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"26°: Decisioni tempestive"

Michele
È passata una settimana. Io sono stato dimesso tre giorni fa. Per quanto riguarda Dora, invece, verrà dimessa oggi.
Sto proprio per andare a prenderla quando mi arriva una chiamata da mio fratello.
"Caro Michele! Tutto bene?" chiede beffardo.
"Mattia, per favore!" dico calmo. "Non fare l'idiota e dimmi cosa ti occorre!"
"La ragazzina."
"Che cosa? Cosa vuoi da lei?"
"I suoi genitori mi forniranno soldi più velocemente sapendo che si trova con me..."
"La vuoi sapere una bella cosa? Non me ne può importare un accidente quanto ti serve avere con te Dora! Io non te la lascio! Saresti capace di qualsiasi cosa!"
"Qualcuno si è preso una cotta per la cieca!" esclama Mattia.
"Qualsiasi persona sana di mente eviterebbe di lasciarti da solo con lei... o di consegnartela! Tu sei un mostro!"
"Molto bene, Michele!" mi dice Mattia.
Chiude la comunicazione ed io serro il pugno della mano libera. Adesso che cosa posso fare? Come posso aiutarla?
Inizio a preparare velocemente lo stretto necessario, per lei e per me. Non avendo molte cose riesco a fare in fretta e corro in ospedale. Appena arrivo incontro Bruno.
"Bruno... devo parlarti!" dico.
"Che è successo, Michele?" mi chiede.
"Ti prego: dimmi che ci hai trovato un posto!" gli dico sottovoce. "Qualsiasi cosa! Sarò io a fare di tutto perché quel posto sia decente."
"L'unica scelta che avete è un vecchio casale."
Parla piano, molto piano, ed io gli rispondo con un semplice cenno d'assenso.
"Va bene. Dimmi solo dove si trova!"
"Io a dire la verità non lo so... però c'è un ragazzo del posto. Non è un tipo molto raccomandabile e vive in un posto non troppo lontano da dove vivrete voi. Ho dovuto pagarlo perché vi ci portasse e lui lo farà..."
"Stai tranquillo per tua sorella. Ci sarò io con lei se questo tizio dovesse provare a farle qualcosa, ma devo allontanarla da qui, soprattutto da mio fratello."
"E con il tuo lavoro come farai, Michele? Sarebbe pericoloso se la lasciassi sola" mi dice Bruno.
"Non lo so..." rispondo. "M'inventerò qualcosa, ma devo assolutamente portarla via. Le cose stanno diventando troppo pericolose!"
È questo il momento in cui Bruno cede.
Da quando ho memoria non l'ho mai visto in lacrime, se non quando si sbucciava un ginocchio, da piccolo... e neanche tanto, a dire il vero!
"Michele... la sicurezza di mia sorella è nelle tue mani! Ti prego, aiutala!"
Resto sconvolto da quella visione. Bruno le vuole molto bene. Lo so che sarebbe disposto a dare la vita per lei e questa situazione lo sta esasperando.
"Bruno, fidati: farò tutto quello che potrò per proteggerla da mio fratello e da chiunque!"
Bruno crolla a terra, come se avesse un fardello sulla schiena. Gli prendo le mani e lo aiuto a rialzarsi. Trema come se avesse le convulsioni.
"Fidati Bruno. Fidati di me."
Lui si asciuga le lacrime ed io gli batto le mani sulle spalle, per fargli coraggio.
"Vado a parlare con tua sorella, Bruno. Ti giuro che lei starà bene!"
Lui fa un gesto che mi stupisce poiché, tranne quando si tratta di lei, non è molto espansivo.
Mi abbraccia, senza preavviso.
Io ricambio, ma ci allontaniamo dopo pochi secondi e io mi dirigo verso quella stanza. Mi soffermo sulla porta per qualche secondo.
Avrò il coraggio di affrontare il dolore della ragazza che è entrata nella mia vita e, piano piano, me l'ha cambiata?
Batto qualche colpo alla porta e lei, invece di darmi il permesso di entrare, viene direttamente ad aprirmi. Ha addosso il tipico camice da ospedale, ed è qualcosa che io non sopporto, ma che su di lei sta benissimo... forse è il suo essere tanto semplice, delicata ed innocente a renderla bella anche con quello addosso.
Tende la mano, con esitazione, e quando trova il mio viso sento che lo sfiora dolcemente.
"Michele?" chiede, con quel timbro di voce dolce e delicato quanto lei.
"Già. Michele" rispondo per poi prenderle la mano sinistra e tenerla stretta tra le mie. È fresca, quindi lei è guarita completamente, per fortuna!
"Stai bene?" mi chiede.
"Certo... sto bene... perché?"
"Perché sei rigido. È come se avessi appena visto un asino spiccare il volo!" dice lei.
"Sempre la solita, eh?" le dico sorridendo.
"Dai, dico sul serio! È successo qualcosa?"
A volte mi chiedo quanti sensi possa avere un essere umano, perché lei ha una dote spiccata per l'interpretazione delle piccole cose: le dita rigide, le parole che vengono usate... ed il silenzio.
"Ecco... sei sicura di volerlo sapere?"
In realtà si tratta di una domanda retorica, perché mi toccherà dirle quello che vuole Mattia e non soltanto questo. Lei ha i suoi tampi per abituarsi alle cose, ma mi tocca sconvolgergliele un'altra volta.
"Certo, Michele! Di cosa si tratta?"
Chiudo la porta senza lasciare la sua mano. La riporto al letto e la faccio accomodare su di esso. Lei, quasi avesse la sensazione di sapere quello che voglio dire, stringe forte la mia mano con la sua, piccola e delicata.
"Il fatto... è che casa mia non è più sicura, Dora." le dico.
"In che senso?"
"Voglio dire... che Mattia mi ha chiamato. Vuole che io ti porti da lui" le dico, stringendo forte la sua mano.
Lei si agita. Il morso che le ha dato sulla mano sinistra è ancora evidente.
Almeno, però, il segno è sbiadito. Anche se ci vorrà molto tempo, sparirà.
"Mio Dio, Michele! Io non voglio andare con lui!"
"Non ti lascerò andare con lui, te lo giuro! Preferisco mettermi nei guai che lasciarti a lui, puoi credermi."
"Michele... e se ti prendesse di mira per colpa mia? Non deve succedere!"
"Piccola, ascoltami. Io una soluzione ce l'ho... non è il massimo, ma almeno è utile a proteggerci per un po'. Tuo fratello ci ha trovato una sistemazione in un vecchio casale. Oggi un ragazzo del posto verrà a prenderci e ci porterà là."
"Oh mio Dio, Michele! Ti rendi conto? Dovrai lasciare la tua casa e sarà soltanto colpa mia! Sarà per colpa mia!"
"Non è colpa tua. È colpa di mio fratello, e lo sai bene..."
"Ho tanta paura, Michele! Io..."
Non la lascio finire. L'attiro verso di me e la stringo. Ascolto il suo battito accelerato e quando le lascio un bacio sulla guancia mi godo il sapore dolce della sua pelle.
"Andrà tutto bene!" le dico e lei si lascia cullare. Non si oppone, anche se so che non crede a quello che le dico: non perché creda che le stia mentendo, ma perché non posso prevedere il futuro né sapere se in effetti, come le ho detto, andrà tutto bene.

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