"15°: Per proteggerti..."
Dora
Credo di essermi addormentata... mi sento stordita e ammetto di avere anche un po' freddo. Sento il rumore della carta, ma quello è un suono quasi impercettibile, che non mi dà nessun fastidio.
"Ti sei svegliata, finalmente!" mi dice una voce che non tardo a riconoscere.
"Ciao Michele" dico sottovoce.
Divento rossa: l'idea di aver dormito davanti a lui, con la febbre, mi fa sentire in un tremendo imbarazzo, e non capisco perché.
"Stai meglio?" mi chiede.
"Sì... anche se mi sento stordita."
"È normale. Hai avuto la febbre alta e poco dopo che io e Bruno ti abbiamo rivestita... eri talmente stanca da crollare addormentata come un angelo!"
"Di' piuttosto come un orso..."
Cerco di buttarla sullo scherzo, ma sono tremendamente imbarazzata.
"Da quando gli orsetti si lamentano sottovoce?" mi chiede Michele.
"Si lamentano?"
"Oddio, più che lamento era un mugolio" mi dice lui capendo che sono agitata.
Lo sento sedersi vicino a me, sul letto.
"Bruno?" chiedo sottovoce.
"È in salotto."
"Ha portato anche Pegaso, vero?"
"Chi è Pegaso, piccola?"
"È il mio cavallino-guida." gli rispondo e ripensando al mio amico mi viene da sorridere.
"Ah... certo, è qui anche lui!"
"E come sta?"
"Così" risponde lui, portando le mie mani sul suo viso e abbassando drasticamente la testa, come se stesse guardando il pavimento. "Si vede che ci tiene tanto a te, e che anche tu tieni a lui."
"Credi che mi sia possibile vederlo?" chiedo esitante.
"Non lo so, piccola... prima dovresti farti vedere da tuo fratello." mi risponde lui.
Provo ad alzarmi, ma forse lo faccio troppo in fretta poiché mi ritrovo in bilico. Mi sento afferrare per un braccio e mi ritrovo sul letto.
"Ehi, ehi, piano!" dice lui ridendo. "Stai bene, piccola?"
"Sto bene" rispondo ridendo con lui. "Grazie!"
"Per cosa?"
"Sei sempre tanto gentile... dovresti odiarmi, perché praticamente un tizio ti ha costretto a tenere in casa quest'incomodo!"
"E fammi capire: l'incomodo chi sarebbe?" chiede lui, come se non mi avesse sentita.
"Io." rispondo.
"Mi stai prendendo in giro?" mi chiede alzandosi, e stavolta sono le sue mani ad essere pksate ai lati del mio viso. Lui non stringe la presa, ma visto che mi ostino a tenere la faccia rivolta a terra lui fa quel tanto di pressione che mi basta per alzarla e mi dice: "L'incomodo, come lo chiami tu, è qualcun'altro... e smettila di farti problemi!"
Il suo tono cambia: è calmo, ma anche duro, ed io mi ritraggo. Ci sono due cose nel tono delle persone che mi portano a ritrarmi: le urla e la rabbia espressa sottovoce. Ho sempre paura che mi facciano del male... ma lui non sembra volerlo fare. E poi... perché dovrebbe se finora mi ha sempre protetta?
"Scusami... non volevo dire che non..."
"Scusami tu, tesoro. Non volevo metterti paura, è che mi dispiace che ti ritrovi a crearti problemi che in realtà non esistono..."
Ecco! Tre secondi, se non di meno, per chiarire questa storia! A volte mi sembra di sentire Bruno. Anche con lui mi è successo questo, però... è durata pochissimo, come adesso, per mia fortuna.
"Ti giuro che non volevo spaventarti!" mi dice. Lo sento prendermi le mani e capisco che si è messo in ginocchio sul pavimento per arrivare alla mia scarsa altezza. "Non ti sei spaventata molto, vero?"
Mi tiene strette le mani, come se avesse bisogno di quel contatto tanto quanto ne ho io.
"Non mi sono spaventata." gli dico, ma capisco che non si è convinto completamente. "Non quanto mi sarebbe sarvito per smettere di fidarmi di te... è solo che mi è dispiaciuto, non volevo farti arrabbiare... n-non volevo..."
"Piccola, ma nemmeno quella è una tua responsabilità."
"Allora di chi? Chi è che vuole rapirmi?" chiedo. Perché vuole evitare di parlarmene? Mi vuole proteggere o sta proteggendo l'altra persona?
"Vorrei dirtelo... ma non posso, non posso!" mi dice.
Michele
Non volevo metterle paura. Volevo soltanto farle capire che lei non mi sta creando nessun problema.
Casomai è mio fratello che ne sta creando a me ed anche a lei.
Solo che non posso dirle chi è mio fratello e non posso dirle il mio cognome.
Lui le ha fatto del male quando era una bambina ed io non posso permettergli di farlo di nuovo.
Se lasciassi fare a lui a quest'ora temo che lei si sarebbe completamente chiusa a riccio.
Beh... questo nella migliore delle ipotesi... dopo quello che ha fatto alla donna che ci ha messi al mondo credo che non gliene importerebbe un accidente di questa ragazzina innocente, che purtroppo l'unica colpa che ha, sempre che di colpa sia giusto parlare, è quella di essere manovrata da noialtri a mo' di marionetta. Da me che l'ho rapita, anche se a fin di bene. Da Mattia, che sta spillando i soldi alla sua famiglia. Dal destino, che le ha tolto qualcosa, le ha dato moltissimo e ora, tramite me, le toglie la libertà. Perdonami piccola, ma non posso farlo!
"Perché no? Mi spieghi cosa ti lega a quella persona?" chiede lei, agitata. "Io vorrei aiutarti, ma se non mi dici come non potrò fare niente... e tu per me stai facendo tanto... davvero tanto!"
"Lo faccio perché ti voglio molto bene, Dora." le dico.
"Lo capisco, ma anch'io te ne voglio... perché hai deciso di sobbarcarti tutto questo?" mi chiede, portando le mani sul viso come se volesse piangere, ma dalle fessure che si aprono tra le sue dita vedo che non lo sta facendo. Sta cercando di non farlo, anche se non riesco a capirne il motivo. Non credo sia perché se ne vergogna.
Le sposto le mani dal volto e torno a tenerle strette, perché voglio sentirla vicina, adesso.
"Piccola, ascoltami: se ti dicessi chi è questa persona ti ritroveresti nei guai e potrebbero riaprirsi delle vecchie ferite."
"Vecchie ferite?" chiede.
Temo di essermi spinto troppo in là con le parole, perché lei si è irrigidita. La guardo: ha un'espressione interrogativa e capisco che ora che ha uno spunto le sorgeranno mille dubbi e ne avrà tutte le ragioni... ma io non voglio che lei sappia, che torni a temermi.
"Ti prego... dimmi di chi si tratta, Michele!" insiste lei, ma mentre io non so che fare la porta viene aperta ed entra Bruno. Grazie amico mio... grazie!
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