"62°: Il distruttore di donne [parte 2]"
Salvatore
Prendo la sua mano e iniziamo a camminare, ma improvvisamente un urlo squarcia il silenzio e lei s'irrigidisce. Anch'io mi blocco di colpo.
"Angela..." sussurra lei, stringendo forte il mio braccio.
"Non lasciarmi il braccio per nessun motivo, hai capito?" le dico con un tono perentorio. Lei annuisce e mi stringe ancora di più il braccio, tenendosi salda.
Raggiungiamo Angela. Quel disgraziato la tiene ferma contro il muro e le ha morso una guancia come l'animale che è.
"LASCIALA!" urlo tirandoro per il collo della maglietta.
Quella di lei, purtroppo, è già stata strappata e lei trema come una foglia.
"Mandalo via, ti prego!" singhiozza.
"Tranquilla, ti giuro che andrà tutto bene." le dico. "E tu sparisci o chiamo la polizia, a costo di finirci io dentro, hai capito?"
"Io non ho nulla da temere. Riverserò la colpa di questo su mio fratello. San Michele!"
Dora scatta in avanti, lasciandomi di colpo. È presa dall'ira e lo aggredisce a suon di pugni e schiaffi, anche se praticamente è come se non l'avesse toccato affatto. L'ha solo graffiato.
"NON LO NOMINARE, DISGRAZIATO!" gli urla contro.
"Ferma! Ferma! Smettila!" le dico attirandola a me e stringendomela forte al petto. Lei diventa di ghiaccio quando la tocco, ma non perché ha paura di me. La guardo e capisco che il mio gesto, per qualche motivo, l'ha rattristata molto.
"Tu sei cieca e anche pazza! Non accetti che Michele abbia cercato di farti del male e che io ti abbia salvata da lui!"
Lei si agita in maniera spasmodica e mi tocca stringerla di più per tenerla ferma.
"Non parlare a sproposito. È meglio che tu te ne vada." dico.
Lui se ne va. Il suo obiettivo è farci impazzire.
Quando vedo che Mattia è lontano, lascio andare Dora. Lei toglie la giacchetta che ha addosso e la passa ad Angela, per permetterle di coprirsi.
"Ce la fai ad indossarla da sola?" chiedo, vedendo le mani della ragazza tremare convulsamente.
Lei annuisce ed indossa la giacca, ma per farlo si gira di spalle, staccandosi dal muro, ed io vedo un'incisione sulla pelle della sua schiena. Riesco anche a leggerla e rabbrividisco.
"È stato lui a farti questo, vero?" le chiedo guardandola.
"Non chiedermelo, ti prego! Non ne voglio parlare!"
Lei singhiozza, trema e fa molta fatica a reggersi in piedi.
"Piccola, non devi aver paura" le dico andando verso di lei. Non la tocco, perché capisco che ora come ora la cosa potrebbe infastidirla o farla agitare, ma continuo a guardare il suo viso, più pallido che mai.
"Non ne voglio parlare! Mi fa male ricordare."
"Va bene, va bene, stai tranquilla" dico spostandomi un po' più indietro. Anche se non la tocco la vedo tremare e non voglio farle credere che voglio costringerla a raccontarmi di quello che le ha fatto lui.
"Venite. Ci conviene tornare a casa." dico.
Continuo a tenere la mano a Dora e aspetto che Angela ci segua. Invito entrambe a mettersi sui sedili posteriori. Penso che, almeno dalla sua amica, Angela si farà toccare.
Vado piano, perché le ragazze sono già troppo agitate.
"Angela... cosa c'è che non va oltre a quello?"
"Salvatore ha letto una parola che Mattia ha inciso sulla mia schiena" risponde lei.
Indirettamente ha risposto anche a me ed io stringo molto forte il volante tra le mani, sentendo la rabbia invadere ogni fibra del mio corpo. Mi sento malissimo.
È come se questa ragazza avesse un legame con me. Un legame che non riesco a capire.
Se Michele non si riprenderà a breve, Mattia avrà campo libero ancora a lungo e potrebbe tentare un'altra aggressione ad Angela o Dora.
"Angela... non so quanto questo possa farti piacere, ma credo sia meglio che tu venga con me. Non mi fido di Mattia. Potrebbe fregarsene della presenza dei tuoi e approfittare del fatto che vivete nella stessa casa per farti del male!"
Lei annuisce, ma purtroppo non riesce a trattenersi a lungo dallo scoppiare in un pianto disperato. Dora si volta verso di lei e allarga le braccia, come per farle segno di lasciarsi abbracciare. Angela lo capisce e crolla sul petto della brunetta. La sento singhiozzare e non la guardo più, ma sento Dora sfregarle una mano sulla schiena, per tranquillizzarla. È dolcissima.
Sento gli occhi pizzicare, ma non devo piangere... non ora che sto per arrivare a casa.
Angela
Dora mi stringe a sé, accarezzando la mia schiena. Credo che solo lei possa capire che cosa provo.
Anche lei ha rischiato di fare la mia stessa fine con quel mostro, ma per fortuna, almeno per una volta nella mia vita, sono riuscita a fermarlo, anche se, purtroppo, a pagarne le conseguenze è stato il mio povero fratello.
Ripenso a Michele, in quel maledetto letto d'ospedale. Ripenso alle lacrime che lei ha versato per lui e mi sento ancora più male.
"Ragazze, siamo arrivati. Per Dora chiederò a Bruno di venire a prenderla e gli darò l'indirizzo. Angela, per quanto riguarda te, se vuoi puoi restare con me. Non sono la persona più affidabile della Terra, ma non potrei mai farti del male. Non tocco le donne."
"Per me va bene... ma non voglio più vedere Mattia."
"Farò di tutto perché tu non sia costretta ad incontrarlo un'altra volta."
Annuisco ed entriamo tutti e tre in quella casa. È un'abitazione molto semplice ed ordinata. Non si direbbe che sia la casa di un ragazzo... non esattamente raccomandabile.
"Non siate timide, accomodatevi" ci dice Salvatore, da vero gentiluomo.
Ci sediamo su un divano di pelle. La mia amica mi stringe la mano, accorgendosi del fatto che sono più che agitata.
"Potete restare qui, per ora... vi lascio sole. Avrete bisogno di confidarvi."
Detto questo lui si allontana ed io rimango sola con la mia amica.
"Dora! Ehi! Va tutto bene?"
"Sto bene" dice lei, ma nella sua voce percepisco una specie di stonatura. Non sta affatto bene.
"A cosa stai pensando?"
"Sto pensando a lui, Angela... a quel colpo di pistola che stava per portarmelo via!"
"Tu ricordi cos'è successo?"
"Non potrei mai dimenticarlo, anche se non immagini quanto vorrei. È un ricordo orribile! Ci stavamo abbracciando e lui cercava di calmarmi, perché suo fratello mi aveva quasi..."
La sua voce si spezza. Sembra incrinarsi ed io non resisto più alla spinta delle altre lacrime contro i miei occhi. Fa male veder soffrire un'amica come questa ragazza. Fa troppo male.
"Ho sentito il rumore della pistola. Mattia la stava caricando, voleva ammazzare suo fratello perché mi aveva salvato la vita! Io mi sono spostata e l'ho attirato a me, ma non è servito a nulla. Mattia l'ha colpito lo stesso... e ora Michele rischia di finire dentro per un reato che nemmeno esiste!"
"L'hai detto tu stessa. Il reato non esiste, Dora. Michele non può finire dentro!"
"Che cosa vuoi dire, Angela?"
"Andrò io a parlare con il giudice che si occupa del caso di mio fratello. Racconterò quello che mi ha fatto Mattia!"
"No. Angela... non devi farlo, non devi andare da quell'uomo!"
Vedo il suo viso impallidire ancora di più e i suoi occhi sono spalancati.
"Dora! Perché non dovrei andare a parlare con lui? Cosa ti è successo?"
"Io... ho provato a parlargli di quello che mi aveva fatto quel mo... v-voglio dire... Mattia. Ma lui ha iniziato a farmi domande assurde e la conclusione che ha tratto dalle mie risposte è stata quella di Mattia, secondo la quale io sono talmente innamorata di Michele da avergli perdonato il sequestro e anche l'aggressione... anzi: da averlo scambiato per Mattia. Quel tizio è dalla sua parte! Spero solo che Michele resti ancora un po' in ospedale... per darci il tempo di trovare un'altra strada. Lui non deve finire in galera per colpa mia!"
"Amica mia, non è colpa tua, lo sai. È colpa di quel mostro!"
"No, invece! È colpa mia, perché per la mia idea di delicatezza nei suoi riguardi e in quelli di tua madre ho voluto restare da sola in quel casale. Ho voluto che lui se ne andasse e ho lasciato a Mattia via libera... lui ha potuto provare a fare con me i suoi sporchi giochetti e dopo ha quasi ucciso Michele pehché mi ha salvata!"
La sento respirare male, molto male. Il suo viso si ricopre di colpo di sudore freddo, il suo corpo è scosso da violenti brividi che, se non la tenessi io, la farebbero cadere dal divano e dalla sua gola fuoriesce un suono strozzato.
"Dora! Tesoro, mi senti?" le chiedo, ma dopo qualche secondo capisco che ha perso conoscenza. L'adagio sul divano e le afferro il polso per sentire il suo battito, più che accelerato.
Michele
Lei continua a tormentarsi per quello che ha fatto quell'imbecille di mio fratello.
Ma perché non riesco ad aprire gli occhi e parlare con lei?
Perché non riesco a risvegliarmi come dovrei? Cosa succede al mio corpo?
Devo fare qualcosa... qualsiasi cosa, ma come posso comunicare con lei? Ora non è in ospedale, non posso stringere la sua mano come ho fatto prima. E allora cosa devo fare?
Come se qualcuno avesse capito che ho bisogno di parlarle, mi rendo conto di un dettaglio. Angela le parla e la scuote, ma lei non si muove. O meglio: è il suo corpo che non si sta muovendo.
Riesco a vedere la sua esile figura, sdraiata su un prato del bosco in cui mi trovo... non so da quanto, perché qui il tempo non ha alcun valore.
"Dove sono?" sussurra. Sembra impaurita ed io spero di trovare parole che le facciano bene. DEVO trovarle!
"Piccola, mi senti?" chiedo.
"Tu... Michele..." sussurra, ma sembra più spaventata di prima. "Dove ci troviamo? Per caso è già finita per tutti e due... vero?"
"No, cosa dici? Non è ancora il momento. Non so quando sarà, ma non è questo il momento. Tu sei svenuta e io sono a metà."
"A metà?"
"Nel senso che sono mezzo addormentato" le dico, "ti sarai accorta del fatto che riesco a muovermi, ma non a parlare... beh, non è ancora il momento di aprire gli occhi e io non vedo l'ora che quel momento arrivi."
"Ma per quale motivo volevi parlare con me?"
"Perché mi auguro di riuscire a farti capire che tutto quello che sta succedendo sia a me che a te non è affatto colpa tua. L'unico colpevole è lui: Mattia. Lui ha fatto del male a entrambi, piccola, ma non possiamo lasciarci abbattere dal dolore provocato da sensi di colpa e tormenti che non dovrebbero neanche esistere. Spero di ricordare di ripetertelo non appena riaprirò gli occhi e riuscirò a mettere insieme una frase di senso compiuto."
"Ma come fai a dirlo, Michele? Come fai?"
"Io so quanto stai male, ma ti ripeto che non è affatto giusto che sia tu a sentirti in colpa quando non hai fatto niente di male!"
So che anche mia madre, Bruno, Salvatore, i suoi, Teresa, Tommaso, Rebecca e anche Angela le hanno detto che lei non ha colpa... peccato che sembri non volerci credere!
"Piccola... ora dobbiamo separarci, ma tu ricordati di non arrenderti e soprattutto smettila di incolparti per qualcosa di cui non hai colpa, me lo prometti?"
"Ci proverò." mi risponde lei.
"Cosa?" chiedo.
Lei capisce che non intendo chiederle di ripetermi quello che ha detto, ma di promettere che smetterà di darsi la colpa.
"Te lo prometto." dice.
Cerco di abbracciarla, ma in questo momento nessuno dei due ha un vero e proprio corpo, quindi non ci tocchiamo neanche di striscio. Spero di riprendermi in fretta, perché voglio abbracciarla come si deve. Voglio sentire il suo calore ed il suo battito fondersi al mio.
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