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"28°: Come sono?"

Michele
Che diavolo significa questa storia della corda? Insomma... perché dovrei finire come un altro Michele, magari proprio quello che piaceva tanto a mia madre e per il quale mi chiamo in questo modo? Perché diamine questo ragazzo parla in codice?
Quando lui va via vedo l'espressione terrorizzata e triste al contempo della mia piccola. Il suo viso è ancora pallido dopo la "scarrozzata inabituale" di cui parlava quel tipo con la ferita sul viso.
"Michele! Ehi! Sei qui?" mi chiede visto che sono un po' distante da lei.
"Sì, piccola... sono qui!" dico posando le mani sulle sue spalle per fuidarla verso un divano, un po' vecchio, certo, ma abbastanza integro e pulito. "Scusa se si ho lasciata in mezzo al salone, sempre che si possa definire tale questa stanza, è ovvio, ma ero un po' scosso... per quella specie di minaccia che mi aveva fatto quel tipo cha ci ha portati qui. Non capisco perché si ostini a parlare in codice... mon lo capisco."
"Mi dispiace... nemmeno io l'ho capito e ti comfesso che mi sono spavensata, ma... ma non volevo che vi scontraste. Avevo paura che la cosa ci si rivoltasse contro... e poi, forse, se ci ha aiusati, non è... insomma... n-non..."
So che la parola "cattivo" non le piace, quindi le evito di pronunciarla.
"Ho capito. Il problema è che lui tutto questo l'ha fatto per denaro... Bruno l'ha pagato..."
"Per quanti soldi ha Mattia potrebbe estorcergli informazioni o avrebbe potuto impedirgli di aiutarci, invece lu@ l'ha fatto" dico.
"È vero, ma mio fratello non sa dove siamo né tantomeno chi ci ha dato il suo aiuto, quindi non avrebbe potuto neppure pagarlo. E poi ogni volta che spilla soldi a qualcuno li sperpera in poco tempo. È messo peggio di noi!"
Dora
Queste parole sono davvero rassicuranti per me. Mi fa bene sentirmele dire da lui.
Annuisco. Decisamente non posso dargli torto e spero che la situazione non ci si rivolti contro improvvisamente.
"Ma fammi indovinare: dopo quello che ha detto tu stai pensando per l'ennesima volta di essere un problema per me, non è vero?" mi chiede cercando di mamtenere un tono calmo e accarezzandomi il dorso della mano con il pollice.
"Ecco... io..."
"Tesoro, ascolta: chi ti dice che risulti un ploblema per qualcuno lo fa perché non ha avuto la fortuna di conoscerti."
Bella fortuna! Conoscere una ragazza cieca che, per un mo_tivo ignoto persino a lei, è nel mirino di un ragazzo privo di qualsiasi tipo di scrupolo, disposto a vendere l'anima, picchiare la madre e far finire nei guai il fratello per ottenere quello che vuole!
"Chiamala pure fortuna, ma fino a che punto?" chiedo esitante.
Non potrei dirgli le cose nel modo in cui le ho pensaäe: è talmente dolce!
"È una fortuna, te l'assicuro!"
"Come fai a dirlo? Mi conosci solo da poche settimane" gli dico.
"Due settimane e cinque giorni, per essere precisi" mi dice sorridendo, "e, se si esclude il fatto che ho dovuto portarti via dalla tua vita di tutti i giorni e dal tuo nido, è stato il più bel periodo della mia vita, credimi! Non poäevo chiedere niente di meglio di conoscerti."
"Oh santo cielo, Michele! Se mi dici queste cose io... io non..." balbetto iniziando ad agitarmi.
Michele mi sorride e sento che porta le sue mani sul mio viso. Ho i lineamenti contratti per la sensione e questo mi provoca un po' di dolore, ma non riesco a distendere i muscoli.
"Tu... cosa?" chiede.
"Io... io non te lo so spiegare. So soltanto che se qualcuno mi dice una cosa bella, come lo è quello che hai detto tu adesso, io divento tutta rossa, mi agito e non riesco a mettera insieme due parole che abbiano senso... è bruttissimo e ogni volta che mi succede mi sento una povera stupida, perché le altre ragazze non si creano mica certi problemi!"
"Certo, però tu non sei "le altre"! Tu sei Dora." mi dice.
"E come sono io?" gli chiedo.
"Intendi caratterialmente o fisicamente?"
"Fisicamente... Come sono io?"
"Ecco... i tuoi capelli sono di un intenso color castano scuro... anche i tuoi occhi hanno questo colore e sono molto espressivi. A volte trasmettono tranquillità, altre tristezza, dipende da come stai tu stessa, ovviamente.  Hai le labbra rosse e carnose, che spiccano in questo bel viso dolce. Sei piccola di statura e anche piuttosto gracile, ma credo di averti già detto che hai molta forza. Sei semplicemente bellissima, e non per il tuo modo di vestire, per la pettinatura o quel che ti pare... è uno ssereotipo, sai? Sei bella perché sei tu, perché sei Dora... una ragazza speciale e molto dolce."
Resto sorpresa: nessuno mi ha mai descritta in questo modo. Nemmeno i miei familiari, e non perché non mi vogliono bene... non so perché. Lui non mi conosce da tanto tempo, ma sembra conoscermi meglio di quanto io stessa possa farlo e questo mi destabilizza.
Al tempo stesso, però, è qualcosa che mi fa sentire tranquilla, almeno in parte.
"Michele..." sussurro, più che stupita.
"Dimmi piccola" mi esorta lui.
"Grazie di tutto. Nessuno mi aveva mai descritta così."
"Descritta come, piccola?"
"Ecco... tu sei partito dal mio aspetto fisico, ma hai espresso anche un'idea che hai di me... a livello caratteriale..."
"Beh, perché io credo che tu mi abbia insegnato a guardare oltre quella che è l'apparenza."
"Non è vero! Questo sapevi farlo anche da te e molto prima di conoscermi."
"Può darsi, ma è con te che ho conosciuto questo mio lato, puoi crederci!"

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