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"54°: Interventi, spiegazioni e confessioni sfiorate"

Dora
È passata precisamente una settimana da quel maledetto incontro con Mattia. Oggi finalmente sarà possibile operare Michele ed estrargli quel proiettile.
Io ho finalmente ritrovato i miei genitori. Ricordo benissimo quando sono tornata a casa, la sera dopo quella maledetta notte.
"Amore mio!" mi ha detto mia madre, venendomi incontro per poi stringermi a sé. Mio padre si è aggregato e siamo rimasti abbracciati per parecchio tempo.
"Oh, mamma!" le ho detto tra le lacrime. "Sono tanto felice di vederti... ma non volevo che per liberarmi servisse questo, io non volevo!"
"Servisse cosa, Dora?" ha chiesto lei.
"Michele è finito in ospedale per salvarmi la vita!" le ho detto sottovoce.
Mi sono stretta ancora di più a mia madre.
"Michele si riprenderà, tesoro." ha detto lei.
"Certo, ma se si riprende finirà in carcere, mamma!"
"Perché in carcere?" mi ha chiesto mio padre.
"Se permettete ve lo spiego io" è intervenuto Bruno, perché io non riuscivo a spiccicare una parola.
Bruno ha spiegato ai miei genitori quello che è successo a me, quello che è successo a Michele e la trappola che gli ha teso Mattia. Più il racconto andava avanti, più stringevo mia madre, sentendomi male.
"Mamma... se gli succede qualcosa io..." ho detto, per l'ennesima volta nell'arco di quella giornata.
"Piccola, non succederà niente a Michele! Smuoveremo mari e monti, se necessario." ha detto mia madre.
E ci hanno provato: avvocati, giudici, la mia testimonianza... non è servito a niente. Il giudice che si occupa del caso di Michele, quando ho spiegato l'accaduto, mi ha fatto domande imbarazzanti, magari anche non attinenti a quell'argomento, e ho capito che Mattia l'ha corrotto.
Ora i miei sono qui, insieme a me, in sala d'attesa. Vicino a me c'è Salvatore. Non dice nulla, ma mi stringe la mano, capendo che ho paura. Lui è buono, ma perché si tolga quella maschera da duro bisogna conquistarsi la sua fiducia ed io non so come sono riuscita a farlo, ma ne sono felice. Bruno è dentro, assiste all'operazione. L'ha richiesto lui, per il tirocinio e per farci sapere il responso il prima possibile.
Alla mia destra c'è Angela, con la sua bimba in braccio. La piccola sente la mia tensione e stringe il mio dito con il suo piccolo pugno.
I genitori di Michele sono insieme ai miei.
Io vorrei parlare con loro, chiedere loro perdono, ma non riesco, non ho il coraggio che mi occorre per affrontarli.
Ci sono anche Tommaso, Teresa, il signor Ciro e la mia amica Rebecca.
C'è silenzio nella sala d'attesa. Ho paura che l'unico rumore presente sia il mio battito cardiaco, incredibilmente accelerato. Gli occhi mi fanno male, perché in questi giorni ho pianto veramente molto.
Sento qualcuno alzarsi, dalla parte opposta della sala. Una mano mi accarezza la testa. Una mano nuova, diversa.
"Piccola... ti va di venire un po' fuori con me?" mi chiede.
Andando per esclusione capisco che è la signora Alessandra, la madre di Michele.
"Io... v-vorrei uscire, ma..."
"Tranquilla. Vieni, hai bisogno di prendere una boccata d'aria."
Lei mi aiuta ad alzarmi e mi fa uscire in cortile. Il vento mi sfiora la pelle. È un vento caldo, tipico dell'estate, e l'aria esterna all'ospedale mi regala sollievo.
Appena lo faccio, però, un pianto mi scuote. La donna è sorpresa: mi accarezza il viso per spazzare via le mie lacrime e mi chiede perché piango.
"Mi dispiace... io non volevo!"
"Tesoro, ma non è stata colpa tua. È stato Mattia a fare del male a te e a lui. Io Michele l'ho visto felice insieme a te. Quando ti stava preparando quella sorpresa, ad esempio, io gli ho parlato e ogni volta che ti nominava gli s'illuminava il viso. Lui non ha mai fatto tanto per una ragazza, se si escludono Angela e Teresa... e non ne ha nemmeno mai avuta una."
Resto sorpresa: Michele non ha mai avuto una ragazza?
"Ti meravigli?"
"Certo! Insomma: lui... lui è sensibile e dolce e sono sicura che sia anche tanto bello... com'è possibile che... che non..."
"Lui non voleva. Penso tu ti sia accorta che non è il classico cattivo ragazzo. Lui si è sempre dedicato al lavoro e alla famiglia. Aveva molte ragazze che gli correvano dietro, ma gli sembravano tutte delle ochette!"
Ricordo che la prima volta che toccammo l'argomento Michele usò proprio la parola "oche" per descrivere delle ragazze che gli giravano intorno. Ma lui, più che girare intorno, diceva: "Molte ragazze che conosco". È stato proprio il giorno in cui gli ho toccato il viso per la prima volta, ma non superficialmente, per asciugargli delle lacrime: perché volevo vederlo!
"Tu non gli sei corsa dietro... ma gli hai dimostrato che gli vuoi molto bene e lui questo l'ha apprezzato moltissimo. Non si salvano mai vite a caso, piccola! Se lui si è messo contro Mattia e ha fatto di tutto per difenderti da lui vuol dire che c'è un motivo. Tu dovevi vivere, non essere toccata da lui ed uscirne solo con dei graffi."
"Io non ci credo. Lui tutto questo non lo meritava, ma è successo..."
"Tesoro, queste sono prove. Te lo ripeto: tu non hai colpa di niente! Se mio figlio Mattia è pazzo tu non ne hai colpa! La prova è il dolore che ha dato ad Angela! Per quanto riguarda Michele... lui è il fulcro delle prove che stiamo affrontando e ne verrà fuori, io ne sono certa!"
La donna mi sorprende ancora di più attirandomi a sé e stringendomi.
Mi lascia sfogare. Ne ho un disperato bisogno e lei sembra sentirlo.
"Anche tu sei come una figlia per me, anche se ti conosco da poco... e tutti noi siamo grati a te e alla tua famiglia, perché state facendo tutto e il contrario di tutto per salvare Michele dal carcere..."
"Io... io non potrei lasciarlo solo, non dopo tutto quello che ha fatto per me..." sussurro, sentendo il cuore battere più forte al solo pensiero di quanto Michele sia stato buono con me, "ma non è solo per questo che voglio aiutarlo. Il fatto è che io... io lo..."

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