"19°: Fiducia, conoscenze e sfoghi"
Angela
Continuo a piangere come una bambina, stretta tra le braccia di quell'angelo che è mio fratello.
"Piccola... cosa ti succede?" mi chiede lui improvvisamente.
"Niente... niente, davvero" rispondo.
"Angela, dico sul serio! Cosa ti prende?"
"Ti giuro che non è nulla di grave, Michele" rispondo di nuovo e lui non insiste.
"Di qualunque cosa possa trattarsi, Angela... ricorda che sono sicuro che questa bimba sarà orgogliosa della madre che ha una volta cresciuta. Tu sei stata molto coraggiosa. Non le hai impedito di vivere, nonostante tutto, e questo vuol dire molto, te l'assicuro!"
"E se mi odiasse proprio per questo? Non lo sopporterei" gli dico, ma lui mi fa premere dolcemente le labbra sul suo petto, come per dirmi di non dire quella parola orribile.
"Guardala. Ti sta fissando e lo fa perché è preoccupata, non vuole che la sua mamma stia male. I bambini sentono e capiscono tutto, Angela. Ricordi che quando eri molto piccola scappavi sempre da Mattia, che cercava di spaventarti, e cercavi continuamente me o i nostri genitori? Lui non riusciva mai a trovarti e alla fine lo sorprendevamo insieme e lo spavento se lo prendeva sempre lui. Sai perché? Perché tu eri una bambina intelligente, e lo sei anche ora, solo che sei una donna ed una madre. Vedrai: crescerai una figlia meravigliosa..."
Le parole di mio fratello mi toccano il cuore e lo stringo più forte. Lui non sa, ma sembra essere l'unico ad aver capito che qualcosa non va.
Mio padre è stato molto buono con me, anche se ho letto il dolore nei suoi occhi: non so se per il fatto che fossi rimasta incinta tanto giovane, per come vi fossi rimasta, perché non mi sarei mai sposata o solo perché stavo per partire.
"Vieni, siediti vicino a Serena. Io vado a prepararti qualcosa, okay?"
"Grazie di cuore, Michele" gli dico.
Lui mi guarda, poi si allontana e lo vedo dirigersi verso la cucina.
Passano un paio di minuti, durante i quali cerco di calmare Serena, che si è agitata, forse pelché mi ha vista piangere, quando sento qualcuno avvicinarsi al divano, cercando di non fare rumore e riuscendoci dato che quello che attira la mia attenzione è un lieve spostamento d'aria.
"Salve" mi dice timidamente la ragazzina. Le sorrido, cercando di metterla a suo agio.
"Ciao" le dico.
"Mi scusi... non volevo disturbarla... è che l'ho sentita parlare con Michele... e... ecco... so che c'è anche una bambina... Serena, giusto?"
"Certo, tesoro! Mia figlia si chiama Serena."
"Ah... piacere, Dora" dice tendendo la mano in modo incerto. Anch'io la tendo e vedo che sta muovendo piano la mano in aria, come se cercasse qualcosa, quindi capisco che vuole salutare mia figlia... e capisco anche il motivo per cui è in difficoltà.
"Aspetta, ti aiuto io." dico.
Le prendo la mano e la posiziono sul viso della mia piccola, che sorride quasi istantaneamente a quel contatto.
"Io sono Angela... la sorella di Michele. Tu sei una sua amica, Dora?" le chiedo, vedendo che è molto agitata.
Lei annuisce debolmente. "Ho avuto la fortuna di esserlo" spiega.
"Tesoro, ma non vergognarti. Siediti accanto a me." le dico.
Le faccio posto sul divano e la vedo sfiorare i cuscini per poi sedersi vicino a me.
"Dimmi: come hai conosciuto mio fratello?" le chiedo. Lei diventa rossa e capisco che forse c'è qualcos'altro che la lega a lui, anche se non so cosa sia.
"Beh... ecco... l'ho conosciuto perché stavo andando a scuola insieme a mio fratello. Stavo per andare a sbattere contro un palo e lui mi ha tirata prima che lo urtassi." mi spiega con voce tremante e le guance che diventano sempre più rosse. Non ho dubbi: questa ragazza è completamente cotta di mio fratello, e non posso negare che abbia le sue ragioni. Oltre a quel viso angelico che ha, mio fratello ha una bellezza interiore perfettamente indice di quella esteriore e molte ragazze vorrebbero averlo vicino... anche se non tutte reagiscono in modo tenero ed impacciato come lei... infatti lui non ha mai avuto una ragazza, perché le oche non gli sono mai andate a genio.
Dora
Accidenti, perché sto annegando nel rossore del mio viso? Insomma, ho incontrato la sorella di Michele, non sono mica a scuola, ad un'interrogazione! E poi questa ragazza sembra tanto simpatica!
Per fortuna dovrei avere ancora un po' di febbre dato che ho la gola che mi brucia da impazzire. Lo so, dire "per fortuna" in questo contesto è assurdo, ma almeno Angela penserà che il colore rosso acceso delle mie guance dipenda dalla febbre... ma no, che stupida! Potrebbe pensarlo se sapesse che sono malata, cavolo!
E poi, almeno, non mi ha chiesto che cosa ci faccio qui. Non avrei il coraggio di dire che Michele mi ha sequestrata.
O meglio: formalmente, perché so che mi teneva in braccio quella notte... e l'ho anche sentito sussurrarmi la parola: "Perdonami!", mentre mi teneva stretta a sé e mi portava via. Credevo di sognare, e anche se il risveglio non è stato dei migliori non ho più alcuna paura di lui. Si è dimostrato molto gentile sin dall'inizio.
"Sai, ti conosco da cinque minuti e non ti nego che sarei felicissima se tu diventassi mia cognata." mi dice Angela, risvegliandomi dal mio groviglio di pensieri.
"Ma... ma io e tuo fratello non siamo..." cerco di dirle, prima di sentirlo entrare.
"Ehi, buongiorno piccolina!" mi dice per l'appunto Michele, abbassandosi verso di me per poi stamparmi un dolce bacio sulla guancia sinistra. "Come ti senti?"
"Un po' meglio" rispondo.
"Hai ancora la sensazione della febbre?" chiede ancora.
"In effetti quella ce l'ho!"
"Michele, scusa... ma come mai questa ragazza è qui?" domanda Angela.
"Ecco... suo fratello è un mio amico... Bruno, te lo ricordi?" chiede Michele.
"Certo!" risponde lei.
Noto che lui è un po' impacciato e ripeto la stessa storia che ho raccontato al signor Ciro, sperando che anche per lei risulti credibile. Odio mentire, ma non posso di certo compromettere un ragazzo che praticamente mi ha salvato la vita tenendomi in casa sua.
"Solo che lei si è ammalata... infatti Bruno ieri era qui..." interviene a sua volta Michele.
Evidentemente anche lui ha notato che ero molto a disagio.
"Piccola, tranquilla. Mia sorella è la persona più buona che io conosca, insieme a te! Vi troverete bene."
"Di lei l'avevo capito, Michele."
"Quello che mi preoccupa è che tu non abbia ancora capito niente di te" mi dice lui. Credo che abbia passato qualcosa a sua sorella, poi lo sento sfiorarmi il viso con una mano e sussulto.
"Povero scricciolo. Credo che tu abbia ancora la febbre" mi dice.
Mi vengono i brividi. Sento scosse elettriche in tutto il corpo e pensare che lui mi ha solo sentito la temperatura, nient'altro! Cosa mi prende?
Lui mette tra le mie mani il termometro ed i) lo metto sotto il braccio a controllo l'orario. Perché ho i brividi? Sarà soltanto per la fabbre che forse ho ancora addosso? O forse questi brividi hanno qualcosa a che vedere con il ckntatto che c'è stato tra di noi poco fa?
Angela sorride, come se sapesse qualcosa che io non sono ancora riuscita a capire. O forse che mi rifiuto di capire categoricamente.
"Grazie per la camomilla." dice Angela per poi alzarsi. Credo che lui abbia preso in braccio la piccola Serena mentre Angela porta via la tazza.
Restiamo da soli: io, lui e quella bambina.
"Sei riuscita a riposarti un po', piccola?" mi chiede gentilmente. Io mi limito ad annuire, sentendomi ancora una volta in imbarazzo. Ma insomma: che cosa mi prende?
Non so perché, ma tendo la mano sinistra e lui l'afferra. Abbiamo entrambi le mani vicine al corpo delicato della piccola Serena.
"Ti sorride" mi dice Michele. "Se n'è accorta anche lei!"
"Di quanto sono imbranata, forse!" ribatto.
"Avrei qualcosa da ridire!" mi dice lui. "Però te l'ho già detto non so quante volte, piccola!"
"Sei sempre così gentile..."
"Se voglio sperare di essere considerato un cavaliere da una ragazza speciale mi devo comportare come un gentiluomo!"
Gli sorrido, poi lui mi tocca delicatamente la mano sinistra con il pollice.
"Dovresti togliere quel termometro, sai? A quest'ora starà di certo prendendo fuoco" dice con calma.
Mi lascia la mano ed io sfilo il termometro.
"Meglio di ieri, tesoro" mi dice. "Almeno ora hai solo 37."
"Ah, meno male" gli dico.
"Ah... grazie mille, Dora" mi dice. "Per quello che hai fatto, intendo."
"Per cosa?" chiedo sottovoce, immaginando che da quando sono qui gran parte di quello che ci diciamo io e Michele potrebbe essere qualcosa che non deve essere ascoltato.
"Per la storia dell'esperimento in casa mia..."
"Te lo dovevo."
"No. Tu non mi dovevi niente."
"Invece sì, ti devo moltissimo. Mi hai aiutata moltissimo... anche ieri sera."
Lui si tira su e stringe al suo petto me e la piccolina che ha in braccio. Io ho sempre avuto la sensazione che il contatto fisico possa permetterci di fidarci o no di qualcun'altro... a seconda delle vibrazioni che quel contatto può trasmettere.
Quando ho avuto il primo contatto con lui mi sono state trasmesse delle vibrazioni che mi sono piaciute moltissimo... e ammetto che, se avessi potuto scegliere, avrei sperato che lui non smettesse mai di toccarmi.
La prima sera che ho trascorso con lui non mi ci ero soffermata più di tanto, perché ero troppo spaventata per far caso a quello che quel contatto poteva trasmettermi. Ho iniziato a farci caso non appena mi ha messo tra le mani il bastoncino bianco, in modo che fossi libera di muovermi per casa. Anche quello mi ha convinto del fatto che lui non avrebbe mai potuto farmi niente di male.
Ho sempre fatto questo e sono state pochissime le volte in cui ho sbagliato a fidarmi di quella determinata persona. Sono sicura del fatto che con Michele non mi sono sbagliata.
Vengo distratta dal filo conduttore dei miei pensieri da una strana scampanellata. Michele mi mette la piccola tra le braccia, poi corre ad aprire, ma non appena lo fa lo sento trattenere il respiro, come se avesse appena visto un fantasma, ma non ci metto molto a capire perché.
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