"150°: Sei tu il tuo lato migliore"
Dora
Sono passate altre due settimane e l'incrostazione, quella formata da quel veleno, è completamente scomparsa. Sono stata dimessa ieri. Michele è venuto a prendermi e mi ha chiesto se mi andasse di passare la notte a casa sua, ma stavolta come una donna libera o come un membro di una coppia normale. Esattamente: ha detto COPPIA!
Sono ufficialmente la sua ragazza e non posso crederci. La mia autostima è sempre stata a terra e adesso ho addirittura un ragazzo... e non uno qualsiasi: ma un ragazzo d'oro, che ha attraversato l'inferno per poi portarmi in Paradiso. Un ragazzo che si chiama Michele Genovesi e, come un suo omonimo, è un matto, ma la sua è quella che a me piace definire come follia positiva.
È un ragazzo buono, romantico, responsabile e attento... soprattutto dopo che abbiamo deciso di tenere il pargoletto è diventato più attento che mai.
"Ehi! Buongiorno riccioli d'oro!"
Rimango un po' sorpresa da quel soprannome, ma gli sorrido ugualmente e gli rispondo: "Buongiorno, prode cavaliere. Come ha dormito?"
"Non si vede, per caso?" chiede Michele.
"Bella domanda da fare ad un pipistrello con sembianze umane! Come faccio a saperlo?" gli chiedo ridendo. So che con: "Non si vede?", non intendeva quello, ma mi diverto a dire queste cose e a notare le reazioni del mio interlocutore di turno.
"Che fai, provochi?" mi prende in giro a sua volta.
"Non lo so. Dipende da te."
"Io dico che mi stai provocando con questi scherzi simpatici, e ti ringrazio perché mi fai ridere!"
Mi alzo dal letto che abbiamo condiviso e mi dirigo verso l'uscita della stanza, ma lui, che si è mosso senza fare alcun rumore e mi è letteralmente apparso alle spalle, mi prende dalla vita e mi fa voltare verso di sé senza alcuna difficoltà.
"Dove vuoi andare, piccola?" chiede ridendo.
"Come? Non lo sai? A prepararti qualcosa, visto che mi hai permesso di stare qui con te, a casa tua."
"Gli onori di casa li devo fare io, giovane madre del Sud" dice Michele.
"Cosa? Perché mi hai chiamata in questo modo?"
"Perché noi viviamo al Sud e tu sei una ragazza molto giovane, che aspetta un bimbo che sicuramente sarà bello almeno quanto lo è lei!" mi dice Michele.
"Povero pargoletto! Perché gli auguri una simile sfortuna? Per essere bello deve esserlo dieci volte più di me, o almeno deve somigliare a te, Michele!"
"Non dire queste cose, piccola! Tu sei bella... anche questi occhietti un po' meno colorati sono belli, e sai perché? Perché sono tuoi, quindi sono caratteristici!"
"Non tutti la pensano come te" gli dico, "ma se lo dici tu... credo mi convenga fidarmi poiché ho fiducia in te."
"Ed è proprio qui che sei in torto! Io sono un birbante!" mi dice, ma capisco che sta scherzando.
"Io sono molto diffidente, signor Genovesi, quindi se mi fido di lei è perché so che sotto la corazza di un birbante, come si è autodefinito lei stesso, c'è un grande cuore, un cuore generoso" dico ridendo e lui mi dà un bacio a stampo.
"Ora però mettiti a letto. Ci penso io a preparare qualcosa, okay?"
"Michele, ma io aspetto un angioletto, non sono malata. Ti posso aiutare!"
"Perché, c'è bisogno di essere malati o cose simili per farsi coccolare un po', tesoro?"
"No, questo no! Certo che no!"
"Allora lasciamelo fare, che ho dovuto tenerti prigioniera per moltissimo tempo e per una volta voglio farti sentire una principessa, non una reclusa..."
Nel suo tono di voce cambia qualcosa quando pronuncia queste parole. Qualcosa che, solo a percepirla e non a provarla, mi spezza il cuore.
"Oh, no! Michele, non dire queste cose! Io non so com'è un vero sequestro, perché tu mi hai permesso di vivere la cosa in modo molto diverso. Non ricordo se allora ti ho confidato o meno questa cosa, ma se dovessi essere sequestrata e potessi scegliere il mio rapitore vorrei che fossi tu... e non avrei voluto che il sequestro finisse, se non per il fatto che non avrei più rivisto i miei."
Lo abbraccio fortissimo e sento il suo battito accelerato. Certo, si può mentire con le parole o con le lacrime, ma non con questo. Il battito del cuore, per fortuna, non si può controllare.
"Grazie." mi dice lui, semplicemente. "Su, mettiti a letto... anche perché prima di andare a preparare qualcosa per tutti e due voglio farti una domanda e se restassi in piedi finiresti per crollare a terra."
Mi sdraio sul letto e resto in attesa della domanda.
"Posso chiederti se c'è qualcosa in particolare che ti piace di me?"
"Tu" rispondo semplicemente.
"Cosa? In che senso?" chiede.
"Nel senso che non c'è qualcosa in particolare, perché ogni tua caratteristica è speciale per me. Mi piace toccarti il viso perché so che hai i lineamenti degli angeli, anche se non posso vederli... mi piace toccarti i ricci perché sono una caratteristica che abbiamo in comune. Mi piace ascoltare la tua voce perché quando mi parli mi fai sentire tranquilla. È come una musica. Una bellissima musica, ecco... e mi piace il fatto che tu sia quello che sei: un ragazzo buono, gentile e coraggioso... perché solo una persona coraggiosa può fare quello che tu hai fatto per me da quando ci siamo conosciuti per un bellissimo gioco a dadi del destino." gli dico sorridendo.
"Lo sai che non avrei saputo esprimere meglio quello che provo io per te, piccola? Anch'io, a questo punto, ti dirò che la cosa che più mi piace di te sei proprio tu!" mi dice Michele chinandosi verso di me per poi baciarmi delicatamente sugli occhi. Com'è che si chiama questo? Oh, giusto! Bacio d'angelo!
E non c'è definizione più appropriata per definire lui e i suoi baci. Baci d'angelo dati da un angelo, il più bello fra tutti.
Non mi servono due occhi funzionanti per dire questo, perché la vera bellezza non si vede con quelli.
"È con te che tutto quanto acquista un senso, siamo stelle in esplosione in mezzo a questo grande universo.
Hai udito ogni mio silenzio. Hai cambiato i miei giorni per stravolgerli d'immenso, è con te che tutto quanto acquista un senso. Non mi resta che abbassare ogni mia difesa, adesso. E non voglio più partire, resto!"
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