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"24°: Ansia e disparazione..."

Bruno
Non ci posso credere! Il mio amico è malato!
Malato di cuore, per giunta. Non può essere, cavolo!
"Michele... è malato..." sussurro, portando le mani al petto. "Non posso crederci! Il mio amico è malato e l'abbiamo scoperto soltanto ora..."
"Michele mi ha detto di mettere al corrente te, perché ha paura che questa notizia arrivi a tua sorella. Non vuole farla preoccupare..."
"E come faccio a non dirglielo, dottore? Lei è mia sorella, io non posso certo nasconderle una cosa simile..."
"Bruno, se lui ha voluto che lo dicessi a te è perché sa che tu la proteggerai. È quello che lui stesso sta cercando di fare da una settimana a questa parte. È importante per lui che Dora sia tranquilla e al sicuro. Lui tiene veramente moltissimo a quella ragazza!"
Porto entrambe le mani alla testa, cercando di pensare al da farsi. Respiro lentamente mentre ci penso.
"Va bene. Cercherò di non far emergere nulla" gli dico.
Mia sorella non merita affatto di preoccuparsi.
Peccato che il mio amico Michele, invece, meriti che qualcuno si preoccupi un po' per lui, perché praticamente dà tutto se stesso per il benessere altrui.
"Dice che posso andare a fargli visita?" chiedo in un sussurro.
"Certo. Adesso sta molto meglio, Bruno."
Gli sorrido, mi alzo dalla mia sedia e lo ringrazio per poi dirigermi verso la stanza 128, quella in cui è ricoverato il mio migliore amico. Batto alla porta e piuttosto che una risposta sento che questa viene aperta e vedo il viso pallido di Michele.
"Ciao Bruno." mi dice indicandomi il letto, sul quale vado a sedermi.
"Come ti senti, Michele?" chiedo esitante.
"Oltre a un po' di dolore alla testa e al petto credo di stare abbastanza bene" mi risponde lui con tono calmo.
Mi guarda preoccupato e ho una vaga idea di quello a cui sta pensando in questo momento.
"Bruno... non parlarne con lei, ti prego!" mi dice, confermando i miei sospetti.
"Stai tranquillo, non le dirò niente!"
"E... ho bisogno anche di un'altra cosa."
"Di che si tratta?"
"Ti prego, cerca qualsiasi posto decente in cui io possa portare tua sorella. A casa mia lei non è più al sicuro... Mattia ci gira intorno come un leone pronto ad aggredirci e ho paura che se la prenda con lei. È molto urgente, Bruno. Cerca qualcosa, qualsiasi cosa, ma fallo, ti prego!"
Lui agita le braccia in un moto di disperazione che porta il mio cuore a stringersi e una lacrima mi riga il viso. Non ho mai conosciuto qualcuno che tenesse tanto a mia sorella... e la cosa più bella è che loro due sono persone meravigliose, si vogliono bene reciprocamente e si preoccupano l'uno per l'altra. Sono molto felice che si siano conosciuti, perché forse potranno donarsi molta felicità.
"Tranquillo. Farò il possibile per trovarvi una sistemazione." gli dico. "Tu, però, occupati di rimetterti in fretta. Lei ha bisogno di te."
"E anche della sua famiflia, ma per colpa mia non può vedere i suoi genitori!"
Noto che lui si sta agitando e che porta nuovamente la mano al petto, come se avvertisse un dolore intenso.
"Michele! Michele! Oh! Michè!" esclamo prendendogli le mani, che sembrano diventate di ghiaccio. "Michè, guardami! Non è colpa tua! Tu l'hai fatto solo per proteggerla da tuo fratello e sia io che lei te ne siamo grati, davvero!"
Lo vedo scuotere la testa con vigore e sento che mi sta stringendo forte le mani. Non mi fa male, ma capisco che è in difficoltà.
"Certo... ma a che prezzo? Non capisci che sono un vigliacco perché non riesco ad oppormi a... a m-mio fratello?"
Serra la mascella e capisco che quella non è soltanto una contrazione dettata dall'ira verso se stesso e suo fratello, ma anche un gesto che esprime un intenso dolore fisico, che agisce con forza implacabile sulla sua vittima. Quello che me ne dà la conferma è il fatto che mi lascia di scatto le mani e crolla riverso sul letto, con gli occhi fuori dalle orbite.
"Oh mio Dio, Michele! Ehi!"
Gli prendo immediatamente il polso e mi sento meglio constatando che il suo cuore batte ancora. Gli premo con vigore sul petto perché il battito, pur essendoci, è molto debole e ha bisogno di stimoli esterni.
"Coraggio amico mio! Coraggio! Non te ne puoi andare, non ora che hai trovato l'amore." gli dico sottovoce, perché so con assoluta certezza che lui è cotto di mia sorella e che lei lo è di lui.
Lo guardo negli occhi: vedo che qualcosa sta cambiando e, fortunatamente, cambia in bene. Continuo a guardarlo fino a quando non si riprende, almeno a livello di conoscenza. Solo allora riesco a tirare un forte sospiro di sollievo, perché il pericolo, almeno per il momento, è scongiurato.
"Michele! Ehi! Mi senti, non è vero?" chiedo.
Il mio amico si limita ad un cenno d'assenso.
"Hai ancora dolore al petto, per caso?"
"Un po'... ma ora va meglio." mi risponde lui.
"Michele, sei ancora debole... come l'ho detto a Dora lo dico anche a te: non devi agitarti!"
"Hai ragione... non me ne posso andare. Non ancora, almeno."
"Non farti venire strane idee, Michele!"
"In che senso?"
"Nel senso che, se le mie teorie sono confermate sia per lei che per te... io voglio che tu diventi mio cognato, okay?" gli dico.
Lui scoppia a ridere.
"Per quanto tua sorella possa volermi bene non potrei imporle la mia presenza anche in questo. Ricordati che l'ho rapita e se lei non fosse tanto buona potrebbe benissimo detestarmi" dice con il solito tono tranquillo.
Anche se stavolta leggo una nota di amarezza nella sua voce, come se a questa cosa lui ci credesse veramente. Io, invece, ho seri dubbi in merito. Mia sorella s'illumina ogni volta che si nomina Michele!
"Se conosco ancora bene mia sorella ho forti dubbi sul fatto che possa avercela con te per qualcosa..."
Gli appoggio una mano sulla spalla sinistra.
"Escludendo gli scherzi, sarei veramente felice se tu entrassi a far parte della mia famiglia a tutti gli effetti..."
Dora
Non so perché, ma sono agitata.
Insomma: Bruno mi ha detto che Michele aveva avuto un semplice mancamento, niente di grave, ma che adesso si sente meglio.
E allora perché ho tanta paura?
C'è un'infermiera al mio fianco, che mi sta tenendo stretta la mano.
"Mi scusi..." dico girandomi nella sua direzione. "Non può fare un'eccezione? Mi porti dal ragazzo che mi ha portata qui!"
"Piccola, non posso farlo, sei ancora debole e la febbre è tornata a salire, capisci? Cerca di stare tranquilla, tra qualche giorno potrai vederlo!"
"Per favore, ho bisogno di vederlo, solo un minuto, poi me ne starò buona e tranquilla!" le dico stringendo forte la sua mano e cercando di non piangere.
"Piccola, lo so che sei preoccupata per lui, ma stai tranquilla. Te l'ha detto anche tuo fratello: è tutto okay, non preoccuparti... ma tu devi riposare e cercare di riprenderti, hai capito?" dice ancora la donna.
"Per favore..."
"Non sforzarti, non piangere... piccola, andrà tutto bene! Non piangere!" dice lei sfiorandomi dolcemente il viso con la mano libera dalla mia. "Quel ragazzo sta bene, hai capito? È tutto a posto, credimi! Lui sta bene!"
"La prego, mi porti da lui, me lo lasci vedere solo un attimo! Per favore..."
Sento la porta spalancarsi e qualcuno entra nella stanza tutto trafelato.
"Chi è?" chiedo in un sussurro.
"Sono io, piccola: Bruno" risponde lui sedendosi sul letto, accanto a me. "Tesoro... che ti prende?"
"Ti prego Bruno, lasciami vedere Michele... solo per un minuto!"

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