"53°: Chi paga è un innocente"
Angela
"Salve" mi dice uno dei poliziotti. Biondo, occhi marroni, alto e robusto. "Casa Genovesi?"
"Sì. Chi state cercando?"
"Michele Genovesi." continua l'uomo.
"Mio fratello non vive più qui e in ogni caso non potrebbe venire da voi." dico iniziando ad innervosirmi.
"Signorina, non cerchi di nasconderlo! Michele è stato denunciato per aver tentato una violenza contro la signorina De Luca. Dora De Luca." dice il poliziotto.
Mi volto verso mia madre, che è impallidita di colpo.
"Michele cosa?"
"Michele non ha fatto niente, e se volete sapere dove si trova... è in ospedale, con un proiettile piantato nel petto!" dico senza controllo.
"Dio mio..." sussurra mia madre, prima di perdere i sensi.
"Era questo che cercavi di dirci, piccola?"
Corro incontro a mio padre e lo abbraccio.
"Papà, Michele non ha fatto niente!" dico tra le lacrime. "Non ha fatto niente di quello che hanno detto, credimi!"
"È stato il gemello, Mattia Genovesi, a sporgere denuncia contro di lui, signorina!" dice sempre quel poliziotto. L'altro mi guarda con disperazione, come se credesse a quello che ho detto, ma non potesse reagire.
"Mattia... sei stato tu!" dico gettandomi contro di lui. "Come hai potuto fargli anche questo, come hai potuto? Michele non se lo meritava..."
"Signorina, Michele Genovesi ha sequestrato la ragazza, tenendola con sé per quattro mesi, e ieri notte ha cercato di aggredirla!"
Più quell'oomo parla più lo trovo antipatico e cinico. Nessuno deve toccarmi Michele!
"Beh, gli converrà restare in ospedale, perché la pena massima non gliela toglierà nessuno poiché ha colpito anche suo fratello in piena testa!"
"LA SMETTA, BASTA!" grido.
Porto le mani alle tempie e le sfrego fortissimo. Mi giro di scatto e corro verso la mia stanza. Penso che in carcere ci andrò a finire io se non me ne vado subito, perché prenderò a ceffoni questo deficiente di un poliziotto! Mi chiudo dentro, prendo una foto in cui sono con mio fratello e me la stringo forte al petto. Guardo il suo viso angelico: è talmente bello!
"Santo cielo, Michele! Anche questo... anche questo ti hanno fatto, perché?"
Ricordo quando scattammo quella fotografia. Eravamo insieme al Mare, due anni fa. Io non stavo ancora con Juan e dato che la scuola mi stava un po' stressando Michele aveva pensato di portarmi in spiaggia. Faceva caldissimo: il primo bagno a fine maggio non avrebbe fatto troppo scalpore.
Ci stavamo rincorrendo sulla spiaggia, come quando eravamo bambini.
O meglio: lui stava rincorrendo me e io facevo di tutto per sfuggirgli, per scherzo. Quando lui riuscì a prendermi mi strinse forte al suo petto, mi appoggiò il mento sulla spalla e mi disse: "Piccola birbantella del mio cuore: ti voglio un mondo di bene, non dimenticarlo mai. Quando avrai bisogno potrai sempre contare su di me. Ricordalo!"
"Anch'io ti voglio tanto bene" gli dissi.
Rimanemmo in quella posizione, lui chiese ad un suo amico di "scattargli una foto con la sua sorellina speciale", e lo vidi sorridere. Sembrava talmente felice!
"Mi hai promesso che per me ci sarai sempre, ma tutti stanno facendo di tutto per impedirtelo..." sussurro.
Sento qualcuno battere alla porta.
"Chi è?" chiedo in un sussurro.
"Signorina, potrei entrare?"
"No! Vada via! E sia gentile: si porti via quell'idiota del suo collega!" gli dico, scaldandomi sempre di più. "Se ne vada..."
"Signorina, per favore! Devo dirle una cosa!"
Mi decido ad aprire la porta.
"Signorina, io conosco Dora De Luca. Lei ha sempre parlato bene al fratello di questo Michele. Lo stesso Bruno parla molto bene di lui e io dubito fortemente del fatto che possa essere stato lui a fare questo a quella ragazza! Vede... suo fratello Mattia ci ha fornito una versione dei fatti... piuttosto contorta."
"Cos'ha detto?"
"Ha detto che Michele era con la signorina De Luca nel vecchio casolare e aveva cercato di baciarla. Lei aveva lanciato dei bicchieri contro di lui, ma dopo un po' lui l'aveva gettata per terra e le aveva puntato una pistola alla tempia. Mattia è entrato, ha lottato con Michele per liberare la ragazza ed è stato colpito in testa proprio da lui, con il calcio della pistola. Mattia si è alzato quasi subito e gli ha sparato per difenderla!"
"No! No, basta, per favore..." sussurro. "Non è vero! NON È VERO!"
"Santo cielo... signorina, si calmi, la prego! Io voglio aiutare Michele, ma non credo che il giudice crederà alla testimonianza di Dora. È convinto che lei non sia in grado di riconoscere il suo aggressore e che lo shock abbia peggiorato la situazione."
Com'è possibile? Mattia l'ha cercato bene il giudice, a quanto pare!
"Io ora devo andare da Dora. Devo dirle la verità" mi dice.
"Aspetti... andiamo insieme. Io devo vedere in che stato è mio fratello..."
Dora
Si è fatta sera e lui è ancora privo di sensi. Io devo tornare a casa, ma non me la sento di andarmene. Non riesco a pensare di stare lontana da lui e ho sempre paura che possa accadergli qualcosa.
"Bruno... ma tu credi che si riprenderà?" chiedo stringendo forte la mano di mio fratello. Lui ha finito la giornata di tirocinio e stiamo per tornare a casa, ma io non ho proprio la forza di allontanarmi dal posto in cui si trova lui adesso.
"Piccola... io credo sia meglio che Michele non si riprenda" dice una voce alle mie spalle.
Mi volto di scatto appena riconosco la voce di Christian: un nostro amico che lavora in polizia.
"Chris! Come fai a sapere di Michele e perché hai detto questo?" chiedo con agitazione.
"Lo dico perché Mattia l'ha denunciato."
"Cosa?" chiede Bruno, stringendo la mia mano per sostenermi visto che mi sento come se fossi sul punto di perdere i sensi.
"Mattia... ha detto che Michele ha cercato di farti del male, Dora." spiega Christian. "Ha detto di averti salvata da lui, ma di essere stato colpito alla testa con il calcio della pistola con la quale gli ha sparato."
"No... NO!" dico soltanto. "Non è vero..."
"Christian, ti posso assicurare che Michele non le ha fatto proprio niente!"
"Io ti credo... ma credo che il giudice non ci crederà. Mi risulta che, quando è arrivato, Michele avesse le mani sporche di sangue e una ciocca di capelli sulla ferita."
"Ma lui aveva le mani macchiate perché mi stava abbracciando e mi ero ferita sulla schiena... e la ciocca di capelli l'ho usata io, per drenare l'emorragia!"
"Il problema è che Mattia può avvalersi anche della tua cecità e del fatto che la tentata aggressione ti ha sconvolta..."
"Il sogno..." sussurro, sentendomi quasi mancare.
Io ho sognato Michele con la corda al collo! Ho sognato la risata di Mattia... io ho sognato tutto e non gli ho detto nulla!
"Quale sogno, piccola?" chiede Bruno.
"Io... io ho sognato Michele! Aveva una corda intorno al collo... c'era anche Mattia... e rideva, rideva, rideva!"
"Non avresti potuto evitarlo, Dora" cerca di calmarmi Christian.
"Non possono arrestarlo! Non possono portarmelo via!"
"Certo che possiamo farlo!"
Un'altra voce, stavolta ignota.
"Dacci un taglio, Romano! Lasciala in pace!" dice Christian.
"Questa ragazza è pazza, peggio di quel criminale! Michele le ha quasi usato violenza... e lei lo difende!"
"NON È VERO, MALEDIZIONE! NON È VERO! COME POTETE CREDERE A QUEL MALEDETTO DISGRAZIATO? COME POTETE CREDERGLI?" urlo disperata, lasciando di scatto la mano di Bruno e gettandomi contro il muro, che colpisco con molta violenza.
"Tesoro, calmati" mi dice Christian.
"LASCIAMI!" grido respingendolo. Non so perché mi sto rivoltando contro di lui. In fondo non mi ha fatto nulla.
"Tesoro, ascoltami, ti prego! Tu hai ragione, io credo a quello che mi dici, perché se davvero Michele ti avesse fatto questo non ti saresti arrabbiata tanto se qualcuno l'avesse insultato... ti assicuro che farò tutto quello che posso per aiutarlo e per aiutare te!"
Crollo a terra.
Sto perdendo la testa. Stanno accadendo troppe cose e il colpo di grazia è stato quello che mi è stato appena detto. Perché lui? Perché non il vero colpevole? Perché sono sempre i buoni a pagare, perché?
Ormai gli occhi mi fanno male per quanto ho pianto, e non soltanto quelli.
Mi scoppia la testa. Vi porto le mani e mi rannicchio in posizione fetale. Sono scossa dai singhiozzi e l'unica parola che viene fuori dalle mie labbra è un nome: quel benedetto nome!
"Piccola, vieni qui." mi dice Christian, aiutandomi a tirarmi su.
"Michele... Michele..." sussurro ancora, contro il tessuto della sua maglia.
"Ne verremo fuori, Dora, te lo prometto" mi assicura. "Michele ne verrà fuori."
Continuo a singhiozzare contro il suo petto.
"Andrà tutto bene." mi dice.
"Se gli succede qualcosa per quel proiettile o se finisce dentro sarà solo per colpa mia!"
"No! Non sarà colpa tua, come te lo devo dire? Al massimo sarà colpa di quell'imbecille" dice Bruno. È adirato, ma ora come ora posso essere certa che non lo sarà mai quanto me. O forse lo è... forse io non sono arrabbiata.
Semplicemente mi sento male... veramente male.
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