"41°: Confidenze a metà"
Michele
Dopo un paio d'ore sono riuscito a calmare Angela.
Povera piccola: era talmente scossa mentre ripeteva quelle parole che mi hanno distrutto.
Non riesco ancora a credere che Mattia abbia potuto spingersi fino a quel livello... con una ragazzina ingenua! Le ha rubato i sogni, la fiducia in un amore... tutto!
E Juan non le avrà torto un capello, ma era suo complice e non lo sopporto.
Continuo a tenere la mano ad Angela, perché temo che se gliela lasciassi ricomincerebbe ad agitarsi... e ora, per fortuna, sta dormendo pacificamente. Con la mano libera accarezzo il suo piccolo viso, che è sempre stato pallido, ma ora è ancora peggio!
Come hai fatto a resistere da sola per tutto questo tempo, piccola? Perché non mi hai detto la verità?
I miei pensieri vengono interrotti dal respiro fin troppo veloce di Angela. Cosa le succede adesso? La guardo e vedo il suo viso assumere un'espressione terrorizzata. Si agita ed io la scuoto per il braccio destro.
"Non farmi del male, ti prego!"
"Angela! Santo cielo, Angela! Tesoro mio, ascoltami. Sono io, Michele!" le dico scuotendola.
Lei apre gli occhi e poco a poco si calma di nuovo. Sfioro il suo viso e mi accorgo che è tutta sudata.
"Tesoro, se resti con quella maglietta ti salirà ancora la febbre." le dico.
Lei inizia ad agitarsi e capisco il motivo.
"Ascoltami: io vado a prenderti una maglietta e te la porto qui. Te la metterai da sola, se preferisci, e mi girerò dall'altra parte."
Lei annuisce debolmente. Io prendo dal suo cassetto un'altra maglia e un asciugamano dal bagno. Ne prendo anche un altro, che mi avvolgerò intorno agli occhi. Torno da lei e le lascio le cose sul letto. Mi volto di spalle e mi avvolgo l'asciugamano intorno alla testa, stringendo forte la presa. Ora capisco com'è vedere come la mia piccola. Mi sento spaesato, ma ora come ora non m'interessa più di tanto andare a sbattere da qualche parte... voglio solo che Angela sia sicura che non la posso vedere.
"Michele... quella puoi anche toglierla" mi dice Angela ed io sciolgo il telo. Mi giro e la guardo: ha la maglietta che ha tolto tra le mani.
"Tesoro, la prendo io." dico tranquillo.
Prendo la maglietta e la metto via.
"Hai dolore da qualche parte?" le chiedo.
"Qui." risponde portandosi una mano alla testa.
"Vado a prepararti qualcosa, okay?"
"No, per favore... non te ne andare, Michele!" dice.
"Va bene, va bene, tranquilla. Resto qui con te." le dico. "Vuoi parlare?"
Lei scoppia a piangere e appoggia la testa sul mio petto. Scotta e ha i capelli appiccicati alla fronte. Glieli sposto e li lascio cadere all'indietro, accarezzandoli.
"No, Michele!"
"Va bene, tranquilla" dico appoggiando le mani sulle sue spalle.
"Lui è cattivo" ripete lei.
"Però tu no, e nemmeno Serena" le dico. "Però ora che mi hai rivelato questo, lascia che ti aiuti, ti prego! Per favore..."
"Ho paura, Michele! Lui ha detto che se parlo..." sussurra lei, tra i singhiozzi e le lacrime. "Lui... m-mi... avrebbe... fatto del male!"
"Anch'io avevo paura di lui, ma è proprio da questa paura che lui può trarre forza. Mattia è perfido: sfrutta i nostri sentimenti per comandarci, come se fossimo le sue marionette."
"Io sono già la sua marionetta. Sono rovinata. Ma tu no, e nemmeno Dora... Michele, salva te e salva lei, andatevene via! Scappate via!"
Le sue parole, dette tra un singhiozzo e l'altro, mi straziano. Lei, mia sorella, si sente distrutta e si considera rovinata. ROVINATA!
"Tu non sei rovinata, Angela! Tu hai subito cose orribili, ma non sei rovinata... non per questo! Lui è rovinato interiormente e per quello non ci sono rimedi."
"Lo dici perché mi vuoi bene... ma io non riesco nemmeno a farmi avvicinare da un uomo. Soltanto tu, papà e un tizio che mi ha salvato la vita potete farlo. Non ho incontrato Bruno, ma ho il terrore di urlare contro di lui se per caso lo incrociassi e mi chiedesse un abbraccio..."
"Cosa pretenderesti da te stessa, Angela? Si dice che chi si è scottato con dell'acqua... teme anche l'acqua fredda!"
"Ho sempre incubi. L'unica cosa buona che mi è capitata dopo questo... è stata Serena!"
"Allora aggrappati con tutte le tue forze a quell'unica cosa buona, piccola! Serena ti vuole tanto bene... e poi un figlio non è di chi lo concepisce, ma è di chi lo ama!"
"Che vuoi dire, Michele?" mi chiede sorpresa.
"Che forse riuscirai a trovarle un padre che sia degno di questo nome, amore mio" rispondo.
Lei crolla del tutto e mi rendo conto di aver toccato un tasto per il quale lei non si sente ancora pronta.
"Piccola, non fare così. Non pensarci!" dico.
"Verresti... qui con me? Come quando eravamo piccoli, c'era il temporale... ed io avevo paura?"
Io, senza dirle una parola, mi sdraio accanto a lei. Alzo il braccio, ma resto fermo. Non voglio fare nulla di avventato. Non dopo quello che ho saputo, perché, sfortunatamente, parlarmene le ha riaperto delle ferite. Lei tira la mia mano verso la sua vita ed io mi decido ad avvolgerla in un abbraccio. Lei inizialmente è rigida, ma piano piano si rilassa completamente e si riaddormenta.
Io resto sveglio e quando si agita le sussurro all'orecchio chi sono, per tenerla tranquilla.
...IL GIORNO DOPO...
Ho chiesto al signor Ciro il permesso per restare qui, accanto a mia sorella. Lui mi ha detto che mi manderà le cose da incartare e, magari, per farle passare il tempo, le chiederò se ha voglia di aiutarmi. Vorrei chiederle tante cose, capire cosa prova in questo momento, ma con quale coraggio potrei chiederglielo dopo averla vista tanto scossa stanotte?
Chiedo a mia madre di assistere Angela mentre io vado a prepararle qualcosa.
"Come sta?" mi chiede lei, sulla soglia della stanza.
"Ora sembra più tranquilla, ma diciamo che stanotte era molto agitata." rispondo. Non le spiego il motivo, non credo lo sappia.
"E tu, invece?"
"Io che cosa, mamma?"
"Michele, io so tutto! So che sei stato male."
M'immobilizzo e la guardo interrogativo.
"Ieri c'è stata una discussione molto accesa tra Angela e Mattia... lui scherniva Dora, quindi lei si è innervosita e ha detto che era solo colpa sua se tu rischiavi la vita tutti i giorni. Noi le abbiamo fatto pressione, per capire perché... e alla fine è stato Mattia a spiegarcelo, ed ha aggiunto che la colpa è di "quella ragazzina"!" mi spiega lei, enfatizzando sulle ultime parole.
"Che faccia tosta!" esclamo.
"Michele... io te l'ho spiegato, ma tu devi cercare di stare tranquillo. Non farti venire un altro attacco!"
"Non preoccuparti per me, mamma. Io starò bene... ma ora l'importante sono Angela e Dora. Una in ospedale, l'altra agitata. Vi chiedo solo questo: cercate di curare loro. Ne hanno troppo bisogno!"
Mia madre mi accarezza la guancia destra, come faceva quando ero soltanto un bambino. Io le sorrido, la supero e vado a preparare la colazione per Angela, per miei e anche per me. Per nostra fortuna Mattia non è qui. L'unica cosa che mi preoccupa, però, è il fatto che sono sovrappensiero. La mia testa è spaccata in due: da un lato Angela: marchiata a vita, come sostiene lei, umiliata, distrutta da una persona con un ego di proporzioni stratosferiche... dall'altra Dora, che è in ospedale, priva di sensi a causa della stessa persona, che potrebbe non risvegliarsi più o finire come lei... perché se Mattia non si è fatto scrupoli a fare questo a una ragazza che avrebbe dovuto, almeno parlando teoricamente, essere sua sorella a livello morale... cosa gli potrebbe impedire di fare lo stesso con lei? Assolutamente niente, purtroppo.
Un pensiero mi fulmina. La mia piccola, in quel vecchio casolare, da sola. Mio fratello che sfonda quella porta, della quale, a dire il vero, resta ben poco. Lei urla e cerca di difendersi, ma senza risultato.
Il coltello che sto utilizzando per affettare il pane mi scivola di mano, facendomi ferire l'indice.
"Ahi! Accidenti a me" dico mordendo forte le labbra.
"Michele, tutto bene?" mi chiede mio padre, raccogliendo l'oggetto da terra. 6Metto la mano sotto l'acqua gelida, sperando di interrompere l'emorragia.
"A che cosa stavi pensando?"
"A niente, papà." rispondo.
"Un niente con i riccioli, vero?"
Cerco un fazzoletto per avvolgermelo intorno al dito.
Quando lo trovo stringo la presa piuttosto forte. Sento la mano di mio padre posarsi sul mio braccio.
"A me puoi dirlo, Michele. Quella ragazza per te non è una persona qualunque" dice.
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