"33°: Incubi o presentimenti?"
Dora
Non capisco. O forse il fatto è che non voglio capire. Io non voglio capire, accidenti a me! Michele! Nel fango! Perché? Michele non ha fatto niente di male, mi ha solo protetta da una persona che non si sarebbe fatta scrupoli a farmi del male!
"Mamma... ti prego, potresti portarmi da papà? Voglio fargli sapere che sto bene, ti prego" le dico.
Lei mi prende la mano e mi fa avvicinare ad un letto. Lui è là, so che è là.
Lo sento respirare, anche se a fatica, e tendo la mano, cercando la sua.
"Sono io, papà" sussurro appena trovo quella mano bollente, che stringe molto debolmente la mia. Altre lacrime scendono lungo le mie guance, fin sotto il collo, e là spariscono.
"Piccola..." sussurra. "Togliti quegli occhiali... fatti guardare!"
Tolgo definitivamente gli occhiali e sento il suo sguardo posarsi sul mio viso, con delicatezza, come se temesse di farmi male. È troppo dolce.
Porto la mano che stringe la mia sul mio viso e gliela faccio spostare, piano piano. Sulla fronte, sulle guance, intorno agli occhi. Non ho lividi e spero che lui capisca che gli sto facendo toccare il mio viso perché temo che gli occhi non bastino per far capire che Mattia non mi ha neanche sfiorata, che ho una persona che mi protegge. Anzi, no! Non solo una! Ce ne sono quattro o cinque... credo più cinque, però. Angela, Bruno, Teresa, Tommaso e Michele.
"Mi hanno protetta, papà!"
Lui stringe un po' di più la mia mano. Sento che sta acquistando un po' di forza, ma c'è qualcosa che lo tormenta.
"Che succede, papà?" chiedo.
"Piccola... non sei l'unica ad essere in pericolo... anche Michele è in pericolo. È Mattia che lo metterà nei guai. Anche Michele è in pericolo, Dora! Dovete stare attenti!"
"Lo faremo... ma tu promettimi che penserai a rimetterti. Ho ancora molto bisogno di te, hai capito?" gli dico. "Ora devo andare via, ma ti giuro che starò attenta!"
"Michele... è davvero un bravo ragazzo. Stai attenta anche a quello che potrebbero fare a lui, piccola!"
"Lo farò, te lo giuro!" dico asciugandomi le lacrime. Gli lascio un bacio sulla fronte e rimetto gli occhiali. Esco dalla stanza, insieme a mia madre, e quando sento la voce di Michele che dice sottovoce: "Eccole!", gli corro incontro e lo abbraccio. Non dico il suo nome. Nascondo il viso sul suo petto e, con il cuore a mille, sussurro: "Stai bene?"
"Certo, tesoro. Va tutto bene" risponde lui. "Ora però dobbiamo andare. Vieni con me."
"Aspetta..." dice Bruno, avvicinandosi. Mi abbraccia e saluta lui con dei colpetti sulle spalle per poi dire: "Ragazzi, state molto attenti!"
Subito dopo si allontana e noi usciamo dall'ospedale. Arrivati a casa di Teresa ci cambiamo nuovamente e torniamo al negozio...
Quando torniamo al casolare siamo entrambi stremati ed io, personalmente, crollo nel giro di pochi minuti.
Sono in un grande cortile, circondato da un muro di cinta. La cosa più strana, però, è che io lo veda! Ci sono altre persone... molte persone. Quasi tutti piangono.
Dico: "Quasi" perché c'è un ragazzo che, al contrario, ride.
Non so descrivere i colori, perché non li ho mai visti, ma posso dire che ci sono uomini e donne.
Molti si abbracciano, singhiozzando... e lo ripeto: quasi tutti piangono. Anzi: quasi tutti piangiamo. Io stessa lo faccio, anche se non riesco a spiegarmene il motivo. So solo che i singhiozzi mi stanno divorando viva. Sussulto tra le lacrime, e provo rabbia, molta rabbia... perché quella risata malvagia m'infastidisce, mi trapana i timpani e sembra una freccia piantata nel mio petto, dalla mano di un arciere esperto che oggi ha deciso di farmi provare un insopportabile dolore al petto.
Perché questo tizio non smette di ridere? Perché tutti gli altri piangono a dirotto? Perché anch'io sto piangendo come una disperata? Che mi succede?
"Bene! È arrivato il momento, fratellino" dice proprio quel ragazzo. Oh mio Dio, ma quello è... è Mattia!
Perché ha detto quella frase? Perché continua a sghignazzare?
Giuro che se non la smette mi alzo da terra e gli tiro uno schiaffo! Non lo sopporto più!
"Che hai da ridere tanto? SMETTILA!" urlo irritandomi sempre di più.
"Ora che ti è possibile, ragazzina... guarda tu stessa! Guarda, anche perché... sarà l'unica volta in cui vedrai una persona!"
Mi indica un punto sopra di me, verso destra e quello che vedo non mi piace per nulla.
Oddio... chi è quel ragazzo che si trova su quella specie di palco con qualcosa intorno al collo? Perché è lì?
"Piccola... sii felice!" riesce a dire il ragazzo e vedo che guarda verso di me. Io ho già un'idea del suo viso... da quando gliel'ho sfiorato. E poi quella voce... come potrei non riconoscere quella voce? Il ragazzo appeso a quella cosa, che ho realizzato che è una corda è Michele, MICHELE!
"No! No, avete sbagliato persona! Non è lui, non è lui!"
Sono distesa a terra. Provo ad alzarmi, ma scopro di essere legata a terra.
"QUALCUNO MI AIUTI!" grido ancora, tirando le corde. "LASCIATELO STARE! NON È LUI, NO, NON È LUI!"
Mattia continua a ridere in quel modo che mi irrita, mi si avvicina ed io gli urlo contro.
"ACCIDENTI A TE, SMETTILA DI RIDERE!"
Lui non mi ascolta. Quella risata diventa insopportabile e poiché ho le mani legate alzo le spalle e cerco di coprirmi le orecchie. Niente da fare!
Tiro le corde e vedo il ragazzo che mi ha sconvolto la vita. Lo vedo. Ha gli occhi spalancati e non riesce quasi più a respirare.
Gli tolgono la corda dal collo.
È completamente stordito, ma vivo! Forse si fermeranno, forse capiranno!
Invece no. Sento il rumore di una pistola.
"NO! NON ANCHE QUESTO, VI PREGO, NO!" grido, ma vedo che non serve. La pistola è alzata. Uno... due...
"NO, FERMI!"
Grido, mi agito, ma sono impotente e subito dopo il mio ultimo tentativo di salvare la vita del mio angelo... BUM!
Un colpo riecheggia nell'aria. Lui si rovescia a terra, dibattendosi dal dolore. Ha il volto contratto.
"NOOOOOOOOOO!"
Grido, mi dibatto e finisco per cadere dal divano. Mi sento afferrare da due braccia forti e tirare su a sedere. So perfettamente chi è, non solo per il fatto che qui ci siamo soltanto noi, ma anche perché solo una persona può afferrarmi con tanta forza e delicatezza al tempo stesso. Solo Michele può fare questo.
"Santo cielo, piccola! Stavi per finire con la testa su un chiodo sporgente!" dice accarezzando il mio viso. Io tremo e non ho nemmeno la forza di toccare le sue mani, ancora strette intorno alla mia vita. Anche Michele, dal canto suo, rimane immobile.
"Tesoro, di' qualcosa! Che ti è successo? Cos'hai sognato di tanto terribile da farti cadere per terra?" chiede.
"Michele... non posso dirtelo!"
"Perché?"
"Non lo so, ma non posso, non posso! Ho troppa paura..."
"Piccola... su, vieni qui" dice attirandomi verso di sé. In questo momento, però, non so se basti questo. In genere basta eccome, ma ora che è di lui che mi preoccupo sarà sufficiente?
Non riesco a dirgli niente. Riesco soltanto a piangere come non ho mai fatto e ho paura che qualcuno irrompa qui, in questo momento, e mi porti via da lui, o che faccia l'inverso, portando lui via da me.
Le parole dei miei genitori e di Bruno continuano a ripetersi nella mia mente, come se fossero registrate su di un disco rotto.
""Non sei solo tu ad essere in pericolo: anche Michele lo è"."
""Mattia vuole fare del male a te e trascinare nel fango Michele"..."
""State attenti, ragazzi: state molto attenti"!"
"Piccola, dimmi la verità: cosa ti è successo?"
"Niente... davvero, niente" rispondo, ma il pianto mi tradisce, quindi mi correggo. "Niente che io riesca a dire... ti prego, non me lo chiedere!"
"Va bene, non preoccuparti" mi dice, sempre con il suo solito tono dolce e pacato.
"Possiamo restare così?" gli chiedo, riuscendo a calmarmi un po'.
"Certo, tesoro. Se questo ti fa stare meglio, restiamo così."
Se mi fa stare meglio... e a te chi ci pensa? E io che faccio con questo sogno? Come dovrei comportarmi se questo non fosse un comune sogno ma un presagio?
[Nota Autrice: in questo video ci sono delle persone che mi hanno ispirata a scrivere questa storia, proprio a cominciare da lui... per non parlare di lei!]
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