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"32°: Rivedersi"

Dora
La notizia del malessere di mio padre mi porta ad alzarmi di scatto dalla mia postazione. Mi sento così male da dimenticare che non ci vedo, che non dovrei correre senza supporto, che sono in pericolo a causa di Mattia. Scappo e basta, senza pensare a nulla.
Inciampo sullo scalino d'entrata. Cado e porto le mani sul viso, scoppiando a piangere. Sento qualcuno posare le mani sulle mie spalle, mi volto di scatto, spaventata, e per fortuna lui mi parla, facendomi capire che altri non è che Michele.
"Piccola, tranquilla" dice dolcemente.
"Non posso, Michele! Non posso! Mio padre sta male e io non posso nemmeno andare a trovarlo e dirgli che sto bene, che Mattia non mi ha fatto niente perché ci sei tu a proteggermi!"
"Come fai a dire questo se è solo colpa mia se stai vivendo tutto questo? Non posso vederti triste e non posso neanche aiutarti, maledizione!"
Lui diventa molto rigido. Mi stringe, ma sento che chiude le mani a pugno dietro la mia schiena.
"Michele, ti prego!" esclamo.
Lui sa bene a cosa mi riferisco. Sa che voglio dirgli di stare tranquillo, di non arrabbiarsi.
Mi sposto all'indietro, cerco le sue mani, le prendo e gliele stringo forte, cercando di farlo rilassare. Lui, gradualmente, distende le dita contratte e lo sento sorridere.
"Non so come tu riesca ad essere sempre così buona, ma voglio aiutarti. Vieni" mi dice aiutandomi ad alzarmi. Torniamo dentro e per fortuna il signor Ciro è molto accondiscendente. Credo abbia capito qualcosa, anche se non era presente.
"Tommaso! Teresa! Ho bisogno di una mano." dice Michele ed i ragazzi ci raggiungono. "Avreste qualcosa per farla mascherare?"
"Venite a casa mia" dice Teresa. "Io ho delle parrucche e dei vestiti!"
Mi avvicino a lei e l'abbraccio forte.
"Grazie!" le dico e la sento sorridere.
Questa volta è lei a tenermi la mano. Arriviamo a casa della mia nuova amica, che porta tutti noi in una stanza.
"Okay! Hombres, per favore, aspettate fuori! Ci penserò io alla modella..."
"Allo scarto di una modella, forse!" le dico.
"Eh no! Cominciamo molto male, tesoro mio!" mi dice lei con un sorriso.
"Non credo che riuscirai a renderla più bella, perché già per com'è adesso non scherza" mi dice Michele, sfiorandomi scherzosamente il viso. Sento le guance andare in fiamme. Perché, perché?
Loro escono e Teresa chiude la porta.
"Vieni, tesoro. Siediti qui." dice portando la mia mano destra sullo schienale di una sedia.
Io mi ci siedo e lei mi mette davanti qualcosa.
"Ecco qua! Hai dei vestiti davanti. Ora cambiati, poi io ti faccio mettere una parrucca e un paio di occhiali." dice.
"Grazie. Sei davvero gentile" le dico.
"Per le amiche del mio amico questo ed altro" risponde lei. "E poi ho visto che tu e lui... eh?"
"Io e lui...?"
"Ehm... siete abbastanza complici, direi" spiega ridendo.
"Ma che dici? Io gli sono grata perché mi ha salvato la vita... e lui... per qualche strano motivo, mi vuole bene... come un'amica."
"Se conosco abbastanza bene Michele non prenderebbe a pugni il muro per un'amica, chiunque sia. E per te l'ha fatto e ha fatto anche a botte!"
"Non ricordarmelo, ti prego. Ho avuto una paura che non riesco a spiegarti."
"Ecco... senti: lui ti piace?"
"In che senso?"
"Oh, piccola... nel senso che... ti fa battere forte il cuore? Ti fa sentire in Paradiso con poche parole? È sempre presente nei tuoi pensieri, anche quando non c'è?"
"Io non so come mi sento... so solo che mpiace tutto di lui! Tutto, tutto, tutto! È strano. Voglio dire: mi piace il timbro della sua voce, con la quale lui spesso gioca per far ridere chi vede un po' giù, mi piace la sua risata... mi piace quando mi tocca il viso, mi lascia un bacio sulla guancia, mi stringe la mano. Mi piace quando mi abbraccia dopo un incubo... e ultimamente ne ho di frequente. È solo che... quando ci stacchiamo mi sento come se mi mancasse qualcosa. Cioè, voglio dire..."
La sento sorridere mentre infilo una camicetta. Mi sono vestita con mani tremanti e ora sto infilando un paio di stivaletti, pratici e, fortunatamente, non troppo alti.
"Hai finito?" chiede, cercando di dissipare la tensione che si è creata tra di noi toccando quell'argomento.
"Sì, sono pronta" rispondo cercando di utilizzare un tono tranquillo.
La sento spostare quella specie di separé e venire dietro di esso.
Mi fa indossare una parrucca ed un paio di occhiali. Io mi alzo, piuttosto tremante. Non sono abituata ad indossare parrucche, ma ovviamente non è questo che mi fa tremare. Ho paura che Mattia mi veda, che possa riconoscermi sul serio, che mi faccia veramente del male e, soprattutto, che possa prendersela con Michele, Bruno o con i miei genitori. Ho veramente paura.
"Stai tranquilla, andrà tutto bene" mi dice Teresa, come se avesse in un certo qual modo percepito quello che sto provando in questo momento. "Ti assicuro che andrà tutto bene."
Mi prende la mano ed usciamo.
Sento qualcuno avvicinarsi a me e prendermi l'altra mano, la sinistra. Una scossa elettrica pervade tutto il mio corpo, pizzicandolo dal braccio e percorrendo anche tutto il resto delle mie membra. Credo che soltanto una persona sia in grado di farmi provare questo e credo di sapere chi è questa persona.
"Sai, anche con la parrucca e gli occhiali da Sole sei molto carina" mi dice.
"Michele..." dico sorridendo, "dici davvero?"
"Certo che dico davvero, Dora" risponde lui. "Adesso però ci conviene andare all'ospedale, dai tuoi genitori. Vedrai, quando tuo padre ti vedrà e saprà che stai bene si sentirà meglio. È stato quello che ha visto a provocargli quel malessere, no?"
Salutiamo i ragazzi e, prima di andare via, Michele mi dice: "Piccola, per sicurezza io non ti chiamerò mai per nome... tu dovresti fare lo stesso. Okay?"
Annuisco soltanto. Ho capito perché me l'ha detto e so che se per errore lo chiamassi con il suo nome potremmo destare sospetti. Sono molto nervosa, ma continuo a ripetermi che andrà tutto nel migliore dei modi. È stato lui a dirmelo, no? È stato Michele, ed io gli credo. Gli credo, perché so che non ha mai voluto farmi del male. Lo so, non solo perché me l'ha detto, ma perché me l'ha dimostrato.
Arriviamo fuori dall'ospedale e lo capisco per una sensazione che provo sempre quando mi trovo in luoghi come questo. Sento il vento fin troppo caldo sul viso e appena entro ho un peso sul petto che mi fa sentire come se stessi soffocando. Per questa ragione stringo forte la mano del povero Michele. Mi sorprende il fatto che lui non mi abbia ancora mandata a quel paese per quante volte gliel'ho stretta e per quanta forza ho usato per farlo. Lui, invece, sentendomi rigida come forse non lo sono mai stata, accarezza il dorso della mia mano con il pollice, riuscendo a farmi rilassare.
"Bruno..." dice sottovoce Michele. Bruno si avvicina, o almeno credo sia lui.
"Venite, svelti!" dice quando Michele mi sposta di pochissimo gli occhiali da Sole che, a quanto pare, mi coprono buona parte del volto.
Torniamo fuori, Bruno ci fa salire delle scale ed entriamo da una porta sul retro.
Arriviamo vicino ad una stanza e Bruno, con il suo tono calmo, dice: "Ecco! Questa è la stanza in cui è mio padre. Su, entrate!"
Quando lui apre la porta lo sento sussurrare la parola: "Mamma..." Qualcuno si alza e Bruno mi prende la mano destra per portarmi da chiunque sia.
"Togli gli occhiali. Qui non ti vede nessuno" mi dice ed io faccio per toglierli, ma una mano morbida e fresca mi ferma delicatamente il braccio. Non tardo a riconoscerla! È lei: mia madre!
"Bruno" sussurra nuovamente Michele e sento che sia lui che Bruno escono da quella stanza, lasciandomi con quella donna che non vedo da... un mese e mezzo!
O forse persino di più, ma non riesco a pensare a quanto tempo è passato... non in questo momento, non con lei che piange!
"Sei tu..." sussurra lei, facendomi scoppiare nuovamente in lacrime. Ultimamente non faccio altro, ma non credo sia strano. In fondo è da molto che non vedo la mia mamma e mi commuove terribilmente il fatto di averla rivista. Piango, l'abbraccio e non riesco a risponderle.
"Piccola... allora Mattia ci ha mentito... non è vero che ti ha picchiata! Tu stai bene!"
"Lui... lui mi ha protetta, mamma! Lui..." riesco a dirle, con un soffio di voce.
"Lo so, piccola, lo so."
"Perché lo dici con questo tono?" chiedo, percependo molta preoccupazione.
"Perché dovete stare attenti... Mattia ha giurato che farà ancora del male a te e che trascinerà nel fango Michele!"

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