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"6°: Lacrime"

Dora
Questa proprio non me l'aspettavo! Il mondo è davvero piccolo: il signor Ciro, che ha dato un lavoro a mio padre, ora è il capo di Michele!
"Come fate a conoscervi, ragazzi?" ci chiede.
"Sono un amico di suo fratello Bruno."
Michele gli risponde prontamente, ma con agitazione. Credo sia la prima volta che si trova in una situazione del genere.
"Dora, come mai sei venuta con lui?" mi domanda il signor Ciro.
"Beh... ecco... io..." balbetto non sapendo che cosa dirgli. Non posso mettere nei guai Michele. Insomma: lui mi ha salvato la vita. "S-si tratta... di un esperimento!" la butto lì. "Vede signor Ciro: il fatto è che i miei genitori hanno pensato di vedere come... come... come posso fare per ambientarmi in una casa che non è la mia. L'unico che ha voluto accogliere questa rompiscatole, che sarei io, è stato Michele."
Sento uno sguardo su di me ed io stessa mi sorprendo di quanto ho mentito spudoratamente. Avevo una paura tremenda a dire il vero, ma ce l'ho fatta e il signor Ciro sembra convinto.
"Qui abbiamo tutti l'oro in qualche punto specifico del corpo. Teresa, una collega del tuo amico, ce l'ha nelle mani, mentre lui ce l'ha nel cuore."
Su questo non posso dare torto al signor Ciro, anche perché mi ha salvata da qualcun'altro che non so chi sia, ma che avrebbe potuto farmi del male.
Il signor Ciro si allontana e mi sento ancora osservata. Sono sicura che sia lui a guardarmi.
"Perché l'hai fatto?" chiede.
"Perché tu hai fatto per me una cosa che poteva ritorcertisi contro ed era il minimo che io potessi fare per te." gli rispondo semplicemente.
Michele
La guardo, l'ascolto e provo vergogna per quello che ho fatto per coprire quel deficiente di mio fratello.
"Perdonami." le dico sottovoce.
Sto incartando un ciondolo a forma di cuore. Lei capisce che non posso parlare di quell'argomento davanti ai miei colleghi ed al mio capo.
"Michele, se vuoi chiedo al signor Ciro se può farti uscire un momento..."
Non riuscendo a risponderle per il nodo che ho in gola le prendo la mano, la porto dietro il mio collo e annuisco.
"Scusi signor Ciro... potremmo uscire un momento?" chiede.
"Certo, tranquilla, ma posso darvi solo dieci minuti."
"Andranno bene, non si preoccupi... e se vuole può insegnarmi qualcosa, posso rendermi utile."
"Sei tusta tua madre, tesoro." dice lui dandole un bacio sulla guancia.
Io le prendo la mano e iniziamo a correre. Lei evidentemente sente la mia agitazione, perché a tratti è lei stessa a portarmi ad allumgare il passo.
Arriviamo sotto un albero ed io mi accascio a terra e mi copro il viso con le mani.
"Dio mio... Michele! Michele!" cerca di riscuotermi lei, appoggiando le sue mani sulle mie e provando a spostarle da dove sono, ma io faccio resistenza, perché la mia voce tradisce il peso che ho sul petto quando le sussurro un no.
"Michele! Ehi!" ripete la brunetta, avvolgendo le sue braccia intorno alla mia vita.
"Avrei dovuto mandarlo dove merita di stare! Avrei dovuto denunciarlo, ma ho preferito portare via te e tu mi hai coperto! Se puoi farlo perdonami, ti prego!"
Passano alcuni secondi e attraverso le fessure che ho creato con le dita riesco a vedere i suoi occhi farsi sempre più luaidi e dopo pochi istanti anche lei si ritrova a piangere con disperazione.
"Io non ho nulla da perdonarti e tu non hai nulla da rimproverarti, è chiaro? Hai fatto l'unica cosa che potevi fare per non mettere nei guai quella persona e per non metterci me! Ti sei trovato in mezzo ad una cosa che non ti fa piacere, ed io lo capisco... mi dispiace tanto, davvero tanto, credimi!"
Quando vedo in che stato è non riesco a fare a meno di spostare le mani dagli occhi ed attirarla a me per abbracciarla forte. È tanto fragile e al tempo stesso tanto forte da riuscire a spiazzarmi completamente. Le sue lacrime mi bagnano il colletto della camicia, le mie le scorrono sulla pelle candida del collo e restiamo immagini quella posizione per qualche minuto, poi io riesco a calmarmi e lei, pur continuando a tremare, si tira su e dice: "Sarebbe meglio rientrare, adesso..."
"Sono d'accordo. Il signor Ciro potrebbe chiedersi che fine abbiamo fatto." dico per poi alzarmi a mia volta e riprenderla per mano.
Fortunatamente abbiamo fatto in tempo e nessuno sembra essersi reso conto di niente.
Il signor Ciro si avvicina al tavolino, prende per mano Dora e la porta con sé. Vedo quello che le sta facendo fare: vuole insegnarle a fare un braccialetto, perché lei ha chiesto di dare una mano.
Bruno
Ho dovuto raccontare tutto a mia madre, che ha più paura della persona che ha ingaggiato Michele che non di lui stesso. Ho dovuto dirle che l'ho aiutato io, perché Mattia avrebbe potuto prendersela con Dora e né io né tantomeno Michele volevamo questo.
"E adesso cosa do_bbiamo fare, Bruno?" mi chiede la mamma.
"Questa sera cerchiamo di chiamare lui. Se provassimo a rintracciare Dora Mattia capirebbe che il sequestro non è proprio vero... sono sicuro che abbia trovato un modo per controllarle il cellulare. Mettiamoci d'accordo con lui su come possiamo tenerci in contatto."
So che lui finisce di lavorare alle 8 di sera, ma nel dubbio aspetto che passi un'altra ora prima di chiamarlo.
Michele
Io e Dora arriviamo a casa alle nove in punto e appena entro sento il mio cellulare squillare. Lo tiro fuori dalla tasca e leggo il nome del contatto: BRO!
Io ho salvato il fratello di Dora con questo nome!
"Pronto?"
"Michele, sono Bruno!"
"Lo so... senti, tu e i tuoi potete parlare con lei, ma fate in fretta: temo che lui possa controllare anche me, poi in qualche modo vi aggiornerò io."
Prendo la mano di Dora e le passo il cellulare.
Dora
"Bruno!" esclamo dopo aver sentito la voce di mio fratello.
"Piccola, come stai?"
"Io sto bene... ma ho paura che qualcuno venga a prendermi e... e mi mancate!"
"Tesoro!" esclama mia madre. "Stai tranquilla, puoi fidarti di Michele!"
"E io di lui mi fido, però..."
"Ascoltami: devi stare tranquilla, capito?" dice mio padre. "Andrà tutto bene, vedrai!"
"Scusate..." dice Michele con un filo di voce, "non voglio separarvi ancora, ma non possiamo continuare a parlare..."
Sento il pianto sommesso di mia madre, mio fratello sussurra un: "Amico, fai attenzione!", e mio padre tira un pugno a qualcosa, dicendo: "Che sia maledetto quell'idiota che ci ha fatto questo!"

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