"17°: Guardiamoci"
Dora
Continuo a ripetermi quelle tre parole nella mente. Non può essere!
È mio fratello.
È mio fratello.
È mio fratello!
Come può essere che una persona buona come Michele sia imparentata con uno di quei mostri che mi hanno fatto stare così male?
"Piccola, ti prego, di' qualcosa!" mi dice Michele. Dal suo tono di voce io capisco che è agitato e mi dispiace. Non ce l'ho con lui.
"Non so cosa potrei dirti" ammetto tenendo ancora stretta la sua mano sinistra.
"Qualsiasi cosa, puoi dirmi qualsiasi cosa! Dimmi che vuoi prendermi a ceffoni, che non te l'aspettavi, che non ti fidi di me, ma di' qualcosa!" dice.
"L'unica cosa che posso dirti è che mi dispiace tanto!"
"Ti dispiace? E per cosa?" mi chiede stupito.
"Mi dispiace... per te. Ti sei trovato in una situazione che non ti è solita, stai tenendo in casa una ragazzina che ti è stato imposto di sequestrare, ma nonostante questo non ti comporti male... sei sempre tanto gentile ed io ti giuro che non potrei mai odiarti o avere paura di te... non potrei mai!"
Sento gli occhi pizzicare per l'ennesima volta e vi passo sopra l'altra mano, provando ad asciugarli un po' ma non mi serve a granché.
Piango per lui, che par me ha fatto l'impossibile, pur conoscendomi soltanto da qualche giorno.
Mi alzo dal divano, ma non gli lascio la mano. Tendo l'altra e stavolta sono io a prendere la sua e stringerla nella mia. Ora è a me che serve questo contatto.
"Grazie." sussurro, cercando di avvicinarmi al suo orecchio e sperando di non sbagliare posto.
Lui si tira su, mi lascia le mani e mi crolla addosso. Io lo abbraccio, perché ora, come l'altro giorno, è lui a piangere sul mio petto e, anche se mi fa piacere che lui si sia aperto e si stia sfogando con me, mi dispiace vederlo soffrire tanto.
"Io non me ne posso andare. Non posso fuggire, ma se anche potessi mi rifiuterei di farlo, soprattutto se si trattasse di scappare da te!"
"Come fai ad essere certa che io non sia come lui?" mi chiede con il solito tono gentile.
"Proprio per questo. Mattia non mi ha mai parlato in questo modo... e poi, se avessi voluto farmi del male, l'avresti fatto subito... mi avresti messo dello scotch sulla bocca quando ho gridato o avresti potuto legarmi da qualche parte... non lo so. Sta di fatto che se avessi voluto mi avresti già fatto qualcosa."
Lo percepisco il suo sguardo fisso su di me e per averne la conferma gli chiedo: "Per caso mi stai guardando?"
"Certo che ti sto guardando... ti guardo perché sei una ragazza speciale, che si è scontrata con il dolore molte volte, ma che è ancora in grado di sorridere e di perdonare..."
"Sai, vivere la vita nel buio è possibile... ma viverla con un cuore cieco no."
Lui resta immobile per qualche istante, poi dice una cosa che mi fa ridere e arrossire contemporaneamente.
"Potresti avvertirmi quando tiri fuori certe frasi?" mi dice.
"Allora dovrò avvisarti per qualsiasi frase mi venga in mente di dire, perché questa non la consideravo di certo speciale!"
"Scherzi? Non ho mai sentito dire niente del genere ad una ragazza!" mi dice. "Ho poche amiche intelligenti e una di queste è Teresa... però ho ancora meno spasimanti, e purtroppo le poche che ho sono soltanto delle ochette starnazzanti e non avrebbero mai potuto mettere insieme queste parole, te lo posso assicurare!"
"Io non ci credo." gli dico sorridendo. "Secondo me tu sei una persona molto gentile, modesta e intelligente, e ti immagino come un ragazzo carino anche fisicamente, quindi perché dovresti attirare soltanto qualche "oca starnazzante"?" concludo mimando le virgolette e cercando di imitare una voce da uomo... cosa che non mi riesce visto che ho un timbro di voce molto sottile.
"Perché, per te com'è il bello? Voglio dire... per vedere a modo tuo, come si presenta il bello?" mi chiede. "Sempre se ti va di parlarne."
"Che ne diresti se te lo facessi vedere?"
"Cioè?"
"Tu rilassati e fidati. Mi dicono che ho il tocco delicato, quindi spero possa piacerti!"
Lui capisce istantaneamente, porta le mie mani ai lati del suo viso e mi dice: "Ora in questa zona hai libero arbitrio!" Io sono un po' impacciata, perché questa cosa l'ho fatta pochissime volte e lui è il primo al quale chiedo questa cosa spontaneamente.
"Ehi, guarda che non mordo!" mi dice e il fatto che abbia usato il verbo "guardare" senza remore mi rende davvero felice.
"Lo so... è che è la prima volta che lo faccio volontariamente. Insomma... tu sei il primo a cui lo chiedo. In precedenza mia madre, mio padre e mio fratello me l'hanno proposto. Io sono impacciata, ho sempre paura di sbagliare ed infilare per errore un dito nell'occhio della persona che sto cercando di conoscere... e io... non..."
"Allora facciamo una cosa." mi dice spostando le mani verso i suoi occhi. Sento le sue palpebre abbassarsi ed un brivido percorre la mia schiena.
"Perché?" chiedo.
"Perché le cose più belle si vivono ad occhi chiusi, e poi se proprio è destino ci metteremo entrambi le dita negli occhi... anch'io vorrei conoscerti" dice lui tranquillo.
"Ah, questo è perché quella che dovrebbe avvertire quando dice una frase sarei io, vero?"
Lui scoppia a ridere e mi chiedo come ci riesca. Io sto ancora fremendo!
Lui sembra esitante e mi rendo conto del fatto che è un po' in difficoltà.
"Aspetta, ti do una mano... non sei distante." gli dico. Sposto la mano sinistra dalla sua guancia, prendo la sua destra e la posiziono vicino al mio viso, poi faccio un cambio, per non perderlo io il punto. Ci sfioriamo il viso, piano, delicatamente, e nessuno dei due mette il dito nell'occhio dell'altro. Ci fermiamo nello stesso momento e, neanche ci fossimo messi d'accordo, ci diciamo contemporaneamente una parola, semplice, ma bellissima: "Grazie!"
"Perché grazie?" chiedo.
"Perché mi hai fatto vedere come sei da una prospettiva diversa." mi risponde lui. "E tu, invece?"
"Perché sei stato il primo a cui ho toccato il viso volontariamente, te l'ho già detto. E poi... per quello che hai fatto dopo... ma soprattutto perché mi hai trasmesso coraggio, e ti posso assicurare che ce ne vuole davvero tanto!"
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