrebbe restare in silenzio, ma non sarebbe qui, non verrebbe a trovarlo! Avrebbe paura."
"Sei tu che mi fai paura, poliziotto dei miei stivali, NON TOCCARMI!" gli grido contro, spingendolo via.
"Ragazzi, andate! Io gli darò la mia versione, tanto è chiaro che lui non mi crederà" dice Michele.
"Piccola, vieni con me! Non agitarti, ti prego!" dice Bruno, accarezzando il mio viso per poi portarmi fuori.
Chiude la porta e mi affida a Salvatore, perché sono troppo scossa per rimanere sola.
"Me lo portano via, Salvatore! Se quel poliziotto non gli crede me lo porteranno via!"
"Non dirlo neanche per scherzo! Nessuno porterà via Michele, te lo prometto!"
"Non lo dire... non puoi saperlo... non puoi saperlo..."
Salvatore mi prende delicatamente il braccio ed io sussulto. Quel poliziotto mi ha fatto male quando mi ha afferrata in quel modo tanto violento. Ma perché fa questo, perché?
"Chi ti ha fatto questo segno rosso sul polso?" chiede.
"Ahi..." sussurro e lui mi lascia.
"Piccola, dimmi chi è stato..."
"No, non posso! Te la prenderesti con quella persona e finiresti dentro anche tu! Io non voglio, non voglio!"
"È stato quel poliziotto, vero? È lui!"
"Salvatore, ti prego! Ho paura che finisca dentro anche tu, come Michele!"
"Non gli farò niente, ma dimmi perché ti ha fatto questo!"
"L-lui... ora sta interrogando Michele. Io non volevo, non volevo, credimi! Quel tizio crede davvero che Michele abbia potuto farmi del male!"
"Allora è scemo! Non c'è altra spiegazione, è scemo!" dice Salvatore in tono serio. "Tu dimmi come si può pensare una cosa del genere di uno che si è beccato un proiettile nel pettto per salvare la vita di una ragazza!"
"Io questo non lo so! So solo che se lo chiudono dentro perderò tutte le speranze che il suo recupero mi ha dato!" dico.
"No! Questo non devi dirlo!"
"E invece lo dico, perché ho paura! Lo sai meglio di me come funziona la giustizia qui!"
"Chiamala giustizia! Una giustizia che fa ammazzare uno come Michele non si può definire tale."
"Ecco, lo vedi? Io ho paura, Salvatore! Se dovessi perdere lui, perderei anche la testa!"
"Lo so che perderesti la testa, perché sei innamorata!"
Lui mi abbraccia, perché sa che ho un disperato bisogno di questo contatto.
"Andrà tutto bene, vedrai..."
Quella frase me l'ha detta anche Michele, il giorno in cui si è svegliato.
Tempo qualche giorno e si è ritrovato la polizia nella stanza. Ora lo stanno interrogando, ma tanto non crederanno ad una sola parola!
"È colpa mia... è colpa mia..."
"Di nuovo? Ma la vuoi smettere di ripetere questa cosa? Non è vero, hai capito? Non è affatto vero che la colpa è tua, piccola! Se lui ti ha protetta è solo perché sa bene che meriti che qualcuno lo faccia, anche a caro prezzo, e perché anche lui ti vuole bene!"
Michele
Il mio pensiero fisso sono le lacrime che scendevano lungo le guance di quella povera ragazza. Povera perché sta soffrendo tanto.
E se soffre la colpa è mia, solo mia, maledizione!
"Michele Genovesi... come ha conosciuto la signorina Dora De Luca?" chiede il poliziotto che l'ha strattonata in quel modo orribile. Lo prenderei a calci solo perché le ha messo le mani addosso, come quel verme di mio fratello!
"Mi sono ritrovato ad evitarle di andare a sbattere contro un palo... ma l'ho conosciuta veramente quando mio fratello mi ha obbligato a cercarla. Era lui a volerla sequestrare, ma io l'ho sempre considerato un tipo pericoloso. Abbiamo fatto un patto: sarei stato io a prendere quella ragazza e portarla a casa mia, perché temevo che Mattia potesse farle del male!"
"Mattia ci ha raccontato qualcosa di molto diverso, ragazzo."
"Se credete a lui, perché interrogate me?"
"Più che altro è una formalità, Michele, perché io non ti credo! Magari anche quello che hai fatto quando l'ho presa per le braccia era finzione... cosa posso saperne?"
"Certo... prima di farmi ammazzare volete torturarmi per bene a livello psicologico, non è vero?" chiedo rivolgendomi a quell'uomo e al poliziotto che gli sta accanto e non proferisce parola. Il suo viso è contratto... lui non sembra affatto d'accordo con il suo collega e francamente non ne capisco il motivo, ma non capisco nemmeno per quale motivo non dice nulla.
È proprio quel tizio a scuotere la testa e farsi avanti. Lo guardo negli occhi: è come se stesse cercando di evitare di tempestarlo di pugni. Anche lui l'ha tirato indietro quando ha afferrato in quella maniera la mia piccola.
"Vattene, Romano!" dice finalmente l'uomo.
"Christian, ma hai visto che faccia tosta ha questo ragazzo?"
"La faccia tosta ce l'hai tu! Torna in commissariato e vedi di capire meglio di chi fidarti, grazie" dice l'uomo.
Il poliziotto si avvicina alla porta, ma prima di uscire dice: "Ci vediamo in commissariato."
Mentre lo dice guarda me e capisco che cosa vuole dire. Ci vedremo, certo, ma io sarò in una cella e lui potrà torturarmi a suo piacere a livello morale.
La porta viene chiusa con forza e vedo il poliziotto tendermi la mano per aiutarmi a tirarmi su.
"Coraggio Michele, alzati" mi dice.
Mi tiro su e lui mi aiuta a sdraiarmi di nuovo sul letto.
"Michele, io ti credo" mi dice.
"Perché? Non le conviene fare come il suo collega, che sembra di marmo e non solo mi accusa, ma agisce con violenza contro quella ragazza?"
"Tu hai ragione, però... non dipende da noi, purtroppo!"
"Io non ci tengo ad aver ragione. Voglio solo che lei sia al sicuro e con mio fratello in giro sarà impossibile. Potete arrestarmi e anche impiccarmi e spararmi un colpo se volete, ma prima voglio essere certo di non aver fatto tutto questo invano..."
"Michele, tu sei ancora in ospedale. Possiamo ancora provare con la tua testimonianza... dammi la tua deposizione. Io la registrerò e la consegnerò a chi di dovere."
"Va bene. Proviamo a fare anche questo... spero solo che serva a qualcosa." dico.
Gli racconto tutto, dall'inizio alla fine, senza tralasciare alcun dettaglio.
Racconto dell'incontro, delle minacce di Mattia, del sequestro, del periodo in cui Dora si è ammalata e delle notji in bianco che ha passato.
"Grazie Michele." dice.
"Grazie a lei."
"Christian. Mi chiamo Christian e puoi anche darmi del tu."
Accenno un sorriso e porto la mano sinistra al petto. Non provo dolore, ma nonostante i tentativi di quest'uomo per salvarmi la vita io so benissimo di non avere alcuna speranza.

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