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"48°: Scoperte, malesseri e strane telefonate"

Michele
Ci siamo sdraiati, l'uno accanto all'altra, come abbiamo fatto per un mese intero. L'unica cosa buona di questa storia è starle accanto. È piccola, delicata, buona, e per me è veramente bella.
Le accarezzo la guancia. Lei si è addormentata, ha un'espressione abbastanza tranquilla. Il dito mi fa ancora piuttosto male, ma non come prima, e la cura è stata delicata.
Non so spiegare perché, ma non riesco a chiudere occhio.
Sono agitato e non ne capisco la ragione. Di solito è lei che si agita, ma ora è a me che tocca pensare a cosa ha provato.
Ricordo la notte in cui ho dovuto svegliarla perché era in preda agli incubi. Non so perché ci sto pensando. Insomma: non so neanche cos'abbia sognato! Non potrei  collegare a niente questo pensiero, perché lei non ha voluto dirmi cos'ha sognato per agitarsi in quella maniera. L'unica cosa che credo di aver capito è che quell'incubo aveva qualcosa a che vedere con me, perché ricordo che lei mi ha chiesto se mi fosse mai capitato di aver paura per le conseguenze che le mie azioni avrebbero potuto avere su di me.
Ripenso anche alle lacrime che ho visto scorrere lungo le sue guance stamattina, perché lei sentiva il disperato bisogno della sicurezza della sua famiglia e della sua casa. La sicurezza del nido. Mattia ha detto che tra una settimana potrò lasciarla libera e riportarla dalla sua famiglia. Ho saputo che suo padre sta meglio e sono sicuro che sarà davvero contento di rivederla... ma chi mi dà la certezza che Mattia non cercherà un qualsiasi pretesto per allungare i tempi? Chi mi assicura che questa storia non sia semplicemente una sua manovra?
La tengo stretta. Ho una sensazione orribile, che però ha a che fare con lei. Ho paura che Mattia cerchi un pretesto per farle qualcosa. Non so perché, ma ho paura: ho veramente paura!
Lei si muove leggermente e mi rendo conto di aver esagerato nello stringerla.
"Michele! Va tutto bene?" mi chiede con voce tremante.
Vorrei risponderle in maniera affermativa, ma un intenso dolore al petto me lo impedisce.
"Michele!" ripete, toccandomi il viso. Il sudore freddo inizia a farsi spazio sulla mia pelle.
"Michele, ti senti male? MICHELE!" grida, svegliandosi del tutto. Io cado a terra. Lei scende dal letto, incurante dei chiodi, e la vedo, anche se la sua immagine è sfocata, correre verso il bagno.
Torna indietro con una scatola.
"Michele, è questa? È questa?" chiede.
Afferro la scatola e, anche se a fatica, leggo il titolo.
Come ha fatto?
"È... questa." sussurro.
Lei si china verso di me. Le sue mani iniziano a premere forte sul mio petto.
"Non ti vedo, ma tu guardami!"
Mi dice solo questo ed io la guardo. Lei continua a premermi sul petto e sento il dolore diminuire gradualmente.
"Respira... lentamente. Io credo in te, non puoi andartene! Non adesso..."
Lei si avvicina alla cucina, prende un bicchiere e lo riempie d'acqua.
Adesso la vedo meglio: sta girando la compressa nel bicchiere. Dopo un po' torna indietro di corsa e cerca la mia mano. Io prendo il bicchiere. Faccio fatica a portarmelo alla bocca: mi tremano le mani.
"Aspetta." dice lei, che mi sfiora e capisce che sono in difficoltà. "Ti aiuto io, come tu fai con me... vieni!"
Mi aiuta a tirarmi su e mi tiene la testa, mentre con l'altra mano sostiene la mia.
Mando giù il contenuto di quel bicchiere e il dolore, pian piano, diminuisce. Lei mi aiuta ad alzarmi e a distendermi su quel divano.
"Che ti è successo?" mi chiede quando è sicura che mi sia ripreso completamente.
"Era... solo un piccolo malessere. Mi succede ogni volta che mi agito." le dico.
Questa, però, è soltanto mezza verità. Io non voglio dirle tutto, non me la sento.
"E perché avevi delle medicine per il cuore?" chiede. "C'è la scritta in Braille sulla scatola, Michele!"
E adesso che faccio? Lei sfiora delicatamente il mio viso, asciugandomi il sudore freddo e calmando i miei nervi. Ha capito tutto: è inutile mentire.
"Stai tranquillo" dice. "Va tutto bene, davvero!"
"Perdonami... è che... io non volevo che stessi male: non per colpa mia!"
Ho appena finito di dirlo, ma mi prenderei a schiaffi per avello fatto. Lei sta già male, e la colpa è soltanto mia!
Quello che mi dice, però, mi spiazza completamente.
"Se solo sapessi, Michele! Se solo sapessi che sei la cosa più bella che mi sia capitata..."
Subito dopo averlo detto sembra diventare di marmo, come se quella fosse una frase che in realtà non doveva uscirle dalla bocca, che doveva restare un segreto nascosto nel suo cuore. Fa un passo indietro e sembra chiedere perdono solo con l'espressione del suo volto. Ma perché dovrebbe chiedermi perdono se mi ha detto una cosa bellissima? Perché dovrebbe preoccuparsene?
Dora
Ma perché, perché sono stata tanto avventata? Come mi è saltato in mente di dire questo? Perché non so tenere la lingua a posto?
Sento lo sguardo del ragazzo al quale ho rivelato una parte di quello che sento posarsi su di me. Lo sento delicato, sembra accarezzarmi con delicatezza.
"Piccola... che ti prende? Hai detto una cosa stupenda, e non credo sia stata detta a cuor leggero. Insomma: ci conosciamo da tre mesi, ma le circostanze non sono delle migliori, purtroppo. Viviamo insieme in un posto come questo, con pericoli ovunque, c'immergiamo in corse pazze in auto... e nonostante tutto tu mi hai detto questo!" mi dice. "Adesso cosa ti prende?"
Non faccio in tempo a rispondergli, perché la mia risposta stentata viene stroncata dallo squillo di un cellulare. Credo si tratti del suo, perché sento il suo volto contrarsi.
Michele
Guardo lo schermo, ma non riesco a riconoscere il numero. Non ce l'ho salvato e non ricordo alcun numero del genere. Vorrei rispondere, ma qualcosa mi dice che è meglio di no. Resto con il cellulare tra le mani per qualche secondo, poi mi decido e accetto la chiamata, sperando semplicemente di non pentirmene.
"Pronto?"
"Parlo con Michele Genovesi?"
"Sì, sono io... è successo qualcosa?"
Quella voce è strana. Non ci capisco niente, ma questa storia non mi piace per niente e non so che pensare.
"Si tratta di sua madre. Sta molto male e vuole vederla."
Non mi dice altro: mette giù immediatamente.
Cosa vuol dire?

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