"52°: Pessime notizie"
Dora
Mi sveglio e sento che il mio corpo non è più troppo esposto.
Tasto il tessuto che mi ricopre, ma resto abbastanza delusa nel rendermi conto che si tratta di un semplice lenzuolo. Non sono affatto vestita. Sono solo temporaneamente coperta... Niente di più e niente di meno!
Provo a muovermi, ma m'irrigidisco quando sento una voce familiare.
"No, ferma! Non ti alzare!"
"T-tu... c-cosa ci fai qui?" sussurro riconoscendo il proprietario di quella voce: Salvatore!
"Ti ho portato una cosa." dice.
"Cosa?" chiedo.
"Il tuo zaino."
Allungo una mano, cercando di continuare a coprirmi con il lenzuolo che mi hanno dato. Sfioro lo zaino e accenno un sorriso. Perché ha voluto aiutarmi anche in questo, perché?
"Io ti lascio tranquilla... in modo che tu possa vestirti."
"Grazie." dico.
Il suo tono è sempre uguale, piuttosto duro, ma ho sentito un leggero tremito nella sua voce.
Lui esce dalla stanza e si chiude la porta alle spalle. Io mi scopro e quando mi muovo per alzarmi avverto un forte bruciore, praticamente da tutte le parti. Stringo i denti e resisto. Prendo una maglietta e dei leggins a caso e quando mi vesto mi sento meglio sia fisicamente che moralmente.
Esco dalla stanza a tentoni. Voglio ringraziare quel ragazzo. Insomma: ho bisogno di parlare con qualcuno... magari con lui. Perché no?
Raggiungo la porta, esco e inizio a camminare. Improvvisamente sento una mano dalla presa salda e forte prendermi il braccio destro e tirarmi indietro. Sbatto contro il corpo del ragazzo, ma non sono proprio sicura di chi sia... almeno finché non mi rivolge la parola, vedendomi scossa.
"Scusa, non volevo spaventarti, ma stavi andando a sbattere contro una porta antincendio. Tieni." mi dice il ragazzo, mettendo tra le mie mani un oggetto. Lo riconosco subito: è il mio bastone bianco.
"Grazie mille."
"Sei un disco rotto, per caso?"
"Perché ti dico sempre grazie?"
"Precisamente!"
"Scusami, se ti dà fastidio non te lo dico più, davvero!"
Lui si mette a ridere. Mi piace il modo in cui ride. Anche questo mi sembra un "indicatore di fiducia".
"Senti... visto che insisti tanto per vedere Michele adesso ti ci porto, ma non dobbiamo fare rumore, hai capito?" dice.
"Lo faresti sul serio?" chiedo.
"Ma certo!" risponde lui. "Anch'io voglio vederlo, cosa credi?"
Gli sorrido e lui mi prende di nuovo il braccio. Va piuttosto veloce ed io cerco di non fare rumore, ma mi capita di andare a sbattere. Arriviamo a destinazione. La porta è socchiusa, almeno da quanto mi ha detto il mio "accompagnatore". Entriamo cercando di non fare troppo rumore e lui mi porta vicino al letto sul quale dovrebbe essere sdraiato il mio povero Michele.
Un attimo... Il MIO povero Michele? Ma che sto dicendo?
"Gli infermieri sono in pausa."
"Ma come lo sai? E poi... in pausa? Ma quanto ho dormito?"
"Parecchio, cara. Quando sono arrivato ti ho trovata sedata" mi dice, "e ho anche avuto paura che avessi avuto un mancamento! Ti avessi almeno sentita respirare! Ora però vieni qui, ti aiuto a cercare la sua mano!"
Detto fatto: mi dà una mano a trovare un punto del suo corpo libero dai tubi.
"Dimmi cosa vedi, ti prego!"
Lui sembra parecchio in difficoltà. È come se gli avessi chiesto un miracolo o non so che cosa.
"Ecco... io..."
"Per favore! Dimmi cosa vedi!" sussurro.
"Lui... ha una fascia che gli comprime il torace. Ci sono degli arnesi che tengono fermo il proiettile, da sotto la fascia se ne vede solo la punta. Ha delle flebo alle braccia e alle gambe, una macchinetta gli controlla il battito. Senti? Questo suono è quello di quella macchina. Respira con un tubo, perché credo che gli sia difficile farlo da solo."
Le lacrime iniziano a sgorgare dai miei occhi. Mi sento malissimo.
"Ascolta: cerca di stare calma. Hanno detto che lo stanno preparando per un'operazione che serve ad estrarre quel coso dal suo corpo. Michele ha sopportato tante cose, non sarà certo questo a togliergli la vita, credimi!"
"Non dire cose che non puoi sapere..." sussurro. "Perché Mattia non l'ha sparato a me quel corpo?"
"Ma che cosa dici, ragazzina? Perché avrebbe dovuto farlo?"
"Perché avrebbe dovuto sparare a suo fratello?"
Mi sto agitando e sento che lui mi attira a sé e mi abbraccia. La sua stretta non è come quella di Michele. È un abbraccio protettivo, ma è anche una stretta che ti blocca, che t'impedisce di farti del male. La stretta di Michele, mi fa sentire protetta e tranquilla. Che ne sarà di lui? Che ne sarà di me?
"Perdonami Michele, perdonami! Io non voglio che tu te ne vada via così! Non lo voglio e non è giusto, capisci? NON È GIUSTO!" grido contro la maglietta del ragazzo.
"Piccola, ti prego!" mi dice.
Piccola...
Piango più forte.
""Piccola, ti prego, non urlare!" mi dice Michele.
Io tasto il letto e capisco che è appoggiato al muro. Mi tiro su e trovo una finestra. Inizio a battervi i pugni e gridare aiuto.
Lui mi tira indietro. Con un braccio mi stringe al suo petto e con l'altra mano copre la mia bocca quel tanto che basta per non farmi urlare. Non mi fa male.
"Piccola, ti prego, ascoltami! Lo so che è difficile, ma stai tranquilla. Ti spiegherò tutto" mi dice."
Vengo fulminata da quel pensiero e un brivido percorre la mia schiena.
Mattia potrebbe fargli anche questo! Potrebbe dire che Michele mi ha sequestrata e che ha cercato di aggredirmi... o non so che cosa. Non so nemmeno perché ci sto pensando poiché Michele in questo momento non può neanche parlare.
Angela
Sono davanti ai miei genitori e c'è anche quel mostro di Mattia. Devo spiegare loro quello che è successo a mio fratello, ma come posso fare?
"Angela, perché sei tanto agitata? Si può sapere che cosa è successo?" mi chiede mio padre, che è sempre più nervoso.
"S-si tratta... di..." sussurro tra le lacrime.
Suonano alla porta. Io corro ad aprire e mi trovo davanti due poliziotti. Ma che cosa vogliono? Che cosa fanno qui?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro