Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

"44°: Lui, che mi ha mostrato il Sole"

Dora
Sono passati due giorni. Michele è stato sempre accanto a me. I miei non possono esserci, ovviamente, ed è lui ad aiutarmi a trovare le mie cose e ad imparare com'è fatta la stanza.
Ovviamente per lavarmi e vestirmi ci penso da sola e lo stesso vale per lui. Il letto, purtroppo, è molto piccolo ed io sono piena di flebo per la maggior parte del giorno. Volevo chiedere un altro letto, ma Michele mi ha detto che non devo farmi problemi.
"Buongiorno" mi dice accarezzandomi i capelli. "Come ti senti?"
"Bene, direi... anche se mi tira un po' la pelle delle braccia e delle gambe. Ho più flebo che capelli!" esclamo ridendo.
"Però! Non sapevo di questa tua vena... comica!" mi dice lui, ridendo a sua volta.
"E non hai ancora visto niente... beh, se è per questo neanche io, però..."
Divento di colpo tutta rossa. Di solito tendo a scherzare sulla mia cecità, ma per qualche strano motivo, con lui, mi sento in imbarazzo.
"Mi piace questa cosa, lo sai? Per fare autoironia ce ne vuole di forza" le dico.
"Davvero ti piace?" chiedo.
"Certo!" risponde lui. "Senti: ti andrebbe se chiedessi alla dottoressa il permesso per farti uscire un po' da qui?"
"Non credo che lo faranno! Guarda come sono ridotta! Mi sento un porcospino con tutte queste flebo! A stento mi fanno scendere dal letto..."
"Beh, proviamo. Come si suol dire: tentar non nuoce, giusto?"
"Giusto! Ma... toglimi una curiosità: quel Michele di cui mi parlavi... quello che ha ispirato tua madre a darti questo nome... era anche un tipo testardo?"
"Probabile." risponde lui. "Un Boss... un guerriero, deve esserlo per forza, altrimenti se lo mangiano vivo!"
"Poverino!" esclamo.
"Questo lo è stato di sicuro, piccola!"
Michele prende quell'odioso campanellino che serve per chiamare un'infermiera, che arriva quasi subito.
"È successo qualcosa?" chiede la donna.
"No, non si preoccupi, nulla di grave" risponde lui, "è che volevo farle una piccola richiesta. Potrei far uscire in cortile la mia amica? Non credo le faccia molto bene stare sempre rinchiusa qua dentro, giusto?"
"Beh... io non saprei, ragazzo. La tua amica è ancora debole e ho paura che possa avere un malessere... poi resta il fatto che è..."
Si ferma, come se qualcuno avesse premuto un pulsante per fermarla. So perfettamente cosa vuole dire.
Non posso farla uscire, perché è cieca! È sempre la solita storia.
"È una persona che è stata poco bene, ha un colorito pallido e dovrebbe uscire un po' da questa stanza."
L'infermiera sembra esitare. La sento uscire dalla stanza, poi rientra con qualcun'altro. Una donna, che non so con certezza chi sia. La riconosco quando mi parla. È la mia dottoressa.
"Piccola... a te farebbe piacere uscire?"
"Mi piacerebbe essere direttamente dimessa, ma mi va bene anche andare semplicemente in cortile."
"Beh... diciamo che l'unico dettaglio è che potrebbe girarti la testa... ma io so che il tuo amico ti ha portata in braccio fin qui, quindi vi do il permesso, ma se dovessi sentirti male rientra, okay?"
Annuisco sorridendo, scendo lentamente dal letto e sento la dottoressa e l'infermiera allontanarsi. Vado a cambiarmi e quando esco lui è pronto a prendermi la mano. La sua, come sempre, è calda e morbida.
"Pronta?" mi chiede.
"Io sono nata pronta!" rispondo.
"Perfetto!" esclama lui, elettrizzato forse più di me.
Raggiungiamo il cortile. Siamo a fine marzo e, chissà come, quest'anno le stagioni sembrano più o meno regolari. Sento il tocco leggero del Sole sul viso e sorrido, perché mi piace molto.
"Dov'è il Sole?" chiedo.
"Aspetta, te lo faccio vedere."
Quando sento quella parola il mio cuore si riempie di gioia. Di solito le persone hanno paura di usarla, ma lui sembra non averla mai avuta. So che "vedere" non è quello che si fa con gli occhi. O almeno, non è solo quello.
Michele si posiziona alle mie spalle. Io sono esattamente tra le sue braccia e il mio cuore sembra vicino ad un'esplosione. Sento le sue braccia sollevarsi e le sue mani posarsi ai lati del mio viso. Lui si sposta verso destra ed io mi sposto insieme a lui. Mi fa girare di poco anche il viso e me lo fa sollevare, sempre leggermente. Il calore è più intenso ed io resto ferma, a godermi il tocco del Sole sulla pelle. Sorrido, perché lui ha trovato una risposta ad una mia domanda in quattro e quattr'otto. Basta poco per farti sentire al sicuro con una persona, ma deve essere un Poco speciale. Quel Poco a me l'hanno dato in pochissimi: la mia migliore amica delle scuole medie, quella delle superiori, Teresa, Tommaso, Angela, Bruno, i miei e Michele.
"Che ne dici? Ti va bene?" mi chiede.
"Certo che mi va bene" rispondo.
Mi concentro su un'altra cosa. C'è un suono che mi piace moltissimo: il suono dell'acqua di una fontana.
"Una fontana!" esclamo, elettrizzata come una bambina.
"Certo! Vieni: te la faccio vedere da vicino." mi dice rimettendosi al mio fianco per poi prendermi di nuovo per mano.
Arriviamo vicino alla fontana e lui porta la mia mano sotto il getto d'acqua. Quest'ultima, a contatto con la mia pelle, è fresca e la sensazione che mi provoca mi piace molto. Stringo la mano di Michele, che mi lascia fare. Spero di non aver esagerato nello stringere. Non mi farebbe per niente piacere esagerare... non con lui. A sorpresa mi arriva un po' d'acqua sul viso. Sussulto e lo sento sorridere.
"Avevi le guance un po' arrossate" dice.
"Ah... va bene. Tu hai caldo?"
"Un po'" risponde lui.
Passo l'altra mano sotto il getto e gli bagno la faccia.
Iniziamo a schizzarci, come fossimo tornati piccoli, e ridiamo insieme.
Quando siamo completamente fradici finiamo per stringerci in un abbraccio.
"Santo cielo... era da un pezzo che non ridevo così!" gli dico.
"Però sei bella quando lo fai."
Le nostre facce sono vicinissime. Il Sole ci sfiora la pelle ed io sento il mio cuore scoppiare.
Ho la tentazione di fare qualcosa che non ho mai fatto. Non ho mai baciato nessuno e non so nemmeno se il mio primo bacio sia come quelli di cui si legge nei libri o che si vedono di solito nei film.
Tremo leggermente a quel pensiero. Che mi prende? Non ho mai pensato cose del genere e il solo pensiero di questo mi fa sentire completamente scombussolata. Faccio un passo indietro, staccando la mia testa da quella di Michele, che solleva una mano che mi teneva la vita e mi sfiora delicatamente la guancia destra.
"Stai bene?" mi chiede.
"Tutto bene. Beh... non sono mai stata tanto vicina ad un uomo diverso da Bruno... con le teste incollate, intendo... tutto qui." rispondo.
"Vuoi rientrare?" mi chiede. "Sembri un po' tesa..."
"Ecco... io..."
"Dai, vieni! Stai tranquilla, va tutto bene" risponde sciogliendo del tutto l'abbraccio, dal quale, parlando sinceramente, non sarei uscita più se avessi potuto evitarlo.
Torniamo nella cameretta nella quale sono ricoverata. Io vado a sedermi sul letto. Non mi ci è voluto niente per asciugarmi: il caldo ha fatto il suo lavoro molto in fretta.
"Michele..." sussurro, ripensando alle strane sensazioni che ho provato durante quella specie di torpore in cui ero.
"Dimmi, piccola" mi dice.
"Tu come stai?"
"Bene, perché?"
"Ecco... il fatto è che... mentre ero... addormentata, se si può dire in questo modo, mi è sembrato di percepire quello che mi accadeva intorno o semplicemente quello che accadeva alle persone che amo. Ecco... qualche giorno fa ho avuto una brutta sensazione... come se ti fosse successo qualcosa... e... mi sono spaventata molto." ammetto.
Cala il silenzio. È come se lui avesse paura di dirmi che, effettivamente, un malessere l'ha avuto. Ma forse mi sbaglio: sono io ad essere diventata rigida.
"Beh... diciamo che quando si è sotto pressione può succedere."
Mi sembra una risposta non molto convincente, ma noto che la cosa lo fa agitare e decido di non indagare oltre. In fondo chi sono io per giudicare le risposte che mi dà? Ma soprattutto: chi sono io per pretendere un certo tipo di risposte da lui?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro