"22°: Di male in peggio"
Dora
Angela è rimasta con noi soltanto per un giorno, ma in quell'arco di tempo è stata in grado di sconvolgermi completamente. È passata una settimana ed ho continuamente incubi su Mattia, che mi fanno sentire, se possibile, più frastornata di quanto non mi ci senta di solito.
"NO! NO, TI PREGO!" grido, svegliandomi di colpo, in un bagno di sudore.
La febbre ultimamente non mi lascia mai in pace. Durante la notte ne raggiungo picchi altissimi e mi dispiace per Michele, che sta facendo i salti mortali tra me, il lavoro, Mattia... cerco di aiutare almeno in quello, ma non ho molte forze e una volta sono persino svenuta.
"Piccola, che ti prende? Ehi!"
Ecco! Si parla dell'angelo e spuntano le ali!
"Niente Michele... sto bene, davvero!" gli dico, cercando di smettere di piangere.
Lui mi prende il viso tra le mani e sento che mi guarda.
"Un altro incubo?" chiede.
Annuisco soltanto.
"Chi sognavi, piccola? Chi ti faceva del male nei sogni? Dimmi."
"Non lo so..." gli dico, ma è palese il contrario. È palese che lo so perfettamente e lui lo capisce.
"Di che cosa ti preoccupi? Cos'è che ti fa paura, tesoro?"
"Non chiedermi chi è, ti prego!" gli dico cercando di non scoppiare in lacrime.
"Va bene" mi dice lui per poi allontanarsi da me giusto il tempo necessario per prendere qualcosa di freddo e posarmelo sulla fronte. "Perché questa maledetta febbre non vuole saperne di scendere, perché?"
"Scusami, io... io sono solo un problema... per te... per la mia famiglia..."
"Chi te l'ha detto, piccola?"
"Il demone dei miei sogni... e sto iniziando a pensare che abbia ragione!"
"Ho seri dubbi a riguardo" dice con tono dolce.
Porto le mani al viso e mi scontro con una pezza umida e con le sue mani, che la tengono ferma sulla mia fronte.
Mi dispiace, Michele. Mi dispiace davvero di creare tanti problemi, ma non posso farci niente. Non posso scappare e non posso nemmeno denunciare quel mostro di Mattia, perché se lo facessi dovrei prendermela anche con te, che in realtà non mi hai mai fatto del male, perché anche tu, come me, eri costretto a fare quello che hai fatto... tranne, probabilmente, trattarmi bene. Quella è stata una tua scelta.
Mi dispiace solo di avere a stento la forza di pensare tutte queste cose, ma non ne ho altrettanta per dirlo a voce alta, purtroppo.
Michele
Questa cosa va avanti da una settimana. Lei sta sempre peggio: ogni notte ha un incubo differente e, tanto per aggiungere qualcosa, le sale spesso la febbre, soprattutto durante la notte. Si sta consumando un poco alla volta e questo mi dispiace moltissimo.
La conosco da pochissimo, ma mi è tanto cara!
Non potrei immaginare cosa proverei se le accadesse qualcosa, ma so con certezza che non me lo perdonerei mai.
Non mi preoccupo nemmeno di mettermi in contatto con mio fratello. So che lui non sarebbe d'accordo con quello che ho intenzione di fare, ma non me ne importa un fico secco. Ne va della vita di quella ragazza!
"Piccola! Ehi! Mi senti?" le chiedo, ma l'unica risposta che ricevo è il suo respiro agitato, segno evidente che è allo stremo delle forze. Devo sbrigarmi!
"Lo so che non è una prospettiva allettante, ma credo che l'unico modo per curarti a dovere sia portarti in ospedale."
"Non lo fare... se tuo fratello ti scopre se la prenderà con te..." sussurra.
"Che lo faccia, tesoro! La tua vita vale molto di più di un pugno in faccia" ribatto.
Lei continua a scuotere la testa, facendo fatica, e mi fa tanta tenerezza!
La prendo in braccio e inizio a correre. Non ho la patente e non so quanto ci metterebbe un'ambulanza ad arrivare in un luogo sperduto come questo. So solo che devo fare in fretta.
Ogni tanto la chiamo, sperando sempre in una risposta. Anche un mugolio mi va bene... basta che mi faccia capire che può ancora sentirmi.
Dopo la quarta volta, però, non ottengo alcuna risposta. Mi fermo, la faccio sdraiare su una panchina per pochi secondi e le prendo un polso. Tiro un sospiro di sollievo: il suo cuore baste ancora, quindi è semplicemente svenuta. La prendo di nuovo in braccio, augurandomi solo di arrivare all'ospedale il prima possibile.
Appena ci arrivo, però, resto sorpreso nel vedere chi mi trovo di fronte.
"Michele!" esclama Bruno, vedendomi arrivare tutto trafelato con la sua sorellina febbricitante in braccio. "Che è successo?"
Gli indico il volto pallido di Dora e vedo che anche lui sbianca.
"Si è aggravata in questi giorni... e per un po' ho potuto tenere le cose sotto controllo, ma oggi la situazione è degenerata. Lei sta avendo spesso gli incubi... e..." dico, cercando di non manifestare l'intenso dolore al petto che mi sta tormentando da quando sono uscito velocemente di casa.
"Amico, la porto io ai medici... e credo sia meglio che anche tu ti faccia vedere!"
Vorrei rispondergli qualcosa mentre me la prende con delicatezza dalle braccia, ma improvvisamente mi sento come se tutto mi roteasse intorno e, nel giro di qualche secondo, crollo a terra.
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