"65°: Parlarsi di nuovo"
Michele
Apro lentamente gli occhi e resto sconcertato quando mi vedo davanti Salvatore, seduto su di una sedia vicino al mio letto. Gli parlo e resto ancora più sorperreso quando lo vedo prendersi il viso tra le mani e scoppiare in lacrime.
"Finalmente sei tornato!" esclama tra i singhiozzi.
"Gli amici non si abbandonano."
Faccio fatica a parlare, ma almeno ci riesco, cosa che fino a poco fa non potevo fare.
Lui piange ancora più forte ed io mi sento male. Non volevo che reagisse in questo modo, non ora che posso parlare con lui!
"Dobbiamo dare la bella notizia a Dora. Non so spiegarti quanto è stata male mentre eri addormentato" mi dice, ricomponendosi per quanto possibile.
Io lo so come sta la mia piccola. L'ho sentita piangere varie volte. La sola cosa che non ho capito è perché nel coma continuavo a vedermi riflesso in uno specchio, ma con una corda sulle spalle. Non era ancora stretta al mio collo, ma si stringeva un po' alla volta e quando mi sono svegliato mi sfiorava la pelle del collo.
"Aspetta, ma io non ho modo di mettermi in contatto con lei!" dice.
Mi guardo intorno e vedo un cellulare che riconosco subito. È proprio il mio.
"Quello." dico.
Non so come sia finito là, ma è capitato a pennello.
"L'ho recuperato io dal casale" dice Serramanico, come se mi avesse letto nel pensiero. "Ho recuperato tutto quanto, Michè! Ci sono andato per quella ragazza, perché i suoi abiti erano strappati, l'hanno sedata perché era agitatissima e l'hanno coperta solo con un misero lenzuolo. Non credo di aver mai visto una ragazza piangere in quel modo per un ragazzo, credimi! Non riusciva più a calmarsi!"
Salvatore parla di lei con un tono diverso da quello dei primi tempi. Un tono dolce, gentile.
"Chi è Bro?"
"Bruno" rispondo.
Lo sento parlare con lui, poi sento un'altra voce: quella di Dora.
Bruno
Lo squillo del mio cellulare mi riscuote dal mio dormiveglia.
Beh, stanotte non riesco a chiudere occhio, quindi non è un grande problema per me rispondere tempestivamente.
Quello che mi porta ad essere tanto veloce, però, è il nome del contatto che compare sul display: "Amico capa 'e 'mbrella." È questo il nome con cui ho salvato Michele, perché mi aveva appena raccontato di quel personaggio dal quale aveva preso il nome e che veniva definito pazzo, perché era molto impulsivo... o perché si gettava in imprese folli che, purtroppo, gli erano costate la vita.
Mille pensieri si fanno strada nella mia testa.
"Pronto?"
"Bruno! Bruno! Sono Salvatore, è importante!" dice.
Il mio cuore batte fortissimo e quelle parole portano all'aumento della mia ansia.
"Cosa succede?"
"Si tratta di Michele."
"Che c'entra Michele? Cosa gli è successo?"
"Si è ripreso."
"Non stai scherzando, vero?"
"Io scherzo su tante cose, ma su una cosa come questa sarebbe impossibile, Bruno! Lui è sveglio, poco fa mi ha parlato!"
"Santo cielo, non ci posso credere... Non mi sembra vero."
"Neanch'io riesco a crederci, ma è la cosa più vera che io abbia detto in tutta la mia vita, Bruno!" esclama Salvatore dall'altro lato.
"Allora... arriviamo subito!" dico, capendo perché Salvatore mi ha chiamato.
Vado nella camera di mia sorella e la vedo di sfuggita. Ha le mani sul viso e sembra agitata. Vado cautamente verso di lei e sfioro le sue spalle. La vedo sussultare e, poiché è seduta sul bordo del letto, rischia di cadere di lato.
"Santo cielo, Bruno!" esclama portando entrambe le mani al petto. "Uno di questi giorni mi farai prendere un colpo con questo maledetto vizio di arrivare alle spalle!"
"Lo sai, questo è il mio segnale... e poi sono sicuro che ti riprenderai non appena ti darò una notizia meravigliosa!" dico sorridendo.
"Che notizia?" chiede, voltandosi di scatto nella mia direzione. I suoi occhi sono lucidi, ma pieni di speranza.
"Si tratta di Michele." le dico.
"Gli è successo qualcosa?" chiede agitata.
"In effetti è successo qualcosa, ma è una cosa bella!"
"Sarebbe a dire? Non tirarla per le lunghe, Bruno!"
"Si è svegliato poco fa, Dora! Michele si è svegliato!" dico abbracciandola.
"Dici sul serio?" chiede.
"Quant'è vero che mi chiamo Bruno De Luca" rispondo.
"Ti prego, mi por_teresti da lui?" chiede.
"Certo, tesoro. Va' a vestirti al volo che io vado a chiamare anche Angela!" dico.
Lei si alza di scatto, afferra abiti a caso e corre a cambiarsi. Sento il rumore dell'acqua, ma capisco che non ci metterà molto.
"Angela! Angela!" la chiamo, scuotendola dolcemente.
Lei spalanca gli occhi e diventa praticamente di marmo quando si rende conto del fatto che è un uomo a toccarla.
"Oh mio Dio, piccola, scusami! Guardami! Sono io: Bruno!" le dico agitato.
"Scusami tu. È che... aspetta: che cosa faccio io qui?" chiede sconvolta.
"Calmati! Salvatore ti ha portata qui. Guarda! Vicino a te c'è anche Serena! Dorme come un angelo!"
Lei si volta verso la sua bambina e le accarezza il piccolo viso pallido.
"Oh, amore... amore mio..." sussurra.
Serena apre gli occhi e la vedo tendere le braccia verso di me. La prendo in braccio e la stringo forte al mio petto. Io continuo a parlare con Angela, perché vedo che i suoi occhi si riempiono di terrore quando la piccola è tra le mie braccia.
"Devo darti una notizia meravigliosa" le dico. "Michele sta bene! Si è risvegliato, Angela! Michele è tornato!"
"Michele cosa?"
"Hai capito, Angela! Michele si è risvegliato, sta meglio" le dico stringendo a me la sua bambina.
La bacio sulla fronte e le dico a bassa voce: "Amore, lo zio Michele ha dovuto fare un lungo viaggio ed è stato davvero difficile per lui ritornare... ma lui è coraggioso, è una testa dura e ce l'ha fatta!"
Lui non ha una testa dura. Lui È una testa dura, perché è molto determinato, non si farà sconfiggere facilmente... io ne sono sicuro!
"Vorrei vederlo anch'io... ma in questo stato non mi sembra il caso." mi dice.
"Lui non è in uno stato migliore essendo in ospedale, ma se ti vergogni posso darti la mia giacca. Ti starà grande, ma ti coprirà a dovere" le dico.
"Grazie." dice.
Le do la mia giacca e lei la indossa.
Usciamo dalla stanza e Dora ci raggiunge di corsa. È radiosa in un modo che mi mancava tantissimo. Era da un pezzo che non la vedevo tanto felice.
Dora
Non posso crederci! Stiamo tornando in ospedale, ma non per piangere. Stiamo tornando per rivedere Michele, per sentirlo parlare di nuovo!
Io non vedo l'ora, e si nota alla grande!
Appena arriviamo sento qualcuno venirci incontro e una mano mi prende il braccio.
"Vieni piccola, vieni! Michele non vede l'ora di vederti!" mi dice Salvatore.
Mi conduce nella stanza ed io resto immobile. Salvatore mi lascia andare, si allontana e si chiude la porta alle spalle.
Mi avvicino al letto. Ricordo perfettamente dov'è, anche perché la macchinetta che controlla i suoi battiti è ancora in funzione.
"Ciao..." sussurro per poi scoppiare a piangere come una bambina.
"Piccola, non piangere! Sono qui, sto bene... sto bene, vedi? Posso parlare di nuovo con te" dice prendendomi la mano. "Appoggiati a me... lasciati coccolare, come quando eravamo a casa mia!"
"Ma non ti farai male?" gli chiedo con voce tremante.
"Ma no, tesoro! Non sarai certo tu a farmi male! Metti qui la testa" mi dice, portando la mia mano sul suo petto. Il suo cuore batte a ritmo regolare e a me viene da piangere ancora di più se penso che quel cuore ha rischiato di spegnersi per sempre.
Appoggio la testa al suo petto, cercando di non fare troppa pressione. La macchinetta è in un punto diverso da quello, quindi non ho difficoltà. Il mio viso entra in contatto con la fascia ruvida che ha intorno al torace. Non può avere una maglietta proprio a causa di quella fascia.
Michele inizia a muovere le mani tra i miei capelli e sulle mie guance, spazzando via le mie lacrime.
"Mi sei mancata tanto, piccola" mi dice, con la sua voce un po' roca poiché si è appena ripreso da una lunga incoscienza.
"Anche tu mi sei mancato tanto, Michele, non sai quanto" sussurro, singhiozzando più forte.
"Alza la testa" dice sottovoce.
Io lo faccio e lo sento muoversi. Le sue labbra entrano in contatto con la mia fronte.
"Grazie!" dico.
"Perché, tesoro?"
"Per il bacio."
"Posso dartene quanti ne vuoi!"
Le sue labbra si posano di nuovo sulla mia fronte e le sue mani mi scompigliano i capelli. Mi rilasso del tutto, perché ora lui è qui. È vivo e può parlare con me.
"Tu resterai con me... vero?"
Non so perché ho detto questo.
Non so perché l'ho fatto... so soltanto che ho paura. Ho molta paura di perderlo e spero di non aver ricollegato questo a quella denuncia, perché non sono sicura che lui sappia.
"Te lo giuro, Dora. Io resterò con te."
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