"40°: Orribili rivelazioni e scontri verbali"
Angela
Per il momento vivo insieme ai miei genitori e, purtroppo, a Mattia. Serena non viene mai lasciata sola e io cerco di fare finta che tutto vada bene, perché purtroppo quella bestia è suo padre... ma lei sente che lui è cattivo: so che lo sente.
Ogni volta che Mattia supera la "linea di sicurezza", come la chiamo io, che è un limite di distanza tra di loro, lei si mette ad urlare.
Adesso siamo a cena. Serena è qui, accanto a me, sul suo sedile speciale.
Il mio pensiero fisso, però, è l'unica persona della famiglia che non c'è, perché non abita più qui. Lui oggi stava male, ma nonostante tutto quello che sta passando continua ad occuparsi costantemente di noi. Manda una parte di quello che guadagna ai nostri genitori in modo da permettere loro di tirare avanti. Peccato che Mattia abbia una specie di radar per il denaro, perché ne prende una parte consistente e lo sperpera per fare non so cosa.
Mi soffermo sui volti dei presenti. Quello di mia madre, bellissimo come lo ricordavo da piccola, è molto stanco e abbattuto. L'espressione di mio padre è indecifrabile e a volte cambia a seconda del figlio al quale pensa. Mattia ha sempre il viso contratto in un ghigno che gli toglierei a ceffoni! E poi c'è la mia piccolina, che per fortuna adesso dorme tranquillamente.
"Angela... hai avuto notizie di quella ragazza?" mi chiede la mamma.
"Tommaso e Teresa mi hanno detto che i parametri vitali sono buone, ma le sue condizioni sono stazionarie. Poverina, credo stia soffrendo tanto..."
"Oh, povero angioletto!" dice beffardo Mattia.
"Tu stai zitto! È colpa tua se lei sta male! È colpa tua se Michele rischia la vita un giorno sì e l'altro pure..."
Mi blocco improvvisamente.
I miei genitori non sanno nulla della malattia di mio fratello.
"Che cos'è questa storia, Angela?" chiede mio padre, guardandomi con un'espressione totalmente spaesata. E adesso che cosa faccio? Maledetta me ed i miei istinti!
"Niente... mi dispiace, è solo che lui mi fa provare una tale rabbia da farmi parlare anche a sproposito." la butto là, sperando che loro mi credano.
Peccato che non mi serva. Loro ormai si sono insospettiti... anzi no: si sono preoccupati e, giustamente, vogliono capire.
È solo che... io non posso spiegare loro una cosa simile!
"Perché non lo dici, Angela?" mi schernisce quel deficiente.
"Dire che cosa, Mattia?" gli chiede mio padre.
"Il nostro caro Michele tutto per la famiglia, sfortunatamente per lui, ha il pessimo vizio di preoccuparsi di tutti, meno che di se stesso... e questo può fare molto male" risponde Mattia, in tono puramente canzonatorio. Non è vero che suo fratello gli è caro! A lui non importa di nulla e nessuno.
"Mattia, dacci un taglio!" dico secca.
"Spiegati meglio" dice mia madre. "Che cosa significa?"
"Non significa niente, mamma... lui sta semplicemente marciando su una cosa che ho detto a sproposito perché è proprio lui a farmi rabbia" le dico.
"Ma che bugiarda che sei, ragazzina!"
"Ti ho detto di finirla, maledizione!" esclamo irritata dalla sua insistenza.
"Il nostro buon samaritano, purtroppo, si è preoccupato in maniera eccessiva per quella ragazzina e questo l'ha portato ad ammalarsi." dice Mattia, nonostante i miei vani tentativi di metterlo a tacere. "Per questo dovreste odiarla! È colpa sua se adesso la salute di mio fratello è precaria."
Nonostante il silenzio tombale che è calato in questa stanza, dopo l'affermazione finale di Mattia, io non riesco a trattenermi dal ridergli in faccia. È ridicolo: adesso la colpa della malattia che ha Michele è di una ragazza che si è trovata in un'orribile situazione per un capriccio di questa canaglia!
"Che hai da ridere, Angela?" chiede Mattia.
"È di te che sto ridendo" gli dico, senza preoccuparmi di cercare di fare giri di parole. "La colpa non è di Dora. Tu volevi sequestrarla, impegno che si è preso lui per impedirti di finire in galera e di farle del male! Tu pensi solo a torturare i cosiddetti diversi, a guadagnare soldi e sperperarli!"
Mattia si alza tranquillamente.
Si avvicina a me, si mette alle mie spalle, sfiora mia figlia e la sveglia di proposito. Lei si mette ad urlare e con le sue piccole dita gli afferra una piccola parte della pelle del braccio e gliela stringe piuttosto forte.
"Giuro che questa mocciosa io la..."
Lo colpisco con forza sul viso.
"Lei non la devi toccare! È un'anima pura, innocente, e tu sei una bestia!"
"Attenta a quello che dici, Angela! Io posso farti pentire di ogni parola..."
"Ma certo! Io, io, io, io, io. Possibile che tu non sappia dire nient'altro? Il tuo ego è talmente smisurato che te ne freghi degli altri, della loro esistenza e di quello di cui hanno bisogno! Te ne freghi di far del male alle persone che hai intorno... anzi, a volte ho persino l'impressione che ci provi gusto: che ti faccia piacere!"
Prendo in braccio la mia piccola e mi allontano di corsa. Salgo le scale a rotta di collo, raggiungo la mia stanza e mi ci chiudo a chiave.
"Amore... scusa se ho alzato la voce." le dico, accarezzandole il bel viso roseo, bagnato di lacrime. "Lo sai: la mamma ti vuole bene, ma non devi mai fidarti dello zio, come fai ora. Lui è cattivo. Molto cattivo. Invece lo zio Michele ti vuole tanto, tanto bene! Se fosse per lui ti regalerebbe il mondo, lo sai? Ed io spero di poterti dare un padre buono come lui!"
La piccola sembra calmarsi.
Io l'adagio nella culletta bianca, fatta a mano da mio padre, e le bacio la fronte.
"Sogni d'oro, angelo mio!" le dico dolcemente.
Quando sento il suo respiro farsi gradualmente regolare mi sdraio sul letto e appoggio il viso sul cuscino. Quante lacrime ha assorbito questo cuscino! Se ne sfioro la stoffa con la bocca, nonostante sia stato lavato più e più volte, percepisco il sapore amaro di quelle lacrime. Tutte versate per colpa di quei due disgraziati: Mattia e Juan!
Ricomincio a piangere, perché ripenso a quei momenti orribili vissuti per colpa di Mattia. Ripenso a quanto sono stata stupida a fidarmi di Juan... ma lui era insospettabile. Michele, quando glielo presentai, non mi disse niente, ma la sua espressione parlava per lui.
"Non ti è molto simpatico, non è vero?" chiesi.
"Ecco... Angela... non è che m'ispiri molto... ma deve piacere a te, non certo a me."
Ci pensai molto prima di decidere. Gli avvertimenti di Michele mi avevano messo il dubbio, ma avevo deciso comunque di frequentare Juan. Sapevo benissimo che Michele ci avrebbe osservati, ma sapevo benissimo anche che l'avrebbe fatto con discrezione.
Perché non gli ho dato ascolto?
Ora, ogni volta che ricordo il mio passato, ho un disperato bisogno della voce conciliante di mio fratello, che mi dice: "Tesoro, va tutto bene."
Ho bisogno dei suoi abbracci, del suo bacio sulla fronte per darmi la buonanotte, del suo petto sul quale appoggiare la testa per sentirmi al sicuro dopo il classico incubo.
Visto che lui non c'è e di tutto questo non sa nulla, cerco di immaginarli i suoi abbracci.
Ci provo, e forse ci riesco.
Riesco persino ad addormentarmi...
"Tu non vali niente!" mi dice Mattia, strappandomi di dosso la maglia.
Io urlo. Non può star succedendo davvero! Non saremo fratelli, litigheremo spesso, ma siamo cresciuti nella stessa casa, come se fossimo veramente fratelli. Lui non può farmi questo! Non può togliermi quello che voglio dare al ragazzo che amo, quando mi sentirò pronta.
"MICHELE!" grido disperata.
"Michele non c'è! Non ti sente, Angela!"
"QUALCUNO MI AIUTI! È PAZZO! AIUTO!" grido.
Schiaffi, pugni e insulti. Non capisco niente.
"È vero! Sono pazzo, ma tu non vali nulla! Però sei bella, molto bella, ed io voglio giocare con te!"
Mi sveglio urlando. Sono completamente fradicia: la fronte madida di sudore e gli occhi straripanti a causa delle lacrime. Getto all'aria le coperte, che sono diventate improvvisamente insopportabili e sembrano stringersi violentemente intorno al mio corpo. Sento la fronte bruciare terribilmente e al contempo sono scossa da violenti brividi di freddo, ma non voglio le coperte. Mi sembrano quasi vive ed ho paura di toccarle.
"Michele..." mi sorprendo a dire, sottovoce.
Ho bisogno di mio fratello, del mio VERO fratello! Non per un legame sanguigno. È il mio vero fratello perché fin dall'inizio mi ha trattata da sorella, e non da estranea.
"Angela! Piccola, apri!"
Mio padre batte alla porta e la sua voce sembra preoccupata. Io mi tiro su a fatica e vado ad aprirgli.
Mi guarda. È preoccupato ed io non ho abbastanza forze per fargli credere che sia solo un piccolo malessere.
"Papà... ti prego... cerca... Michele." sussurro.
Lui mi sente la fronte, mi riaccompagna sul letto e accarezza il mio viso dicendomi: "Lo farò, ma stai tranquilla. Vedrai che lui verrà subito!"
Michele
Sono in uno stato di estrema agitazione. Mi è stato detto in che stato è Dora e anche se fisicamente non avverto più dolore, interiormente sto molto male.
Un messaggio mi desta dai miei pensieri, aggiungendone altri. È di mio padre.
"Michele, è urgente! Angela sta malissimo e chiede di te."
Mi alzo di scatto dal letto. Prendo al volo un cappotto e dei guanti e scrivo solo una parola: "Arrivo."
Mio padre, però, in maniera altrettanto tempestiva, dice: "No, aspettami. Vengo a prenderti io."
Detto fatto: arriva dopo circa dieci minuti ed io salgo al volo in auto. Lui non parla: è troppo scosso, e spero faccia in fretta. Mia sorella sta male e, per qualche strano motivo, vuole vedere me.
Se possibile arriviamo a casa dei miei in ancora meno tempo. Lui apre velocemente la porta e dice: "Angela è nella sua vecchia stanza, Michele!"
"Va bene, vado" dico velocemente.
Salgo in fretta le scale e raggiungo la sua stanza. Lei è sdraiata sul letto, scossa da brividi e singhiozzi, ed è completamente scoperta.
"Angela! Ehi!"
Lei mi guarda per qualche istante, mi riconosce e tende le sue esili braccia verso di me. Il suo viso è ricoperto di sudore, la sua fronte brucia ed il corpo è preso da spasmi.
"Devo... dirti una cosa." sussurra.
"Sono qui, piccola. Dimmi quello che vuoi" la rassicuro.
"Non arrabbiarti, ti prego. Non è stata colpa mia" singhiozza lei.
"Perché dovrei arrabbiarmi con te, tesoro?"
"Mattia... è stato cattivo... tanto cattivo!"
Non capisco, ma cerco comunque di calmarla. Nello stato in cui è non le fa affatto bene agitarsi ed è proprio quello che sta facendo.
"Mattia..." ripete, e il suo viso si contrae come se si stesse trattenendo dal vomitare.
"Vieni Angela" le dico prendendola in braccio. Riesco a farle raggiungere il bagno, lei crolla a terra e io mi metto alle sue spalle.
"Mi ha... marchiata" dice.
Appena finito di dirlo, però, inizia a rigettare anche l'anima. Respira male, sussulta, piange e trema. Cosa vuol dire tutto questo?
"Non è stato Juan... è stato Mattia. Mi ha segnata per sempre..." dice.
Sembra che parli a sproposito, ma io so che non è vero. Si dice che la febbre porti a galla verità nascoste.
Io cerco di collegare le cose, perché c'è una parola che lei non vuole dire. Questa è l'unica cosa che mi risulta chiara. Sostituisce un verbo. Un verbo forte, con altri, incisivi, ma sicuramente non come quello.
Marchiata... segnata.
"Lui mi ha dato Serena... ed io la amo, ma odio lui, lo odio!"
Quella parola che fuoriesce dalle sue labbra mi fa rabbrividire e quasi mi s@fugge la presa dai suoi capelli. Lui le ha dato Serena... non è stato Juan... Mattia ha umiliato Angela... ha segnato Angela.
Tutto questo mi ricollega ad una sola parola: violenza. Mattia le ha tolto tutto! Il primo bacio magari no, perché a quello ha pensato Juan... ma le ha tolto il suo primo tutto: il suo primo tutto!
Sapevo che qualcuno le aveva fatto questo... ma non avrei mai creduto fosse lui.
Mi pizzico il braccio, per risvegliarmi, ma niente. Purtroppo non è solo un incubo.
È tutto vero, orribilmente e spaventosamente vero, ed io non ho capito nulla!
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