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"51°: Lui lascerebbe un vuoto immenso"

Bruno
Per il tirocinio mi stanno permettendo di fare piccole cose, come, per l'appunto, somministrare calmanti. Per mia sorella ho dovuto alzare un po' la dose, perché era tanto scossa che la normale dose non avrebbe fatto presa su di lei.
La guardo: lei dorme, ma il suo viso non è disteso. La sua smorfia contratta è indice di dolore. Lei ama il mio amico... solo che non l'ha mai detto a voce alta. E sono sicuro che anche Michele tenga moltissimo a lei, perché per lei sta lottando contro un proiettile che rischia di strappargli la vita, purtroppo.
Qualcuno batte dei colpi alla porta ed io copro mia sorella con un lenzuolo e apro.
Mi ritrovo davanti il ragazzo con una cicatrice che gli segna il volto. Se non fosse per quella il suo volto sarebbe quello del classico ragazzo perfetto.
"Come sta?" chiede semplicemente.
"Le ho somministrato un calmante. Era agitatissima e continuava a ripetere che quello che è successo a Michele è solo colpa sua, povera piccola!"
Lui mi guarda, poi si sofferma sul lenzuolo e capisce che è l'unica cosa che la copre.
"Bruno, se vuoi vado al casale e porto qui le sue cose. Penso che per lei non sia il massimo essere seminuda" mi dice, "soprattutto dopo quello che le ha fatto quel..."
Stringe i pugni e non prosegue.
"Io giuro che lo faccio fuori" dico serrando a mia volta i pugni.
"Ma si' scemo? Che dice?" ["Ma sei scemo? Cosa dici?"] mi fulmina lui.
"Io lo ammazzo! Questo tentativo non doveva farlo! Non doveva tentare di strapparle la sua prima volta, non doveva farlo!"
"E che risolveresti? Lo raggiungeresti e lei rimarrebbe sola! Sai perché saresti vicino a lui molto presto? Perché se facessi quello che mi stai dicendo, non solo avresti i rimorsi di coscienza, conoscendoti, ma ti faresti anche arrestare e finiresti con una corda al collo! Ti sembra il caso?"
Lo guardo e capisco che non posso dargli torto. Io parlo a caldo, ma che ne sarebbe della mia ragione e della mia vita se facessi quello che ho appena detto a questo ragazzo, che ha acquisito autorità facendo il criminale, ma fino a un certo punto, perché non ha mai ammazzato nessuno.
"Senti, io vado. Tanto la porta del casale è sfondata, non ci metterò molto ad entrare. Tu fammi sapere di Michele, però."
"Di Michele... Ma guarda: voi due fino a una settimana fa non vi sopportavate e adesso vi aiutate reciprocamente."
Lui mi guarda e si passa una mano sulla fronte, come se ripensasse con amarezza alle liti avute con Michele. Adesso, anche volendo, lui non può litigare con nessuno, ma sono convinto del fatto che non litigherebbe con lui. Non a pugni, almeno, perché ormai, forse quando Salvatore ha detto a Michele che mia sorella si era ripresa, quei due sono diventati amici.
"Si dice che solo gli stupidi non cambiano idea, no? È vero, io prima non volevo avere niente a che fare né con lui né tantomeno con tua sorella, ma conoscendoli ho scoperto non solo caratteristiche che si possono ritrovare nelle persone, ma anche un altro lato di me che era stato soffocato da sempre" dice lui gettando la testa all'indietro, in un moto che indica stanchezza... ma non mi riferisco alla stanchezza fisica, bensì a quella morale. In questo momento lui sta proprio come me.
Guardo mia sorella e la vedo fragile, delicata, sofferente. Lei a Michele ci tiene davvero. Lo so perché ho visto un punto del petto del mio amico coperto da una ciocca dei suoi capelli. Evidentemente lei non sapeva proprio come fare, ma quell'intervento, a quanto mi ha detto il medico che si sta occupando di lui, è stato provvidenziale, perché Michele aveva avuto una forte emorragia.
Ripenso al mio amico, che l'ha salvata appena in tempo. Lei ha un cerchio violaceo sulla tempia e il fatto che Michele abbia un proiettile nel petto sta ad indicare che Mattia avrebbe potuto toglierle davvero tutto: persino la vita.
Spero che anche tu possa salvare la tua vita, Michele... per lei, che sta soffrendo tanto, ma anche per te che non meriti di fare una fine di questo tipo.
Mi chino verso di lei e le bacio la fronte.
Penso a quante persone soffriranno apprendendo che lui è in pericolo, perché si è sempre fatto voler bene un po' da tutte le persone con le quali si confrontava. È sempre stato fatto in questo modo, fin da quando eravamo bambini. Era sempre un po' il "principe azzurro dei poveri", come direbbe Mattia.
Una volta mi raccontò il motivo per cui gli era stato dato proprio il nome Michele e all'epoca mi venne da ridere, perché il merito era di un ragazzo che, per aver creduto in qualcosa, era finito con il cappio al collo. In fondo lui, caratterialmente, assomiglia un po' a questo ragazzo, perché per difendere una persona si è trovato in un letto d'ospedale, con un proiettile piantato nel petto, purtroppo in corrispondenza del cuore e del polmone destro. Per fortuna non era tanto vicino da ucciderlo sul colpo, ma lo è comunque troppo.
Esco da quella stanza, mi dirigo verso la camera in cui mi hanno detto che è stato ricoverato e incontro il dottore al quale ho affidato le sue cure. Il dottore si chiama Riccardo ed è conosciuto per essere tanto giovane quanto bravo.
"Riccardo! Come sta Michele... il ragazzo che è arrivato qui due ore fa?" chiedo con esitazione.
"Bruno... posso parlarti sinceramente?" chiede lui, chinando la testa in avanti.
"Certo! Te ne prego... dovrò pur dire qualcosa a mia sorella quando si sveglierà, e poi lui è un mio amico e l'ha salvata da una violenza certa!"
"Bruno... non è solo il proiettile in sé a compromettere Michele... il problema è anche la sua malattia al cuore. È necessario operarlo, ma c'è il rischio che ci rimanga sotto i ferri!" mi dice Riccardo, passandosi le mani sul viso. Sembra che qualcosa dentro di lui si sia spento. Lui non conosce Michele, ma è molto sensibile, soffre se non può fare molto per qualcuno che ne ha bisogno. È per questo che combatte fino all'ultimo.
"Riccardo, dobbiamo pur tentare di fare qualcosa! Il suo cuore non si può operare?"
"Per il momento no... possiamo solo cercare di tenerlo sotto controllo. Serve questo prima di provare ad estrarre il proiettile... o estrarlo lentamente... ma nel frattempo quello stesso proiettile potrebbe danneggiare organi vitali."
"Riccardo, fa' quello che riesci a fare, ma aiutalo! Lui non merita di finire i suoi giorni in questo modo e se accadesse mia sorella, che è già molto provata e si sente in colpa, potrebbe fare una sciocchezza. Ti scongiuro!"
"Farò quello che potrò, te l'assicuro" mi dice.
Salvatore
Sto tornando al casale. Questa volta vado piano, perché riesco a guidare per miracolo. Il mio pensiero fisso è quella ragazza, in lacrime, disperata come poche, con addosso soltanto abiti strappati e con il corpo malconcio, che continuava a sussurrare parole d'incoraggiamento a un amico che ho trovato da pochissimo. Io e Michele all'inizio non ci sopportavamo affatto, è vero, ma forse è stata proprio lei a cambiare un po' me e lui.
Forse è proprio perché vado piano che riesco a vedere una persona ferma all'angolo della strada, con una bimba in braccio. La riconosco subito: è Angela: la sorella adottiva di Michele!
"Angela! Angela!" la chiamo, abbassando il finestrino. Lei è agitatissima.
Lei si ferma. I suoi occhi non sono pieni d'ira, come l'ultima volta. Sembrano implorare aiuto.
"Angela, vieni! Devo dirti una cosa!" le dico.
Non so come farò, ma ora che l'ho incontrata devo dirglielo.
"Cos'è successo? Tu sai se Dora e mio fratello sono là dentro?"
"Intendi al casale?" chiedo.
"Esatto."
"No... non sono più là, ma io ci devo comunque tornare e devo parlare con te!"
"Parlare di che cosa? Che è successo?"
"Vieni e te lo spiego!"
Angela sale in auto. Poiché non ho un sedile per la bimba vado piano, perché non voglio rischiare che lei possa battere la testa sul parabrezza.
"Perché non parli?" mi chiede all'improvviso Angela. "Che cosa vuol dire?"
Non le rispondo. Non ne ho la forza. Arriviamo al casale e la faccio scendere.
Entriamo e lei osserva il disastro che c'è in giro. Sembra stupita.
Poi si sofferma su una macchia rossa che è sul pavimento.
"S-sangue!" sussurra. Adagia sua figlia sul divano, in un punto che non si è macchiato. Qui tutto è segnato con il rosso, purtroppo.
Io intanto recupero due zaini, un cellulare e un bastone bianco con una rotella.
"Che è successo, Salvatore? Dove sono Dora e Michele? Cos'è successo?"
"Mattia stava cercando di..." sussurro, ma lei mi ferma, con voce altrettanto flebile e tremante.
"No... questo lo so già. Sono stata io ad avvertire Michele. Mattia l'aveva allontanato per venire qua e..."
Si avvicina e alza il viso, mostrando un occhio gonfio.
"Michele è riuscito ad arrivare e fermare Mattia, ma lui... lui gli ha sparato!"
Angela barcolla ed io appoggio per terra le cose che avevo preso, vado verso di lei e la sorreggo.
"No... questo è troppo! Questo non è giusto... Michele..."
Angela mi crolla tra le braccia e piange talmente forte da portarmi a temere che il respiro possa venire a mancarle.
"Angela!" le dico, stringendola a me. "Angela, ti prego, cerca di calmarti!"
"Mio fratello è in ospedale, quel mostro gli ha sparato e tu mi dici questo?"
"Non risolverai niente con questo malessere! Non lo farai riprendere più in fretta così!"
Forse, proprio a causa dell'ansia, alzo un po' troppo il tono di voce.
"Ma tu che ne sai di cosa provo io? Che ne sai di cosa ho passato? Che ne sai di quanto sia importante per me Michele, CHE NE SAI?" mi grida contro, dandomi una spinta. "Tu non sai niente! Niente! Io Mattia lo odio, hai capito? Io lo odio! L'unica ragione per cui non lo grido ai quattro venti è la mia bambina, perché purtroppo è anche sua! La mia Serena non meritava un padre come lui!"
"Angela, fermati!" le dico, perché lei si sta prendendo a schiaffi da sola mentre mi grida il suo disprezzo verso quella controfigura di un essere umano.
Lei non mi ascolta, continua ad urlare e colpirsi sul viso.
"FERMA, FERMA!" le grido bloccandola per le braccia. "CREDI CHE A ME FACCIA PIACERE VEDERTI IN QUESTE CONDIZIONI? CREDI CHE A MICHELE FACCIA PIACERE? FINISCILA!"
Lei piange più forte, ma almeno smette di schiaffeggiarsi.
"Perdonami... è che... io..." dice tra i singhiozzi.
Dopo quello che mi ha detto ad alta voce, cosa devo perdonarle?
"Vieni qui." le dico allargando le braccia. Lei ci si butta dentro e mi stringe. "Michele è una roccia! È sopravvissuto a numerosi attacchi di cuore, ha cambiato me e ha continuato a tirare avanti nonostante un fratello come Mattia. Vedrai che non sarà un proiettile a portarcelo via!"
"Lui non se ne può andare. Non in questo modo. Lascerebbe un vuoto enorme..."
"E lui lo sa. Io credo che le persone che soffrono come lui adesso possano sentire il dolore che chi li ama prova per loro... ed io credo che lui lo senta quanto stiamo soffrendo tutti per quello che gli è successo."

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