"4°: Il nostro incontro-scontro"
Dora
Mi sveglio di colpo. Non so perché, ma sfioro il letto.
Questo non è il mio letto: è troppo grande! E la coperta? Grande anche quella, realizzata all'uncinetto... e poi c'è qualcuno che mi sta guardando, lo sento, ma non ho la benché minima idea di chi sia.
"C'è qualcuno?"
Faccio quella domanda e me ne pento un istante dopo, perché i miei timori sono confermati: non sono a casa mia, sono nel letto di un ragazzo che non conosco e lui potrebbe farmi di tutto.
"Scusami... non volevo svegliarti."
Non mi ha svegliata lui, ma la domanda è un'altra. Chi è questo ragazzo?
"Che ci faccio qki? Perché sono con te? Chi sei?" chiedo a raffica, portando entrambe le mani agli occhi, come se questi potessero vedere qualcosa che non vogliono vedere.
"Calmati, non voglio farti del male." mi dice.
"Perché sono qui? Dove sono i miei genitori e mio fratello?"
Mi sto agitando e lui sembra capirlo, ma non mi sembra che ne goda! Anzi: dal modo in cui parla sembra che sia dispiaciuto per me, ma non mi posso fidare!
"Piccola... per favore, ascoltami." dice con un tono fin troppo tranquillo. Io, purtroppo o per fortuna, non riesco a tacere.
"MAMMA! PAPÀ! BRUNO!" grido.
"Ti prego!" mi dice lui. "Non gridare, è pericoloso!" Mi appoggia una mano sulla bocca, ma senza farmi male. Perché, perché?
Mi agito come un'anguilla e lui, capendo, mi lascia andare. Perché è tanto delicato? Non mi ha neanche fatto male! Di solito i sequestratori ti stringono la bocca fino a fartela diventare viola.
Ti urlano: "Devi stare zitta!", o, in qualche modo, ti ci fanno stare.
Però adesso non posso pensarci.
Devo trovare un modo per andarmene via... qualsiasi cosa!
Tasto il letto, capisco che è appoggiato ad una parete e sfioro anche quella. C'è una finestra! Mi tiro su appoggiandomi sulle ginocchia, colpisco con vigore la finestra ed inizio a gridare aiuto, sperando che qualcuno mi senta. Le braccia del ragazzo mi avvolgono da dietro, facendomi allontanare dalla finestra.
"CHE FAI? LASCIAMI STARE!" grido.
Lui continua a tenermi nonostante io mi agiti, ma non stringe tanto da farmi male, piuttosto direi che lo fa quel tanto che basta per farmi spostare da dove sono, mi fa sdraiare di nuovo e molla la presa. Quest'atteggiamento mi confonde e continuo ad aver paura. Forse mi ha fatta distendere per picchiarmi!
Scoppio a piangere, senza alcun controllo.
"Che cosa mi farai adesso, eh?" gli dico con un tono tra la paura e la rabbia. "Io non sono bella! Che cosa te ne puoi fare di me? CHE TE NE FAI DI ME VISTO CHE NON SONO BELLA?"
Lui non sembra nervoso, almeno a giudicare da quello che dice.
"Niente, non voglio farti niente! Ti prego, stai calma, non urlare! So che è difficile, che non capisci più nulla, ma cerca di stare tranquilla e ascoltami. Ti spiegherò tutto" dice con lo stesso tono gentile, prendendomi le mani e stringendole forte tra le sue. "E comunque non è vero che non sei bella, ma non è questo il punto, piccola!"
"Lasciami! LASCIAMI!" urlo dimenandomi come se mi stessero bloccando da ogni parte. "NON SO NEMMENO CHI SEI, COME FACCIO A FIDARMI DI TE? COME POSSO STARE CALMA? COME? IO NON TI CREDO!"
"Ti prego, ascoltami." dice il ragazzo, mantenendo il suo tono pacato.
Mi posa delicatamente una mano sul braccio, facendo quel tanto di pressione che basta per tenerlo fermo, ma io scalcio sul materasso e riesco in qualche modo a liberarmi il braccio. I nostri corpi si sfiorano e lui praticamente mi sovrasta, perché sono minuta e in più sdraiata.
"NON MI TOCCARE!" urlo spingendolo dal petto, anche se faccio fatica. Lui è forte e si è aggrappato al letto per non cadere di spalle, ne sono convinta!
"Va bene, se non vuoi essere toccata ti lascio, stai tranquilla" mi dice. "Ma prima prendi questo."
Lo sento scavare in uno zaino e mettermi un oggetto tra le mani.
"M-ma questo è... il..."
Il mio terzo occhio: il bastone bianco.
"Potrai muoverti liberamente e non avrai bisogno di essere toccata."
Le mani del ragazzo non sono più sul mio corpo. La mia mano destra regge il manico della mia guida, ma non lo fa per molto. Sono talmente sconvolta dalla gentilezza del ragazzo che a quanto pare mi ha portata qui che mollo la presa sul manico e l'oggetto cade a terra provocando un rumore piuttosto forte.
Io a momenti buttavo per terra questo ragazzo, perché la forza della disperazione amplifica l'intensità della forza fisica come fanno le casse con i suoni, e lui, invece, è stato tanto gentile da mettere tra le mie mani addirittura un mezzo che potrebbe permettermi di tentare la fuga!
Non l'ha fatto per stupidità, questo lo so, perché se fosse stato stupido appena ho urlato come minimo mi avrebbe dato uno schiaffo e in genere l'ostaggio serve illeso, non certo malconcio!
Forse è vero che lui non ha intenzione di farmi del male, anche perché se l'avesse voluto l'arrebbe fatto da un bel pezzo.
Sono praticamente in suo potere e mi sono ribellata di brutto. Lui avrebbe potuto mandare in barba il suo obiettivo: togliere denaro ai miei, e mettermi al tappeto in qualunque momento, ma si è limitato a tenermi ferma e anche ora non sembra avere l'intenzione di aggredirmi o portarmi da qualche parte con la forza. Allora perché non riesco a smettere di piangere e, soprattutto, perché sono qui?
"Se non vuoi farmi niente di male perché sono qui? Perché non sono a casa, con Bruno ed i miei genitori?"
Ho la sensazione che il ragazzo mi stia osservando.
"Lo sto facendo perché se non ti avessi presa io saresti finita nel mirino di qualcun'altro... una persona che non si sarebbe fatta alcun tipo di scrupolo e avrebbe potuto farti del male."
"Perché vuoi proteggermi da questa persona?"
Me lo chiedo perché... insomma: lui praticamente non mi conosce: lui non mi conosce!
"Non lo so perché voglio farlo, ma voglio farlo. Forse perché tu non lo meriti!"
"Come fai a dirlo? Non mi conosci così bene... o forse tu o quell'altra persona mi avete osservata tanto da permetterti di dire questo?"
"No... io purtroppo non ti conosco, non come vorrei, ma quando stamattina ti ho presa per la vita prima che urtassi quel palo ho sentito il tuo battito accelerato, e poi il modo in cui mi hai ringraziato. Io non sono un indovino, ma so per certo che sei una brava ragazza e non meriti di soffrire."
È lui! Il mio chiodo fisso da quando mi ha toccata la prima volta, per impedirmi di farmi male! È quel ragazzo... il mio sequestratore, sempre che di sequestratori si possa definire lecito parlare.
"Facciamo una cosa: riavvolgiamo il nastro e ci presentiamo come si deve: vuoi?"
M'irrigidisco leggermente, ma in questo momento non provo paura. Non so che mi prende, davvero non ne ho idea, ma, con un soffio di voce, gli dico: "Okay..."
Forse dipende dal fatto che mi ha in parte rivelato la sua identità o forse è perché ha voluto salvarmi da un'altra persona che avrebbe potuto nuocermi senza quasi conoscermi, sta di fatto che ora mi fido di lui.
"Piacere, Michele" dice l'ex sconosciuto per poi prendermi la mano.
"Dora" ricambio timidamente.
"Sei più tranquilla?" mi chiede calmo.
"Credo..." rispondo.
"Ehi! Non ti farò niente. Se hai qualche dubbio puoi dirmelo, okay?"
"Rivedrò mai la mia famiglia?" chiedo.
"Certo che la rivedrai. Non so quando, ma ti giuro che la rivedrai." risponde.
Lo sento tirarsi su dal letto al quale era appoggiato e capisco che si sta allontanando, quindi, con un filo di voce, gli dico: "Aspetta... Michele..."
"Cosa?" chiede.
"Mi dispiace... io non lo sapevo... ti ho fatto molto male?" sussurro.
"Sei uno scricciolo con molta forza, Dora, ma tranquilla: non mi hai fatto male."
"È... è che..."
Il magone non è ancora andato via e il nodo alla gola stringe tanto da portare altre lacrime a uscire dal loro piccolo rifugio.
"Avevo paura. Sono in una casa sconosciuta, non conoscevo te... e poi stavo dormendo quando sono stata portata via! Ero spaesata, volevo andarmene... solo andarmene!"
Lui si china su di me e mi bacia la fronte.
"Ehi! L'hai detto tu: avevi paura, e quando si ha paura la logica praticamente non ha più potere."
"Dici davvero?"
"Certo! È per il panico che la sola cosa che ho potuto fare è stata portarti qui, quindi capisco quello che hai provato quando ti sei risvegliata qui. Non hai bisogno di scusarti..."
Come sempre ho la sensazione che lui mi guardi e, quasi avesse capito che non voglio che mi veda piangere ancora, lascia la stanza e socchiude la porta. Non voglio scappare, non ne ho più motivo... eppure non riesco a smettere di piangere e questo mi fa stare malissimo.
Piango molto, anzi moltissimo, fino ad addormentarmi...
Michele
Sono in difficoltà, perché lei piange silenziosamente.
Ero in difficoltà anche prima, perché non avevo idea di come avrei potuto farle capire che di me può fidarsi. Non mi ha fatto male a livello fisico. Più che altro quello che mi ha fatto male è stato non aver dato una lezione a mio fratello.
Avrei dovuto mandarlo al diavolo e denunciarlo. Se l'avessi fatto, forse, a quest'ora lei non sarebbe qui, sarebbe felice, tranquilla... e avrei avuto la possibilità di conoscerla bene, come dice lei, ma senza strapparle la sua vita, la sua casa e, soprattutto, i suoi familiari. Lei non ha fatto niente. È stata colpa mia se si è trovata in questa situazione... ma io voglo bene sia a lei che a Mattia. Non potevo denunciarlo e non potevo nemmeno lasciare che lui cercasse Dora.
Se l'avesse cercata avrebbe potuto farle del male e questo non lo voglio.
Stringo forte i denti. Non posso sfogarmi tirando pugni al muro: la spaventerei di nuovo, e poi non l'ho mai fatto.
È la prima volta che una stupidaggine fatta da mio fratello mi brucia fino a questo punto. I suoi atteggiamenti mi sono sempre andati di traverso, questo è chiaro, ma non così.
Non so quanto tempo sia passato quando decido di spingere la porta che ho lasciato socchiusa, entro e vedo Dora avvolta nella coperta che le ho dato, che tra l'altro le arriva a poca distanza dalle labbra, gli occhi gonfi e rossi e i riccioli sparsi sul cuscino.
Mi avvicino al letto e la guardo: è estremamente semplice e forse è proprio la sua semplicità a renderla bella.
Non resisto alla tentazione di farlo: tendo la mano verso il suo volto e lo sfioro.
"Non durerà molto, te lo prometto. Farò di tutto perché tu ottenga quello che desideri. Ti farò tornare a casa, lo giuro!"
Era già orribile di suo il gesto di portare via una ragazzina dalla sua casa, come se un uccellino venisse portato via dal nido. Se si tratta di lei, però, per me è peggio, e non so mica quale sia il motivo! Come ha detto lei stessa: praticamente non la conosco e non potrei dire nulla sul suo carattere, ma una che chiede scusa al suo sequestratore si è già fatta conoscere alla grande.
Mi rimetto nella stessa posizione di prima: mi siedo a terra, accanto al letto, e mi addormento, anche se nemmeno io capisco come diavolo sia possibile.
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