"2°: Incontri e minacce"
...DICIASSETTE ANNI PIÙ TARDI...
Dora
Sto crescendo e i miei genitori dicono che sto diventando sempre più bella, ma io non ci credo. Mio fratello Bruno è molto protettivo, ma non mi sta appiccicato come un'etichetta al colletto di una maglia. È il fratello che si getterebbe nel fuoco per me, come io lo farei per lui.
"Ehi, tesoro... buongiorno!" mi dice la mamma, con il suo solito tono pacato.
"Buongiorno!" dico sorridendo.
Mi alzo lentamente dal letto e vado con lei. I miei hanno scelto una casa su un solo piano e a me non dispiace per niente.
Mio padre e mio fratello raggiungono me e la mamma in cucina. Sembriamo la famiglia del Mulino Bianco.
Certo, ma prima di questo abbiamo sofferto moltissimo. I miei genitori sono partiti da zero. Quando ero solo una bambina ricordo che a volte dovevamo dormire accampati. Ora il nostro stile di vita è molto diverso.
"Amore mio, fai presto, altrimenti faremo tardi entrambi!" mi dice mio fratello.
"Tranquillo, mi trasformerò in Speedy Gonzales!" gli dico sorridendo.
Vado a fare una doccia veloce e mi vesto. Grazie ad un'app che si chiama Cromnia posso riconoscere i colori dei miei abiti e vestirmi autonomamente.
"Pronta?" mi chiede mio fratello.
"Diciamo che te lo posso far sapere!" rispondo. Ultimamente per me la scuola è un po' un problema... perché certi insegnanti stanno diventando insopportabili.
Come sempre Bruno mi sta accompagnando a scuola, anche perché la facoltà in cui lui studia è molto vicina alla mia scuola.
Ci stiamo incamminando quando mio fratello mi dice: "Stai attenta!", e qualcuno mi afferra la vita.
So che non è lui perché, per permettermi di acquisire un'indipendenza che poi è quella che cerco, si mette dall'altra parte della strada.
"Scusami per averti afferrata in questo modo, ma... stavi andando a sbattere contro un palo." mi fa notare il ragazzo che mi tiene ancora ferma per la vita.
"Grazie" balbetto diventando rossa come un pomodoro.
Noto che il ragazzo mi sta sorridendo e lo ricambio.
Lui mi lascia e si allontana. È stato davvero gentile, ma quando ricordo un dettaglio che poi dettaglio non è, ovvero che non so come si chiama quel ragazzo, capisco che è troppo tardi! Lui, purtroppo, se n'è già andato via.
"Ehi, sorellina!" mi dice mio fratello.
"Scusa, Bruno... ero distratta." gli dico, capendo che vorrebbe chiedermi perché sono ancora ferma.
"Il mio amico è stato gentile... cos'è che ti colpisce tanto?"
"Il... tuo amico?"
"Il ragazzo che ti ha impedito di spezzarti qualche osso contro il palo."
"L-lo conosci?"
"Certo che lo conosco, Dora."
Vorrei chiedere a mio fratello il nome di questo amico, ma non ho il coraggio di farlo: ho paura che mi faccia domande in proposito alle quali, per inciso, non saprei neanche come rispondere.
Entro nell'atrio della scuola e mio fratello mi saluta dandomi un bacio sulla guancia.
Oltrepasso la prima porta anti-incendio e ad attendermi c'è uno dei professori di sostegno.
Mi guida fino a quella classe che ormai conosco a memoria, entriamo ed io vado a sedermi al mio solito posto, in fondo all'aula.
Michele
Ripenso alla ragazza del palo e mi viene da sorridere. Era bellissima quando rideva con suo fratello, che poi altro non è che il mio migliore amico... quando l'ho presa per la vita per impedirle di urtare contro il palo l'ho sentita tremare.
Mi sembra tanto dolce quella ragazza!
E poi... se non dovessi lavorare, forse, non l'avrei mai conosciuta. Eh già, lavoro... non ho potuto permettermi di andare oltre il liceo, per una questione di soldi. Ho preferito che Mattia seguisse un suo sogno, uno qualunque... solo che il suo unico obiettivo è arricchirsi sulle spalle degli altri. Il problema è che se lo denunciassero non potremmo fare niente se non chiedere l'elemosina fino allo sfinimento per aiutarlo, magari inventando anche qualche cretinata del tipo che Mattia è affetto da sonnambulismo o forse che la persona a cui ha chiesto del denaro... oddio, chiesto... è qualcuno che somiglia molto a mio fratello...
Spesso ho visto mia madre in lacrime. Dice che le dispiace, che ci vorrebbe aiutare, ma con il suo stipendio da babysitter non può fare molto. È per questo che ho cercato lavoro e ho trovato un posto che non è allettante come prospettiva, ma almeno non devo parlare troppo. Devo soltanto incartare degli oggetti che fanno da soprammobili o per le "feste speciali". Come si fa all'associazione ManiTese, solo che quella è per volontariato. Non mi dispiace neanche tanto come lavoro, anche perché tra colleghi ci vogliamo un bene dell'anima.
"Ehi, ciao Michele!" La mia collega Teresa: capelli e occhi neri, la chiamano Mani D'Oro perché è a lei che tocca plasmare statuette, bomboniere e ciondoli. La ragazza del palo le somiglia, solo che lei ha un color castano scuro per quanto riguarda i capelli... gli occhi non li ho visti. Segretamente innamorata di Tommaso, che le dà una mano, ma decisamente troppo timida per parlargliene.
"Ciao bellezza! Come stai?" le chiedo.
"Non potrebbe andare meglio!" mi dice sorridendo. "A te?"
"Non posso dire esattamente lo stesso, ma non c'è male. Andiamo?" le chiedo.
"Andiamo, altrimenti il signor Ciro sbotta." dice lei, riferendosi al nostro capo, l'unico che sembra un po' burbero, ma ha un cuore d'oro.
"Dai, non dire questo! Ti assicuro che non è duro come sembra."
Lei ride ed entriamo insieme.
"Girati." le dico a bassa voce.
"Che cosa?" chiede.
"Girati, ti dico!"
Lei si volta e incrocia lo sguardo di Tommaso. Le vengono gli occhi a forma di cuore.
Io entro velocemente nel negozio, vado alla solita postazione dietro quella specie di banco e trovo la prima statuetta. È la rappresentazione in miniatura di una ragazza con una benda sugli occhi, che mi fa ripensare alla ragazza alla quale ho evitato un palo.
Possibile che stamattina tutto mi ricordi lei?
Prendo un cartone rigido che mi serve per evitare una rottura troppo facile di questi regali e inizio ad avvolgerlo... a volte maneggiare carta o plastica, scotch e forbici aiuta anche a sfogarsi.
Ho quasi finito di incartare la statuetta quando sento una voce fin troppo familiare chiamarmi.
"Michele!" esclama mio fratello.
Santo Cielo, che avrà in mente di fare adesso?
"Devo parlarti un attimo" dice Mattia.
"Va bene." dico facendo un cenno al mio capo, velocemente, poi seguo Mattia.
Usciamo insieme dal negozio e andiamo a sederci su di un muretto.
"Che cosa ti serve, Mattia?"
"Una ragazzina" risponde.
"Che stai combinando?" gli chiedo.
"Mi serve solo che tu mi faccia sapere dove vive, Michele!"
"Che diavolo stai combinando, Mattia?" insisto.
"Voglio rapire la ragazzina e avere una certa somma come riscatto." dice.
Porto entrambe le mani alla testa. Perché mio fratello doveva essere un tipo attaccato al denaro, a costo di far del male ad una persona che non c'entra niente?
"E, puoi ripetere? Cosa dovrei fare?"
"Tu sai dove vive. È la sorellina di un tuo amico, una ragazzina cieca. Ti faccio vedere la foto."
Prende il cellulare, un telefono che non mi è ancora chiaro come diavolo abbia fatto ad avere, e mi mostra una foto della ragazza. Quasi svengo. Quella ragazza è la stessa che ho afferrato al volo... quella dal sorriso luminoso e dalla voce delicata... non posso farlo!
"No! Scordatelo!" gli dico sottovoce.
"Che? Michele tutto per la famiglia, e poi non aiuti tuo fratello? Come funziona?"
"E credi che ti sia d'aiuto sequestrare una ragazza, specialmente dopo tutto quello che hai combinato? Se ne combini una del genere ti mandano in galera e non so se ne uscirai, specie dopo le pene che hanno messo, quindi non fare sciocchezze!"
"È un bel tipo, la ragazzina... magari me la vengo a prendere lo stesso e sai che posso farle del male... ma soprattutto: sai che posso scoprire dove abita" dice lui.
"Stai scherzando?"
"No, per niente..."
"Va bene, ho capito. Spilla quegli stramaledetti soldi ai suoi, ma sarò io a portarla via..."
"Che cosa?"
"Hai capito! Tu non sei affidabile, saresti disposto a farle del male e non te lo puoi permettere, inoltre non credo che lei lo meriti, quindi decidi: o questo o niente!"
"Tu sei davvero pazzo se credi che..."
Gli prendo un braccio per impedirgli di andarsene.
"Vuoi finire in galera? Guarda che far uscire di prigione costa molto, ma finirci non costa nulla. A te la scelta..."
"Va bene, sentimentale dei miei stivali, la prenderai tu. Ma se non lo farai io prenderò la ragazzina..."
"Vattene!" gli dico.
"Scusa?"
"Hai sentito! Sparisci, che se mi licenziano finiremo in mezzo ad una strada!"
Lui si allontana velocemente ed io vado verso il negozio, rientro e ritorno al mio posto.
Devo portare via una ragazza.
Non vorrei, ma mi tocca, perché se la prendesse lui le farebbe del male... e io lo faccio perché lui ha già una spada che si trova sulla sua testa.
In più, per qualche motivo, mi sento legato a quella ragazza che ho visto soltanto per qualche istante.
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