"36°: Rabbia e sfoghi"
Michele
Bruno mi porta in una stanza interna all'ospedale, mi indica una sedia ed io vado a sedermici. Lui è di fronte a me e mi guarda negli occhi, ma noto che gesticola, come se non sapesse come parlarmi.
"Bruno, per l'amor del Cielo, mi dici che è successo?"
"Abbiamo parlato con lei, Michele. Tuo fratello ha minacciato di farle del male e di toglierti di mezzo. Le sta lasciando indizi su quello che vuole fare, non si capisce se a te o a lei. Mia sorella, però, ha paura che se la prenda con te."
"Stai scherzando, vero?"
Ora mi è chiaro. È per questo che lei mi ha chiesto se mi fosse mai capitato di avere paura delle conseguenze che un mio gesto avrebbe potuto avere proprio su di me. Per questo continuava a ripetere: "Mi dispiace", dopo il mio scontro con Serramanico che non era stato proprio il miglior modo di iniziare una nuova giornata. Per questo aveva avvolto quella corda intorno al collo di quella bambola e se l'era attaccata al polso, agitandola in aria. Era opera di quel maledetto disgraziato del mio fratello gemello, egoista e cinico come pochi o nessuno.
Era colpa sua e per colpa sua lei ora sta malissimo, accidenti a lui!
"Michele! Michele!" mi richiama Bruno.
Agita la mano davant al mio viso, come per svegliarmi dal mio incubo, che, purtroppo, non è assolutamente un incubo. È la dura realtà e la cosa peggiore è che non posso farci niente!
Batto un pugno sul tavolo, continuando a ripetere soltanto una parola: "NO!" Lo faccio più volte, fino ad avvertire un dolore che mi porta a fermarmi bruscamente, ma mi tormento con forza le mani, facendomi ancora più male.
"PERCHÉ DEVE AVERCELA CON LEI, PERCHÉ, PERCHÉ?" continuo a gridare contro un Mattia immaginario, senza controllo.
"Michele!" ripete Bruno, posando entrambe le mani sulle mie spalle. Cerca di trattenermi, ma io agito convulsamente le braccia. Ho una sensazione orribile e una rabbia altrettanto terribile mi pervade, portando ogni centimetro del mio corpo a scuotersi febbrilmente, come se fosse in preda a un tic.
"NON POTEVA PRENDERSELA CON QUALCUNO DI QUEGLI IDIOTI DEI SUOI COMPAGNI INVECE DI SFOGARE LE SUE FRUSTRAZIONI SU UNA RAGAZZA CHE NON GLI HA MAI FATTO NULLA DI MALE? CHE BISOGNO AVEVA DI ARRIVARE A QUESTO?" grido ancora, perdendo l'ultimo briciolo di controllo che mi era rimasto. Mi alzo dalla sedia, colpisco uno specchio e lo riduco in pezzi. Ora sono io ad avere un disperato bisogno di qualcuno o qualcosa su cui sfogare le mie frustrazioni, ed ammetto che, in questo caso, se fosse proprio Mattia, sarei ben lieto di fargliela pagare cara per tutto quello che ci sta faceno passare per i suoi sporchi giochetti. Stringo forte i pugni, cercando di respirare profondamente, ma è inutile. È inutile, perché immagino la faccia di bronzo di mio fratello e vorrei riempirlo di botte solo perché le ha portato i nervi ad un limite di sopportazione non indifferente... cosa alla quale, purtroppo, ho contribuito io stesso, portandola via e facendole fare questi tragitti assurdi dal casale a casa mia, poi al lavoro e di nuovo, all'inverso, nell'auto di quel bullo da strapazzo con un coltello a serramanico disegnato sulla schiena. Lui, poi, che ogni tanto cercava di metterle le mani addosso, spaventandola e facendomi innervosire come non mai. Non so se per gelosia, per un senso di protezione o per cos'altro... ma forse ora non conta nemmeno tanto il perché.
Ora m'importa soltanto di lei.
"Bruno... posso vederla?" chiedo, riuscendo, chissà come, a tranquillizzarmi quel tanto che basta per non colpirlo per sbaglia dato che è accanto a me.
"Non credo sia il caso che tu la veda adesso."
"Mi dispiace... non volevo reagire in questo modo... è che..."
"Michele, non è questo! O meglio: non del tutto... ma il modo in cui hai reagito mi ha dato la prova del fatto che sei decisamente troppo agitato e vederla in quello stato ti farebbe male non solo emotivamente, ma anche a livello fisico. Ricordati di quell'altra questione." dice posizionandosi di fronte a me. "Anzi... tieni. Bevi questo!"
Mi mette tra le mani un bicchiere contenente un liquido celeste.
"È un calmante" mi dice. Il suo tono è molto tranquillo. So che si sta sforzando per non distruggere lo studio come stavo facendo io solo due minuti fa. Per il lavoro che ha scelto la calma è un elemento non trascurabile. Al contrario: è FONDAMENTALE!
"Michele, ascoltami... vai a prendere una boccata d'aria e calmati. Quando sarai più tranquillo chiederò alla dottoressa che sta curando mia sorella di farti andare da lei."
"E se non ci riuscissi? Se lui approfittasse di questo per giocarle qualche altro scherzo?"
"Qui non possono farle niente, Michele. C'è la guardia all'ingresso ed io penserò ad avvisare, in modo che non gli permettano di entrare. Non le si avvicinerà."
Annuisco ed esco da quella stanza, anche perché Bruno viene chiamato poiché ha i corsi. Vado via da quel posto, ma più mi allontano, più mi sento in colpa. È come se la stessi abbandonando e la sola idea mi fa rabbrividire.
Torno al negozio. Voglio tenermi impegnato in qualche modo, perché l'idea che lei sia là dentro mi fa star male e l'idea di andarmene in giro non migliora la situazione.
Appena torno al negozio Teresa mi viene incontro e mi prende le mani.
"Michele! Come sta?" mi chiede cercando di riprendere fiato dato che, probabilmente, ha fatto sia le scale che la strada di corsa.
"Michele! Santo cielo, Michele!" mi dice, scuotendomi per le braccia dato che non ho nemmeno la forza di risponderle.
"Ha... avuto... uno shock. Non ho capito niente, Teresa. So solo che ora è in ospedale ed io stavo per distruggere lo studio di non so chi, perché lei sta male per colpa di Mattia e soprattutto per colpa mia... perché non ho cercato un'altra soluzione per proteggerla da lui? Perché?"
Il mio tono diventa sempre più basso e le lacrime spingono contro le mie palpebre chiuse.
Peccato che chiudere gli occhi non mi basti a reprimerle. Ora sono io a scoppiare nuovamente in lacrime, come ha fatto lei durante la notte, dopo quel dannato incubo.
"Ehi! Michele, apri gli occhi: guardami! Che soluzione pretendevi di trovare? Mattia ti aveva detto delle cose... ti aveva sbarrato tutte le strade! L'unica era assecondarlo, ma non del tutto!"
"E perché l'unica che paga per questo è lei? Perché?"
"Non lo sai? La sofferenza non è paritaria. Ci vede, ma non guarda quando vuole colpire. Lo fa e dopo si gode lo spettacolo... la sofferenza è cieca quando le conviene e vede subito dopo..."
"Beh, credo abbia imparato a mirare sempre dalla stessa parte, però!"
"Questo non lo so. Però tu non puoi affliggerti così, Michele!"
"E come faccio? Se lei è in ospedale è solo colpa mia, lo capisci?"
"Di nuovo? Non è vero! E non dire queste cose! Mattia vuole proprio questo, sia da te che da lei, e reagendo in questo modo gli stai servendo ciò che vuole su un bel piatto d'argento! Questo non deve mai succedere!"
Teresa
Stringo in un abbraccio il mio collega, cercando di calmarlo. So che è una persona sensibile, che è sotto pressione da un mese e mezzo per questa storia ed in ansia da anni, perché suo fratello è un pericolo pubblico, ma non sopporto l'idea di vederlo distrutto proprio per le azioni dello stesso fratello!
Non l'ho mai visto piangere in questo modo e manifestare tanta rabbia nei confronti di qualcuno. Di solito è lui che consola me e Tommaso, perché riesce a farci ridere, ma porta dentro di sé un immenso dolore.
Sapere che il tuo gemello potrebbe rischiare la vita in ogni momento e farla rischiare a qualcuno che non ha nessuna colpa non dev'essere per niente facile.
Dopo un po', finalmente, lui si tranquillizza e mi sorride.
"Sei unica, credimi!" mi dice.
"Quando vuoi io sono a disposizione, lo sai. Siamo amici, con me puoi parlare." gli dico.
Torniamo dentro. Il signor Ciro vorrebbe chiedere di Dora, ma vede gli occhi di Michele e lascia perdere. Forse ha ragione lui. Il mio capo si sta dimostrando un padre più che un capo.
Una volta finita la giornata di lavoro saluto i miei amici e mi dirigo verso casa. Ho un'ora di permesso, perché devo ritornare per mia madre.
"Oh, ma che sorpresa! Tu sei l'amante di mio fratello, carina?"
Mi volto di scatto! Non ci posso credere! Ha anche la faccia tosta di presentarsi qui!
"Che vuoi, Mattia?"
"Povera piccola Dora. Innamorata di un mostro travestito da angioletto come mio fratello!"
"Eh no! Non ci provare! Michele non è un mostro! Al massimo questa è la TUA definizione!" grido agitando i pugni.
"Non amo essere insultato, mocciosa!" mi dice afferrandomi per le spalle e sbattendomi contro un muretto.
"Lasciami o mi metto a gridare" gli dico.
"Vedremo." mi deride lui. Porta le mani sul mio viso e mi tappa la bocca, facendomi provare dolore.
Cerco di aprire la bocca, ma non ci riesco. Mugolo contro la sua mano, perché il mio urlo è soffocato proprio da quel contatto. Perché in questo maledetto vicolo non passa quasi mai un'anima?
"Credo che mi divertirò un bel po' con te. Sei un po' ribelle, ragazzina" dice.
Ricordo di avere le mani libere e lo spingo con forza dal petto, ma lui è irremovibile. Stacca una mano dal mio viso, stringendomi la bocca con l'altra, e con la mano libera mi afferra i polsi e li stringe fortissimo.
"Di' che sei l'amante di Michele ed io ti lascio." mi dice.
Col cavolo!
"NO!" urlo contro la sua mano e lui mi stringe i polsi.
"Molto bene" mi dice. Mi lascia il viso e i polsi, ma per pochissime frazioni di secondo. Mi solleva e prova a buttarmi per terra, quando...
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