"16°: Orribili incontri, rabbia e verità"
Dora
"Ti prego... dimmi di chi si tratta, Michele!" insisto, ma lui non dice niente, anche perché la porta viene spalancata e quando la persona che è entrata mi parla capisco che si tratta di mio fratello.
"Ehi, ciao piccola!" mi dice venendomi incontro per poi abbracciarmi. "Come ti senti? Va un po' meglio, tesoro?"
"Certo" rispondo, anche se il mio tono di voce tradisce il dispiacere che provo... non perché lui non voglia dirmi chi mi voleva sequestrare, ma perché detesto il fatto che una persona buona come lui debba sottostare al volere di un mostro e soprattutto starci male.
"Tesoro, ti va di andare a vedere Pegaso?"
"Credi che siaa possibile, Bruno?" chiedo.
"Certo. Mi sembra che vada meglio, ma copriti bene" mi dice mio fratello.
Mi alzo dal letto sul quale ero seduta e cerco lo zaino, ma Michele mi ferma delicatamente il braccio.
"Tranquilla, ci penso io." dice gentilmente. Mi prende un cappotto, una sciarpa ed un paio di guanti ed io li infilo.
"La strada la conosci, vero?" chiede Bruno.
"Certo che la conosco!" rispondo dirigendomi verso il giardino.
"Pegaso! Ehi!"
Il destriero mi si avvicina e lo sento fermarsi davanti a me. Tolgo i guanti, li infilo nelle tasche del cappotto e sfioro il muso del mio amico, che automaticamente mi fa sentire molto rilassata: lui per me è davvero molto speciale.
"Come stai?" gli chiedo sorridendo. Naturalmente non può rispondermi a parole, ma io capisco il suo linguaggio e lui capisce il mio.
Lo sento chinare la testa come per annuire e sorrido. Questo vuol dire che per lui va tutto bene. Sì, tutto bene.
"Forse a te mio fratello ha spiegato perché sono qui, perché quel ragazzo mi vuole proteggere. Lui non vuole dirmelo e tu non hai le parole."
Lo sento muovere freneticamente la testa, da destra verso sinistra.
"Che cosa succede?" chiedo. Sono agitata, perché ho imparatk che questo movimento indica solo una cosa: pericolo!
"Beh... succede che il tuo cavallino non mi sopporta, bella principessa!" dice una voce alle mie spalle.
Mi si ghiaccia il sangue: è Mattia Genovesi! Cosa ci fa qui? Che cos'altro vuole da me? Cosa accidenti gli ho fatto?
"Che cosa vuoi? Perché sei qui?" gli chiedo tremando e facendomi piccola piccola.
"È semplice! Voglio te" mi risponde lui afferrando il mio viso. Mi stacco subito da Pegaso e copro la mia bocca con una mano. So cosa vuole fare e non voglio dargli niente di quello che vuole. Lo sento stringere la presa sul mio viso fino a farmi male, ma non sposto la mano. Lui vi si avventa sopra e me la morde, come una bestia.
"Tu volevi sapere perché Michele ti ha presa con sé" mi dice mollando la presa. Io resto con la mano dolente sul viso e mi trattengo a stento dal piangere. Sento che la febbre sta tornando a salire. Non può essere... ti prego!
"Chi sei tu per lui? Come fai a conoscerlo?" chiedo, ma non sono sicura che si capisca cosa sto dicendo dato che ho ancora la mano premuta sulla bocca e non ho il coraggio di spostarla neanche di poco.
"Beh, tesoro... io sono..."
"Qualcuno che se ne deve andare immediatamente!"
Quella voce...
Sposto la mano dalla bocca e corro ad abbracciare il mio "sequestratore premuroso", che ricambia prontamente, tenendomi stretta come se fossi un tesoro.
"Va tutto bene, piccola." mi rassicura, e anche se ora come ora non mi sembra il solo fatto che lui sia qui mi porta a sentirmi meglio.
"Vattene!" dice girando il viso dall'altro lato e sento i passi di Mattia allontanarsi.
Anche mio fratello ci raggiunge e cerca di calmare il mio cavallo.
"Vieni piccola, andiamo dentro" dice lui con il suo solito tono gentile. Rientriamo e subito vengo assalita dalle domande di Teresa e Tommaso, preoccupati almeno quanto lui per lo stato in cui sono. La mano mi brucia ancora tanto e mi vergogno, perché lui ha lasciato il suo segno su di me, in un punto abbastanza evidente, che non potrò nascondere, perché non posso di certo tenere dei guanti a vita o, comunque, per il tempo necessario a farlo sparire.
Lui nota che ho la mano sinistra nascosta dietro la schiena e non gli serve guardarla.. Gli basta sfiorarla per una frazione di secondo per sentire il segno sotto le dita e vedermi sussultare dal dolore.
"Cosa ti ha fatto, tesoro? Cos'è questo?" mi chiede. Io, arrendendomi, gli mostro la mano, ma mi copro la faccia con quella libera, nascondendomi con il braccio.
Lo sento tremare leggermente mentre, almeno dalla sensazione che ho, capisco che sta guardando la mia mano.
"Povera piccola" mi dice dolcemente. "È un animale... perché questo, perché, perché?-
Mi lascia andare e lo sento colpire il muro con vigore, come se la sua intenzione fosse quella di spaccare la faccia a Mattia a suon di pugni e questo mi porta ad avere paura, ma non tanto per me o per lo stesso Mattia quanto per lui. L'ultima volta che ha provato a difendermi in questo modo il compagno di Mattia, Gabriele, se l'è presa con lui e ci abbiamo quasi rimesso entrambi. Corro verso il muro e lo blocco per le braccia, anche se ammetto che non so come ci riesco dato che è infuriato.
"Ti prego, non farlo!" gli dico sottovoce, stringendogli le braccia come se fossero una specie di ancora di salvezza. "Non voglio che ti scontri con lui! È senza scrupoli, se la prenderebbe anche con te..."
"Piccola, non m'importa! Che lo faccia, ma non ti deve assolutamente toccare!" mi dice e percepisco una nota di dolore e rabbia messe insieme nel suo tono. La rabbia l'ho capita, perché siamo molto legati anche se ci conosciamo da pochissimo... ma il dolore? Il dolore perché?
"Perché mi dici questo? Chi è lui per te?" gli chiedo. Ormai l'ho capito: è Mattia quello che voleva sequestrarmi, ma quello che non mi è chiaro è cosa c'entri con lui Michele. Insomma: perché avrebbe dovuto prendermi se non fossero stati legati da qualcosa? Forse lo sono, ma lui non vuole farmelo sapere.
"Lui è... è il mio..." dice, ma capisco che la sua voce trema e che non riesce a proseguire. Dev'essere qualcosa che lo fa soffrire molto e io sarei un'egoista se gli chiedessi di farlo. È un amico, anche se l'ho conosciuto in circostanze non proprio associate all'amicizia, ed è stato male varie volte per colpa mia.
Lui si volta verso di me e mi stringe forte, come se volesse proteggermi da chiunque possa toccarmi, e questo mi piace.
Un tuono mi fa sussultare. Non ho mai sopportato i temporali, ma adesso che lui è qui capisco che quella paura praticamente non ha fondamento e mi rilasso.
"Michele! Ehi! Non me lo devi dire per forza, davvero!" dico.
Sento il suo cuore battere molto rapidamente e questo porta il mio a stringersi ulteriormente. Sono un'egoista fuori dalla norma: perché ho voluto fargli pressione su questa faccenda?
"Invece dovresti saperlo, perché lui non ha rispettato il nostro patto e ha deciso di farti ugualmente del male!" dice stringendomi a sé, se possibile ancora più forte.
"Cosa? Quale patto?"
"Vieni" mi dice gentilmente. Mi guida verso il divano, mi ci fa sedere e si mette accanto a me per poi prendermi la mano e stringerla nella sua. La sua presa calda, a contatto con le mie dita gelide, mi calma quel tanto che basta per non svenire.
"Vedi... il fatto è che lui è venuto al negozio in cui lavoro... quello del signor Ciro. Mi ha detto di aver trovato una famiglia alla quale estorcere denaro, quella del mio migliore amico, appunto, e mi ha detto che voleva sapere dove vivessi, perché voleva portarti via e ricattare i tuoi genitori. Io non volevo dirglielo, perché tu non meriti di soffrire a causa di qualcuno e neanche loro meritano di avere tanta paura soltanto per denaro... ma lui mi ha detto che se non l'avessi aiutato io avrebbe scoperto da solo dove abitavi e tu avresti pagato le conseguenze del mio rifiuto... è per questo che ho deciso di prenderti io..."
Ora sono io a stringergli forte la mano. Non ci posso credere! Cioè, sapevo che mi aveva presa per conto di qualcun'altro, ma ora che so di chi si tratta mi sento davvero male.
"Avrei dovuto denunciarlo, ma ne ha combinate tante. Talmente tante che gli avrebbero riservato la pena massima, e per quanto ora come ora io desideri vederlo almeno dietro le sbarre quella è una pena eccessiva anche per lui, soprattutto lo sarebbe se la scontasse a causa mia, perché... perché lui..."
"Perché lui...?" chiedo, anche se inizio a temere quale sia la risposta.
"Perché... lui è mio fratello!"
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